Tullia d'Aragona: differenze tra le versioni
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*'''Tullia''': [[Amore]], sì per quanto ho inteso dire da altrui più volte, e sì per quella cognizione che io ne abbia, non è altro che un desiderio di goder con unione quello, o che è bello veramente, o che par bello allo amante. (p. 32) |
*'''Tullia''': [[Amore]], sì per quanto ho inteso dire da altrui più volte, e sì per quella cognizione che io ne abbia, non è altro che un desiderio di goder con unione quello, o che è bello veramente, o che par bello allo amante. (p. 32) |
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*'''Tullia''': Io per me credo, che la [[bellezza]] sia la madre di tutti gli amori. (p. |
*'''Tullia''': Io per me credo, che la [[bellezza]] sia la madre di tutti gli amori. (p. 33) |
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==Bibliografia== |
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*Tullia d'Aragona, ''[http://www.liberliber.it/biblioteca/a/aragona/index.htm Le rime di Tullia d'Aragona, cortigiana del secolo XVI]'', edite a cura e studio di Enrico Celani, presso Romagnoli Dall'Acqua libraio editore, 1891. |
*Tullia d'Aragona, ''[http://www.liberliber.it/biblioteca/a/aragona/index.htm Le rime di Tullia d'Aragona, cortigiana del secolo XVI]'', edite a cura e studio di Enrico Celani, presso Romagnoli Dall'Acqua libraio editore, 1891. |
Versione delle 21:33, 19 lug 2011
Tullia d'Aragona (circa 1508 – 1556), poetessa e letterata italiana.
Incipit di Le rime di Tullia d'Aragona, cortigiana del secolo XVI
Se gli antichi pastor di rose e fiori
sparsero i tempii, e vaporar gli altari
d'incenso a Pan, sol perché dolci e cari
avea fatto a le Ninfe i loro amori:
quai fior degg'io Signor, quai deggio odori,
sparger al nome vostro, che sian pari
a i merti vostri, e tante, e così rari,
ch'ognor spargete in me grazie e favori?
Della infinita' d'amore
Incipit
Tullia: Egli non potea venir persona niuna né più a tempo di voi, messer Benedetto virtuosissimo, né più grata, né più aspettata da tutti noi.
Varchi: Molto mi piace che così sia, come voi dite, signora Tullia nobilissima, e tanto più che io temeva di non forse aver, se non guasti del tutto, almeno interrotti in parte i ragionamenti vostri, i quali so che altro che begli non possono essere, e di cose alte, e degni finalmente cosi di questo luogo, dove sempre si propone qualche materia da disputare non meno utile e grave, che gioconda e piacevole, come di cotali persone: perchè mezzo mi pentiva meco medesimo di esser venuto, e diceva appunto tra me: Lasso, amor mi trasporta ov'ìo non voglio dubitando di essere non vo' dire presuntuoso, ma molesto a chi io disidero di piacer sommamente; la qual cosa non essendo, tanto debbo più così rallegrarmi con meco stesso, come ringraziare si la molta cortesia vostra, e si quella di questi altri signori e gentiluomini, con buona licenza de' quali mi porrò a sedere: con questo inteso però, che voi seguitiate gl' incominciati ragionamenti, se per avventura non sono tali, che me ne reputiate non degno.
Citazioni
- Tullia: Amore, sì per quanto ho inteso dire da altrui più volte, e sì per quella cognizione che io ne abbia, non è altro che un desiderio di goder con unione quello, o che è bello veramente, o che par bello allo amante. (p. 32)
- Tullia: Io per me credo, che la bellezza sia la madre di tutti gli amori. (p. 33)
Bibliografia
- Tullia d'Aragona, Le rime di Tullia d'Aragona, cortigiana del secolo XVI, edite a cura e studio di Enrico Celani, presso Romagnoli Dall'Acqua libraio editore, 1891.
- Tullia d'Aragona, Della infinita' d'amore a cura di Alessandro Zilioli, G. Daelli e C. Editori, Milano 1864.
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