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Ernesto Balducci: differenze tra le versioni

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Gandhi
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*La linea di demarcazione tra indipendenza e schiavitù non passa primariamente al livello politico né a quello economico, passa al livello antropologico, dove si apre la dialettica, antica quanto l'''homo sapiens'', tra uomo e natura, una dialettica su cui era rimasta accesa, anche in Occidente, un'aspra discussione, a partire dall'antica Atene dei sofisti, e che in Oriente, presso a poco nella stessa epoca, era stata avviata dal taoismo in contrasto con Confucio. (pp. 29-30)
*C'è una costante nella vita di [[Mahatma Gandhi|Gandhi]] come uomo pubblico: quando sembrano darsi tutte le condizioni perché il suo programma tocchi la sponda del successo, sopravviene immancabilmente un fatto imprevisto che di per sé potrebbe non mutare il corso fausto delle cose se non si innestasse in una predisposizione soggettiva del protagonista, la predisposizione al fallimento. Si sarebbe tentati di dire che Gandhi, appunto per questo, non era un uomo politico, se tra le sue pretese non ci fosse quella di un nuovo modo di far politica, nel quale viene rifiutata ogni forma di calcolo machiavellico. (pp. 75-76)
*Per Gandhi la laicità ha il suo vero fondamento nella religione, una volta che per religione non si intenda questa o quella espressione positiva, ma la radice comune di tutte le religioni che ogni uomo può rintracciare in se stesso. Le religioni, e quindi le culture e le nazioni, anche se diverse, non sono antagoniste se non per degenerazione, dato che esprimono tutte una medesima verità. Chiedere al futuro stato indiano di attribuire una posizione di privilegio all'induismo sarebbe un assurdo da combattere, dato che una religione la cui sopravvivenza ha bisogno dell'aiuto dello Stato non è più una religione. La funzione dello Stato, che di per sé non ha connotazioni religiose, è una sola: far coesistere pacificamente tutte le religioni. È l'utopia gandhiana, la cui verità è ancora oggi affidata al futuro, ma che egli aveva assunto come progetto, sia nei dibattiti di alto livello, sia nelle quotidiane fatiche con cui, sepolto nella povertà dei villaggi, tentava di ricostruire la grande India a partire dalle sue cellule più elementari. (ppp. 133-134)
 
==Note==