Kaṭha Upaniṣad: differenze tra le versioni

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*Coloro che, vagando nell'[[ignoranza]], si credono dei sapienti, saggi di per se stessi, girano in tondo correndo da ogni parte, ma sono dei folli, simili a ciechi guidati da un cieco. (''II, 5''; 1999)
*Coloro che, vagando nell'[[ignoranza]], si credono dei sapienti, saggi di per se stessi, girano in tondo correndo da ogni parte, ma sono dei folli, simili a ciechi guidati da un cieco. (''II, 5''; 1999)
*Se l'uccisore crede di [[omicidio|uccidere]], se l'ucciso crede di essere ucciso, né l'uno né l'altro hanno la conoscenza vera: in realtà non vi è né uccisore né ucciso. (''II, 19''; 1999)
*Se l'uccisore crede di [[omicidio|uccidere]], se l'ucciso crede di essere ucciso, né l'uno né l'altro hanno la conoscenza vera: in realtà non vi è né uccisore né ucciso. (''II, 19''; 1999)
*Sappi che l'[[anima]] [atman] è il padrone del carro, che il corpo è il carro stesso, la ragione è il cocchiere e le redini sono il pensiero. I sensi sono i cavalli, il loro percorso sono gli oggetti dei sensi. Gli esperti chiamano agente di gioia ciò che ha anima, sensi e pensiero.<br />I sensi di colui che è privo della conoscenza e il cui desiderio mai è aggiogato, non sono sottomessi. Sono come i cattivi cavalli per il cocchiere. I sensi cli colui che ha la conoscenza e il cui pensiero è sempre aggiogato sono sottomessi. Sono come i buoni cavalli per il cocchiere.<br />Colui che è privo della [[conoscenza]] e il cui pensiero è sempre impuro, non giunge alla meta, e rientra nel giro delle [[reincarnazione|rinascite]]. Colui che ha conoscenza e il cui pensiero è sempre puro, giunge là dove più non si rinasce.<br />L'uomo che ha per cocchiere la conoscenza, per redini il pensiero, giunge all'altra riva, alla meta, al luogo supremo, poiché di là dai sensi vi sono gli oggetti, di là dagli oggetti vi è il pensiero, di là dal pensiero vi è la ragione, e di là dalla ragione il Grande Sé.<br />Di là dal Grande Sé vi è il Non-manifesto, di là dal Non-manifesto vi è lo Spirito, di là dallo Spirito non v'è nulla: è il termine, è la via più alta. (''III, 3-11''; 1999)
*Sappi che l'[[anima]] [ [[Ātman|atman]]] è il padrone del carro, che il corpo è il carro stesso, la ragione è il cocchiere e le redini sono il pensiero. I sensi sono i cavalli, il loro percorso sono gli oggetti dei sensi. Gli esperti chiamano agente di gioia ciò che ha anima, sensi e pensiero.<br />I sensi di colui che è privo della conoscenza e il cui desiderio mai è aggiogato, non sono sottomessi. Sono come i cattivi cavalli per il cocchiere. I sensi cli colui che ha la conoscenza e il cui pensiero è sempre aggiogato sono sottomessi. Sono come i buoni cavalli per il cocchiere.<br />Colui che è privo della [[conoscenza]] e il cui pensiero è sempre impuro, non giunge alla meta, e rientra nel giro delle [[reincarnazione|rinascite]]. Colui che ha conoscenza e il cui pensiero è sempre puro, giunge là dove più non si rinasce.<br />L'uomo che ha per cocchiere la conoscenza, per redini il pensiero, giunge all'altra riva, alla meta, al luogo supremo, poiché di là dai sensi vi sono gli oggetti, di là dagli oggetti vi è il pensiero, di là dal pensiero vi è la ragione, e di là dalla ragione il Grande Sé.<br />Di là dal Grande Sé vi è il Non-manifesto, di là dal Non-manifesto vi è lo Spirito, di là dallo Spirito non v'è nulla: è il termine, è la via più alta. (''III, 3-11''; 1999)
*È difficile camminare sul filo di un rasoio; così, dice il saggio, è aspro il cammino verso la salvezza.<ref>Citato in epigrafe a [[William Somerset Maugham|W. Somerset Maugham]], ''Il filo del rasoio'', traduzione di Maria Martone, Arnoldo Mondadori Editore, Verona, 1946, p. 7.</ref>
*È difficile camminare sul filo di un rasoio; così, dice il saggio, è aspro il cammino verso la salvezza.<ref>Citato in epigrafe a [[William Somerset Maugham|W. Somerset Maugham]], ''Il filo del rasoio'', traduzione di Maria Martone, Arnoldo Mondadori Editore, Verona, 1946, p. 7.</ref>
:''The path is as sharp as a razor, impassable and difficult to travel, so the wise declare.'' (''III, 14'')<ref>Testo originale in ''[http://www.yoga-age.com/upanishads/katha.html Katha Upanishad]'', traduzione di Swami Paramananda.</ref>
:''The path is as sharp as a razor, impassable and difficult to travel, so the wise declare.'' (''III, 14'')<ref>Testo originale in ''[http://www.yoga-age.com/upanishads/katha.html Katha Upanishad]'', traduzione di Swami Paramananda.</ref>

Versione delle 12:05, 12 set 2011

Katha Upanishad, Upanishad della morte.

Citazioni

  • Nel mondo del cielo non v'è traccia di paura. Tu, o Morte, no sei là. Là non si teme la vecchiaia. Trascese sete e fame e superato il dolore, un uomo esulta nel mondo del cielo. Tu conosci, o Morte, il fuoco che conduce al cielo. Dichiaralo a me che son degno di fede: come partecipano dell'immortalità gli abitanti del cielo? Questo io scelgo come mio secondo dono. (I, 12-13; 2001)
  • Coloro che, vagando nell'ignoranza, si credono dei sapienti, saggi di per se stessi, girano in tondo correndo da ogni parte, ma sono dei folli, simili a ciechi guidati da un cieco. (II, 5; 1999)
  • Se l'uccisore crede di uccidere, se l'ucciso crede di essere ucciso, né l'uno né l'altro hanno la conoscenza vera: in realtà non vi è né uccisore né ucciso. (II, 19; 1999)
  • Sappi che l'anima [ atman] è il padrone del carro, che il corpo è il carro stesso, la ragione è il cocchiere e le redini sono il pensiero. I sensi sono i cavalli, il loro percorso sono gli oggetti dei sensi. Gli esperti chiamano agente di gioia ciò che ha anima, sensi e pensiero.
    I sensi di colui che è privo della conoscenza e il cui desiderio mai è aggiogato, non sono sottomessi. Sono come i cattivi cavalli per il cocchiere. I sensi cli colui che ha la conoscenza e il cui pensiero è sempre aggiogato sono sottomessi. Sono come i buoni cavalli per il cocchiere.
    Colui che è privo della conoscenza e il cui pensiero è sempre impuro, non giunge alla meta, e rientra nel giro delle rinascite. Colui che ha conoscenza e il cui pensiero è sempre puro, giunge là dove più non si rinasce.
    L'uomo che ha per cocchiere la conoscenza, per redini il pensiero, giunge all'altra riva, alla meta, al luogo supremo, poiché di là dai sensi vi sono gli oggetti, di là dagli oggetti vi è il pensiero, di là dal pensiero vi è la ragione, e di là dalla ragione il Grande Sé.
    Di là dal Grande Sé vi è il Non-manifesto, di là dal Non-manifesto vi è lo Spirito, di là dallo Spirito non v'è nulla: è il termine, è la via più alta. (III, 3-11; 1999)
  • È difficile camminare sul filo di un rasoio; così, dice il saggio, è aspro il cammino verso la salvezza.[1]
The path is as sharp as a razor, impassable and difficult to travel, so the wise declare. (III, 14)[2]
  • Non dalla parola, né dalla mente, | né dalla vista può egli mai essere raggiunto. | Come, allora, può egli essere percepito | se non esclamando «Egli è»? (VI, 12; 2001)

Note

  1. Citato in epigrafe a W. Somerset Maugham, Il filo del rasoio, traduzione di Maria Martone, Arnoldo Mondadori Editore, Verona, 1946, p. 7.
  2. Testo originale in Katha Upanishad, traduzione di Swami Paramananda.

Bibliografia

  • La saggezza indiana, a cura di Gabriele Mandel, Rusconi, 1999.
  • Raimon Panikkar, I Veda. Mantramañjarī, a cura di Milena Carrara Pavan, traduzioni di Alessandra Consolaro, Jolanda Guardi, Milena Carrara Pavan, BUR, Milano, 2001.

Voci correlate

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