Lev L'vovič Tolstoj: differenze tra le versioni

Da Wikiquote, aforismi e citazioni in libertà.
Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
sistemo (creata voce su WP italiana
creo sezione: La verità su mio padre
Riga 1: Riga 1:
[[Immagine:Lev Lvovich Tolstoy.jpg|thumb|Lev L'vovič Tolstoj]]
[[Immagine:Lev Lvovich Tolstoy.jpg|thumb|Lev L'vovič Tolstoj]]
'''Lev L'vovič Tolstoj''' (1869 –1945), scrittore ed artista russo, figlio di [[Lev Tolstoj]].
'''Lev L'vovič Tolstoj''' (1869 –1945), scrittore ed artista russo, figlio di [[Lev Tolstoj]].

==Citazioni di Lev L'vovič Tolstoj==
*Quando si [[Sofferenza|soffre]], dice [[Arthur Schopenhauer|Schopenhauer]], si prova consolazione nel pensare alle sofferenze altrui che sono più grandi delle nostre. A Tolstoj piaceva ripetere questo pensiero che, secondo me, è errato. Credo, al contrario, che si soffra maggiormente quando si sa che anche gli altri soffrono. (da ''La verità su mio padre'', p. 36)


==''Il preludio di Chopin''==
==''Il preludio di Chopin''==
Riga 12: Riga 9:
*Di recente ho incontrato un [[Tolstoismo|tolstojano]] [...]. Loro, poveracci, credono a tal punto ai loro idoli che è semplicemente un peccato confutarli. (cap. 7, p. 57)
*Di recente ho incontrato un [[Tolstoismo|tolstojano]] [...]. Loro, poveracci, credono a tal punto ai loro idoli che è semplicemente un peccato confutarli. (cap. 7, p. 57)
*Ed ecco l'[[Occidente]], il corrotto Occidente [...] mi ha salvato dalla nebbia russa che mi ottundeva la testa e mi ha insegnato la vera capacità di ragionamento. Se avessi vissuto in Russia cento anni, non avrei appreso quello che ho appreso in un solo mese all'estero. La prima cosa che ho appreso è che non bisogna ragionare, ma fare. [...]. Compresi che non era con dei ragionamenti nudi e ingenui – che sono noti a tutti da molto tempo e che hanno stancato tutti, con i quali vivere diventa soltanto noioso e ancora più difficile – che si poteva andare avanti e contribuire al movimento degli altri, ma soltanto con l'attività, costante, tenace e giudiziosa. Questo solo è proficuo. (cap. 7, p. 58)
*Ed ecco l'[[Occidente]], il corrotto Occidente [...] mi ha salvato dalla nebbia russa che mi ottundeva la testa e mi ha insegnato la vera capacità di ragionamento. Se avessi vissuto in Russia cento anni, non avrei appreso quello che ho appreso in un solo mese all'estero. La prima cosa che ho appreso è che non bisogna ragionare, ma fare. [...]. Compresi che non era con dei ragionamenti nudi e ingenui – che sono noti a tutti da molto tempo e che hanno stancato tutti, con i quali vivere diventa soltanto noioso e ancora più difficile – che si poteva andare avanti e contribuire al movimento degli altri, ma soltanto con l'attività, costante, tenace e giudiziosa. Questo solo è proficuo. (cap. 7, p. 58)

==''La verità su mio padre''==
*Avevamo in famiglia una danza particolare che tutti eseguivano con gioia quando i visitatori tediosi si decidevano finalmente ad andarsene. Questa danza si chiamava la Danza di Numidia; era qualcosa di africano e di molto selvaggio. Mio padre, per primo, si precipitava con la mano destra alzata e cominciava a saltellare e a correre intorno al grande tavolo. Mia madre, i precettori e le governanti e tutti i bambini si rincorrevano intorno al tavolo eseguendo gli stessi movimenti. Dopo molti giri, tutti erano soddisfatti e traevano un sospiro di sollievo. (p. 33)
*Quando si [[Sofferenza|soffre]], dice [[Arthur Schopenhauer|Schopenhauer]], si prova consolazione nel pensare alle sofferenze altrui che sono più grandi delle nostre. A Tolstoj piaceva ripetere questo pensiero che, secondo me, è errato. Credo, al contrario, che si soffra maggiormente quando si sa che anche gli altri soffrono. (p. 36)
*[[Nikolaj Strachov|Strachov]] era uomo modesto e amabile e la sua presenza era davvero piacevole. (p. 37)


==Bibliografia==
==Bibliografia==

Versione delle 18:17, 17 ott 2011

Lev L'vovič Tolstoj

Lev L'vovič Tolstoj (1869 –1945), scrittore ed artista russo, figlio di Lev Tolstoj.

Il preludio di Chopin

  • [...] la risposta alla Sonata a Kreutzer e alla sua Postfazione – per quanto esse siano artisticamente di grande valore, e nonostante vi siano espressi vigorosamente gli aspetti negativi delle relazioni matrimoniali – non può che essere una sola: la loro conclusione è erronea.
    Come ideale vi è eletto ciò che non può esserlo. Come ideale nella questione dei rapporti sessuali non si può proporre la loro abolizione, perché ciò annullerebbe la stessa possibilità di un ideale di tal genere, conducendo a un'assurdità logica. (premessa, p. 4)
  • Secondo me, l'uomo non sposato o è come un cane affamato che si dimena, si affretta, si precipita da ogni parte e fa solamente sciocchezze, o è una scimmia depravata che ha perso ogni umanità. Qui non può esistere una via di mezzo; allora non è più un uomo, ma uno straccio. (cap. 4, p. 36)
  • [...] sposarsi è per noi la prima cosa; e non a caso si dice: si è sposato, ed è cambiato. Dirò di più: si è sposato, ed è rinsavito; si è sposato, ed è sceso dalle nuvole; si è sposato, e si è calmato e rafforzato. Ci si forma uno sguardo completamente diverso sul mondo e sulle persone, il nostro animo diventa completamente diverso. Il celibe è un uomo a metà, secondo un antico proverbio russo. (cap. 5, p. 37)
  • [...] sin dall'infanzia ci abituano a guardare alle questioni sessuali in modo falso e con una misteriosa aria di proibito; [...] quando questo, in sostanza, è soltanto una necessità fisiologica inevitabile dell'organismo umano, senza la quale non ci sarebbe stato nemmeno l'uomo sulla terra e dalla quale dipende anche il suo equilibrio psichico e anche il suo sviluppo.
    Del resto, pensa soltanto com'è assurdo considerare peccato quello da cui siamo nati, quello che c'è di più sacro al mondo, che ti ha dato il respiro, la vita, che ha infuso in te la tua anima santa, divina. E intanto noi riteniamo che questo è qualcosa di vergognoso, che bisogna passare sotto silenzio, risolvere e meditare di nascosto, quando niente al mondo esige una simile discussione, aperta e pubblica, dappertutto – in famiglia, in società, in parlamento. (cap. 5, pp. 37-38)
  • Di recente ho incontrato un tolstojano [...]. Loro, poveracci, credono a tal punto ai loro idoli che è semplicemente un peccato confutarli. (cap. 7, p. 57)
  • Ed ecco l'Occidente, il corrotto Occidente [...] mi ha salvato dalla nebbia russa che mi ottundeva la testa e mi ha insegnato la vera capacità di ragionamento. Se avessi vissuto in Russia cento anni, non avrei appreso quello che ho appreso in un solo mese all'estero. La prima cosa che ho appreso è che non bisogna ragionare, ma fare. [...]. Compresi che non era con dei ragionamenti nudi e ingenui – che sono noti a tutti da molto tempo e che hanno stancato tutti, con i quali vivere diventa soltanto noioso e ancora più difficile – che si poteva andare avanti e contribuire al movimento degli altri, ma soltanto con l'attività, costante, tenace e giudiziosa. Questo solo è proficuo. (cap. 7, p. 58)

La verità su mio padre

  • Avevamo in famiglia una danza particolare che tutti eseguivano con gioia quando i visitatori tediosi si decidevano finalmente ad andarsene. Questa danza si chiamava la Danza di Numidia; era qualcosa di africano e di molto selvaggio. Mio padre, per primo, si precipitava con la mano destra alzata e cominciava a saltellare e a correre intorno al grande tavolo. Mia madre, i precettori e le governanti e tutti i bambini si rincorrevano intorno al tavolo eseguendo gli stessi movimenti. Dopo molti giri, tutti erano soddisfatti e traevano un sospiro di sollievo. (p. 33)
  • Quando si soffre, dice Schopenhauer, si prova consolazione nel pensare alle sofferenze altrui che sono più grandi delle nostre. A Tolstoj piaceva ripetere questo pensiero che, secondo me, è errato. Credo, al contrario, che si soffra maggiormente quando si sa che anche gli altri soffrono. (p. 36)
  • Strachov era uomo modesto e amabile e la sua presenza era davvero piacevole. (p. 37)

Bibliografia

  • Lev L'vovič Tolstoj, Il preludio di Chopin, collana ASCE, traduzione di Miriam Capaldo, Editori Riuniti, 2010. ISBN 978-88-359-9015-4
  • Lev L'vovič Tolstoj, La verità su mio padre, traduzione di Marta Albertini, Archinto, Milano, 2004. ISBN 88-7768-378-3

Voci correlate

Altri progetti