Gavin Flood: differenze tra le versioni

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*Scopo dello ''haṭha-yoga'' raggiungere la liberazione in vita, quello stato in cui il [[ātman|Sé]] si risveglia alla propria identità originaria con l'assoluto (''sahaja''), cui si può accedere attraverso la cura di un corpo reso perfetto, o divino, dal «fuoco» dello ''yoga''. (p. 133)
*Scopo dello ''haṭha-yoga'' raggiungere la liberazione in vita, quello stato in cui il [[ātman|Sé]] si risveglia alla propria identità originaria con l'assoluto (''sahaja''), cui si può accedere attraverso la cura di un corpo reso perfetto, o divino, dal «fuoco» dello ''yoga''. (p. 133)
*Durante le assemblee, i ''[[Purana|Purāṇa]]'' erano tradizionalmente recitati da specialisti di padre ''kṣatriya'' e madre brahmana, mentre oggi sono recitati da particolari figure note col termine hindi «''bhaṭ''». (p. 148)
*Durante le assemblee, i ''[[Purana|Purāṇa]]'' erano tradizionalmente recitati da specialisti di padre ''kṣatriya'' e madre brahmana, mentre oggi sono recitati da particolari figure note col termine hindi «''bhaṭ''». (p. 148)
*La ''[[Bhagavadgītā|Bhagavad-gītā]]'' elabora in forma narrativa gli interessi dell'ortodossia hindu: l'importanza del ''dharma'' e del mantenimento della stabilità sociale, l'importanza dell'azione corretta e responsabile, l'importanza della devozione verso il trascendente sotto forma di un signore personale non dissimile dal re ideale. Nella ''Gītā'' sono confluite diverse componenti, tra cui il culto bhaktico di [[Krishna|Kṛṣṇa]], la filosofia del ''[[Sāṃkhya]]'', idee e terminologie buddhiste. (p. 169)
*Mentre nelle forme «purificate» di induismo brahmanico l'idea del [[sacrificio]] è rimossa dal rito e confinata nel regno del simbolismo o della mitologia, nella religione popolare di villaggio il sacrificio di sangue è parte integrante del culto delle dee locali. (p. 250)
*Come [[Shiva|Śiva]], la [[Devi|Dea]] incarna il paradosso e l'ambiguità: ella è sensuale ma distaccata, dolce ed eroica, bella e terribile. Poiché è sia l'energia che rende schiavi sia quella che libera, la Dea è la [[Shakti|Śakti]], ossia l'energia e il potere di Śiva. (p. 241)


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Versione delle 22:58, 12 nov 2011

Gavin Flood (vivente), orientalista e accademico britannico.

L'induismo

Incipit

Che cos'è l'induismo? Una risposta semplice potrebbe essere che il termine «induismo » indica la religione della maggioranza della popolazione di India e Nepal e quella di alcune comunità, presenti in altri continenti, che si riferiscono a se stesse come «hindu». Le difficoltà sorgono nel momento in cui cerchiamo di capire esattamente che cosa questo significhi, in quanto le differenze all'interno dell'induismo sono davvero profonde, così come è lunga e complessa la storia che lo caratterizza. Qualcuno, dall'interno o dall'esterno della tradizione, potrebbe sostenere che a causa di queste differenze non esiste «nulla che possa essere definito induismo», qualcun altro potrebbe al contrario affermare che esiste, malgrado le differenze, un'«essenza» che struttura e modella le manifestazioni dell'induismo. La verità risiede probabilmente in qualche punto compreso tra queste due affermazioni. Se si ponesse la domanda agli hindu, senza dubbio essi sarebbero certi della loro identità «hindu», in contrasto con quella cristiana, musulmana o buddhista, eppure le differenze tra loro sarebbero sicuramente molto marcate, anzi, le differenze tra hindu possono essere tanto grandi quanto quelle tra hindu e buddhisti o cristiani.

Citazioni

  • Il problema della definizione dipende in parte dal fatto che l'induismo, al contrario di molte altre religioni, non ha un singolo fondatore storico, non ha un sistema unitario di credenze codificate in un credo o in una dichiarazione di fede, non ha un unico sistema soteriologico e non ha un'autorità centrale o una struttura burocratica. (p. 5)
  • La teologia del vedānta è trasversale rispetto a queste tradizioni religiose, e si presenta come l'elaborazione di un complesso discorso – sulla natura e sul contenuto delle sacre scritture – che esplora i problemi dell'esistenza e della conoscenza. Il vedānta, l'articolazione teologica delle tradizioni vediche, è una concezione che penetra il pensiero vaiṣṇava e anche, sebbene in misura minore, le scuole śaiva e śākta. (p. 21)
  • In India, come altrove, la documentazione del passato riflette le preoccupazioni del presente, tuttavia la consapevolezza storica è incastonata nei miti, nelle biografie dei personaggi illustri (la letterature delle carita), nelle genealogie famigliari […] e nelle storie delle famiglie regnanti in specifiche regioni […]. (p. 27)
  • Il termine yoga compare per la prima volta nella Kaṭha-upaniṣad, ove è definito come il controllo saldo dei sensi che, insieme alla cessazione dell'attività mentale, conduce allo stato supremo. (p. 128)
  • Scopo dello haṭha-yoga raggiungere la liberazione in vita, quello stato in cui il si risveglia alla propria identità originaria con l'assoluto (sahaja), cui si può accedere attraverso la cura di un corpo reso perfetto, o divino, dal «fuoco» dello yoga. (p. 133)
  • Durante le assemblee, i Purāṇa erano tradizionalmente recitati da specialisti di padre kṣatriya e madre brahmana, mentre oggi sono recitati da particolari figure note col termine hindi «bhaṭ». (p. 148)
  • La Bhagavad-gītā elabora in forma narrativa gli interessi dell'ortodossia hindu: l'importanza del dharma e del mantenimento della stabilità sociale, l'importanza dell'azione corretta e responsabile, l'importanza della devozione verso il trascendente sotto forma di un signore personale non dissimile dal re ideale. Nella Gītā sono confluite diverse componenti, tra cui il culto bhaktico di Kṛṣṇa, la filosofia del Sāṃkhya, idee e terminologie buddhiste. (p. 169)
  • Mentre nelle forme «purificate» di induismo brahmanico l'idea del sacrificio è rimossa dal rito e confinata nel regno del simbolismo o della mitologia, nella religione popolare di villaggio il sacrificio di sangue è parte integrante del culto delle dee locali. (p. 250)
  • Come Śiva, la Dea incarna il paradosso e l'ambiguità: ella è sensuale ma distaccata, dolce ed eroica, bella e terribile. Poiché è sia l'energia che rende schiavi sia quella che libera, la Dea è la Śakti, ossia l'energia e il potere di Śiva. (p. 241)

Explicit

Come tutte le religioni, l'induismo ha causato spargimenti di sangue e comportamenti intolleranti; esso contiene tuttavia in sé radicate risorse di pace e conciliazione, che chiedono di esprimersi e che potrebbero contribuire a trovare soluzioni ai problemi globali che l'umanità dovrà affrontare nel corso del prossimo secolo.

Bibliografia

  • Gavin Flood, L'induismo, traduzione di Mimma Congedo, Einaudi, 2006.

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