Ibn Hamdis: differenze tra le versioni
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''Un paese a cui la colomba<br />diede in prestito il suo collare, e il pavone<br />rivestì dal manto delle sue penne<br /><br />Par che quei papaveri sian vino<br />e i piazzali delle case siano i bicchieri.'' (№ 94) |
''Un paese a cui la colomba<br />diede in prestito il suo collare, e il pavone<br />rivestì dal manto delle sue penne<br /><br />Par che quei papaveri sian vino<br />e i piazzali delle case siano i bicchieri.'' (№ 94) |
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==Citazioni su Ibn Hamdis== |
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*[…] di [[Salvatore Quasimodo]] nella cui poesia il tema dell'esilio (l'esilio che generazioni di siciliani, per sfuggire alla povertà dell'isola, hanno sofferto e soffrono) si lega amaro e dolente, ma splendido nella memoria dei luoghi perduti, a quello del poeta arabo Ibn Hamdis, siciliano di Noto. E questa può anche essere una chiave per capire la [[Sicilia]]: che alla distanza di più di otto secoli un poeta di lingua araba e un poeta di lingua italiana hanno cantato la loro pena d'esilio con gli stessi accenti: "vuote le mani, – dice Ibn Hamdis, – ma pieni gli occhi del ricordo di lei". ([[Leonardo Sciascia]]) |
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*Ibn Hamdis, ''Antologia poetica'', traduzione di Andrea Borruso, Tallone, Alpignano, 1993 |
*Ibn Hamdis, ''Antologia poetica'', traduzione di Andrea Borruso, Tallone, Alpignano, 1993 |
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Versione delle 23:50, 25 nov 2011
Ibn Hamdis (nome completo Abd Gabbar ibn Mohamed ibn Hamdis) (1056 circa – 1133), poeta arabo-siciliano.
Antologia poetica
La ninfea
La ninfea or ora mi sembra,
sulle tue dita,
una boccetta rossa di rubino,
con stimme di zafferano. (№ 1)
Sullo stesso argomento
Bevi su una vasca di ninfea verde,
dai fiori rosseggianti
che sembrano cacciare
fuori dall'acqua lingue di fuoco. (№ 2)
Una coppiera
Oh, la bellezza di una coppiera che allunga
le dita con la sposa del vino, cinta di collane
di schiuma!
Ti ha dissetato con un vino puro, fatto veramente
d'uva, splendido qual sole che sorga
d'un tratto sulla sua sfera vermiglia.
Ah, come si risveglia in seno a colei
i cui canti fugano gli affanni!
Diventa il corpo — grazie al suo benefico
agire — come pervaso di dolci aliti di piacere,
e la mano della coppiera sembra quasi parlare
fascinose parole, e trar suoni
da incantevoli cetre… (№ 8)
Il mare
Eccolo verdeggiante; l'anima per esso si sente
schiantare e se ne va. Il timore che incute
non abbandona mai il mio cuore.
Mugge e spumeggia ed il vento lo irrita:
pare un epilettico invaso dal demonio. (№ 9)
La falce lunare
Guarda la bellezza della luna nuova che spunta
e squarcia con il suo lume le tenebre
Sembra una falce tutta d'oro che miete il narciso
tra i fiori dei giardini. (№ 17)
Il vino
Vino di colore e odor di rosa, mescolato all'acqua
ti mostra stelle fra raggi di sole.
Con esso cacciai le cure dell'animo
con una bevuta il cui ardore serpeggia sottile
quasi inavvertibile.
L'argentea mia mano, stringendo il bicchiere,
ne ritrae le cinque dita dorate. (№ 45)
Le belle
Ci affascinano le belle che muovono gli occhi
di gazzella in visi rotondi come lune.
Dalle chiome fluenti, dall'incedere aggraziato,
dai glutei pieni, dalla vita sottile.
La fresca giovinezza
profuma la loro bocca dalle labbra di corallo,
dai denti di perla,
come quando lo zefiro, impregnato di abir,
scorre sulla rosa e sulla camomilla. (№ 61)
La terra degli avi
Ah, da nuvola folgoreggiante in patria
brillò lieve un lampo, leggero come il saluto
che una mano accenna con la punta delle dita!
(Esso) fece sgorgare
da occhi insonni lacrime nascoste, e li illuminò di luce
benché fosse notte scura
Oh, meravigliosa visita!
Apparve l'immagine a (visitare) palpebre che,
quando mi rinvenni, ritenevano ancora l'illusione…
Soggiorno in Saqi Ahra,
al confine di un deserto arido e brullo
vicino ad un lembo di terra schiaffeggiato dal vento,
quando soffia umido e freddo.
Mi giunge un soffio dell'odore del muschio, dal deserto; a chi volesse avventurarsi
in questi orridi luoghi sono (da superare)
un immenso mare e vaste pianure
Con l'aurora le tenebre si rivestono di luce,
come si riveste di sudore, per la lunga corsa,
il petto di un morello
Sospiro di nostalgia per la mia terra,
nella cui polvere si son consunte le membra
e le ossa dei miei,
come sospira verso casa, avendo smarrito la strada,
un vecchio cammello sfinito,
impacciato dalle tenebre.
Già è svanito dalle mie mani
il fiore dell'amor giovanile,
ma la bocca è piena del suo ricordo. (№ 87)
La Sicilia
Un paese a cui la colomba
diede in prestito il suo collare, e il pavone
rivestì dal manto delle sue penne
Par che quei papaveri sian vino
e i piazzali delle case siano i bicchieri. (№ 94)
Citazioni su Ibn Hamdis
- […] di Salvatore Quasimodo nella cui poesia il tema dell'esilio (l'esilio che generazioni di siciliani, per sfuggire alla povertà dell'isola, hanno sofferto e soffrono) si lega amaro e dolente, ma splendido nella memoria dei luoghi perduti, a quello del poeta arabo Ibn Hamdis, siciliano di Noto. E questa può anche essere una chiave per capire la Sicilia: che alla distanza di più di otto secoli un poeta di lingua araba e un poeta di lingua italiana hanno cantato la loro pena d'esilio con gli stessi accenti: "vuote le mani, – dice Ibn Hamdis, – ma pieni gli occhi del ricordo di lei". (Leonardo Sciascia)
Bibliografia
- Ibn Hamdis, Antologia poetica, traduzione di Andrea Borruso, Tallone, Alpignano, 1993
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