Paul Henri Thiry d'Holbach: differenze tra le versioni

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*In breve, chiunque accetterà di consultare il buon senso sulle credenze religiose, si accorgerà facilmente che tali credenze non hanno alcun solido fondamento; che ogni religione è un castello in aria; che la [[teologia]] non è che l'ignoranza delle cause naturali ridotta a sistema, nient'altro che un vasto tessuto di chimere e di contraddizioni. (dalla prefazione)
*In breve, chiunque accetterà di consultare il buon senso sulle credenze religiose, si accorgerà facilmente che tali credenze non hanno alcun solido fondamento; che ogni religione è un castello in aria; che la [[teologia]] non è che l'ignoranza delle cause naturali ridotta a sistema, nient'altro che un vasto tessuto di chimere e di contraddizioni. (dalla prefazione)
*Per mettere in chiaro i veri princìpi della [[morale]], gli uomini non hanno bisogno né di teologia, né di rivelazione, né di divinità: hanno bisogno solamente del buon senso. (dalla prefazione)


*Altrettanto si può dire dell'uomo: questo beniamino della Provvidenza, questo «favorito» di Dio, corre rischi ben più grandi di tutti gli altri animali; dopo aver sofferto tanto in questo mondo, si crede in pericolo di soffrire eternamente nell’altro!
*C'è una scienza che ha per oggetto solamente cose incomprensibili. Al contrario di tutte le altre scienze, essa non si occupa che di ciò che non può essere percepito dai sensi. [...] tal che il buon senso si trasforma in delirio. Questa scienza si chiama teologia, e questa teologia è un insulto continuo alla ragione umana.
*Chi combatte la religione e i suoi fantasmi con le armi della [[ragione]] somiglia a uno che si serva d'una spada per uccidere dei moscerini; subito dopo che il fendente è stato vibrato, i moscerini e le chimere ricominciano a volteggiare, e riprendono nelle menti il posto da cui si credeva di averli eliminati.
*È assolutamente impossibile far accettare i migliori argomenti a uomini fortemente interessati all'errore, prevenuti, non disposti a riflettere; ma è più che mai necessario che la verità disinganni le anime oneste che la cercano in buona fede.
*Gli adepti dei diversi culti si accusano reciprocamente di superstizione e di empietà. I cristiani hanno orrore della superstizione pagana, cinese, maomettana. I cattolici romani trattano da empi i cristiani protestanti; questi a loro volta declamano senza posa contro la superstizione cattolica. Hanno tutti ragione. Essere empio significa avere opinioni ingiuriose verso il proprio dio; essere superstizioso significa averne idee errate. Accusandosi volta a volta di superstizione, i diversi religionisti somigliano a dei gobbi che si rinfacciano l'un l'altro la loro deformità.
*Gli adepti dei diversi culti si accusano reciprocamente di superstizione e di empietà. I cristiani hanno orrore della superstizione pagana, cinese, maomettana. I cattolici romani trattano da empi i cristiani protestanti; questi a loro volta declamano senza posa contro la superstizione cattolica. Hanno tutti ragione. Essere empio significa avere opinioni ingiuriose verso il proprio dio; essere superstizioso significa averne idee errate. Accusandosi volta a volta di superstizione, i diversi religionisti somigliano a dei gobbi che si rinfacciano l'un l'altro la loro deformità.
*In fatto di [[religione]], gli uomini non sono che dei grandi bambini. Più una religione è assurda e piena di stranezze, più acquista diritti su di loro. Il devoto si crede obbligato a non porre alcun limite alla propria credulità: più le cose sono inconcepibili, più gli sembrano divine; più sono incredibili, più egli s'immagina che il credervi sia un merito.
*In materia di religione, gli uomini, per la maggior parte, sono rimasti nella loro barbarie primitiva. Le religioni moderne non sono altro che follìe antiche, ringiovanite o presentate sotto qualche nuova forma.
*In verità, adorare [[Dio]] significa adorare le finzioni del proprio cervello, o, meglio ancora, non adorare nulla.
*La [[devozione]] è una malattia dell'immaginazione, contratta fin dall'infanzia; il devoto è un ipocondriaco che, a forza di medicine, non fa che aggravare il suo male.
*La [[natura]], voi dite, è del tutto inesplicabile senza un Dio. In altri termini, per spiegare ciò che capite ben poco, avete bisogno di una causa che non capite affatto.
*La [[natura]], voi dite, è del tutto inesplicabile senza un Dio. In altri termini, per spiegare ciò che capite ben poco, avete bisogno di una causa che non capite affatto.
*La religione ci parla d'un [[inferno]] dove Dio riserva tormenti infiniti alla maggioranza degli uomini. Così, dopo aver reso i mortali infelicissimi in questo mondo, la religione fa intraveder loro che Dio potrà renderli ancora più infelici in un altro mondo. Se la sbrigano dicendo che, in quel caso, la bontà di Dio cederà dinanzi alla sua [[giustizia]].
*La religione passa dai padri ai figli, come i beni di famiglia coi loro gravami. Ben pochi, nel mondo, avrebbero un Dio, se qualcuno non si fosse preso cura di darglielo.
*La religione sembra fatta apposta per esaltare i prìncipi al di sopra dei popoli e abbandonare i popoli al loro arbitrio.
*L'[[intelligenza]] dell'uomo non dimostra l'intelligenza di Dio più di quanto la malvagità dell'uomo non dimostri la malvagità di quel Dio, di cui si pretende che l'uomo sia una creatura. Da qualsiasi lato la teologia affronti la questione, Dio sarà sempre una causa contraddetta dai suoi effetti.
*Non c'è dunque alcuna vera differenza tra la religione naturale e la superstizione più cupa e servile. Se il teista non vede Dio che dal lato buono, il superstizioso lo vede dal lato più ripugnante. La follia dell'uno è lieta, la follia dell'altro è lugubre, ma tutti e due sono egualmente deliranti.


[[Categoria:Filosofi francesi|Thiry]]
[[Categoria:Filosofi francesi|Thiry]]

Versione delle 11:36, 2 giu 2006

Paul Henri Thiry d'Holbach

Paul-Henri Thiry, barone d'Holbach, nato Paul Heinrich Dietrich von Holbach (1723 - 1789), letterato, filosofo ed enciclopedista francese.

  • La saggezza non è nulla se non conduce alla felicità. (da Saggio sui pregiudizi - Guerini e Associati, a cura di Domenico di Iasio)

Il buon senso

Copyright: Garzanti, Milano, 1985; Guerini e Associati, 1993 - traduzione a cura di Sebastiano Timpanaro.

  • In breve, chiunque accetterà di consultare il buon senso sulle credenze religiose, si accorgerà facilmente che tali credenze non hanno alcun solido fondamento; che ogni religione è un castello in aria; che la teologia non è che l'ignoranza delle cause naturali ridotta a sistema, nient'altro che un vasto tessuto di chimere e di contraddizioni. (dalla prefazione)
  • Per mettere in chiaro i veri princìpi della morale, gli uomini non hanno bisogno né di teologia, né di rivelazione, né di divinità: hanno bisogno solamente del buon senso. (dalla prefazione)
  • Altrettanto si può dire dell'uomo: questo beniamino della Provvidenza, questo «favorito» di Dio, corre rischi ben più grandi di tutti gli altri animali; dopo aver sofferto tanto in questo mondo, si crede in pericolo di soffrire eternamente nell’altro!
  • C'è una scienza che ha per oggetto solamente cose incomprensibili. Al contrario di tutte le altre scienze, essa non si occupa che di ciò che non può essere percepito dai sensi. [...] tal che il buon senso si trasforma in delirio. Questa scienza si chiama teologia, e questa teologia è un insulto continuo alla ragione umana.
  • Chi combatte la religione e i suoi fantasmi con le armi della ragione somiglia a uno che si serva d'una spada per uccidere dei moscerini; subito dopo che il fendente è stato vibrato, i moscerini e le chimere ricominciano a volteggiare, e riprendono nelle menti il posto da cui si credeva di averli eliminati.
  • È assolutamente impossibile far accettare i migliori argomenti a uomini fortemente interessati all'errore, prevenuti, non disposti a riflettere; ma è più che mai necessario che la verità disinganni le anime oneste che la cercano in buona fede.
  • Gli adepti dei diversi culti si accusano reciprocamente di superstizione e di empietà. I cristiani hanno orrore della superstizione pagana, cinese, maomettana. I cattolici romani trattano da empi i cristiani protestanti; questi a loro volta declamano senza posa contro la superstizione cattolica. Hanno tutti ragione. Essere empio significa avere opinioni ingiuriose verso il proprio dio; essere superstizioso significa averne idee errate. Accusandosi volta a volta di superstizione, i diversi religionisti somigliano a dei gobbi che si rinfacciano l'un l'altro la loro deformità.
  • In fatto di religione, gli uomini non sono che dei grandi bambini. Più una religione è assurda e piena di stranezze, più acquista diritti su di loro. Il devoto si crede obbligato a non porre alcun limite alla propria credulità: più le cose sono inconcepibili, più gli sembrano divine; più sono incredibili, più egli s'immagina che il credervi sia un merito.
  • In materia di religione, gli uomini, per la maggior parte, sono rimasti nella loro barbarie primitiva. Le religioni moderne non sono altro che follìe antiche, ringiovanite o presentate sotto qualche nuova forma.
  • In verità, adorare Dio significa adorare le finzioni del proprio cervello, o, meglio ancora, non adorare nulla.
  • La devozione è una malattia dell'immaginazione, contratta fin dall'infanzia; il devoto è un ipocondriaco che, a forza di medicine, non fa che aggravare il suo male.
  • La natura, voi dite, è del tutto inesplicabile senza un Dio. In altri termini, per spiegare ciò che capite ben poco, avete bisogno di una causa che non capite affatto.
  • La religione ci parla d'un inferno dove Dio riserva tormenti infiniti alla maggioranza degli uomini. Così, dopo aver reso i mortali infelicissimi in questo mondo, la religione fa intraveder loro che Dio potrà renderli ancora più infelici in un altro mondo. Se la sbrigano dicendo che, in quel caso, la bontà di Dio cederà dinanzi alla sua giustizia.
  • La religione passa dai padri ai figli, come i beni di famiglia coi loro gravami. Ben pochi, nel mondo, avrebbero un Dio, se qualcuno non si fosse preso cura di darglielo.
  • La religione sembra fatta apposta per esaltare i prìncipi al di sopra dei popoli e abbandonare i popoli al loro arbitrio.
  • L'intelligenza dell'uomo non dimostra l'intelligenza di Dio più di quanto la malvagità dell'uomo non dimostri la malvagità di quel Dio, di cui si pretende che l'uomo sia una creatura. Da qualsiasi lato la teologia affronti la questione, Dio sarà sempre una causa contraddetta dai suoi effetti.
  • Non c'è dunque alcuna vera differenza tra la religione naturale e la superstizione più cupa e servile. Se il teista non vede Dio che dal lato buono, il superstizioso lo vede dal lato più ripugnante. La follia dell'uno è lieta, la follia dell'altro è lugubre, ma tutti e due sono egualmente deliranti.