Carmine Crocco: differenze tra le versioni

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==Citazioni su Carmine Crocco==
==Citazioni su Carmine Crocco==
*Alto della persona 1,75 cm, robusto, svelto, con occhio indagatore, sospettoso, attento. Non vi è nel suo corpo di straordinario che la grandezza e la sporgenza dei seni frontali e delle arcate orbitali, e un cranio rispetto alla statura non molto grande (55 cm di circonferenza massima). La circonferenza toracica è di 92 cm, la persona è ancora dritta e resistente, dopo una vita agitata, piena di stenti, di sofferenze, di timori e di pericoli; è una intelligenza non ricca al certo, né libera da superstizioni (porta il rosario al collo, amuleti), ma chiara, ordinata e sicura. Non è andato a scuola, ma nella sua vita di pastore, un po' da sé, un po' aiutato, imparò a leggere e scrivere, in tal modo da poter esprimere i suoi pensieri sulla carta e facendosi comprendere molto bene. (Pasquale Penta, ''Rivista mensile di Psichiatria forense'', numeri 8 e 9 dell'agosto e settembre 1901)
*Alto della persona 1,75 cm, robusto, svelto, con occhio indagatore, sospettoso, attento. Non vi è nel suo corpo di straordinario che la grandezza e la sporgenza dei seni frontali e delle arcate orbitali, e un cranio rispetto alla statura non molto grande (55 cm di circonferenza massima). La circonferenza toracica è di 92 cm, la persona è ancora dritta e resistente, dopo una vita agitata, piena di stenti, di sofferenze, di timori e di pericoli; è una intelligenza non ricca al certo, né libera da superstizioni (porta il rosario al collo, amuleti), ma chiara, ordinata e sicura. Non è andato a scuola, ma nella sua vita di pastore, un po' da sé, un po' aiutato, imparò a leggere e scrivere, in tal modo da poter esprimere i suoi pensieri sulla carta e facendosi comprendere molto bene [...]. Eppure in mezzo a questo apparente deserto di affettività e di sentimenti, in mezzo alle rovine e alle devastazioni che produceva, quanti atti nobili e generosi! Prima che qualcuno si fosse arruolato tra i suoi briganti, ne scrutava la vita, l'animo: lo prendeva se era fermamente deciso e se doveva vendicarsi di qualche ingiustizia, lo mandava via se era un imbelle, non avesse nulla da vendicare o fosse spinto da solo puerile capriccio. Voleva e imponeva che fossero rispettate le donne oneste, maritate o zitelle; che non si facesse male oltre il necessario e non si eccedesse nella misura della vendetta per compiere la quale era inesorabile: a molte giovani che non avevano come maritarsi regalò denaro; a dei poveri contadini comprò armenti ed utensili di lavoro. Furono questi alcuni degli atti nobili compiuti da Crocco, che lo resero tra gli umili ed i poveri popolare e beneamato, che gli crearono un'aureola come a quasi tutti i grandi briganti – e sono questi atti tutti che ce lo rivelano nella sua vera natura di delinquente primitivo, capace in verità di grandi reati, ma anche di generosità, di sentimenti nobili, di belle azioni. ([[Pasquale Penta]])


*Andavo a dire al re Francesco II che non vi hanno che miserabili e scellerati per difenderlo, che Crocco è un sacripante e Langlois un bruto. ([[José Borjes]])
*Andavo a dire al re Francesco II che non vi hanno che miserabili e scellerati per difenderlo, che Crocco è un sacripante e Langlois un bruto. ([[José Borjes]])
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*Delle sue gesta passate non restano che le memorie di un ladro feroce, di un assassino volgare. ([[Basilide Del Zio]])
*Delle sue gesta passate non restano che le memorie di un ladro feroce, di un assassino volgare. ([[Basilide Del Zio]])

*Eppure in mezzo a questo apparente deserto di affettività e di sentimenti, in mezzo alle rovine e alle devastazioni che produceva, quanti atti nobili e generosi! Prima che qualcuno si fosse arruolato tra i suoi briganti, ne scrutava la vita, l'animo: lo prendeva se era fermamente deciso e se doveva vendicarsi di qualche ingiustizia, lo mandava via se era un imbelle, non avesse nulla da vendicare o fosse spinto da solo puerile capriccio. Voleva e imponeva che fossero rispettate le donne oneste, maritate o zitelle; che non si facesse male oltre il necessario e non si eccedesse nella misura della vendetta per compiere la quale era inesorabile: a molte giovani che non avevano come maritarsi regalò denaro; a dei poveri contadini comprò armenti ed utensili di lavoro. Furono questi alcuni degli atti nobili compiuti da Crocco, che lo resero tra gli umili ed i poveri popolare e beneamato, che gli crearono un'aureola come a quasi tutti i grandi briganti – e sono questi atti tutti che ce lo rivelano nella sua vera natura di delinquente primitivo, capace in verità di grandi reati, ma anche di generosità, di sentimenti nobili, di belle azioni. (Pasquale Penta, ''Rivista mensile di Psichiatria forense'')


*Il Crocco a differenza di altri capibanda, che infestarono la Sicilia, le Calabrie e l'Abruzzo, nelle numerose sue escursioni, dà la prova di una logica tattica di un concetto chiaro ed ordinato nel disporre il piano delle operazioni nella piccola guerra. All'opposto degli altri, che sogliono sbandarsi paurosamente all'arrivo della truppa, egli ne accetta spesso il combattimento in aperta campagna e sa trincerarsi in posizioni favorevoli. "Attaccato alla baionetta" resiste all'urto e risponde col "contr'assalto". Qualche volta ricorre allo stratagemma militare; fa' saltare ponti per interrompere la strada, taglia fili telegrafici per interrompere le comunicazioni. Quale capitano della sua masnada, ebbe la potenza di infondere il coraggio nell'animo dei suoi; sopperì con la forza della sua autorità a difetti di armamento; d'istruzione e di disciplina. (Eugenio Massa, ''Gli ultimi briganti della Basilicata'', Melfi, 1903)
*Il Crocco a differenza di altri capibanda, che infestarono la Sicilia, le Calabrie e l'Abruzzo, nelle numerose sue escursioni, dà la prova di una logica tattica di un concetto chiaro ed ordinato nel disporre il piano delle operazioni nella piccola guerra. All'opposto degli altri, che sogliono sbandarsi paurosamente all'arrivo della truppa, egli ne accetta spesso il combattimento in aperta campagna e sa trincerarsi in posizioni favorevoli. "Attaccato alla baionetta" resiste all'urto e risponde col "contr'assalto". Qualche volta ricorre allo stratagemma militare; fa' saltare ponti per interrompere la strada, taglia fili telegrafici per interrompere le comunicazioni. Quale capitano della sua masnada, ebbe la potenza di infondere il coraggio nell'animo dei suoi; sopperì con la forza della sua autorità a difetti di armamento; d'istruzione e di disciplina. (Eugenio Massa, ''Gli ultimi briganti della Basilicata'', Melfi, 1903)

Versione delle 17:50, 9 gen 2012

Carmine Crocco

Carmine Crocco, detto Donatello (1830 – 1905), brigante italiano.

Citazioni di Carmine Crocco

  • Il brigante è come la serpe, se non la stuzzichi non ti morde. (da Voci dall'ergastolo di Romolo Ribolla, E. Loescher, 1903)
  • Senza dubbio, ho fatto del male alla società, ma io facevo per difendere la mia vita; per essa avrei dato fuoco a tutto il mondo. (da Voci dall'ergastolo)
  • Quando passavo io tutti mi venivano appresso sicuri, io andavo avanti e dicevo: se volete esser sicuri venite dietro di me: perché io ero astuto, con uno strattagemma ero capace di andare in mezzo all'esercito nemico senza farmi riconoscere. (da Voci dall'ergastolo)
  • [su Giuseppe Garibaldi] Era un uomo audace. Quello che ha fatto Garibaldi io l'ho tutto qui nel cervello e lo ricordo minutamente. (da Voci dall'ergastolo)
  • Francesco II era più infelice di me, perché soffriva insulti e maltrattamenti nel suo palazzo peggio di me. Vigilato e sorvegliato da tre polizie, la papale, la francese e quella del comitato liberale. (da Il brigante Crocco e la sua autobiografia di Basilide Del Zio, Tipografia G. Grieco, 1903)

Attribuite

  • E intorno a noi il timore e la complicità di un popolo. Quel popolo che disprezzato da regi funzionari ed infidi piemontesi sentiva forte sulla pelle che a noi era negato ogni diritto, anche la dignità di uomini. E chi poteva vendicarli se non noi, accomunati dallo stesso destino? Cafoni anche noi, non più disposti a chinare il capo. Calpestati, come l'erba dagli zoccoli dei cavalli, calpestati ci vendicammo. Molti, molti si illusero di poterci usare per le rivoluzioni. Le loro rivoluzioni. Ma libertà non è cambiare padrone. Non è parola vana ed astratta. È dire senza timore, È MIO, e sentire forte il possesso di qualcosa, a cominciare dall'anima. È vivere di ciò che si ama. Vento forte ed impetuoso, in ogni generazione rinasce. Così è stato, e così sempre sarà... (il personaggio di Crocco in La storia bandita, spettacolo del Parco della Grancia, pag. 20)

Come divenni brigante

Incipit

Il giorno 27 marzo dei 1889 dal bagno di S. Stefano, ove sconto la mia pena, comincio a scrivere i miei ricordi; da questo mio scritto non aspettare cose che l'anima dell'uomo si rallegri, ma bensì dovrà rattristarsi ed inorridire.
Nel Circondario di Melfi, Provincia di Basilicata, è posto il mio paese detto Rionero in Vulture, desso è fabbricato sul pendio di una collina a levante della montagna detta Monticchio, ed il suo tenimento è coperto di vigne, oliveti, ortaglie, castagneti, campi, boschi e pascoli di meravigliosa vegetazione. Secondo alcuno la sua popolazione è di 12.000 abitanti fra i quali trovasi il vero tipo dei Lucani, di cui fa menzione Telemaco. A mezzogiorno di questo bel paese, distaccato a pochi metri dal corpo del paese stesso, si trovano una ventina di case ad un sol piano collocate al pendio di una ripa che si eleva all'altezza varia tra i 25 e 50 metri. Ognuna di dette casarelle era abitata da una famigliola di poveri pastori e coltivatori di campagna, i quali colla fatica tenevano lontano la miseria e la fame. Non mancava però fra quella gente il calzolaio, spia segreta della polizia borbonica, lo scalpellino, qualche decurione, la comare pettegola il sarto ed il maestro di scuola per chi poteva pagarlo. In fra tutte le sopradette famiglie su per giù vi erano un 200 abitanti; aggiungi ai cristiani un trecento animali fra pecore, capre, buoi, porci e somari, che fanno parte comune coi poveri, ed avrai la cifra di cinquecento esseri animati, tutti abitatori di quei affumicati tuguri.
Eppure colà si trovavano vecchi gloriosi mutilati e veterani di Napoleone, crivellati di ferite prese in Spagna, Prussia, in Austria, o contro i Cosacchi del Don; colà si trovavano uomini che avevano sostenuto le turpitudini Borboniche, Repubblicane, Murattiane, Bonapartiste, e che so io quanti altri malanni. Colà si trovavano vecchie onorate, che avevano mantenuto illibato il proprio onore dalle sozzure francesi, giacobine e spagnole, nei torbidi tempi in cui l'uomo fidava nelle sue forze la propria difesa, poiché i governi, mentre attendevano a macellarsi tra loro, fucilavano uomini inermi per bisogno di sangue, si incarceravano innocenti per bisogno di denari, per sete di vendetta. Quei vecchi nelle lunghe serate d'inverno si raccontavano le meravigliose storie della burrascosa loro vita, le battaglie vinte, gli atti di valore compiuti, il sangue che scorreva a torrenti pei campi di battaglia seminati di morti e feriti, e ciò temprava gli animi nostri ad istinti bellicosi e guerreschi.
In una di quelle case di cui ora vi ho parlato, la prima domenica di giugno dell'anno 1830 nacqui io da Francesco Crocco Donatelli e da Maria Gera di Santo Mauro.

Citazioni

  • Conosco persone che dopo la caduta del potere borbonico si misero a capo della reazione, ebbero nelle loro mani migliaia e migliaia di scudi, segretamente iniziarono con me, pratiche perché colla mia banda sollevassi le popolazioni, e poscia fingendosi liberali, tradirono Francesco II come prima avevano tradito Vittorio Emanuele. Ed io per non svergognare costoro, e far danno ai figli od ai nipoti di codeste anime dannate, mi tocca di morire senza confessione; e dire che potrei, con una parola, far arrossire di vergogna parenti intimi di gente a me ben nota!!... Ma non si allarmino i compromessi e i loro congiunti, io non parlerò; i loro nomi moriranno con me.
  • Disperazione e miseria sono con noi. La morte ed il carcere è serbata ai miseri! Eppure abbiamo un padrone in cielo, Iddio, un signore in terra, il Re: in quei tempi avevamo Francesco II per Re, Maria Cristina per Regina; i santa ed il Re buono dei Napoletani; ma essi pensavano alle feste ed alla gloria, mentre, noi morivamo di fame.
  • Il pretesto è bello, la Patria, la Legge, la prima è una puttana, la seconda peggio ancora.
    E Patria e Legge hanno diritti e non doveri vogliono il sangue dei figli della miseria. Ma vi è forse una legge eguale per tutti? Non dirmi ciò, poiché conosco che la legge leale non esisterà fin tanto che Iddio non ci sterminerà tutti.
  • Il grido d'onore dei miei satelliti era un evviva pel caduto Francesco II (da me costantemente aborrito), l'emblema una bandiera bianca con nastri azzurri; le armi ci erano fornite segretamente; i cavalli in parte requisiti e in parte avuti in dono.
  • Non la mia povera penna deve descrivere la storia dell'insurrezione della Basilicata, altri che sono dotti e letterati avranno in proposito scritti volumi, che a me non fu e non sarà dato di leggere, posso però con sicura coscienza affermare che in quei giorni non commisi atti disonesti, ho fatto sempre e dovunque il mio dovere, mostrandomi audace ed intrepido nei momenti di maggior pericolo. Fremeva a me riabilitarmi specialmente di fronte ai paesani, e far vedere ch'ero pronto a dare il sangue mio per l'idea liberale, cercavo tutti i mezzi per distinguermi e così avere persone che potessero a tempo opportuno testimoniare in mio favore
  • Ma era scritto ch'io non avessi pace mai; mia madre mi aveva profetizzato serpente, ed io da rettile velenoso dovevo avvelenare il mio paese, la mia bella regione e rendermi celebre per atti briganteschi.
  • Molti di coloro che avevano gridato, «Viva Francesco II», «Viva Crocco», all'arrivo delle truppe gridarono «Viva Vittorio», «Viva Cialdini» e passarono per liberali come furono da noi creduti dei reazionari.
  • Fu qui, nell'ottobre del 1861, ch'io conobbi il Borjes generale spagnolo venuto per ordine di Francesco II a tentare di sollevare i popoli delle Due Sicilie.
    Quell'uomo forestiero che veniva da noi per arruolare proseliti e reclamava in conseguenza l'ausilio della mia banda, destò sin dal primo momento nell'animo mio una forte antipatia poiché compresi subito che a petto suo dovevo spogliarmi del grado di generale comandante la mia banda, per indossare quello di sottoposto.
    Egli, un povero illuso venuto dal suo lontano paese per assumere il comando di un'armata, aveva creduto trovar ovunque popoli insorti, e dopo un primo colossale fiasco dalla Calabria alla Basilicata, voleva convincere me ed i miei che non sarebbe stato difficile provocare una vera insurrezione, dato il numero della mia banda, l'ottimo elemento che la costruiva, le buone armi e gli eccellenti cavalli.

Excipit

Io non ho mai potuto comprendere come sia composto il consorzio sociale; so che il disonesto nessuno lo può vedere, tutti lo fuggono, la legge non lo capisce….. e poi si chiama scellerato colui che lo assassina….. e non si vuole affatto comprendere come non tutti gli uomini siano degni di vivere.

Citazioni su Carmine Crocco

  • Alto della persona 1,75 cm, robusto, svelto, con occhio indagatore, sospettoso, attento. Non vi è nel suo corpo di straordinario che la grandezza e la sporgenza dei seni frontali e delle arcate orbitali, e un cranio rispetto alla statura non molto grande (55 cm di circonferenza massima). La circonferenza toracica è di 92 cm, la persona è ancora dritta e resistente, dopo una vita agitata, piena di stenti, di sofferenze, di timori e di pericoli; è una intelligenza non ricca al certo, né libera da superstizioni (porta il rosario al collo, amuleti), ma chiara, ordinata e sicura. Non è andato a scuola, ma nella sua vita di pastore, un po' da sé, un po' aiutato, imparò a leggere e scrivere, in tal modo da poter esprimere i suoi pensieri sulla carta e facendosi comprendere molto bene [...]. Eppure in mezzo a questo apparente deserto di affettività e di sentimenti, in mezzo alle rovine e alle devastazioni che produceva, quanti atti nobili e generosi! Prima che qualcuno si fosse arruolato tra i suoi briganti, ne scrutava la vita, l'animo: lo prendeva se era fermamente deciso e se doveva vendicarsi di qualche ingiustizia, lo mandava via se era un imbelle, non avesse nulla da vendicare o fosse spinto da solo puerile capriccio. Voleva e imponeva che fossero rispettate le donne oneste, maritate o zitelle; che non si facesse male oltre il necessario e non si eccedesse nella misura della vendetta per compiere la quale era inesorabile: a molte giovani che non avevano come maritarsi regalò denaro; a dei poveri contadini comprò armenti ed utensili di lavoro. Furono questi alcuni degli atti nobili compiuti da Crocco, che lo resero tra gli umili ed i poveri popolare e beneamato, che gli crearono un'aureola come a quasi tutti i grandi briganti – e sono questi atti tutti che ce lo rivelano nella sua vera natura di delinquente primitivo, capace in verità di grandi reati, ma anche di generosità, di sentimenti nobili, di belle azioni. (Pasquale Penta)
  • Andavo a dire al re Francesco II che non vi hanno che miserabili e scellerati per difenderlo, che Crocco è un sacripante e Langlois un bruto. (José Borjes)
  • Appellantesi generale, intento più a rapinare che alla causa regia. (Giacinto de' Sivo)
  • Avrebbe potuto diventare un eroe positivo della storia, ma Crocco era un pastore che sapeva a malapena leggere e scrivere, un'idea precisa di quello che stava facendo non ce l'aveva. (Raffaele Nigro)
  • Carmine Crocco, che ebbe sotto di sé numerose bande di contadini e di soldati del disciolto esercito, nel 1862 depose ogni maschera politica e continuò a fare alla scoperta quello che in sostanza aveva fatto sempre, puro brigantaggio, e poi dal grosso brigantaggio discese al piccolo, e finalmente abbandonò la sua provincia nativa e l'Italia meridionale, passando il confine e rifugiandosi a Roma nell'agosto del 1864. Le sue posteriori vicende non meritano l'attenzione dello storico. Il governo italiano lo ritrovò a Roma, prigione, nel 1870, e lo sottopose a processo, nel quale egli, pur mentendo quanto poteva, non si atteggiò a campione politico, e disse chiaro che egli era, e non poteva essere, se non un capo di briganti. (Benedetto Croce)
  • Carmine Crocco, nato in un mondo di violenze e soprusi, lui stesso violento e ribelle verso l'esistente, vede arrivare con i bersaglieri toscopadani un disordine maggiore, più gravi ingiustizie e soprusi, il delitto elevato a legge. E così diventa capobrigante, un resistente ante litteram, un genio militare fra i più brillanti che l'Italia abbia avuto. (Nicola Zitara)
  • Carmine Donatello Crocco fu un bellissimo uomo, alto, slanciato, con ventre magro e torso grande, amplissime le spalle, ladro, assassino, disertore dell'esercito borbonico, lancia spezzata dei liberali nell'insurrezione lucana, garibaldino e poi ancora disertore, assassino ancora, ladro sempre. Fu soprattutto il cafone armato che infuria, il motore e il banditore della rivoluzione contadina, piuttosto che della reazione borbonica. La sua è la rivolta del popolo magro contro la durezza dei piemontesi che han portato con loro tristi novità, tasse, sequestri, sfratti e fucilazioni. (Carlo Alianello)
  • Delle sue gesta passate non restano che le memorie di un ladro feroce, di un assassino volgare. (Basilide Del Zio)
  • Il Crocco a differenza di altri capibanda, che infestarono la Sicilia, le Calabrie e l'Abruzzo, nelle numerose sue escursioni, dà la prova di una logica tattica di un concetto chiaro ed ordinato nel disporre il piano delle operazioni nella piccola guerra. All'opposto degli altri, che sogliono sbandarsi paurosamente all'arrivo della truppa, egli ne accetta spesso il combattimento in aperta campagna e sa trincerarsi in posizioni favorevoli. "Attaccato alla baionetta" resiste all'urto e risponde col "contr'assalto". Qualche volta ricorre allo stratagemma militare; fa' saltare ponti per interrompere la strada, taglia fili telegrafici per interrompere le comunicazioni. Quale capitano della sua masnada, ebbe la potenza di infondere il coraggio nell'animo dei suoi; sopperì con la forza della sua autorità a difetti di armamento; d'istruzione e di disciplina. (Eugenio Massa, Gli ultimi briganti della Basilicata, Melfi, 1903)
  • In poco tempo era diventato il più temuto e rispettato capobanda della Lucania non soltanto per il suo coraggio, ma anche per la sua intelligenza di guerrigliero [...]. Fu in questo arengo che Crocco venne riconosciuto Generalissimo non solo per l'autorità che gli conferivano le sue gesta, ma anche perché, sebbene mezzo analfabeta, possedeva un'oratoria immaginosa e apocalittica. (Indro Montanelli)
  • In tale gruppo così numeroso e composto da elementi eterogenei, poteva apparire quasi assurdo cercare disciplina, ma la disciplina perfetta c'era, perché, qualunque fossero le sue caratteristiche, Crocco è stato senza dubbio un temuto comandante. (Charles Dickens)
  • Lo Zapata italiano, quello che diverrà il generalissimo dei contadini meridionali. (Renzo Del Carria, Proletari senza rivoluzione, Savelli, 1975)
  • Non era un patriota, bensì un criminale comune feroce e sanguinario. (Arrigo Petacco)
  • Sanguigno, carnale, irruente l'altro, forte e ben piantato, con i tratti grossi del cafone vero: intelligenza pronta, intuitiva che si traduceva subito in azione, non temeraria, ragionata [...]. Un grandissimo, carismatico trascinatore. (Pino Aprile)
  • Un ex sottufficiale borbonico diventato brigante di primissimo rango. (Andrea Camilleri)

Bibliografia

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