Sergej Aleksandrovič Esenin: differenze tra le versioni

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*La luna, rana d'oro del cielo. (frammento da ''L'acero antico'')
*La luna, rana d'oro del cielo. (frammento da ''L'acero antico'')
*Teneramente malato di memorie infantili | Sogno la [[nebbia]] e l'umido delle sere d'[[aprile]]. (frammento da ''Confessioni di un teppista'')
*Teneramente malato di memorie infantili | Sogno la [[nebbia]] e l'umido delle sere d'[[aprile]]. (frammento da ''Confessioni di un teppista'')
*Quanti pensieri chiusi nel segreto, | quante canzoni composte a bassa voce: | Ma sì, felice sono in questo nero universo | d'ogni respiro, d'ogni cosa vissuta. | Felice di aver baciato le donne, | pestato i fiori, corso nell'erba, | e mai aver battuto sul capo le bestie | nostri fratelli minori. (frammento di poesia senza nome, tratta dalla raccolta ''Russia sovietica'', 1924)
*Ed è forse un gioco dilettevole l'amore? | Mi baci, e le tue labbra sono di metallo. (frammento di poesia senza nome, tratta dalla raccolta, ''Mosca delle bettole'', 1923)
*Ed è forse un gioco dilettevole l'amore? | Mi baci, e le tue labbra sono di metallo. (frammento di poesia senza nome, tratta dalla raccolta, ''Mosca delle bettole'', 1923)
*Immaginare qualcosa di nuovo, | di sconosciuto all'erba e alle zolle, | un qualcosa che appartenga solo al cuore | e all'uomo sia impossibile dare un nome. (frammento di poesia senza nome, tratta dalla raccolta, ''Mosca delle bettole'', 1923)
*Immaginare qualcosa di nuovo, | di sconosciuto all'erba e alle zolle, | un qualcosa che appartenga solo al cuore | e all'uomo sia impossibile dare un nome. (frammento di poesia senza nome, tratta dalla raccolta, ''Mosca delle bettole'', 1923)

Versione delle 00:47, 13 feb 2012

Sergej Aleksandrovic Esenin (1895 – 1925), poeta russo.

Sergej Esenin.

Citazioni di Sergej Esenin

  • Solo te posso amare, Russia, | mio dolce paese | che hai gioia breve e violenta | nelle sonore canzoni di primavera sui prati. (frammento da Russia, 5)
  • Ho appreso a guardare in te | come si guarda in un lago (frammento da Ochtar, frammento, 3)
  • Tutto ciò che vive reca da gran tempo | una sigla particolare. | Se non fossi poeta | sarei senza dubbio un ladro e un mascalzone. | Fragile, di aspetto gentile, | il più scatenato dei monelli, | arrivavo a casa spesso, troppo spesso davvero, | col viso sanguinante; | e a mia madre allarmata | sussurravo tra le labbra vermiglie: | "Cosa da niente. Ho inciampato in un sasso, | domani certo sarò guarito". | Adesso che è scomparso | il furibondo ardore di quei giorni | altre forze irrequiete, insolenti, | si riversano nella mia poesia... | come allora, pieno di audacia e di orgoglio, | mi tiro dietro qualcosa di nuovo a ogni passo. | E se da ragazzo non mi spaccavano che il volto, | tutta la mia anima oggi è nel sangue. | E più non parlo alla madre | ma a una plebaglia sghignazzante e ostile: | "Cosa da niente. Ho inciampato in un sasso, | domani certo sarò guarito". (poesia non titolata, tratta dalla raccolta Elezione, 1922)
  • Avanti, baciami, baciami tantissimo, | fino al dolore e al sangue. | La fermezza non va d'accordo | con l'onda effervescente del cuore. (frammento di poesia non titolata, tratta dalla raccolta Mosca delle bettole, 1925)
  • Il sole è spento, nella campagna immensa pace. | Un pastore suona sul corno la sua canzone. | La mandria sembra che ascolti, attenta | il motivo del rustico gamajùn: | è l'eco che rinasce di continuo scorre alle labbra, | conduce la memoria a ignote praterie. | Nell'amore che porto al tuo giorno, al buio delle tue notti, | per te, patria, ho scritto questo canto. (frammento da La mandria)
  • O Russia, terra color lampone | e azzurro caduto nel fiume, | amo fino alla gioia, fino al tormento | la tua tristezza di lago. (frammento di poesia non titolata, tratta dalla raccolta Azzurro, 1916)
  • Qualcuno, con tenerezza primaverile, | ha spento nella nebbia turchina il mio pianto | per una terra di sogno | sconosciuta e bellissima. | E questo silenzio di latte non mi opprime, né la paura delle stelle. | Amo il mondo e l'eterno | come il focolare dovo sono nato. (frammento di poesia non titolata, tratta dalla raccolta Azzurro, 1917)
  • Dal boschetto è venuto ancora | il cigno blu della notte | portando sulle ali | venerate reliquie. (frammento di poesia non titolata, tratta dalla raccolta Azzurro, 1916)
  • E tu, mezzanotte, illumina l'anfora della luna | perchè raccolga il latte delle betulle! (frammento da Vagabondo))
  • I credenti nelle chiese | si ubriacano di eternità. | Ma io do spallate al cielo | e rimescolo la tenebra. (frammento da Oktoich, ottetto della Chiesa)
  • O terra dalle piene impetuose, | dalle segrete energie primaverili, | qui sono stato alunno delle stelle | alunno dell'aurora. (frammento di poesia senza nome, tratta dalla raccolta Azzurro, 1917)
  • Libero la tua gente dall'attesa inerte: | le darò coraggio e potenza | perchè nella prima luce dell'alba | fecondi col sole il buio della notte. (frammento da Inonia)
  • E dall'oscuro precipizio, | perchè l'intero universo ne accolga lo schianto, | come un raggio di luce | infilerò nella valanga il mio capo ornato di stelle. (frammento da Inonia)
  • Vai, vola, non ti angosciare, | per ogni cosa c'è un tempo e una sponda. | Le canzoni recano un vento | che risuonerà nei secoli. (frammento da La colombina del Giordano)
  • Pegno di un destino non lieto | è questo cuore infelice di poeta. (frammento di poesia non titolata, tratto dalla raccolta L'amore del teppista, 1923)
  • Guarda questa armata di bottiglie! | Tutti i loro tappi mi servono | per sigillare bene la mia anima! (frammento di poesia senza nome, tratta dalla raccolta, Mosca delle bettole, 1923)
  • E non desidero risultato migliore | che affogare i ricordi nel grido della tempesta. | Perchè solo nel disordine trovo la forza | di vivere su questa terra. (frammento di poesia non titolata, tratta dalla raccolta Mosca delle bettole, 1922)
  • Canterò, canterò, canterò! | Senza offendere niente di ciò che vive. | Se c'è spazio per il rimpianto | significa che un tempo abbiamo sorriso. | Noi tutti portiamo in tasca la mela della gioia | e in bocca il fischio del bandito. (frammento da Navigli equini, poema, 5)
  • Tra poco il gelo coprirà il paese | e queste campagne. Dove, | dove salvarsi dalla sfortuna? | Non c'è più un luogo per sfuggire al nemico | che avanza con il suo ventre d' acciaio. | Eccolo, viene dalle valli con cinque dita aperte. (frammento da Sorokust, requiem, 1)
  • Dove sei, felicità? Buio e disgusto, insulto e disprezzo. | Sei nascosta nei campi? Nelle osterie? Non vedo, non vedo. | Ma a tastoni, ecco - con le mani allungate, | la slitta con i cavalli... la neve... un bosco... su, andiamo | "Ehi, guidatore, più in fretta! Mica sono un tipo fiacco, io! | E non mi lagno se per le buche l'anima sussulta." (frammento da Lettera alla madre)
  • Come scheletri si alzano le betulle. | E allo stesso modo finiremo anche noi. | Ma poichè non spunta fiore | nel mezzo dell'inverno, | inutile è il rimpianto. (frammento di poesia senza nome, tratta dalla raccolta, L'amore del Teppista, 1923)
  • Cari, cari piccoli illusi, | perchè vi affannate a correre così? | Non sapete dunque che i cavalli di carne e di sangue | sono vinti dai cavalli di ferro? (frammento da Sorokust, requiem, 3)
  • La luna, rana d'oro del cielo. (frammento da L'acero antico)
  • Teneramente malato di memorie infantili | Sogno la nebbia e l'umido delle sere d'aprile. (frammento da Confessioni di un teppista)
  • Quanti pensieri chiusi nel segreto, | quante canzoni composte a bassa voce: | Ma sì, felice sono in questo nero universo | d'ogni respiro, d'ogni cosa vissuta. | Felice di aver baciato le donne, | pestato i fiori, corso nell'erba, | e mai aver battuto sul capo le bestie | nostri fratelli minori. (frammento di poesia senza nome, tratta dalla raccolta Russia sovietica, 1924)
  • Ed è forse un gioco dilettevole l'amore? | Mi baci, e le tue labbra sono di metallo. (frammento di poesia senza nome, tratta dalla raccolta, Mosca delle bettole, 1923)
  • Immaginare qualcosa di nuovo, | di sconosciuto all'erba e alle zolle, | un qualcosa che appartenga solo al cuore | e all'uomo sia impossibile dare un nome. (frammento di poesia senza nome, tratta dalla raccolta, Mosca delle bettole, 1923)
  • Chi devo chiamare? Con chi posso dividere | la triste gioia di essere vivo? (frammento da Russia sovietica)
  • E già viene la sera. Il tramonto | innaffia i campi d'oro liquido | e i pioppi, simili alle mucche dello stagno, | hanno bagnato nei fossi i piedi scalzi. (frammento da Russia sovietica)
  • [Versi scritti col sangue la notte prima del suicidio] O caro amico addio, senza parole, | senza versare lacrime o sorridere. | Morire non è nuovo sotto il sole, | ma più nuovo non è nemmeno vivere. [1]
  • Io voglio vivere, vivere, vivere | sebbene fra minacce e terrori, | da ladro o da teppista non importa | pur di vedere i topi frusciare allegri nei campi | e ascoltare le rane che inebriate cantano nel pozzo. | Come il fiore del melo, bianca mi esplode l'anima | il vento attizza l'azzurra fiamma dei miei occhi. | Per amor del cielo indicatemi che cosa devo fare, | ditemelo, e io a qualsiasi cosa mi piegherò, | a qualsiasi cosa, pur di frascheggiare nel giardino degli uomini. (frammento da 7-Monologo di Burnov)
  • Ho vergogna di aver creduto in Dio, | ma mi duole di non credervi più. [1]
  • In ogni cosa viva c'è un'impronta. Segnata a fondo dalla prima età. Priva di fonte Priva di fonte

Citazioni su Sergej Esenin

  • Ho sentito recitare Esenin e ne sono stato commosso fino alle lacrime... Possedeva una tale intensità di sentimento e una così perfetta e coinvolgente maniera di porgere... che si trasfigurava. Alla fine non fui nemmeno capace di esprimergli il mio grazie perchè avevo un nodo in gola che mi impediva di parlare. In quel momento non ho potuto fare a meno di pensare che Esenin più che un uomo era uno strumento musicale creato dalla natura esclusivamente per la poesia, per esprimere amore a tutto ciò che vive e respira, e implorare misericordia per la fragilità degli uomini. (Maksim Gor'kij)
  • Esenin considerò la sua vita come una favola... Anche le sue poesie le scrisse come fiabe, ora disponendo le parole come in un solitario, ora vergandole con il sangue del suo cuore. (Boris Pasternak)
  • Esenin, come cento anni prima di lui Aleksandr Puskin, possedeva dei doni rarissimi: l'eterna giovinezza, la naturalità, la grazia, una specie di irraggiamento d'innocenza, un amore spontaneo, direi animale, per la vita e le creature. [2] (Sophie Lafitte)
  • I suoi poemetti rivoluzionari a me sembrano piuttosto bellissimi inni sacri, mi sembrano i capitoli di una "bibbia" eseniana di cui Sergej è il profeta. [2] (Eridiano Bazzarelli)
  • Egli può bestemmiare ma è capace di piangere davanti alla bellezza di un'aurora. (Stanislas Fumet)

Note

  1. a b citato in Renato Poggioli, Il fiore del verso russo, Passigli, 1998
  2. a b citato in Sergej Aleksandrovic Esenin, Russia e altre poesie, Baldini Castoldi Dalai, 2007

Bibliografia

  • Sergej Aleksandrovic Esenin, Russia e altre poesie, Baldini Castoldi Dalai, 2007

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