Māṇḍūkya Upaniṣad: differenze tra le versioni
Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
→Citazioni: +1 |
|||
Riga 8: | Riga 8: | ||
*Invero, tutto ciò è Brahman. Questo ātman è Brahman e l'ātman ha quattro piedi-quarti<ref>Sono i quattro stati della coscienza: veglia, sonno con sogni, sonno profondo, e il quarto stato, nel quale si sperimenta la beatitudine della non-dualità.</ref>. (I, 2; 2010) |
*Invero, tutto ciò è Brahman. Questo ātman è Brahman e l'ātman ha quattro piedi-quarti<ref>Sono i quattro stati della coscienza: veglia, sonno con sogni, sonno profondo, e il quarto stato, nel quale si sperimenta la beatitudine della non-dualità.</ref>. (I, 2; 2010) |
||
*È un'essenza invisibile, inattiva, inafferrabile, inqualificabile, inconcepibile, indescrivibile, senza contatto con il manifesto, che noi tentiamo di rappresentare con il termine '[[ātman|Sé]]'. È il quarto stadio (''turiya'') non duale, non manifesto [dell'essere], calmo, pacifico, favorevole (''shiva''), al di là dei tre gradi dell'esistenza fisica, sottile e causale e dei tre gradi corrispondenti dell'esperienza, degli stati di veglia, sogno e sonno profondo. (2, 7; citato in Alain Daniélou, ''Miti e dèi dell'India'', traduzione di Verena Hefti, BUR, 2008)<ref>Numerato come (I, 7) in Raphael.</ref> |
*È un'essenza invisibile, inattiva, inafferrabile, inqualificabile, inconcepibile, indescrivibile, senza contatto con il manifesto, che noi tentiamo di rappresentare con il termine '[[ātman|Sé]]'. È il quarto stadio (''turiya'') non duale, non manifesto [dell'essere], calmo, pacifico, favorevole (''shiva''), al di là dei tre gradi dell'esistenza fisica, sottile e causale e dei tre gradi corrispondenti dell'esperienza, degli stati di veglia, sogno e sonno profondo. (2, 7; citato in Alain Daniélou, ''Miti e dèi dell'India'', traduzione di Verena Hefti, BUR, 2008)<ref>Numerato come (I, 7) in Raphael.</ref> |
||
:Ciò che non è né [[coscienza]] interna né coscienza esterna né le due assieme, che non consiste esclusivamente di coscienza compatta, che non è né cosciente né inconsciente, che è invisibile, inavvicinabile, impalpabile, indefinibile, impensabile, innominabile, la cui essenza intima consiste nell'esperienza del suo stesso sé, che assorbe tutte le diversità, è tranquillo e benevolo, senza un secondo, che è ciò che chiamiamo il quarto stato – quello è l'''[[ātman]]''. Questo è ciò che si deve conoscere. (7; citato in [[Raimon Panikkar]], ''I Veda. Mantramañjarī'', a cura di Milena Carrara Pavan, traduzioni di Alessandra Consolaro, Jolanda Guardi, Milena Carrara Pavan, BUR, Milano, 2001) |
::Ciò che non è né [[coscienza]] interna né coscienza esterna né le due assieme, che non consiste esclusivamente di coscienza compatta, che non è né cosciente né inconsciente, che è invisibile, inavvicinabile, impalpabile, indefinibile, impensabile, innominabile, la cui essenza intima consiste nell'esperienza del suo stesso sé, che assorbe tutte le diversità, è tranquillo e benevolo, senza un secondo, che è ciò che chiamiamo il quarto stato – quello è l'''[[ātman]]''. Questo è ciò che si deve conoscere. (7; citato in [[Raimon Panikkar]], ''I Veda. Mantramañjarī'', a cura di Milena Carrara Pavan, traduzioni di Alessandra Consolaro, Jolanda Guardi, Milena Carrara Pavan, BUR, Milano, 2001) |
||
::{{NDR|Lo yogi}} sa che il [[Shiva|Signore del sonno]] rappresenta questo quarto-stato (''turīya'') non duale, non differenziato, che è la pace. (7; citato in [[Alain Daniélou]], ''Miti e dèi dell'India'', traduzione di Verena Hefti, BUR, 2008) |
:::{{NDR|Lo yogi}} sa che il [[Shiva|Signore del sonno]] rappresenta questo quarto-stato (''turīya'') non duale, non differenziato, che è la pace. (7; citato in [[Alain Daniélou]], ''Miti e dèi dell'India'', traduzione di Verena Hefti, BUR, 2008) |
||
*L'OM senza misura è il Quarto<ref>Il quarto stato della coscienza (''turīya''), oltre quelli della veglia, sonno con sogni, sonno profondo.</ref>, di là da ogni sviluppo di manifestazione, benefico, non duale. Così la sillaba OM è l'ātman. Colui che conosce ciò, immerge l'atmā [manifesto] nell'ātman [supremo]. (I, 12; 2010) |
*L'OM senza misura è il Quarto<ref>Il quarto stato della coscienza (''turīya''), oltre quelli della veglia, sonno con sogni, sonno profondo.</ref>, di là da ogni sviluppo di manifestazione, benefico, non duale. Così la sillaba OM è l'ātman. Colui che conosce ciò, immerge l'atmā [manifesto] nell'ātman [supremo]. (I, 12; 2010) |
||
Versione delle 12:31, 27 feb 2012
Maṇḍukya Upaniṣad.
Incipit
Om. Om è tutto questo. Di ciò [si dà ora] una chiara spiegazione: [ciò che è] il passato, il presente e il futuro è soltanto l'oṁkāra. E ciò che oltrepassa il triplice tempo è ancora la sillaba Om.
[Maṇḍukya Upaniṣad, in Upaniṣad, a cura e traduzione di Raphael, Bompiani, 2010]
Citazioni
- Invero, tutto ciò è Brahman. Questo ātman è Brahman e l'ātman ha quattro piedi-quarti[1]. (I, 2; 2010)
- È un'essenza invisibile, inattiva, inafferrabile, inqualificabile, inconcepibile, indescrivibile, senza contatto con il manifesto, che noi tentiamo di rappresentare con il termine 'Sé'. È il quarto stadio (turiya) non duale, non manifesto [dell'essere], calmo, pacifico, favorevole (shiva), al di là dei tre gradi dell'esistenza fisica, sottile e causale e dei tre gradi corrispondenti dell'esperienza, degli stati di veglia, sogno e sonno profondo. (2, 7; citato in Alain Daniélou, Miti e dèi dell'India, traduzione di Verena Hefti, BUR, 2008)[2]
- Ciò che non è né coscienza interna né coscienza esterna né le due assieme, che non consiste esclusivamente di coscienza compatta, che non è né cosciente né inconsciente, che è invisibile, inavvicinabile, impalpabile, indefinibile, impensabile, innominabile, la cui essenza intima consiste nell'esperienza del suo stesso sé, che assorbe tutte le diversità, è tranquillo e benevolo, senza un secondo, che è ciò che chiamiamo il quarto stato – quello è l'ātman. Questo è ciò che si deve conoscere. (7; citato in Raimon Panikkar, I Veda. Mantramañjarī, a cura di Milena Carrara Pavan, traduzioni di Alessandra Consolaro, Jolanda Guardi, Milena Carrara Pavan, BUR, Milano, 2001)
- [Lo yogi] sa che il Signore del sonno rappresenta questo quarto-stato (turīya) non duale, non differenziato, che è la pace. (7; citato in Alain Daniélou, Miti e dèi dell'India, traduzione di Verena Hefti, BUR, 2008)
- Ciò che non è né coscienza interna né coscienza esterna né le due assieme, che non consiste esclusivamente di coscienza compatta, che non è né cosciente né inconsciente, che è invisibile, inavvicinabile, impalpabile, indefinibile, impensabile, innominabile, la cui essenza intima consiste nell'esperienza del suo stesso sé, che assorbe tutte le diversità, è tranquillo e benevolo, senza un secondo, che è ciò che chiamiamo il quarto stato – quello è l'ātman. Questo è ciò che si deve conoscere. (7; citato in Raimon Panikkar, I Veda. Mantramañjarī, a cura di Milena Carrara Pavan, traduzioni di Alessandra Consolaro, Jolanda Guardi, Milena Carrara Pavan, BUR, Milano, 2001)
- L'OM senza misura è il Quarto[3], di là da ogni sviluppo di manifestazione, benefico, non duale. Così la sillaba OM è l'ātman. Colui che conosce ciò, immerge l'atmā [manifesto] nell'ātman [supremo]. (I, 12; 2010)
Note
Bibliografia
- Upaniṣad, a cura e traduzione di Raphael, Bompiani, 2010.
Voci correlate
Altri progetti
- (EN) Wikipedia contiene una voce riguardante Māṇḍūkya Upaniṣad