Marco Porcio Catone: differenze tra le versioni
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* '''Es.''' ''Fronte capillata, post est Occasio calva.'' |
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** ''Disticha'', Bk. II, n.° 26 |
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Versione delle 19:38, 28 mar 2012
Marco Porcio Catone il Vecchio, detto anche il Censore (234 a.C. – 149 a.C.), politico, militare e scrittore latino.
Citazioni di Marco Porcio Catone
- Fuggi le chiacchiere, per non essere reputato un loro fomentatore: a nessuno nuoce aver taciuto, nuoce aver parlato. (da Distico)
- Rumores fuge, ne incipias novus auctor haberi: nam nulli tacuisse nocet, nocet esse locutum.
- I ladri di beni privati passano la vita in carcere e in catene, quelli di beni pubblici nelle ricchezze e negli onori. (citato in Aulo Gellio, Notti attiche XI, 18, 18)
- Fures privatorum furtorum in nervo atque in compedibus aetatem agunt, fures publici in auro atque in purpura.
- Il villano non pensi di saperla più lunga del padrone. (da De re rustica, V, 3)
- (Villicus) Ne plus censeat sapere se, quam dominus.
- Non credere sempre a chi ti dà notizie: bisogna avere poca fiducia in chi parla molto. (da Distico 2, 20)
- Noli tu quaedam referenti credere semper: exigua est tribuenda fides, qui multa locuntur.
- Nessuna legge è comoda ugualmente per tutti. (in Tito Livio, XXXIV, 3, citato in Giuseppe Fumagalli, Chi l'ha detto?, Hoepli, 1921)
- Nulla lex satis commoda omnibus est.
- Pianta alberi, che gioveranno in un altro tempo. (citato in Cicerone, De senectute)
- Serit arbores, quae alteri saeclo prosint.
- Se padroneggi l'argomento, le parole seguiranno. (citato in Giulio Vittore, Ars rethorica, 15)
- Non vergognarti di volere che ti sia insegnato ciò che non sai. Saper qualcosa è fonte di lode, mentre è una colpa non voler imparare nulla.
- Ne pudeat quae nescieris, te velle doceri. Scire aliquid laus est, culpa est nihil discere velle. (da Distico 4, 29.)
- Ceterum censeo Carthaginem esse delendam anche come Carthago delenda est.
- È meglio avere degli acerrimi nemici piuttosto che quegli amici che si fingono dolci: i primi spesso dicono il vero, i secondi mai.[1] (citato in Cicerone, De amicitia, 24, 90)
- Melius acerbos inimicos mereri, quam eos amicos, qui dulces videantur: illos verum saepe dicere, hos numquam.
Senza fonte
- È davvero strano che un indovino non rida quando incontra un indovino.
- Le avversità domano e insegnano che cosa convenga fare; la buona sorte, invece, suole impedire di riflettere e di agire adeguatamente.
- Mai l'uomo è così attivo come quando non fa nulla, mai meno solo di quando è in compagnia di se stesso.
- Meglio che gli uomini chiedano perché non ho una statua, piuttosto che chiedano perché ne ho una.
- Pensa sempre a quanto è lungo l'inverno.
- Per il companatico degli schiavi si abbia cura di conservare le olive cadute dall'albero e quelle raccolte, che rendono poco olio; e si badi che durino a lungo.
- Quello che ti manca chiedilo in prestito a te stesso.
- Vir bonus, dicendi peritus
- Uomo di valore ed esperto nel dire.
Incipit di De agri cultura
È possibile che talvolta sia più conveniente procacciarsi un profitto con il commercio, se non fosse tanto rischioso, e così pure prestare denaro a usura, se fosse altrettanto onorevole. I nostri antenati così pensavano e così stabilirono nelle loro leggi: che il ladro fosse condannato al doppio, l'usuraio al quadruplo. Quanto peggior cittadino valutassero l'usuraio del ladro lo si può di qui stimare. E quando lodavano un uomo dabbene, così lo lodavano: buon contadino e buon agricoltore. Chi era così lodato, si stimava che lo fosse nel modo più ampio. Quanto al mercante, lo stimo uomo intraprendente e smanioso di procacciarsi un profitto, ma, come ho detto prima, esposto a rischi e calamità. Fra i contadini invece si formano uomini di fortissima tempra e soldati valorosissimi; e dall'agricoltura consegue il profitto più onesto, più stabile, meno sospetto: chi è occupato in quell'attività non nutre pensieri malevoli.
Citazioni su Marco Porcio Catone
- Catone non poteva vivere, che uomo libero, e quando la libertà morì, morì Catone. (Francesco De Sanctis)
- Ed insieme morirono quei due elementi che era nefando fossero divisi: né infatti Catone visse dopo la morte della libertà né la libertà dopo la morte di Catone. (Lucio Anneo Seneca)
Attribuite
Il distici di Catone, denominati Disticha Catonis e Monosticha Catonis, sono stati a lungo attribuiti a Catone il Vecchio, ma probabilmente sono opera di un autore molto più tardo chiamato Dionisio Catone del 3 secolo d.C.
- Es. Fronte capillata, post est Occasio calva.
- Disticha, Bk. II, n.° 26
Note
Bibliografia
- Marco Porcio Catone, De agri cultura, traduzione di A. Mazzarino, Teubner, Leipzig, 1982.
Altri progetti
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