Ernesto Galli della Loggia: differenze tra le versioni

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*Se [[Dio]] esiste, se esiste una rivelazione, è impossibile che non sia quella di [[Gesù Cristo]]. Solo qui c'è questa commossa solidarietà con l'umano. Si può non credere, ma tutto questo è incomparabile. (da ''Libero'', 6 dicembre 2001)
*Se [[Dio]] esiste, se esiste una rivelazione, è impossibile che non sia quella di [[Gesù Cristo]]. Solo qui c'è questa commossa solidarietà con l'umano. Si può non credere, ma tutto questo è incomparabile. (da ''Libero'', 6 dicembre 2001)


*C'è davvero qualcosa di singolare nel modo in cui è venuta formandosi la memoria della Repubblica, nel modo in cui tale memoria è stata ed è elaborata dalla cultura ufficiale del Paese. Per molti decenni, ad esempio, a quanto accaduto dal 1943 al '45 fu vietato dare il nome che gli spettava, il nome cioè di [[Guerra civile in Italia (1943-1945)|guerra civile]]. Parlare di guerra civile era giudicato fattualmente falso, e ancor di più ideologicamente sospetto. Bisognava dire che quella che c'era stata era la resistenza, non la guerra civile; di guerra civile parlavano e scrivevano, allora, solo i reduci di Salò, i nostalgici del regime e qualche coraggioso giornalista o pubblicista di rango come Indro Montanelli, che mostravano così da che parte ancora stavano. Le cose andarono in questo modo a lungo. Finché, all'inizio degli anni Novanta, come si sa, uno storico di sinistra, Claudio Pavone, scrisse un libro sul periodo 1943-'45 che si intitolava precisamente Una guerra civile: solamente da allora tutti abbiamo potuto usare senza problemi questa espressione, ben inteso non cancellando certo la parola resistenza. (''[http://archiviostorico.corriere.it/2003/novembre/01/PADRONI_DELLA_MEMORIA_co_0_031101042.shtml I padroni della memoria]'', in ''Corriere della Sera'', 1º novembre 2003, p. 1)
*C'è davvero qualcosa di singolare nel modo in cui è venuta formandosi la memoria della Repubblica, nel modo in cui tale memoria è stata ed è elaborata dalla cultura ufficiale del Paese. Per molti decenni, ad esempio, a quanto accaduto dal 1943 al '45 fu vietato dare il nome che gli spettava, il nome cioè di [[Guerra civile in Italia (1943-1945)|guerra civile]]. Parlare di guerra civile era giudicato fattualmente falso, e ancor di più ideologicamente sospetto. Bisognava dire che quella che c'era stata era la resistenza, non la guerra civile; di guerra civile parlavano e scrivevano, allora, solo i reduci di Salò, i nostalgici del regime e qualche coraggioso giornalista o pubblicista di rango come [[Indro Montanelli]], che mostravano così da che parte ancora stavano. Le cose andarono in questo modo a lungo. Finché, all'inizio degli anni Novanta, come si sa, uno storico di sinistra, Claudio Pavone, scrisse un libro sul periodo 1943-'45 che si intitolava precisamente ''Una guerra civile'': solamente da allora tutti abbiamo potuto usare senza problemi questa espressione, ben inteso non cancellando certo la parola resistenza. (''[http://archiviostorico.corriere.it/2003/novembre/01/PADRONI_DELLA_MEMORIA_co_0_031101042.shtml I padroni della memoria]'', in ''Corriere della Sera'', 1º novembre 2003, p. 1)


*Eleggendo Papa [[Joseph Ratzinger]] la Chiesa cattolica ha mostrato innanzitutto la sua vitalità storica e la sua collaudata sapienza in quanto corpo politico, sia pure di un tipo specialissimo. Posta infatti di fronte a una difficile successione, la sua suprema assemblea non ha ripiegato sul compromesso e sulle mezze misure. Essa ha tagliato con risolutezza il nodo mostrando cosa significhi un rapporto antico e consapevole con la dimensione della leadership. E ha scelto. Ha scelto non già un arcigno conservatore o un occhiuto inquisitore: a dispetto di molti timori e di molti pregiudizi, Joseph Ratzinger non è questo. Egli è principalmente un testimone della nostra drammatica epocalità, l'uomo consapevole che — nella vampa infuocata dei tempi — interi universi storici, interi mondi antropologici e culturali che per secoli ci hanno plasmato, minacciano di venire annientati e di scomparire; e sente che, lungi dal corrispondere a un qualsiasi progresso, ciò apre solo la strada verso il nulla. (dal ''Corriere della sera'' del 14 luglio 2005)
*Eleggendo Papa [[Joseph Ratzinger]] la Chiesa cattolica ha mostrato innanzitutto la sua vitalità storica e la sua collaudata sapienza in quanto corpo politico, sia pure di un tipo specialissimo. Posta infatti di fronte a una difficile successione, la sua suprema assemblea non ha ripiegato sul compromesso e sulle mezze misure. Essa ha tagliato con risolutezza il nodo mostrando cosa significhi un rapporto antico e consapevole con la dimensione della leadership. E ha scelto. Ha scelto non già un arcigno conservatore o un occhiuto inquisitore: a dispetto di molti timori e di molti pregiudizi, Joseph Ratzinger non è questo. Egli è principalmente un testimone della nostra drammatica epocalità, l'uomo consapevole che — nella vampa infuocata dei tempi — interi universi storici, interi mondi antropologici e culturali che per secoli ci hanno plasmato, minacciano di venire annientati e di scomparire; e sente che, lungi dal corrispondere a un qualsiasi progresso, ciò apre solo la strada verso il nulla. (dal ''Corriere della sera'' del 14 luglio 2005)

Versione delle 22:58, 11 apr 2012

Ernesto Galli della Loggia

Ernesto Galli della Loggia (1942 – vivente), professore universitario, storico e giornalista italiano.

  • Se Dio esiste, se esiste una rivelazione, è impossibile che non sia quella di Gesù Cristo. Solo qui c'è questa commossa solidarietà con l'umano. Si può non credere, ma tutto questo è incomparabile. (da Libero, 6 dicembre 2001)
  • C'è davvero qualcosa di singolare nel modo in cui è venuta formandosi la memoria della Repubblica, nel modo in cui tale memoria è stata ed è elaborata dalla cultura ufficiale del Paese. Per molti decenni, ad esempio, a quanto accaduto dal 1943 al '45 fu vietato dare il nome che gli spettava, il nome cioè di guerra civile. Parlare di guerra civile era giudicato fattualmente falso, e ancor di più ideologicamente sospetto. Bisognava dire che quella che c'era stata era la resistenza, non la guerra civile; di guerra civile parlavano e scrivevano, allora, solo i reduci di Salò, i nostalgici del regime e qualche coraggioso giornalista o pubblicista di rango come Indro Montanelli, che mostravano così da che parte ancora stavano. Le cose andarono in questo modo a lungo. Finché, all'inizio degli anni Novanta, come si sa, uno storico di sinistra, Claudio Pavone, scrisse un libro sul periodo 1943-'45 che si intitolava precisamente Una guerra civile: solamente da allora tutti abbiamo potuto usare senza problemi questa espressione, ben inteso non cancellando certo la parola resistenza. (I padroni della memoria, in Corriere della Sera, 1º novembre 2003, p. 1)
  • Eleggendo Papa Joseph Ratzinger la Chiesa cattolica ha mostrato innanzitutto la sua vitalità storica e la sua collaudata sapienza in quanto corpo politico, sia pure di un tipo specialissimo. Posta infatti di fronte a una difficile successione, la sua suprema assemblea non ha ripiegato sul compromesso e sulle mezze misure. Essa ha tagliato con risolutezza il nodo mostrando cosa significhi un rapporto antico e consapevole con la dimensione della leadership. E ha scelto. Ha scelto non già un arcigno conservatore o un occhiuto inquisitore: a dispetto di molti timori e di molti pregiudizi, Joseph Ratzinger non è questo. Egli è principalmente un testimone della nostra drammatica epocalità, l'uomo consapevole che — nella vampa infuocata dei tempi — interi universi storici, interi mondi antropologici e culturali che per secoli ci hanno plasmato, minacciano di venire annientati e di scomparire; e sente che, lungi dal corrispondere a un qualsiasi progresso, ciò apre solo la strada verso il nulla. (dal Corriere della sera del 14 luglio 2005)
  • La scienza in quanto tale, insomma, non è in alcun modo garanzia di saggezza e di umanità. (dal Corriere della sera del 16 aprile 2008)
  • Il conoscere, il portare a sé il mondo e ripensarlo dentro di sé, che ha rappresentato lo strumento costante della multiforme crescita delle nostre collettività; e poi il rapporto con l'Antichità, con le origini classiche e cristiane, che continua ad essere per noi non solo fonte di un prestigio planetario ma anche motivo non estinguibile di autoriconoscimento, di una pietas del Ricordare e del Custodire in cui si riassume un tratto universale di civiltà; e infine la singolare vocazione italiana all'invenzione e all'armonia delle forme che, a partire dal paesaggio e dai mille modi della quotidianità, si è riversata poi in una vicenda artistica immensa: quanto ci piacerebbe che i nostri ministri dell'Istruzione e della Cultura ricordassero al Paese queste cose! (dal Corriere della sera del 22 luglio 2008)
  • Sapere, Passato e Bellezza rappresentano le tre grandi prospettive che da sempre caratterizzano e per più versi racchiudono l' intera nostra vicenda, le tre prospettive che da secoli sono valse a mantenere questa piccola penisola mediterranea al centro dell'attenzione del mondo, portando il nome italiano oltre ogni confine. (dal Corriere della sera del 22 luglio 2008)
  • Riappropriarsi di questo passato e della propria tradizione per ritrovarsi: questo è il compito urgente che sta davanti al Paese che sa e che pensa. (dal Corriere della sera del 21 agosto 2008)
  • L'unico scopo che ci tiene insieme sembra essere oramai quello di spartirci il bilancio dello Stato, di dividerci una spoglia. (dal Corriere della sera del 20 luglio 2009)
  • Cultura è una parola da adoperare sempre con estrema cautela, dal momento che tra il pronunciarla e sciacquarsene con sussiego la bocca ce ne corre pochissimo. (dal Corriere della sera del 10 agosto 2009)
  • Con l'ideologia leghista si può essere ottimi sindaci di Varese e perfino di Verona, ma non si riesce a governare l'Italia. [...] Con l'ideologia leghista al massimo si può stare al governo, che però è cosa del tutto diversa dal governare. (dal Corriere della sera del 4 aprile 2011)
  • Quello della Padania, in realtà, è un bluff che solo la stupida timidezza delle forze politiche «italiane» non ha fin qui avuto il coraggio di «vedere», e che Bossi adopera all'unico scopo di marcare il proprio impegno territoriale e il proprio feudo elettorale. Ma che per il resto è di un'inconsistenza assoluta presso lo stesso elettorato leghista. (dal Corriere della sera del 4 aprile 2011)
  • Tutta la classe dirigente italiana è organizzata in un sistema di compatte oligarchie di anziani che per conservare e accrescere i propri privilegi sono decisi a sbarrare l'ingresso a chiunque. [...] La muraglia invalicabile dietro la quale prospera la gerontocrazia italiana ha un nome preciso: l'ostracismo alla competizione e al merito. [...] È così che l'Italia sta mandando letteralmente al macero una generazione dopo l'altra. (dal Corriere della sera dell'11 aprile 2011)

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