Lorenzo Guadagnucci: differenze tra le versioni

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===Citazioni===
===Citazioni===
*Specialmente dopo l'11 settembre 2001, nel nuovo clima geopolitico segnato dalla cosiddetta "guerra al terrorismo", i [[diritti umani]] sono stati strumentalizzati per azioni belliche e manovre di potere, senza alcun pudore. Hanno così perso tutta la loro purezza, la loro radicalità. Mi sono persuaso che occorre andare più a fondo e studiare le strutture del potere e del dominio per capire che cosa sono i diritti, che cos'è davvero l'eguaglianza, a prescindere dai confini di specie. Ed ecco che scoprirsi e sentirsi fratelli di tutti gli oppressi, a cominciare dai più oppressi fra gli oppressi, ossia gli (altri) animali, è un'illuminazione. La parola liberazione assume nuovi e straordinari significati. (p. 10)
*Specialmente dopo l'[[Attentati dell'11 settembre 2001|11 settembre 2001]], nel nuovo clima geopolitico segnato dalla cosiddetta "guerra al terrorismo", i [[diritti umani]] sono stati strumentalizzati per azioni belliche e manovre di potere, senza alcun pudore. Hanno così perso tutta la loro purezza, la loro radicalità. Mi sono persuaso che occorre andare più a fondo e studiare le strutture del potere e del dominio per capire che cosa sono i diritti, che cos'è davvero l'eguaglianza, a prescindere dai confini di specie. Ed ecco che scoprirsi e sentirsi fratelli di tutti gli [[Oppressione|oppressi]], a cominciare dai più oppressi fra gli oppressi, ossia gli (altri) animali, è un'illuminazione. La parola liberazione assume nuovi e straordinari significati. (p. 10)
*Pensavo alla penosa condizione di quei grandi pesci chiusi in un piccolo specchio di mare da un sistema di reti e di barche; pensavo a quei [[Tonno|tonni]] terrorizzati che si dibattono in mezzo al sangue, finché non vengono arpionati brutalmente dai pescatori, uno per uno, senza alcuna possibilità di fuga. L'impotenza e la disperazione di quei pesci, caduti nell'ingegnosa e crudele trappola tesa dai pescatori, mi hanno sempre impressionato. (p. 13)
*Pensavo alla penosa condizione di quei grandi pesci chiusi in un piccolo specchio di mare da un sistema di reti e di barche; pensavo a quei [[Tonno|tonni]] terrorizzati che si dibattono in mezzo al sangue, finché non vengono arpionati brutalmente dai pescatori, uno per uno, senza alcuna possibilità di fuga. L'impotenza e la disperazione di quei pesci, caduti nell'ingegnosa e crudele trappola tesa dai pescatori, mi hanno sempre impressionato. (p. 13)
*Credo di aver capito, insomma, che battersi per i [[diritti degli animali|diritti animali]] non è, come pensavo un tempo, un lusso o una forma di dedizione e di impegno civico lodevole ma tutto sommato minore, bensì una lotta, se inquadrata in chiave antispecista e nonviolenta, che ha un enorme potenziale come fattore di cambiamento, sia in senso politico, sia per la vita dei singoli individui. (p. 18)
*Credo di aver capito, insomma, che battersi per i [[diritti degli animali|diritti animali]] non è, come pensavo un tempo, un lusso o una forma di dedizione e di impegno civico lodevole ma tutto sommato minore, bensì una lotta, se inquadrata in chiave antispecista e nonviolenta, che ha un enorme potenziale come fattore di cambiamento, sia in senso politico, sia per la vita dei singoli individui. (p. 18)
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*{{NDR|Annamaria Rivera è}} una studiosa ma anche una militante, con una lunga esperienza e un ruolo determinante nella nascita del movimento antirazzista in Italia. (p. 170)
*{{NDR|Annamaria Rivera è}} una studiosa ma anche una militante, con una lunga esperienza e un ruolo determinante nella nascita del movimento antirazzista in Italia. (p. 170)
*{{NDR|''[[Oriana Fallaci#La rabbia e l'orgoglio|La rabbia e l'orgoglio]]'' è}} un testo italiano recente, esempio concreto di neorazzismo, ma che è stato apprezzato e diffuso per il suo presunto coraggio nel dire le cose come stanno (secondo la vile retorica corrente) [...], che Annamaria Rivera cita per la metafora zoologica applicata dalla giornalista fiorentina alle persone di fede musulmana che la ossessionavano: "Orinano nei battisteri [...] si moltiplicano come topi". (pp. 173-174)
*{{NDR|''[[Oriana Fallaci#La rabbia e l'orgoglio|La rabbia e l'orgoglio]]'' è}} un testo italiano recente, esempio concreto di neorazzismo, ma che è stato apprezzato e diffuso per il suo presunto coraggio nel dire le cose come stanno (secondo la vile retorica corrente) [...], che Annamaria Rivera cita per la metafora zoologica applicata dalla giornalista fiorentina alle persone di fede musulmana che la ossessionavano: "Orinano nei battisteri [...] si moltiplicano come topi". (pp. 173-174)
*In Italia, viene da pensare, un'etnografia dei [[Mattatoio|mattatoi]] è probabilmente inconcepibile. Praticamente nulla si sa di quel che avviene nelle centinaia di macelli esistenti, se non quel che riescono a documentare i gruppi animalisti che vi compiono incursioni clandestine. Gli allevamenti e i mattatoi sono autentiche istituzioni totali tenute fuori dallo sguardo del resto della società. Ogni informazione è coperta, non c'è nemmeno la mediazione del ceto giornalistico, anch'esso bandito da simili luoghi, se non per riprese e servizi ''embedded'', a vantaggio delle aziende che gestiscono la segregazione e la morte degli animali [...]. (pp. 181-182)


==Bibliografia==
==Bibliografia==

Versione delle 18:51, 14 gen 2013

Lorenzo Pancioli Guadagnucci (1963 – vivente), giornalista italiano.

Restiamo animali

Incipit

"Hai presente una tonnara?" Era il 24 luglio 2001 e risposi con queste parole alla domanda iniziale della mia prima volta da intervistato. Ero in automobile con Sandro e Olga, miei amici e giornalisti come me. Erano passati a prendermi a Genova, arrivando da Milano, per portarmi a casa dai miei genitori a Pescia, in Toscana, dopo due giorni trascorsi in stato d'arresto all'ospedale Galliera. Ero finito lì, ricoverato d'urgenza, dopo il pestaggio alla scuola Diaz la notte del 21 luglio 2001, al termine della manifestazione contro gli "Otto Grandi" riuniti nella città. Olga, all'epoca, lavorava per il quotidiano online Il Nuovo e durante il viaggio mi intervistò. Il caso del giornalista del Resto del Carlino pestato a sangue e arrestato come membro del Black Bloc faceva indubbiamente notizia. Olga mi chiese di descrivere che cos'era avvenuto dentro la scuola e io evocai l'immagine della tonnara.

Citazioni

  • Specialmente dopo l'11 settembre 2001, nel nuovo clima geopolitico segnato dalla cosiddetta "guerra al terrorismo", i diritti umani sono stati strumentalizzati per azioni belliche e manovre di potere, senza alcun pudore. Hanno così perso tutta la loro purezza, la loro radicalità. Mi sono persuaso che occorre andare più a fondo e studiare le strutture del potere e del dominio per capire che cosa sono i diritti, che cos'è davvero l'eguaglianza, a prescindere dai confini di specie. Ed ecco che scoprirsi e sentirsi fratelli di tutti gli oppressi, a cominciare dai più oppressi fra gli oppressi, ossia gli (altri) animali, è un'illuminazione. La parola liberazione assume nuovi e straordinari significati. (p. 10)
  • Pensavo alla penosa condizione di quei grandi pesci chiusi in un piccolo specchio di mare da un sistema di reti e di barche; pensavo a quei tonni terrorizzati che si dibattono in mezzo al sangue, finché non vengono arpionati brutalmente dai pescatori, uno per uno, senza alcuna possibilità di fuga. L'impotenza e la disperazione di quei pesci, caduti nell'ingegnosa e crudele trappola tesa dai pescatori, mi hanno sempre impressionato. (p. 13)
  • Credo di aver capito, insomma, che battersi per i diritti animali non è, come pensavo un tempo, un lusso o una forma di dedizione e di impegno civico lodevole ma tutto sommato minore, bensì una lotta, se inquadrata in chiave antispecista e nonviolenta, che ha un enorme potenziale come fattore di cambiamento, sia in senso politico, sia per la vita dei singoli individui. (p. 18)
  • Non penso che sia una perdita di tempo, o comunque una stravaganza, impegnarsi per aiutare o salvare anche un singolo individuo non umano. Perché in quell'individuo, in quel momento, è contenuta per intero la lotta che merita d'essere intrapresa anche per tutti gli altri. (p. 19)
  • In verità l'alimentazione vegana è un'esplorazione continua. A me ha dato la spinta a sperimentare cose nuove in cucina, a curiosare nei libri di ricette e a mettermi ai fornelli [...]. La cucina tradizionale italiana, a ben vedere, è ricchissima di specialità vegane de facto e molte altre pietanze sono "veganizzabili" usando un po' di fantasia: è una specie di gioco che sta diventando appassionante. (p. 24)
  • Mi domando quand'è che ho cominciato a mutare opinione, a correggere il mio sguardo viziato dall'assimilazione passiva del discorso corrente. Il punto d'inizio è probabilmente un libro. [...] Era Se niente importa di Jonathan Safran Foer [...].
    Se niente importa è un libro morale, un'inchiesta viva sul senso della vita e delle proprie scelte. (p. 25)
  • Da Pitagora in poi, la storia del vegetarismo è fatta da personaggi eccentrici, da anticonformisti e utopisti politici. Tutti hanno puntato a un rinnovamento morale e sociale della società, pur nella diversità degli accenti e dell'impegno. (p. 33)
  • Il mahatma Gandhi è stato forse il primo importante attivista e grande riformatore ad attribuire una dimensione politica al vegetarismo, seguito dal nostro Aldo Capitini, filosofo e uomo politico rimasto ai margini della corrente principale della storia politica del Novecento, ma oggi imprescindibile. (p. 34)
  • Singer è l'autore di Liberazione animale, il libro più importante degli ultimi decenni nel filone animalista. Impossibile prescinderne. Vi è esposta una riflessione densissima su tutte le implicazioni morali poste dalla pretesa umana di disporre della vita degli animali, pretesa che per Singer non ha alcun fondamento etico. [...] Liberazione animale, uscito nel 1975 e continuamente ristampato, ha segnato uno spartiacque, aprendo la stagione dell'animalismo contemporaneo, che oggi comprende un filone – l'antispecismo – che a Singer deve molto, ma che è andato ben oltre le sue concezioni utilitariste. (pp. 44-45)
  • Ogni agnello è un individuo che può suscitare empatia e tenerezza, se preso come tale: ciascuno di noi lo sa, per esperienza diretta o semplicemente per immedesimazione. Ne arriva un'eco addirittura sui giornali, proprio nei giorni che precedono la Pasqua, con le immancabili notizie sugli agnelli sfuggiti al mattatoio e ritrovati su un prato o per strada. Ogni volta c'è chi se ne prende cura, dà loro un nome e fa conoscere ai cronisti l'edificante storia del condannato a morte che trova la salvezza grazie a un casuale benefattore. (p. 67)
  • Poi ci sono i maiali, [...] ho finalmente capito quanto noi umani siamo simili a loro: dev'essere per questo che sono tanto disprezzati dalla cultura specista prevalente. Li sentiamo così vicini, e così netto, accanto a loro, è il rischio di percepire la nostra stessa animalità, che li allontaniamo con lo strumento della denigrazione, dell'umiliazione fisica e simbolica. (p. 91)
  • [Con le galline è] facile intuirne il godimento mentre fanno i bagni di sabbia e ho anche notato quanto siano curiose. Quando entri nel loro ambiente si avvicinano per capire di che si tratta e pare che conversino fittamente fra loro per commentare la novità. (p. 94)
  • Il maiale che cantava alla luna [...] è una lettura imperdibile. Masson vi racconta qual è la natura autentica degli animali che siamo abituati a considerare merce-cibo, quindi galline, maiali, mucche, capre e pecore. Il racconto procede per aneddoti e storie concrete, attraverso la visita diretta a rifugi per animali e le testimonianze di persone che con loro convivono e li conoscono bene. È un testo pieno di sorprese [...]. (p. 95)
  • Si insiste sui "modelli animali", dicono gli scienziati contrari alla vivisezione, nonostante l'impossibilità di applicare automaticamente alla specie umana i risultati osservati su altre specie, e si lesinano i fondi per la ricerca applicata che non fa uso di animali. Una potente lobby, soprattutto farmaceutica, si oppone a ogni cambiamento che potrebbe compromettere affari oggi assai lucrosi, contando sulla complicità e l'ignavia della classe medico-scientifica. (p. 106)
  • L'emancipazione umana e la liberazione animale possono andare di pari passo. L'una e l'altra si rafforzano vicendevolmente. Sono in fondo la stessa cosa, la stessa lotta. (p. 136)
  • [Luigi Lombardi Vallauri] È un formidabile conferenziere, con il physique du rôle del guru. Asciutto, aspetto ascetico, ma anche uomo curioso di tutto e di notevole prontezza: adora stupire il suo interlocutore, fa spesso sfoggio di erudizione ma trova il modo di inserire scherzi e battute anche nei discorsi più dotti. Si piace, ma non dà mai l'impressione d'essere solo concentrato su se stesso. (pp. 150-151)
  • Lei [Annamaria Rivera] sostiene che i gatti sono in grado di dare molti insegnamenti a noi umani. Che il confronto con loro permette, ad esempio, di relativizzare i punti di vista e di renderci così meno arroganti, meno sicuri di essere nel giusto. E aggiunge, Annamaria, un'osservazione che non avevo mai sentito né mi era mai venuta in mente: tratti tipici dei gatti, da prendere in grande considerazione, sono la flessibilità e il senso del limite. I gatti sono animali "situazionali": si adattano agli ambienti e alle circostanze e assumono ruoli e comportamenti secondo le situazioni. (pp. 168-169)
  • [Annamaria Rivera è] una studiosa ma anche una militante, con una lunga esperienza e un ruolo determinante nella nascita del movimento antirazzista in Italia. (p. 170)
  • [La rabbia e l'orgoglio è] un testo italiano recente, esempio concreto di neorazzismo, ma che è stato apprezzato e diffuso per il suo presunto coraggio nel dire le cose come stanno (secondo la vile retorica corrente) [...], che Annamaria Rivera cita per la metafora zoologica applicata dalla giornalista fiorentina alle persone di fede musulmana che la ossessionavano: "Orinano nei battisteri [...] si moltiplicano come topi". (pp. 173-174)
  • In Italia, viene da pensare, un'etnografia dei mattatoi è probabilmente inconcepibile. Praticamente nulla si sa di quel che avviene nelle centinaia di macelli esistenti, se non quel che riescono a documentare i gruppi animalisti che vi compiono incursioni clandestine. Gli allevamenti e i mattatoi sono autentiche istituzioni totali tenute fuori dallo sguardo del resto della società. Ogni informazione è coperta, non c'è nemmeno la mediazione del ceto giornalistico, anch'esso bandito da simili luoghi, se non per riprese e servizi embedded, a vantaggio delle aziende che gestiscono la segregazione e la morte degli animali [...]. (pp. 181-182)

Bibliografia

  • Lorenzo Guadagnucci, Restiamo animali: Vivere vegan è una questione di giustizia, Terre di mezzo, Milano, 2012. ISBN 978-88-6189-224-8

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