Cristoforo Poggiali: differenze tra le versioni
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*Non ha il sapore delle mie [[cipolla|cipolle]] ciò che nella real pentola bolle. (p. 85) |
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*Nasce presto, e si mangia in un boccone il fungo, e tale appunto è l'occasione. (p. 89) |
*Nasce presto, e si mangia in un boccone il fungo, e tale appunto è l'occasione. (p. 89) |
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*Non v'ha cesta così rotta e negletta, che in opra alla [[vendemmia]] non si metta. (p. 99) |
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*Il [[chirurgia|chirurgo]] pietoso non guarisce la piaga, e l'util arte sua tradisce. (p. 100) |
*Il [[chirurgia|chirurgo]] pietoso non guarisce la piaga, e l'util arte sua tradisce. (p. 100) |
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*A chi di [[peste]] ha da morir, non giova mutar paese, e cercar aria nuova. (p. 102) |
*A chi di [[peste]] ha da morir, non giova mutar paese, e cercar aria nuova. (p. 102) |
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*Non può star la [[gotta|podagra]] coi villani, che in esercizio han sempre e piedi e mani. (p. 111) |
*Non può star la [[gotta|podagra]] coi villani, che in esercizio han sempre e piedi e mani. (p. 111) |
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*Come bella al di fuori è la [[castagna]]! E pur brutta al di dentro ha la magagna. (p. 124) |
*Come bella al di fuori è la [[castagna]]! E pur brutta al di dentro ha la magagna. (p. 124) |
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*Se alla vendemmia, d'acqua empiesti il tino, come oggi sperar puoi di trarne vino? (p. 124) |
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*De' corpi fa la [[peste]] orrido scempio; dell'alme il fa maggiore, il mal esempio. (p. 125) |
*De' corpi fa la [[peste]] orrido scempio; dell'alme il fa maggiore, il mal esempio. (p. 125) |
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*Se fermezza non ha d'animo e destra, il [[chirurgia|chirurgo]], sui libri invan s'addestra. (p. 141) |
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*Taluno ha più di un mal che appare; sol rogna e tosse non si può celare. (p. 175) |
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*Da terra il [[fungo]] appena spunta fuora, che man lo coglie, e bocca lo divora. (p. 177) |
*Da terra il [[fungo]] appena spunta fuora, che man lo coglie, e bocca lo divora. (p. 177) |
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*Mentr'Elvio s'infuria, e contra il ciel bestemmia, la gragnuola gli strugge la vendemmia. (p. 178) |
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*Gusta meglio de' fichi la dolcezza, chi delle sorbe assaggiò pria l'asprezza. (p. 182) |
*Gusta meglio de' fichi la dolcezza, chi delle sorbe assaggiò pria l'asprezza. (p. 182) |
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*Chi all'altrui discrezion mangia, sta fresco; è meglio pane e [[aglio]] al proprio desco. (p. 186) |
*Chi all'altrui discrezion mangia, sta fresco; è meglio pane e [[aglio]] al proprio desco. (p. 186) |
Versione delle 17:45, 26 set 2013
Cristoforo Poggiali (1721 – 1811), bibliotecario italiano.
Proverbj, motti e sentenze ad uso ed istruzione del popolo
- Più pecore ove sono, ivi è più rogna; e un grand'ovile spesso è una grande fogna. (p. 4)
- Fuggi gl'impegni, e i perigliosi intrichi, se vuoi salvar la pancia per i fichi. (p. 22)
- Qual la podagra, e qual l'epilessia, ereditaria è in molti la pazzia. (p. 23)
- Non metter mano dove non bisogna; e lascia che si gratti chi ha la rogna. (p. 33)
- Chi al naso ha verdi occhiali; se lor crede, dirà, ch'è verde tutto ciò che vede. (p. 46)
- Chi ha bravo cuoco, e amici sempre invita, se non ha buona entrata, ha buona uscita. (p. 62)
- Attienti a scarpa larga, e tazze piene per la podagra, e grida quando viene. (p. 78)
- Chi timor non avea di rogna o scabbia l'ha trovata; ei la vuole, egli se l'abbia. (p. 80)
- Non ha il sapore delle mie cipolle ciò che nella real pentola bolle. (p. 85)
- Nasce presto, e si mangia in un boccone il fungo, e tale appunto è l'occasione. (p. 89)
- Non v'ha cesta così rotta e negletta, che in opra alla vendemmia non si metta. (p. 99)
- Il chirurgo pietoso non guarisce la piaga, e l'util arte sua tradisce. (p. 100)
- A chi di peste ha da morir, non giova mutar paese, e cercar aria nuova. (p. 102)
- Non può star la podagra coi villani, che in esercizio han sempre e piedi e mani. (p. 111)
- Come bella al di fuori è la castagna! E pur brutta al di dentro ha la magagna. (p. 124)
- Se alla vendemmia, d'acqua empiesti il tino, come oggi sperar puoi di trarne vino? (p. 124)
- De' corpi fa la peste orrido scempio; dell'alme il fa maggiore, il mal esempio. (p. 125)
- Se fermezza non ha d'animo e destra, il chirurgo, sui libri invan s'addestra. (p. 141)
- D'onde è la peste, fuggi, e torna tardi, con pregar sempre Dio, che te ne guardi. (p. 174)
- Taluno ha più di un mal che appare; sol rogna e tosse non si può celare. (p. 175)
- Da terra il fungo appena spunta fuora, che man lo coglie, e bocca lo divora. (p. 177)
- Mentr'Elvio s'infuria, e contra il ciel bestemmia, la gragnuola gli strugge la vendemmia. (p. 178)
- Gusta meglio de' fichi la dolcezza, chi delle sorbe assaggiò pria l'asprezza. (p. 182)
- Chi all'altrui discrezion mangia, sta fresco; è meglio pane e aglio al proprio desco. (p. 186)
- L'aglio con fedeltà guarda il tuo cane; ma non sarà fedel guardando il pane. (p. 228)
- Nel Settembre e l'Ottobre in colli aprichi, gli è un piacer alla caccia andar dei fichi. (p. 228)
- Casa fatta di nuovo e vigna posta, non può l'uom sapere quanto gli costa. (p. 232)
- Tu salti presto dalla corba al vaglio; già parlavi di torta, or parli d'aglio. (p. 235)
- Cadon le miglior pere a' porci in bocca, e, a chi n'è degno, il buon di rado tocca. (p. 239)
- La noce è detta noce, perché nuoce; cuoco appelliamo il cuoco perché cuoce. (p. 247)
- Se pere e mele a terra il turbin getta, d'empirsene le tasche ognun si affretta. (p. 270)
- A chi ne' campi sul lavoro stenta, son manna le cipolle e la polenta. (p. 281)
Bibliografia
- Cristoforo Poggiali, Proverbj, motti e sentenze ad uso ed istruzione del popolo; centurie XXIV, Dai Torchj del Majno, 1821.
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