Il ritorno di don Camillo: differenze tra le versioni

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'''''Il ritorno di Don Camillo''''', [[film]] [[italia]]no del 19 con [[Gino Cervi]] e [[Fernandel]], regia di [[Julien Duvivier]].
'''''Il ritorno di Don Camillo''''', [[film]] [[italia]]no del 1953 con [[Gino Cervi]] e [[Fernandel]], regia di [[Julien Duvivier]].


== Frasi ==
== Frasi ==

Versione delle 09:40, 4 nov 2006

Il ritorno di Don Camillo

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Titolo originale

Il ritorno di Don Camillo

Lingua originale italiano
Paese Italia Francia
Anno 1953
Genere Commedia
Regia Julien Duvivier
Sceneggiatura -
Interpreti e personaggi
Note


Il ritorno di Don Camillo, film italiano del 1953 con Gino Cervi e Fernandel, regia di Julien Duvivier.

Frasi

  • Compagni, ci sono momenti i quali, senza dimenticare la necessità della riscossa proletaria, bisogna sapersi inchinare davanti all'avversario meritevole, soprattutto se è morto. (Peppone) [Riferendosi al dott. Spiletti]
  • Sono come una corazzata chiusa in una stagno, appena mi muovo c'è la rivoluzione dei ranocchi. (Don Camillo)

Dialoghi

  • Peppone: ... Dica un po', che sarebbe quella nuova statua che ha messo in chiesa al posto di san Lucio?
    Prete supplente: E' santa Rita da Cascia.
    Peppone: San Lucio è il patrono dei lattai, no? Levandolo lei turba l'ordine economico del paese, la prego di far sparire quella statua al più presto!
  • Peppone: Era un vecchio avversario, ma sappiamo riconoscere il valore degli individui, chiederò al consiglio di votare un giorno di lutto ufficiale.
    Dott. Spiletti: Ti piacerebbe, eh, brutto asino rosso?
    Peppone: Ma allora dottore?
    Medico: Clinicamente è morto... Respira ancora è un fatto, ma è anche un affronto alla scienza.
    Dott. Spiletti: Saresti lieto di seppellirmi, eh, ma aspetterai, morrò quando don Camillo mi avrà confessato.
    Peppone: Se vi ci vuole don Camillo avremo il piacere di conservarvi fra noi fino al giorno del giudizio.
  • Peppone: ... Tu e le tue comari lasciatemi in pace con don Camillo, sta bene dove sta! [Rivolto alla moglie]
    Don Camillo: Mica tanto bene. [Appena tornato in paese]
  • Peppone: In riga ... Attenti ... Avanti, marsh! [Comandando i suoi]
    Peppone: Primi fra tutti teniamo a che torni a posto quella campana, che ha salutato ieri l'alba della liberazione e che saluterà domani l'alba radiosa della rivoluzione proletaria. [Versando poi l'offerta per la ristrutturazione del campanile]
    Don Camillo: Grazie, signor sindaco... [Proseguendo sottovoce] Mo per il giorno della rivoluzione farai bene a curare il dietrofront e il passo di corsa.
  • Peppone: Ha soggezione, voi potete parlargli senza aver bisogno di picchiarlo come farei io. [Chiedendo a don Camillo di intervenire presso il proprio figlio in collegio]
    Don Camillo: Sinceramente se ci vado ho paura che qualche ceffone mi scappi.
    Peppone: Oh, se si tratta di qualche scapaccione niente in contrario, ma andateci piano, è un Botassi d'accordo, ma non ha ancora la robustessa di suo padre.
  • Don Camillo: Hai di nuovo messo avanti il tuo sporco orologio?!
    Peppone: Non vorrete mica che si resti in ritardo sulla reazione?
    Don Camillo: La torre segna l'ora solare, il sole non fa politica: il tuo orologio va avanti.
    Peppone: E' l'orologio del popolo, se è in ritardo sul popolo tanto peggio per il sole e tutto il suo sistema!
    Don Camillo: Poh, Signore difendetemi, la Terra non gli basta più, vogliono rifare l'Universo. [Ma finito il colloquio don Camillo si precipita a portare avanti le lancette della torre campanaria]
  • Peppone: Sapete almeno nuotare?
    Don Camillo: Eeoh, come un ferro da stiro!