Il gladiatore: differenze tra le versioni
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Versione delle 19:44, 1 mag 2014
Il gladiatore
Titolo originale |
Gladiator |
---|---|
Lingua originale | inglese |
Paese | USA, Gran Bretagna |
Anno | 2000 |
Genere | drammatico, epico, storico, azione |
Regia | Ridley Scott |
Soggetto | David Franzoni |
Sceneggiatura | David Franzoni, John Logan, William Nicholson |
Produttore | Douglas Wick, David Franzoni, Branko Lustig, Terry Needham |
Interpreti e personaggi | |
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Doppiatori italiani | |
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Note | |
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Il gladiatore, film statunitense del 2000 con Russell Crowe, regia di Ridley Scott.
La gloria rende gli eroi immortali.
Frasi
- Forza e onore. (Massimo)
- A tre settimane da oggi, io mieterò il mio raccolto. Immaginate dove vorrete essere, perché così sarà! Serrate i ranghi! Seguitemi! Se vi ritroverete soli, a cavalcare su verdi praterie col sole sulla faccia, non preoccupatevi troppo, perché sarete nei campi Elisi, e sarete già morti! Fratelli! Ciò che facciamo in vita, riecheggia nell'eternità! (Massimo)
- Al mio segnale, scatenate l'inferno. (Massimo)
- Roma ha vinto! (Massimo)
- C'è stato un sogno una volta che era Roma; lo si poteva soltanto sussurrare: ogni cosa più forte di un sospiro l'avrebbe fatto svanire. Era così fragile. Io temo che non sopravviverà all'inverno. (Marco Aurelio) [Rivolto a Massimo]
- Un soldato ha il grande vantaggio di poter guardare il suo nemico negli occhi. (Massimo)
- Massacrerei il mondo intero se solo tu mi amassi! (Commodo)
- Conoscevo un uomo che diceva "La morte sorride a tutti; un uomo non può far altro che sorriderle di rimando". (Massimo)
- Molte cose cambiano nel tempo; molte cose, ma non tutte. (Lucilla)
- Io sono Proximo e per i pochi giorni che seguiranno, gli ultimi della vostra miserabile vita, io vi starò più vicino di quella puttana che vi ha messo al mondo urlando; non ho pagato per godere della vostra compagnia, ho pagato per trarre profitto dalla vostra morte, e come vostra madre era con voi al principio, io sarò con voi alla fine... e quando morirete, perché voi morirete, il vostro trapasso avverrà con questo suono: [Clap Clap Clap] Gladiatori, io vi saluto! (Proximo)
- [...] in fin dei conti dobbiamo tutti morire, purtroppo non possiamo scegliere in che modo, ma possiamo decidere come andare in contro alla fine, per poter essere ricordati... da uomini. (Proximo)
- [Parlando di Commodo] Credo che lui sappia che cos'è Roma, Roma è il popolo, farà qualche magia per loro per distrarli, toglierà loro la libertà e la folla ruggirà lo stesso. Il cuore pulsante di Roma non è certo il marmo del Senato, ma la sabbia del Colosseo, lui porterà loro la morte, in cambio lo ameranno. (Senatore Gracco)
- Noi mortali non siamo che ombre e polvere. Ombre e polvere, Massimo! (Proximo)
- Sangue! Sangue! Sangue! (La folla) [All'arena dei gladiatori]
- Ispanico! Ispanico! Ispanico! (La folla) [All'arena dei gladiatori]
- Morte, morte, morte! (La folla) [All'arena dei gladiatori]
- Mi chiamo Massimo Decimo Meridio, comandante dell'esercito del Nord, generale delle legioni Felix, servo leale dell'unico vero imperatore Marco Aurelio. Padre di un figlio assassinato, marito di una moglie uccisa... e avrò la mia vendetta... in questa vita o nell'altra. (Massimo)
- È un sogno, un sogno spaventoso, la vita. (Commodo)
- Hai un grande nome, dovranno uccidere il tuo nome prima di uccidere te! (Iuba) [Rivolto a Massimo]
- Roma vale la vita di un uomo giusto? Noi lo credevamo una volta. Fa' in modo che possiamo crederlo ancora. (Lucilla) [Al senatore Gracco, dopo la morte di Massimo]
- Era un soldato di Roma. Onoratelo! (Lucilla) [Davanti al corpo esanime di Massimo]
- Io ti riincontrerò un giorno... ma non ancora. Non ancora. (Iuba)
- Il tempo degli onori presto sarà finito per te, principe. (Massimo)
- Qualunque cosa esca da quei cancelli... avremmo maggiori possibilità di sopravvivere se combatteremo uniti. Avete capito? Se saremo uniti, sopravviveremo. (Massimo)
- [Ultime parole] Lucio è salvo? (Massimo)
- [Ultime parole] Ombra e polvere! (Proximo)
- [Al pubblico dell'arena, dopo aver ucciso sei gladiatori in pochi secondi] NON VI SIETE DIVERTITI?! NON VI SIETE DIVERTITI?! Non siete qui per questo?! (Massimo)
Dialoghi
- Commodo: La tua fama è ben meritata Ispanico, non credo che ci sia mai stato un gladiatore come te e quanto a questo giovane insiste nel dire che sei Ettore redivivo. Oppure era Ercole? Ma perché l'eroe non si rivela e non ci dice il suo vero nome? Perché tu hai un nome.
Massimo: Mi chiamano"gladiatore" [si volta dandogli le spalle]
Commodo: Come osi voltare le spalle a me? Schiavo! Ti toglierai l'elmo e mi dirai il tuo nome!
Massimo [togliendosi l'elmo, e voltandosi]: Mi chiamo Massimo Decimo Meridio, comandante dell'esercito del Nord, generale delle legioni Felix, servo leale dell'unico vero imperatore Marco Aurelio. Padre di un figlio assassinato, marito di una moglie uccisa... e avrò la mia vendetta... in questa vita o nell'altra. - Quinto: Soldato, ti ho ordinato di spostare in avanti quelle catapulte, sono troppo distanti.
Massimo: La distanza è buona...
Quinto: Il rischio per la cavalleria...
Massimo: ...è accettabile, intesi?
- Quinto: Un popolo dovrebbe capire quando è sconfitto.
Massimo: Tu lo capiresti Quinto? Io lo capirei?
- Marco Aurelio: Hai dimostrato il tuo valore ancora una volta, Massimo... speriamo che sia l'ultima.
Massimo: Non c'è più nessuno da combattere, Cesare.
Marco Aurelio: Ahh... c'è sempre qualcuno da combattere...
- Marco Aurelio: Come posso ricompensare il più grande condottiero di Roma?
Massimo: Lasciami tornare a casa.
- Valerio: Torni agli accampamenti, generale? ...oppure a Roma?
Massimo: A casa, da mia moglie, da mio figlio e al mio raccolto...
Quinto: Massimo il contadino, è ancora difficile immaginarlo per me.
Massimo: La terra si toglie molto più facilmente del sangue, Quinto.
- Massimo: La mia casa è sulle colline di Trujillo. Un posto molto semplice, pietre rosa che si scaldano al sole e un orto che profuma di erbe di giorno e di gelsomino la notte. Oltre il cancello c'è un gigantesco pioppo, fichi, meli, peri. Il terreno, Marco, è nero, nero come i capelli di mia moglie, vigne sui declivi a sud, olivi su quelli a nord, cavallini giocano con mio figlio che vuole essere uno di loro.
Marco Aurelio: Da quanto manchi dalla tua casa?
Massimo: 2 anni, 264 giorni e questa mattina.
- Marco Aurelio: C'è un ultimo dovere che ti chiedo di compiere prima di tornare alla tua casa.
Massimo: Che cosa vuoi che faccia, Cesare?
Marco Aurelio: Voglio che tu divenga il protettore di Roma, dopo la mia morte. Te ne darò l'autorità... per un unico scopo: restituire il potere al popolo di Roma e porre fine alla corruzione che la rende abbietta.
Massimo: Con tutto il cuore no.
Marco Aurelio: Massimo, è per questo che devi essere tu!
- Massimo: E Commodo? [Parlando del successore]
Marco Aurelio: Commodo è un uomo senza moralità, lo sai sin da quando eri ragazzo... Commodo non può governare, non deve assolutamente governare.
- Lucilla: Servirai mio fratello come hai servito mio padre?
Massimo: Io servirò sempre Roma!
- Marco Aurelio: Tu non diventerai imperatore. I miei poteri passeranno a Massimo.
Commodo: ...Massimo...
Marco Aurelio: Sì...la mia decisione ti delude?
Commodo: Una volta mi scrivesti, citando le quattro principali virtù: saggezza, giustizia, fermezza, e temperanza. Leggendo quello scritto, sapevo di non possederle. Ma ho altre virtù, padre. Ambizione. Questa può essere una virtù quando ci conduce a eccellere. Intraprendenza. Coraggio. Forse non sul campo di battaglia, ma... ci sono molte forme di coraggio. Devozione. Alla mia famiglia, e a te. Ma nessuna delle mie virtù era sul tuo scritto. Anche allora era come se non mi volessi come figlio.
Marco Aurelio: Oh, Commodo. Stai esagerando.
Commodo: Vado cercando i volti degli dèi... per fare in modo di compiacerti, di renderti orgoglioso. Una parola gentile. Ci fosse almeno una volta in cui mi avessi abbracciato e tenuto stretto al tuo petto, per me... sarebbe stato come il sole nel mio cuore per mille anni. Cosa odi in me a tal punto?
Marco Aurelio: Shh, Commodo.
Commodo: Non desideravo altro che... essere degno di te, Cesare. Padre.
Marco Aurelio [si mette in ginocchio]: Commodo... le tue mancanze come figlio sono il mio fallimento come padre. [si abbracciano] Figlio mio. [Ultime parole]
Commodo: Padre... Massacrerei il mondo intero, se solo tu mi amassi! [Commodo preme Marco contro il suo petto e lo fa morire asfissiato]
- Lucilla: C'è sempre stato un Senato...
Commodo: Roma è cambiata, ci vuole un imperatore... per governare un impero!
Lucilla: Certo, ma lascia al popolo le sue...
Commodo: ...illusioni?
Lucilla: Tradizioni!
- Lucilla: Il popolo ama sempre le vittorie... [Parlando della guerra del padre contro i barbari]
Commodo: Perché? Non assistono alle battaglie, cosa gliene importa della Germania?
Lucilla: Il popolo tiene alla grandezza di Roma.
Commodo: La grandezza di Roma? E che cos'è la grandezza?
Lucilla: È un'idea, la grandezza... la grandezza è una visione...
- Lucilla: Conoscevo un uomo una volta, un uomo nobile, un uomo dai saldi principi che amava mio padre e che mio padre amava. Quell'uomo servì bene Roma.
Massimo: Quell'uomo non esiste più. Tuo fratello ha fatto bene il suo dovere.
Lucilla: Lasciati aiutare da me.
Massimo: Sì, tu puoi aiutarmi, dimentica di avermi conosciuto e non tornare mai più qui. Guardia, questa donna ha finito con me!
- Massimo: Mi hai mandato a chiamare?
Proximo: Si è vero. Tu sei bravo ispanico, ma non così bravo. Potresti essere magnifico.
Massimo: Mi ordinano di uccidere, e io uccido. Tanto basta.
Proximo: Tanto basta per le provincie, ma non per Roma. Il giovane imperatore ha proclamato una serie di spettacoli per commemorare suo padre, Marco Aurelio; lo trovo divertente visto che è stato Marco Aurelio, il saggio, il sapiente Marco Aurelio a interrompere i giochi. E così dopo cinque anni passati a guadagnarsi faticosamente da vivere in villaggi infestati dalle pulci, finalmente torniamo al posto che ci spetta: il Colosseo... oh dovresti vedere il Colosseo. Cinquantamila romani che osservano ogni movimento della tua spada, aspettando che vibri il colpo ferale; il silenzio prima del fendente e il fragore dopo... cresce... cresce e si solleva come... come una tempesta... come se tu fossi Giove tonante!
Massimo: Tu sei stato gladiatore.
Proximo: Sì, lo ero.
Massimo: Hai vinto la tua libertà?
Proximo: Tanto tempo fa l'imperatore mi fece dono del rudis. È solo una verga di legno, il simbolo della tua libertà. Egli... egli mi toccò la spalla e io fui libero.
Massimo: Ah ah ah... tu conoscevi Marco Aurelio?
Proximo: Non ho detto che lo conoscevo, ho detto che mi toccò la spalla!
Massimo: Mi chiedi quello che voglio? Voglio stare in piedi davanti all'imperatore. Come hai fatto tu.
Proximo: Allora ascoltami, impara da me: io non sono stato il migliore perché uccidevo velocemente. Ero il migliore perché la folla mi amava. Conquista la folla, e conquisterai la libertà.
Massimo: Conquisterò la folla, le darò qualcosa che non ha mai visto prima.
Proximo: Ah ah ah! Allora ispanico andremo a Roma insieme, e vivremo avventure sanguinose. E la grande meretrice ci allatterà finché saremo grassi e felici e non potremo più succhiare, e allora... quando saranno morti tanti uomini, forse tu avrai la tua libertà.
- Commodo: Che cosa devo fare con te, sembra proprio che tu non voglia morire. Siamo poi così diversi tu e io? Anche tu togli la vita quando devi, come faccio io.
Massimo: Ho solo un'altra vita da prendere, poi avrò finito.
Commodo: Allora prendila adesso! Mi hanno detto che tuo figlio gridava come una femminuccia mentre lo inchiodavano alla croce e tua moglie gemeva come una puttana mentre abusavano di lei, ancora e ancora e ancora.
Massimo: Il tempo degli onori presto sarà finito per te, principe...
- Iuba: È laggiù da qualche parte il mio paese, casa mia. Mia moglie prepara il cibo, mia figlia va a prendere l'acqua al fiume, le potrò mai rivedere? Io non credo.
Massimo: Pensi che le rincontrerai dopo la tua morte?
Iuba: Penso di sì. Però io morirò presto, loro non moriranno per molti anni, dovrò aspettare.
Massimo: Ma tu aspetteresti loro?
Iuba: Certo.
Massimo: Vedi, mia moglie e mio figlio, loro mi stanno già aspettando.
Iuba: Li rincontrerai un giorno, ma non ancora.
- Commodo: Massimo, Massimo, Massimo, ti acclamano. Il generale che diventò uno schiavo, lo schiavo che diventò un gladiatore, il gladiatore che sfidò un imperatore, una storia che colpisce e adesso il popolo vuole sapere come va a finire, soltanto una morte gloriosa li soddisferà e cosa c'è di più glorioso che sfidare l'imperatore in persona nella Grande Arena?
Massimo: Tu combatteresti contro di me?
Commodo: Perché no? Credi che io abbia paura?
Massimo: Credo che tu abbia avuto paura per tutta la vita.
Commodo: A differenza di Massimo l'invincibile, che non conosce paura?
Massimo: Conoscevo un uomo che una volta disse: la morte sorride a tutti, un uomo non può far altro che sorriderle di rimando.
Commodo: Mi chiedo se questo tuo amico ha sorriso alla sua morte.
Massimo: Dovresti saperlo, era tuo padre.
Commodo: Tu amavi mio padre lo so, ma lo amavo anch'io, questo ci rende fratelli non è così? Sorridi per me adesso fratello. [Lo pugnala al costato]
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