Ignazio Fresu: differenze tra le versioni

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*Ignazio Fresu si diverte a giocare con la percezione dell'occhio umano, un occhio che spesso sembra fermarsi solo all'apparenza, al primo impatto, ma che invece deve imparare ad andare oltre, a scandagliare i significati più reconditi delle cose.
*Ignazio Fresu si diverte a giocare con la percezione dell'occhio umano, un occhio che spesso sembra fermarsi solo all'apparenza, al primo impatto, ma che invece deve imparare ad andare oltre, a scandagliare i significati più reconditi delle cose.

Il lavoro di Ignazio Fresu è basato sul contrasto tra realtà ed apparenza, sull’inganno generato dallo sguardo frettoloso. Ogni cosa rivela essere esattamente l’opposto di ciò che appare e nessuno sembra accorgersene. Il metallo non è metallo, la pietra non è pietra, ma semplicemente cartone o polistirolo travestiti da metallo o pietra. L’usura e l’ossidazione dei materiali non sono reali, ma soltanto un abile gioco di interventi manuali. La leggerezza è travestita da pesantezza e gli equilibri precari sono calibrate composizioni statiche.

Che si parli di Eraclito, di Leopardi, di Montale o di Ungaretti, le opere di Ignazio Fresu non sono mai così eccessivamente concettuali e incomprensibili come ci si aspetterebbe da un artista contemporaneo, anzi con la loro leggerezza e ironia ci strappano un sorriso, ci ammaliano per l’inusuale collocazione in cui spesso si trovano, destano meraviglia per gli improbabili equilibri in cui si pongono ed inevitabilmente ci attraggono provocando nel nostro intimo un flusso continuo di domande e di pensieri. La scelta di avvalersi di titoli evocativi, riferibili all’universo letterario o filosofico, è un mezzo per Ignazio Fresu per parlare della realtà circostante attraverso il linguaggio dei grandi mediato dalla sua incredibile capacità di alleggerire.

Nonostante il grande lavoro di preparazione che sta dietro a tutte le installazioni di Fresu, dal reperimento dei materiali, alla loro lavorazione, al trasporto e all’allestimento degli stessi, quello che l’osservatore percepisce è un grande senso di levità e poesia.

La patina metallica e polverosa che riveste uniformemente tutti gli elementi delle installazioni, e che spesso invade anche la pittura, oltre ad essere la cifra stilistica ed il segno imprescindibile di Fresu, è un mirabile espediente per fermare il tempo, per svuotare gli oggetti del loro quotidiano significato facendoli diventare parole di un nuovo vocabolario, con cui scrivere un discorso più ampio. L’aspetto più incredibile è che, pur nell’uniformità dettata dal rivestimento, questi singoli elementi appaiono ancora più evidenti di prima, quando si potevano distinguere per forma e colore. Come un flash, o un fotogramma in bianco e nero, le installazioni di Fresu congelano un istante e fanno convergere il nostro pensiero e la nostra attenzione verso qualcosa di diverso, ci portano a contatto con aspetti dell’interiorità che spesso ignoriamo, portano alla luce verità di cui spesso perdiamo il ricordo. Quella di Fresu è continua ricerca e approfondimento del senso della vita, un cammino dentro il pensiero dell’uomo, nelle sue sensazioni, nel suo far parte della realtà. Ogni opera non è mai una tappa di arrivo, ma il punto di partenza e lo stimolo per crearne di nuove e sempre più sorprendenti.

Meravigliare e far riflettere, questo è il difficile compito di Ignazio Fresu, reso ancora più arduo dall’utilizzo di un linguaggio universalmente comprensibile.

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==Sulle opere di Ignazio Fresu==
==Sulle opere di Ignazio Fresu==

Versione delle 10:09, 2 mag 2014

Ignazio Fresu

Ignazio Fresu (1957 – vivente), scultore contemporaneo italiano.

Citazioni di Ignazio Fresu

  • Ricerco una dimensione differente da quella comune e la sua mutabilità per cogliere il senso di una bellezza non convenzionale.[1]

Intervista ad Ignazio Fresu: "Quel che resta" durante "Il sabato del villaggio"

Silvia Mordini, adgblog.it, 26 giugno 2012

  • Le idee nascono e progrediscono lentamente, quasi da sole, senza che neanche me ne accorga. Ma sono come un fuoco sotto la cenere che poi divampa all'improvviso con l'urgenza di svilupparle e realizzarle. Ne sono soggiogato, tanto che potrebbero sembrare nate lì per lì.
  • Ho sempre avuto una particolare venerazione nei confronti delle biblioteche, di tutte le biblioteche che definirei "religiosa". Le ho sempre considerate le vere cattedrali dell'umanità.
  • Bisogna, però, avere la fermezza di perseverare, essere fortemente motivati e credere nel proprio lavoro. Quando collabori con le istituzioni, la tua volontà è duramente messa alla prova. Ogni piccolo particolare è vagliato e discusso. Solo la tenacia fa sì che gli impedimenti siano rimossi e si superino gli ostacoli che via via si frappongono alla realizzazione del tuo progetto.
  • I cumuli non sono un muro, una trincea, non una linea di separazione ma di unione, una linea di espansione che partendo dalla biblioteca si allarga nell'ambiente circostante inglobando lo spazio esterno in una spirale aurea che prosegue all'infinito.
  • Leopardi ci mette in guardia nei confronti delle nostre illusorie aspettative e della nostra incapacità di godere del presente nel momento stesso in cui questo viene vissuto, tralasciando però la grande ricchezza della nostra memoria, dei ricordi che sono una parte importante della nostra vita. Lo è la stessa poesia, lo sono le "cose" che formano entrambe le installazioni. Lo sono i libri nella biblioteca Lazzerini, lo sono i giochi a Cerreto Laziale, il "villaggio" della poesia leopardiana. Il luogo che immaginavo dai versi, la stessa gente, la stessa storia.

Intervista all'artista Ignazio Fresu

da Eros Tetti, ANTSonweb.com, 1 giugno 2008

  • Le opere che realizzo e che ho realizzato sono nate e nascono da un'esigenza indipendente, una necessità autonoma che nulla ha a che vedere con la "volontà" dell'essere artisti. In questo senso non sono stato io a scegliere l'arte ma ho sempre vissuto questo rapporto con naturalezza. […] Questa esigenza nasce più che da uno stato d'animo, da una riflessione interiore che trova nella rappresentazione estetica la sua espressione.
  • [L]'utilizzo di materiali quali imballi di cartone e polistirolo non nasce dall'esigenza di realizzare opere legate al riciclaggio fine a se stesso, così come generalmente viene attribuito a questa tipologia di lavori, ma il recupero di questi, sono un mezzo con cui appropriarsi di materiali "disponibili", privi di costi e dalla forte pregnanza simbolica. Recuperare non significa riciclare, nell'idea di riciclaggio come fine, vedo una qualche forma di giustificazione, inclusa "l'assoluzione", nei confronti di questa nostra società basata sul consumismo.
  • Il mondo che vorrei? Un mondo che non persegue la crescita del PIL come fine unico che determina una condizione di generale malvivere, lanciati, come siamo, in una folle corsa verso lo sfacelo globale. Una vera e propria guerra tra nazioni che assume aspetti differenti dalle guerre tradizionali ma che ha conseguenze ben più catastrofiche e di più lunga durata. Una guerra che non potrà infine evitare di giungere a calpestare tutto e tutti, esaurire ed inquinare ogni risorsa, violare ogni diritto e dimenticare ogni dovere […]. A causa del PIL siamo tutti indistintamente vittime e carnefici di un massacro, di uno sterminio globale.
  • Il senso della mia ricerca artistica s'incentra principalmente nel riconoscimento dell'intrinseca bellezza di ciò che è effimero, che non è più al vertice del suo apparire.
  • Esiste una bellezza che si manifesta sia negli equilibri precari sia nell'apparenza delle cose. Essa disvela la perennità del tutto. È una bellezza pura, non nichilistica, è l'anima di tutte le cose al di là del loro apparire.
  • L'apparire, nel pensiero Occidentale, attraverso la fede nel divenire, è nascondimento del volto autentico dell'essente, fede che nasce dall'indiscussa convinzione che il divenire sia un uscire dal nulla e un ritornarvi.
  • Gli oggetti che trasformo nascono da un'idea a cui poi cerco di adeguare, inventandola di volta in volta, la tecnica più appropriata in grado di conformarsi all'idea.
  • [L]a bellezza [è] ciò che permane come sostrato del divenire, non solo come manifestazione di ciò che è mutato, ma nell'agire stesso del mutare.
  • Pur incapaci di riconoscere un principio e una fine per ogni cosa, noi tutti, insieme all'universo intero, apparteniamo a questo moto dove ogni cosa si mostra soggetta al tempo e alla trasformazione, così che il Divenire s'impone come la sostanza stessa dell'Essere che a sua volta ci appare come il rinnovarsi di un ente che prima mancava di una caratteristica e in seguito l'acquista diventando forma. Così anche quello che sembra statico alla percezione sensoriale lo identifichiamo dinamico e in continuo cambiamento. In questo è possibile trovare una chiave di decodifica dell'uomo, il significato autentico della sua essenza: il divenire come identità del diverso, in altre parole elemento che unifica il molteplice. Il divenire somma di opposti che convivono nelle cose e continuano ad esistere anche una volta che non sono più percepibili.
  • L'intrinseca bellezza oggetto della mia ricerca, dunque, consiste in una nuova consapevolezza che le cose che non vediamo più, non sono improvvisamente entrate nel nulla ma sono semplicemente scomparse dall'orizzonte degli eventi. Continuano ad esistere in una dimensione che non è quella apparente ed è pertanto proprio in questo divenire che risiede l'eternità di tutto.

Citazioni su Ignazio Fresu

Sara Paradisi

  • Ignazio Fresu è un artista dall'attività espositiva molto intensa sia in Italia che all'estero. Si occupa di arte a 360 gradi, dedicandosi alla scultura, alla pittura e alle installazioni.
  • Le sue opere sono basate sul contrasto tra realtà ed apparenza, sull'inganno generato dallo sguardo frettoloso. Ogni cosa è esattamente l'opposto di ciò che appare e nessuno sembra accorgersene. Il metallo non è metallo, ma spesso cartone o polistirolo travestito da metallo. L'usura e l'ossidazione dei materiali sono soltanto un abile gioco di interventi manuali. La leggerezza è travestita da pesantezza. Gli equilibri precari sono calibrate composizioni statiche. L'acqua viene riprodotta attraverso materiali tecnologici come il plexiglas e il vetro.
  • Giocare con i materiali e con il concetto di apparenza è uno dei modi di Ignazio Fresu per collegarsi alle tematiche del divenire, della trasformazione dell'uomo e delle cose operata dallo scorrere del tempo così come al concetto della bellezza precaria ed effimera. Spesso l'artista si avvale anche di titoli evocativi, riferibili a frasi o aforismi tratti dall'universo letterario o filosofico.
  • Si è detto che Fresu è un artista a tutto tondo, capace di trattare con dovizia di tecnica e con grande ispirazione qualsiasi forma d'arte.
  • L'artista pratese, conosciuto per le sue installazioni di grande impatto visivo ed emotivo, tutte giocate sul contrasto tra apparenza e realtà, ha presentato nel 2007 al Giardino del The di Prato una serie di lavori in cui per la prima volta lascia in disparte la materia scultorea per rivolgersi invece a tela e pennelli.
  • Fresu non utilizza i comuni colori o le tecniche pittoriche più tradizionali, bensì procede da un'elaborazione digitale delle fotografie di alcune sue installazioni tridimensionali, per poi proseguire ad una stampa delle immagini con inchiostro a olio su tela ed infine ad un intervento pittorico su di essa con impasti acrilici a base di alluminio e ferro. L'utilizzo della materia metallica è uno degli elementi caratterizzanti del lavoro di Fresu, un modo per far sì che con il tempo le superfici da esso ricoperte si deteriorino ossidandosi, si trasformino arricchendosi.
  • Ignazio Fresu si diverte a giocare con la percezione dell'occhio umano, un occhio che spesso sembra fermarsi solo all'apparenza, al primo impatto, ma che invece deve imparare ad andare oltre, a scandagliare i significati più reconditi delle cose.

Il lavoro di Ignazio Fresu è basato sul contrasto tra realtà ed apparenza, sull’inganno generato dallo sguardo frettoloso. Ogni cosa rivela essere esattamente l’opposto di ciò che appare e nessuno sembra accorgersene. Il metallo non è metallo, la pietra non è pietra, ma semplicemente cartone o polistirolo travestiti da metallo o pietra. L’usura e l’ossidazione dei materiali non sono reali, ma soltanto un abile gioco di interventi manuali. La leggerezza è travestita da pesantezza e gli equilibri precari sono calibrate composizioni statiche.

Che si parli di Eraclito, di Leopardi, di Montale o di Ungaretti, le opere di Ignazio Fresu non sono mai così eccessivamente concettuali e incomprensibili come ci si aspetterebbe da un artista contemporaneo, anzi con la loro leggerezza e ironia ci strappano un sorriso, ci ammaliano per l’inusuale collocazione in cui spesso si trovano, destano meraviglia per gli improbabili equilibri in cui si pongono ed inevitabilmente ci attraggono provocando nel nostro intimo un flusso continuo di domande e di pensieri. La scelta di avvalersi di titoli evocativi, riferibili all’universo letterario o filosofico, è un mezzo per Ignazio Fresu per parlare della realtà circostante attraverso il linguaggio dei grandi mediato dalla sua incredibile capacità di alleggerire.

Nonostante il grande lavoro di preparazione che sta dietro a tutte le installazioni di Fresu, dal reperimento dei materiali, alla loro lavorazione, al trasporto e all’allestimento degli stessi, quello che l’osservatore percepisce è un grande senso di levità e poesia.

La patina metallica e polverosa che riveste uniformemente tutti gli elementi delle installazioni, e che spesso invade anche la pittura, oltre ad essere la cifra stilistica ed il segno imprescindibile di Fresu, è un mirabile espediente per fermare il tempo, per svuotare gli oggetti del loro quotidiano significato facendoli diventare parole di un nuovo vocabolario, con cui scrivere un discorso più ampio. L’aspetto più incredibile è che, pur nell’uniformità dettata dal rivestimento, questi singoli elementi appaiono ancora più evidenti di prima, quando si potevano distinguere per forma e colore. Come un flash, o un fotogramma in bianco e nero, le installazioni di Fresu congelano un istante e fanno convergere il nostro pensiero e la nostra attenzione verso qualcosa di diverso, ci portano a contatto con aspetti dell’interiorità che spesso ignoriamo, portano alla luce verità di cui spesso perdiamo il ricordo. Quella di Fresu è continua ricerca e approfondimento del senso della vita, un cammino dentro il pensiero dell’uomo, nelle sue sensazioni, nel suo far parte della realtà. Ogni opera non è mai una tappa di arrivo, ma il punto di partenza e lo stimolo per crearne di nuove e sempre più sorprendenti.

Meravigliare e far riflettere, questo è il difficile compito di Ignazio Fresu, reso ancora più arduo dall’utilizzo di un linguaggio universalmente comprensibile.


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Sulle opere di Ignazio Fresu

Sara Paradisi

  • In "Tutte le cose che abbiamo visto e preso le lasciamo; quelle che non abbiamo visto né preso, le portiamo con noi", installazione presentata a Pistoia che dà forma all'aforisma di Eraclito in cui si narra dell'enigma della conoscenza sull'immediato e soprattutto la preminenza dell'interiorità rispetto all'illusoria concretezza del mondo esterno, in cui stele di ferro rugginoso e pietra poste in equilibrio precario sono in realtà dei blocchi di polistirolo.
  • Quello degli equilibri precari è uno fra i temi più rappresentati da Fresu che troviamo raffigurato ne "La Ginestra", che riproduce un'installazione presentata a Firenze apertamente ispirata alla celebre poesia di Giacomo Leopardi in cui il fragile e precario arbusto, simbolo dell'uomo, resiste alle violente forze della natura, specchio delle difficoltà della vita.
  • Il gioco delle verosimiglianze invece lo troviamo nella tela che riproduce "Who What Where", installazione presentata a Siena nella mostra collettiva "H2O Espressioni Liquide", in cui l'elemento liquido viene reso attraverso ciotole di cristallo che avvalendosi del gioco di rifrazione della luce commisto ad un attento equilibrio di pieni e vuoti, creano giochi acquatici incredibilmente carichi di magia.

Note

  1. Citato in Sara Paradisi, Il gioco delle apparenze fatto arte.

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