Il'ja Grigor'evič Ėrenburg: differenze tra le versioni

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*Da molti decenni noi affermiamo d'aver annientato gli sfruttatori del nostro Paese, ma non abbiamo mai affermato d'aver annientato gli imbecilli.<ref>Citato in Enzo Bettiza, "La cavalcata del secolo", Mondadori, Milano, 2000, p. 263.</ref>


==Note==
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Versione delle 17:15, 13 ago 2014

Il'ja Ėrenburg nel 1943

Il'ja Grigor'evič Ėrenburg (1891 – 1967), giornalista e scrittore sovietico.

  • Esenin era sempre circondato da satelliti. La cosa più triste di tutte fu vedere, di fianco a Esenin, un gruppo casuale di uomini che non avevano nulla a che fare con la letteratura, ma a cui semplicemente piaceva (e piace ancora) bere la vodka di qualcun altro, crogiolarsi nella fama di qualcun altro, e nascondersi dietro l'autorità di qualcun altro. Non fu attraverso questo sciame nero, tuttavia, che morì, lui li trasse a sé. Sapeva quel che valevano; ma nel suo stato trovò più facile stare con persone che disprezzava.[1]
  • [Su Boris Pasternak] Credo sia morto contento perché, almeno fuori, hanno pubblicato Il dottor Zivago, e perché pensava di avere ragione.[2]
  • [Su Svetlana Allilueva] È l'ultima vittima di suo padre.[2]
  • Forse la vecchiaia prende tutti alla sprovvista. Non si esauriscono le passioni, ma le forze.[2]
  • Hanno criticato non tanto i miei libri, quanto la mia vita. Non intendevo ammaestrare nessuno, non mi propongo come esempio.[2]
  • La rivoluzione bolscevica ha garantito il diritto all'uguaglianza, non quello dell'intelligenza.[2]
  • Tutti i dittatori sono sentimentali.[3]
  • Da molti decenni noi affermiamo d'aver annientato gli sfruttatori del nostro Paese, ma non abbiamo mai affermato d'aver annientato gli imbecilli.[4]

Note

  1. Da Persone, anni, vita, 1961.
  2. a b c d e Citato in Enzo Biagi, Mille camere, Mondadori, Milano, 1984, pp. 168-169.
  3. Citato in Enzo Biagi, Russia, Rizzoli, Milano, 19749, p. 102.
  4. Citato in Enzo Bettiza, "La cavalcata del secolo", Mondadori, Milano, 2000, p. 263.

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