Vittorio Imbriani: differenze tra le versioni

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'''Vittorio Imbriani''' (1840 - 1886), scrittore italiano.
'''Vittorio Imbriani''' (1840 1886), scrittore italiano.


==''La bella bionda''==
==''La bella bionda''==

Versione delle 07:32, 10 nov 2006

Vittorio Imbriani (1840 – 1886), scrittore italiano.

La bella bionda

  • I rimorsi, gli scrupoli di coscienza sono amarissimi per tutti, ma doppiamente per l'uomo irreligioso. Chi crede in un'altra vita, in un dio rimuneratore o castigatore, in un inferno ed in un paradiso, ricava conforto da queste credenze stesse, e finisce per acquetarsi.
  • Se per un presupposto assurdo, gli uomini, snaturandosi, diventassero sinceri, realizzerebbero la favola della torre di Babele: non ci s'intenderebbe più, proseguendo tuttavia nell'interpretare a rovescio le chiacchiere de' nostri cari simili.
  • Soltanto il galantuomo può truffare; del mariuolo notorio tutti diffidano.
  • Si suole mentire disinteressatamente, senza malizia e senza scopo, da' migliori.
  • Le passioni spuntano e germogliano lentamente assai nel cuore umano, come le piante nel suolo; e come queste appunto, sono tanto più saldamente radicate nell'animo, quanto più tempo impiegarono a radicarsi.
  • Se amore significa desiderio d'una persona e d'ogni sua parte, come può sorgere questo pieno desiderio, quando s'ignora gran numero di quelle parti?
  • Beati i veri cristiani! Si buttano a' piedi di un confessore, si accusano, si mortificano, e si rialzano di lì, e si spazzolano i calzoni insudiciati con una consolazione grandissima: perché, o vennero assoluti, o fu loro imposta una penitenza, che frutterà l'assoluzione.
  • Chi ha forza di braccia, farà forse la stiratrice; chi ha sveltezza di dita, ricamerà; e chi ha bellezza rara di forme, non potrà fare la modella?

Incipit di Dio ne scampi dagli Orsenigo

Non presumo sputar fuori ned un paradosso, ned una novità; credo, anzi, ripeter cosa, ormai, consentita, da chiunque s'intenda, alcun po', della partita, dicendo "che una relazione è, quasi sempre, più pesante del matrimonio". Sicuro! Impone obblighi maggiori, senza diritti corrispettivi: e la parte piacevole tocca, non di rado, al marito; e la gravosa all'amante. Questo perché l'amore non è da tutte: bensì, da pochissime, arcipochissime. L'amore, anch'esso, è manifestazione della fantasia; la facoltà d'amare è cognata alla virtù poetica. Se una femmina non ha il cervelluzzo congegnato in quel dato modo, ben potrà civetteggiare, condiscendere, eccitare, lusingare, promettere, deludere, crucciare e crucciarsi, bisticciarsi, rappattumarsi, come chiunque sa contar fino a undici può scandire endecasillabi; ma i versi, per sé soli, non fanno poesia, né le condiscendenze, da sole, costituiscono l'amore.