Ramón Gaya: differenze tra le versioni

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==Citazioni su Ramón Gaya==
==Citazioni su Ramón Gaya==
*[['''Cristina Campo|Cristina Campo''']]. Uno scrittore italiano lo paragonò a quei santi islamici che corrono di villaggio in villaggio mormorando parole che sembrano insensate. Eppure nessuna di esse è senza fondamento; le muove il santo anonimato del vento «che tu non sai di dove venga né dove vada» e a cui nulla resiste se non, appunto, l'amore. (da ''Sotto falso nome, Due saggi'', p.68; Ed. Adelphi 2002, ISBN 8845914267)
[['''Cristina Campo|Cristina Campo''']]. Uno scrittore italiano lo paragonò a quei santi islamici che corrono di villaggio in villaggio mormorando parole che sembrano insensate. Eppure nessuna di esse è senza fondamento; le muove il santo anonimato del vento «che tu non sai di dove venga né dove vada» e a cui nulla resiste se non, appunto, l'amore. (da ''Sotto falso nome, Due saggi'', p.68; Ed. Adelphi 2002, ISBN 8845914267)


==Note==
==Note==

Versione delle 14:06, 15 nov 2014

Ramón Gaya (1910 – 2005), pittore e scrittore spagnolo.


Il sentimento della pittura

  • Giotto fugge dal bizantinismo, dall'arte bizantina, dallo stile bizantino, ma non per cercare un'altra arte, un altro stile, un altro bizantinismo differente, come suppone Malraux[1], bensì un luogo dove respirare liberamente, verso un non-stile, verso una non-arte, ovvero verso la reale e vera creazione. Giotto non viene a sostituire un'arte con un'altra, ma a farla finita con l'arte; viene ad indicare una sorgente naturale, a mettere il dito sulla perenne piaga viva della realtà: tutto qui. È il compito dei creatori: ritornare. Ma non ritornare a stili già sopportati e passati (come avviene nel fenomeno sociale della moda), bensì ritornare ad una nuova origine, ad una origine senza veste alcuna. (da Il sentimento della pitturap. 25)
  • La filosofia non poté mai liberare le cose, non poté far altro che catturarle, giacché la filosofia è per sua natura conclusione. L'arte invece non è conclusione, ma principio, e riporta l'uomo al suo principio, lì dove non v'è bene o male, dove non esiste nemmeno l'innocenza, giacché l'innocenza, più che anteriore, sembra posteriore alla colpa e quasi una invenzione del peccato. L'arte fa retrocedere l'uomo, lo fa retrocedere fino al solo se stesso, fino all'uomo solo; per questo l'arte è il contrario della cultura. La cultura fa avanzare l'uomo, ma farlo avanzare, evidentemente, è anche allontanarlo dalla sua essenza. L'arte prende l'uomo tra le sue mani e sempre lo riconduce, da qualsiasi cultura, alla sua nudità d'uomo. (da Omaggio a Velasquez, pp. 59-60)
  • Poche le opere tanto generose come il Don Chisciotte. Si direbbe che vi sono libri ingrossati dalla cupidigia e libri ingranditi dalla generosità. Senza alcun dubbio, il Don Chisciotte è tra questi ultimi; si estende per pagine e pagine, ma non per fare con esse un libro, bensì per disfarlo, proprio perchè non sia un libro, per far sì che la letteratura, in esso, resti spezzata, sorpassata, tralasciata. Perché il Don Chisciotte è scritto non già contro i libri di cavalleria – quale errore! – ma contro i libri, contro il libro, così come il quadro Las Meninas fu dipinto contro i quadri, anzi, contro la pittura. (da Una porta spalancata, p. 64)

Citazioni su Ramón Gaya

Cristina Campo. Uno scrittore italiano lo paragonò a quei santi islamici che corrono di villaggio in villaggio mormorando parole che sembrano insensate. Eppure nessuna di esse è senza fondamento; le muove il santo anonimato del vento «che tu non sai di dove venga né dove vada» e a cui nulla resiste se non, appunto, l'amore. (da Sotto falso nome, Due saggi, p.68; Ed. Adelphi 2002, ISBN 8845914267)

Note

  1. «un peintre n'est d'abord un homme qui aime les figures et les paysages: c'est d'abord un homme qui aime les tableaux» «Ce qui fait l’artiste, c'est d'avoir été dans l'adolescence plus profondément atteint par la découverte des oeuvres d'art que par celle des choses qu’elles représentent»., (André Malraux, citato da Ramón Gaya a p. 23 de Il sentimento della pittura)

Bibliografia

  • Ramón Gaya, Il sentimento della pittura, traduzione di Leonardo Cammarano, De Luca Editore, Roma 1960

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