Dante Alighieri: differenze tra le versioni

Da Wikiquote, aforismi e citazioni in libertà.
Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Nessun oggetto della modifica
Riga 60: Riga 60:
==Incipit della ''Vita nuova''==
==Incipit della ''Vita nuova''==
In quella parte del libro de la mia memoria dinanzi a la quale poco si potrebbe leggere, si trova una rubrica la quale dice: Incipit vita nova. Sotto la quale rubrica io trovo scritte le parole le quali è mio intendimento d'assemplare in questo libello; e se non tutte, almeno la loro sentenzia.<br>
In quella parte del libro de la mia memoria dinanzi a la quale poco si potrebbe leggere, si trova una rubrica la quale dice: Incipit vita nova. Sotto la quale rubrica io trovo scritte le parole le quali è mio intendimento d'assemplare in questo libello; e se non tutte, almeno la loro sentenzia.<br>
Nove fiate già appresso lo mio nascimento era tornato lo cielo de la luce quasi a uno medesimo punto, quanto a la sua propria girazione, quando a li miei occhi apparve prima la gloriosa donna de la mia mente, la quale fu chiamata da molti Beatrice li quali non sapeano che si chiamare. Ella era in questa vita già stata tanto, che ne lo suo tempo lo cielo stellato era mosso verso la parte d'oriente de le dodici parti l'una d'un grado, sì che quasi dal principio del suo anno nono apparve a me, ed io la vidi quasi da la fine del mio nono. Apparve vestita di nobilissimo colore, umile e onesto, sanguigno, cinta e ornata a la guisa che a la sua giovanissima etade si convenia.
Nove fiate già appresso lo mio nascimento era tornato lo cielo de la luce quasi a uno medesimo punto, quanto a la sua propria girazione, quando a li miei occhi apparve prima la gloriosa donna de la mia mente, la quale fu chiamata da molti Beatrice li quali non sapeano che si chiamare. Ella era in questa vita già stata tanto, che ne lo suo tempo lo cielo stellato era mosso verso la parte d'oriente de le dodici parti l'una d'un grado, sì che quasi dal principio del suo anno nono apparve a me, ed io la vidi quasi da la fine del mio nono. Apparve vestita di nobilissimo colore, umile e onesto, sanguigno, cinta e ornata a la guisa che a la sua giovanissima etade si convenia.

==Sonetti==

*Guido, i' vorrei che tu e Lapo ed io<br>
fossimo presi per incantamento,<br>
e messi in un vasel, ch'ad ogni vento<br>
per mare andasse al voler vostro e mio;<br>
sì che fortuna od altro tempio rio<br>
non ci potesse dare impedimento,<br>
anzi, vivendo sempre in un talento,<br>
di stare insieme crescesse 'l disio.<br>
E monna Vanna e monna Lagia poi,<br>
con quella ch'è sul numer de le trenta,<br>
con noi ponesse il buono incantatore:<br>
e quivi ragionar sempre d'amore,<br>
e ciascuna di lor fosse contenta,<br>
sì come i' credo che saremmo noi.


==Citazioni su Dante Alighieri==
==Citazioni su Dante Alighieri==

Versione delle 19:54, 29 nov 2006

Dante Alighieri

Dante Alighieri (1265 – 1321), il Sommo poeta italiano.

Aforismi di Dante Alighieri

  • La lingua maldicente è indizio di mente malvagia.
  • Lo viso mostra lo color del cuore. (da Vita Nuova, XXXVI)
  • Non dee l'uomo, per maggiore amico, dimenticare li servigi ricevuti dal minore. (da Convivio, II, 65)
  • Lume v'è dato a bene e a malizia.
  • Che ti fa ciò che quivi si bispiglia?
  • L'anima mia era tutta data nel pensare di questa gentilissima; onde io divenni in picciolo tempo poi di sì fraile e debole condizione, che a molti amici pesava de la mia vista; e molti pieni d'invidia già si procacciavano di sapere di me quello che io volea del tutto celare ad altrui. Ed io, accorgendomi del malvagio domandare che mi facevano… rispondea loro che Amore era quelli che così m'avea governato… E quando mi domandavano "Per cui t'ha così distrutto questo Amore ?", ed io sorridendo li guardava, e nulla dicea loro.
  • Libertà vo cercando, ch'è sì cara, come sa chi per lei vita rifiuta.
  • Volontà, se non vuol, non s'ammorza, ma fa come natura face in foco, se mille volte violenza il forza.


Divina commedia

  • Non col dardo ferirla, ma colpirla, colpirla, colpirla.

Inferno

  • Nel mezzo del cammin di nostra vita / mi ritrovai per una selva oscura / ché la diritta via era smarrita. (I, 1-3)
  • Temer si dee di solo quelle cose / c'hanno potenza di fare altrui male / de l'altre no, ché non son paurose. (II, 88-90)
  • Per me si va nella città dolente / per me si va nell'etterno dolore / per me si va tra la perduta gente. / Giustizia mosse il mio Alto Fattore / Fecemi la Divina Potestate. / La somma sapienza, il primo amore / Dinnanzi a me non fuor cose create / Se non etterne. / E io etterna duro. / Lasciate ogni speranza, o voi ch'intrate. (III)
  • Non ragioniam di lor, ma guarda e passa. (III, 51)
  • Vuolsi così colà dove si puote ciò che si vuole e più non dimandare. (III, 95-96; V, 22-23)
  • Caron dimonio, con occhi di bragia, / loro accennando, tutte le raccoglie; / batte col remo qualunque s'adagia. (III, 109-111)
  • Amor, ch'al cor gentile ratto s'apprende, / prese costui de la bella persona / che mi fu tolta; e 'l modo ancor m'offende. / Amor, ch'a nullo amato amar perdona, / mi prese del costui piacer sì forte, / che, come vedi, ancor non m'abbandona. / Amor condusse noi ad una morte. / Caina attende chi a vita ci spense. (V, 100-107)
  • E quella [Francesca] a me: «Nessun maggior dolore / che ricordarsi del tempo felice / ne la miseria; e ciò sa 'l tuo dottore». (V, 121-123)
  • Mentre che l'uno spirto questo disse, l'altro piangea, si chè di pietade io venni men così com'io morisse; e caddi come corpo morto cade (V, 139-142)
  • Pape Satàn, pape Satàn aleppe! (VII, 1)
  • Ecco la fiera con la coda aguzza, / che passa i monti, e rompe i muri e l'armi! / Ecco colei che tutto 'l mondo appuzza! (XVII, 1-3)
  • Considerate la vostra semenza: / fatti non foste a viver come bruti, / ma per seguir virtute e canoscenza. (XXVI, 119-121)
Dante, nell'Inferno, accompagnato dalla sua guida Virgilio, incontra Ulisse, condannato per essersi spinto oltre i limiti del mondo conosciuto segnati dalle Colonne d'Ercole.
Ulisse giustifica il suo "folle volo" (così definito da Dante stesso nella sua opera) con questa famosa frase: l'uomo, secondo Ulisse, non è stato creato per vivere nell'ignoranza, ma per seguire la virtù e andare alla ricerca della conoscenza, ed elevarsi dalla sfera animale.
  • La bocca sollevò dal fiero pasto / quel peccator, forbendola a' capelli / del capo ch'elli avea di retro guasto. (XXXIII, 1-3)
  • E quindi uscimmo a riveder le stelle. (XXXIV, 139)
  • Ahi Pisa vituperio delle genti del bel paese la dove 'l sì suona, poi che i vicini a te punir son lenti, muovasi la Capraia e la Gorgona e faccian siepe ad Arno in su la foce, si ch'elli annieghi in te ogne persona! Che' se'l conte Ugolino aveva voce d'aver tradita te de le castella, non dovei tu i figliuoi porre a tal croce...
  • Godi, Fiorenza, poiché sei sì grande / Che per mare e per terra batti l'ali / E per l'Inferno tuo nome si spande. (XXVI)

Purgatorio

  • Noi eravamo lunghesso mare ancora, / come gente che pensa al suo cammino, / che va col cuore e col corpo dimora. (II)
  • O dignitosa coscïenza e netta,
    come t'è picciol fallo rimorso! (III, 8-9)
  • State contenti, umana gente, al quia;
    ché, se potuto aveste veder tutto,
    mestier non era parturir Maria. (III, 36-39)
  • Ché perder tempo a chi più sa più spiace. (III, 78)
  • Come le pecorelle escono del chiuso / a una, a due, a tre, e l'altre stanno / timidette atterrando l'occhio e 'l muso; / e ciò che fa la prima, e l'altre fanno, / addossandosi a lei, s'ella s'arresta, / semplici e quete, e lo 'mperché non sanno. (III, 79-84)
  • Biondo era e bello e di gentile aspetto. (III, 107)
  • Orribil furon li peccati miei;
    ma la bontà infinita ha sì gran braccia,
    che prende ciò che si rivolge a lei. (III, 121-3)
  • Per lor maledizione sì non si perde,
    che non possa tornar, l'etterno amore,
    mentre che la speranza ha fior del verde. (III, 133-5)
  • Ahi serva Italia, di dolore ostello, / nave sanza nocchiere in gran tempesta, / non donna di province, ma bordello! (VI, 76-78)
  • Ciascun confusamente un bene apprende nel qual si queti l'animo, e disira: per che di giugner lui ciascun contende.
  • Ricorditi di me, che son la Pia; / Siena mi fé, disfecemi Maremma: / salsi colui che 'nnanellata pria / disposando m'avea con la sua gemma. (V)
  • Era già l'ora che volge il disio / ai navicanti e 'ntenerisce il core / lo dì c'han detto ai dolci amici addio; / e che lo novo peregrin d'amore / punge, se ode squilla di lontano / che paia il giorno pianger che si more; (VIII)

Paradiso

  • Apri la mente a quel ch'io ti paleso / e fermalvi entro; ché non fa scienza, / sanza lo ritenere, avere inteso.
  • Vergine madre figlia del tuo figlio/ Umile e Alta più che creatura/ Termine fisso d'etterno consiglio/Tu se colei che l'umana natura nobilitasti sì che 'l suo fattore non disdegnò di farsi sua fattura. (XXXIII)
  • Dove Sile e Cagnan s'accompagna. (IX)
  • Sempre la confusion delle persone / principio fu del mal della cittade. (XVI, 67-68)
  • L'aiuola che ci fa tanto feroci, / volgendom' io con li etterni Gemelli, / tutta m'apparve da' colli a le foci; / poscia rivolsi li occhi a li occhi belli. (XXII)
  • Non fa scienza / sanza lo ritenere, avere inteso. (V, 41-42)

Incipit della Vita nuova

In quella parte del libro de la mia memoria dinanzi a la quale poco si potrebbe leggere, si trova una rubrica la quale dice: Incipit vita nova. Sotto la quale rubrica io trovo scritte le parole le quali è mio intendimento d'assemplare in questo libello; e se non tutte, almeno la loro sentenzia.
Nove fiate già appresso lo mio nascimento era tornato lo cielo de la luce quasi a uno medesimo punto, quanto a la sua propria girazione, quando a li miei occhi apparve prima la gloriosa donna de la mia mente, la quale fu chiamata da molti Beatrice li quali non sapeano che si chiamare. Ella era in questa vita già stata tanto, che ne lo suo tempo lo cielo stellato era mosso verso la parte d'oriente de le dodici parti l'una d'un grado, sì che quasi dal principio del suo anno nono apparve a me, ed io la vidi quasi da la fine del mio nono. Apparve vestita di nobilissimo colore, umile e onesto, sanguigno, cinta e ornata a la guisa che a la sua giovanissima etade si convenia.

Sonetti

  • Guido, i' vorrei che tu e Lapo ed io

fossimo presi per incantamento,
e messi in un vasel, ch'ad ogni vento
per mare andasse al voler vostro e mio;
sì che fortuna od altro tempio rio
non ci potesse dare impedimento,
anzi, vivendo sempre in un talento,
di stare insieme crescesse 'l disio.
E monna Vanna e monna Lagia poi,
con quella ch'è sul numer de le trenta,
con noi ponesse il buono incantatore:
e quivi ragionar sempre d'amore,
e ciascuna di lor fosse contenta,
sì come i' credo che saremmo noi.

Citazioni su Dante Alighieri

  • Fu adunque questo nostro poeta di mediocre statura, e, poi che alla matura età fu pervenuto, andò alquanto curvetto, e era il suo andare grave e mansueto, d'onestissimi panni sempre vestito in quell'abito che era alla sua maturità convenevole. Il suo volto fu lungo, e il naso aquilino, e gli occhi anzi grossi che piccioli, le mascelle grandi, e dal labbro di sotto era quel di sopra avanzato; e il colore era bruno, e i capelli e la barba spessi, neri e crespi, e sempre nella faccia malinconico e pensoso. (Giovanni Boccaccio, da Trattatello in laude di Dante)
  • Diciamo la verità: Dante era un gran trombatore, uno che la donna gli piaceva proprio molto. (Roberto Benigni)
  • 'Incipit vita nova'. Comincia la vita nuova: così, con solenne ed occulto parlare, l'Alighieri comincia l'opera sua 'La Vita Nuova'. Come molti versi danteschi anche questo diventò popolare, e si usa per significare un mutamento di male in bene nelle operazioni dell'esistenza. (Alfredo Panzini, da Dizionario moderno, IV, 331 – Hoepli)
  • Soltanto l'artista universale, il moralista intransigente attirano il lettore moderno, meravigliato che ci sia stato al mondo un carattere così potente. (Giuseppe Prezzolini, da Storia tascabile della letteratura italiana – Biblioteca del Vascello, 1993)
  • Che Dante non amasse l'Italia, chi vorrà dirlo? Anch'ei fu costretto, come qualunque altro l'ha mai veracemente amata o l'amerà, a flagellarla a sangue, e mostrarle tutta la sua nudità, sì che ne senta vergogna. (Carlo Cattaneo)

Collegamenti esterni

Template:Wikisource