Peter Høeg: differenze tra le versioni

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*«Sai cosa c'è alla base della [[matematica]]?» dico, «Alla base della matematica ci sono i [[Numero|numeri]]. Se qualcuno mi chiedesse che cosa mi rende davvero felice, io risponderei: i numeri. La neve, il ghiaccio e i numeri. E sai perché?»<br />Spacca le chele con uno schiaccianoci e ne estrae la polpa con una pinzetta curva.<br />«Perché il sistema matematico è come la vita umana. Per cominciare ci sono i numeri naturali. Sono quelli interi e positivi. I numeri del bambino. Ma la coscienza umana si espande. Il bambino scopre il desiderio, e sai qual è l'espressione matematica del desiderio?»<br />Versa nella zuppa la panna e alcune gocce di succo d'arancia.<br />«Sono i numeri negativi. Quelli con cui si dà forma all'impressione che manchi qualcosa. Ma la coscienza si espande ancora, e cresce, e il bambino scopre gli spazi intermedi. Fra le pietre, fra le parti di muschio sulle pietre, fra le persone. E tra i numeri. Sai questo a cosa porta? Alle frazioni. I numeri interi più le frazioni danno i numeri razionali. Ma la coscienza non si ferma lì. Vuole superare la ragione. Aggiunge un'operazione assurda come la radice quadrata. E ottiene i numeri irrazionali».<br />Scalda il pane nel forno e mette il pepe in un macinino.<br />«È una sorta di follia. Perché i numeri irrazionali sono infiniti. Non possono essere scritti. Spingono la coscienza nell'infinito. E addizionando i numeri irrazionali ai numeri razionali si ottengono i numeri reali».<br />Sono finita al centro della stanza per trovare posto. È raro avere la possibilità di chiarirsi con un'altra persona. Di norma bisogna combattere per avere la parola. Questo per me è molto importante.<br />«Non finisce. Non finisce mai. Perché ora, su due piedi, espandiamo i numeri reali con quelli immaginari, radici quadrate dei numeri negativi. Sono numeri che non possiamo figurarci, numeri che la coscienza normale non può comprendere. E quando aggiungiamo i numeri immaginari ai numeri reali abbiamo i sistemi numerici complessi. Il primo sistema numerico all'interno del quale è possibile dare una spiegazione soddisfacente della formazione dei cristalli di ghiaccio. È come un grande paesaggio aperto. Gli orizzonti. Ci si avvicina a essi e loro continuano a spostarsi. È la Groenlandia, ciò di cui non posso fare a meno! È per questo che non voglio essere rinchiusa». (da ''Il senso di Smilla per la neve'')
*«Sai cosa c'è alla base della [[matematica]]?» dico, «Alla base della matematica ci sono i [[Numero|numeri]]. Se qualcuno mi chiedesse che cosa mi rende davvero felice, io risponderei: i numeri. La neve, il ghiaccio e i numeri. E sai perché?»<br />Spacca le chele con uno schiaccianoci e ne estrae la polpa con una pinzetta curva.<br />«Perché il sistema matematico è come la vita umana. Per cominciare ci sono i numeri naturali. Sono quelli interi e positivi. I numeri del bambino. Ma la coscienza umana si espande. Il bambino scopre il desiderio, e sai qual è l'espressione matematica del desiderio?»<br />Versa nella zuppa la panna e alcune gocce di succo d'arancia.<br />«Sono i numeri negativi. Quelli con cui si dà forma all'impressione che manchi qualcosa. Ma la coscienza si espande ancora, e cresce, e il bambino scopre gli spazi intermedi. Fra le pietre, fra le parti di muschio sulle pietre, fra le persone. E tra i numeri. Sai questo a cosa porta? Alle frazioni. I numeri interi più le frazioni danno i numeri razionali. Ma la coscienza non si ferma lì. Vuole superare la ragione. Aggiunge un'operazione assurda come la radice quadrata. E ottiene i numeri irrazionali».<br />Scalda il pane nel forno e mette il pepe in un macinino.<br />«È una sorta di follia. Perché i numeri irrazionali sono infiniti. Non possono essere scritti. Spingono la coscienza nell'infinito. E addizionando i numeri irrazionali ai numeri razionali si ottengono i numeri reali».<br />Sono finita al centro della stanza per trovare posto. È raro avere la possibilità di chiarirsi con un'altra persona. Di norma bisogna combattere per avere la parola. Questo per me è molto importante.<br />«Non finisce. Non finisce mai. Perché ora, su due piedi, espandiamo i numeri reali con quelli immaginari, radici quadrate dei numeri negativi. Sono numeri che non possiamo figurarci, numeri che la coscienza normale non può comprendere. E quando aggiungiamo i numeri immaginari ai numeri reali abbiamo i sistemi numerici complessi. Il primo sistema numerico all'interno del quale è possibile dare una spiegazione soddisfacente della formazione dei cristalli di ghiaccio. È come un grande paesaggio aperto. Gli orizzonti. Ci si avvicina a essi e loro continuano a spostarsi. È la Groenlandia, ciò di cui non posso fare a meno! È per questo che non voglio essere rinchiusa». (da ''Il senso di Smilla per la neve'')


*Non riesco a immaginare che possa esistere qualcosa come l'inferno cristiano. Ma ho riflettuto sul vecchio regno dei morti groenlandese. A guardare i fastidi che si incontrano da vivi, sembra improbabile che debbano finire solo perché si è morti. (da ''Il senso di Smilla per la neve'', p.315)
*Non riesco a immaginare che possa esistere qualcosa come l'inferno cristiano. Ma ho riflettuto sul vecchio regno dei morti groenlandese. A guardare i fastidi che si incontrano da vivi, sembra improbabile che debbano finire solo perché si è morti. (da ''Il senso di Smilla per la neve'', p.390)


==''I quasi adatti''==
==''I quasi adatti''==

Versione delle 17:57, 12 apr 2015

Peter Høeg (1957 – vivente), scrittore danese.

Citazioni di Peter Høeg

  • Ma se un giorno incontrerai Conny, capirai che ci sono donne capaci di spingere un uomo a compiere atti straordinari, anche se hanno solo sei anni. (da I figli dei guardiani di elefanti)
  • Rasker, avvocato alla Corte suprema non era mai solo.
    Dovunque andasse aveva sempre con sé un corteo ombra di uomini che ormai erano morti, ma le cui azioni in favore della società danese vivevano. (da Racconti notturni)
  • «Sai cosa c'è alla base della matematica?» dico, «Alla base della matematica ci sono i numeri. Se qualcuno mi chiedesse che cosa mi rende davvero felice, io risponderei: i numeri. La neve, il ghiaccio e i numeri. E sai perché?»
    Spacca le chele con uno schiaccianoci e ne estrae la polpa con una pinzetta curva.
    «Perché il sistema matematico è come la vita umana. Per cominciare ci sono i numeri naturali. Sono quelli interi e positivi. I numeri del bambino. Ma la coscienza umana si espande. Il bambino scopre il desiderio, e sai qual è l'espressione matematica del desiderio?»
    Versa nella zuppa la panna e alcune gocce di succo d'arancia.
    «Sono i numeri negativi. Quelli con cui si dà forma all'impressione che manchi qualcosa. Ma la coscienza si espande ancora, e cresce, e il bambino scopre gli spazi intermedi. Fra le pietre, fra le parti di muschio sulle pietre, fra le persone. E tra i numeri. Sai questo a cosa porta? Alle frazioni. I numeri interi più le frazioni danno i numeri razionali. Ma la coscienza non si ferma lì. Vuole superare la ragione. Aggiunge un'operazione assurda come la radice quadrata. E ottiene i numeri irrazionali».
    Scalda il pane nel forno e mette il pepe in un macinino.
    «È una sorta di follia. Perché i numeri irrazionali sono infiniti. Non possono essere scritti. Spingono la coscienza nell'infinito. E addizionando i numeri irrazionali ai numeri razionali si ottengono i numeri reali».
    Sono finita al centro della stanza per trovare posto. È raro avere la possibilità di chiarirsi con un'altra persona. Di norma bisogna combattere per avere la parola. Questo per me è molto importante.
    «Non finisce. Non finisce mai. Perché ora, su due piedi, espandiamo i numeri reali con quelli immaginari, radici quadrate dei numeri negativi. Sono numeri che non possiamo figurarci, numeri che la coscienza normale non può comprendere. E quando aggiungiamo i numeri immaginari ai numeri reali abbiamo i sistemi numerici complessi. Il primo sistema numerico all'interno del quale è possibile dare una spiegazione soddisfacente della formazione dei cristalli di ghiaccio. È come un grande paesaggio aperto. Gli orizzonti. Ci si avvicina a essi e loro continuano a spostarsi. È la Groenlandia, ciò di cui non posso fare a meno! È per questo che non voglio essere rinchiusa». (da Il senso di Smilla per la neve)
  • Non riesco a immaginare che possa esistere qualcosa come l'inferno cristiano. Ma ho riflettuto sul vecchio regno dei morti groenlandese. A guardare i fastidi che si incontrano da vivi, sembra improbabile che debbano finire solo perché si è morti. (da Il senso di Smilla per la neve, p.390)

I quasi adatti

Incipit

Che cos'è il tempo?

Salivamo cinque piani verso la luce e ci distribuivamo in tredici file rivolti verso il dio che apre le porte del mattino. Poi c'era una pausa, quindi arrivava Biehl.
Perché quella pausa?
A un'esplicita domanda sulle sue pause rivoltagli da una delle ragazze brave, Biehl sul momento era rimasto in silenzio. Poi lui, che non diceva mai "io" di se stesso, aveva detto, lentamente e con grande serietà, come stupito della domanda, e forse anche della propria risposta: «Quando parlo dovete ascoltare soprattutto le mie pause. Dicono più delle mie parole».
Questo valeva anche per l'intervallo fra il momento in cui nella sala scendeva il silenzio assoluto e quello in cui lui entrava e saliva sul pulpito. Una pausa eloquente, per dirla con parole sue.

Citazioni

  • Il mondo è fatto di coscienze divise, ciascuna isolata nella sua illusione sensoriale, le quali scorrono in un vuoto senza qualità.
  • L'essere umano in fondo è solo.
  • La matematica è una specie di lingua. L'unica nell'universo che non vuole saperne di limiti.
  • Non esistono persone senza paura, solo attimi senza paura.
  • Cancellò il tempo. Sapevo che lo avrei ricordato per l'eternità, e che non avrebbero potuto togliermelo, mai, qualunque cosa fosse accaduta. Allora l'attimo divenne un attimo assolutamente senza paura. (p. 155)
  • Quando c'è la luce è più facile tenere lontane le cose. Quando si fa buio arrivano tutte insieme.
  • Quando le persone ci devono essere comunque tolte, allora sarebbe meglio non avergli mai voluto bene.
  • Non faceva freddo, il giorno era stato lungo, e anche se adesso era buio la luce non era scomparsa, sembrava come avvolta dalla notte. Pensai questo. Nella vita di una persona ci sono sempre state delle notti chiare, ma arriva il giorno in cui uno le nota per la prima volta. (p. 267)

[Peter Høeg, I quasi adatti, traduzione di Bruno Berni, Arnoldo Mondadori Editore, 1996]

Incipit di alcune opere

I figli dei guardiani di elefanti

Ho trovato una porta per uscire dalla prigione, una porta che si apre verso la libertà, scrivo queste pagine per fartela vedere.
Ora tu dirai: quanta libertà crede di poter pretendere, lui che è nato nell'isola di Finø, detta la Gran Canaria della Danimarca, e per giunta nella canonica, che ha dodici stanze e un giardino grande come un parco?
[Peter Høeg, I figli dei guardiani di elefanti, traduzione di Bruno Berni, Arnoldo Mondadori Editore, 2011]

Il senso di Smilla per la neve

C'è un freddo straordinario, 18 gradi Celsius sotto zero, e nevica, e nella lingua che non è più la mia la neve è qanik, grossi cristalli quasi senza peso che cadono in grande quantità e coprono la terra con uno strato di bianco gelo polverizzato.
L'oscurità di dicembre sale dalla fossa che sembra illimitata come il cielo che ci sovrasta. In questa oscurità i nostri volti sono solo dischi di pallida luce, ma riesco ugualmente a percepire la disapprovazione del pastore e del becchino per le mie calze nere a rete e per i gemiti di Juliane, peggiorati dal fatto che stamattina ha preso l'Antabuse e ora affronta il dolore quasi sobria. Pensavo che io e lei non abbiamo rispettato il tempo né la tragica situazione. La verità è che le calze e le pillole sono, ognuna a modo suo, un omaggio al freddo e a Esajas.
[Peter Høeg, Il senso di Smilla per la neve, traduzione di Bruno Berni, Mondadori, 1996]

La bambina silenziosa

La Creatrice ha accordato ogni essere umano in una tonalità, e Kasper era in grado di sentirla, soprattutto nel breve attimo indifeso in cui gli altri erano molto vicini ma ancora non sapevano che lui era in ascolto. Quindi aspettava alla finestra, anche in quel momento.
[Peter Høeg, La bambina silenziosa, traduzione di Bruno Berni, Arnoldo Mondadori Editore, 2006]

La donna e la scimmia

Una scimmia si stava avvicinando a Londra. Era rannicchiata su una panca, nel pozzetto di una barca a vela, sottovento. Aveva gli occhi chiusi e una coperta sulle spalle, e anche così, raggomitolata, faceva sembrare l'uomo seduto di fronte a lei più piccolo di quanto non fosse.
L'uomo, in quel periodo, si chiamava Bally, e nella sua vita ormai c'erano solo due cose che gli andavano a genio: il momento in cui arrivava in una metropoli e il momento in cui ripartiva. Perciò si alzò, si avvicinò al parapetto e rimase lì, in piedi, a guardare la città. Fu il primo e l'ultimo errore di quel viaggio.
La sua distrazione contagiò l'equipaggio. Il timoniere inserì il pilota automatico, il mozzo andò a poppa lasciando il castello di prua ed entrambi si diressero verso il parapetto. Era la prima pausa di tranquillità dopo cinque giorni di navigazione, e i tre uomini contemplarono in silenzio le luci della periferia che, come lucciole, danzavano scivolando di fianco alla barca e scomparivano a poppa.
[Peter Høeg, La donna e la scimmia, traduzione di Bruno Berni, Arnoldo Mondadori Editore]

La storia dei sogni danesi

Questa è la storia dei sogni danesi, un resoconto di ciò che abbiamo temuto, sognato, sperato e atteso in questo secolo. Ho cercato di essere esaustivo e semplice al tempo stesso, e per illustrare il mio tentativo mi sia concesso raccontare due aneddoti.
[Peter Høeg, La storia dei sogni danesi, traduzione di Bruno Berni, Mondadori, 1998]

Racconti notturni

Il 18 marzo 1929 il giovane danese David Rehn era presente all'inaugurazione dell'ultimo tratto di ferrovia che da Cabinda, nei pressi dell'estuario del fiume Congo, si estendeva fino al Katanga, nell'Africa Centrale. Partecipavano alla cerimonia anche il re e la regina del Belgio e il primo ministro dell'Unione Sudafricana Smuts, e Lord Delamere del Kenia, e tutti parlavano e le loro parole entravano nel sangue di David come lo champagne.
[Peter Høeg, Racconti notturni, traduzione di Bruno Berni, Arnoldo Mondadori Editore 1997]

Bibliografia

  • Peter Høeg, I figli dei guardiani di elefanti, traduzione di Bruno Berni, Arnoldo Mondadori Editore, 2011.
  • Peter Høeg, I quasi adatti, traduzione di Bruno Berni, Arnoldo Mondadori Editore, 1996.
  • Peter Høeg, Il senso di Smilla per la neve, traduzione di Bruno Berni, Mondadori, 1996. ISBN 8804413832
  • Peter Høeg, La bambina silenziosa, traduzione di Bruno Berni, Arnoldo Mondadori Editore, 2006.
  • Peter Høeg, La donna e la scimmia, traduzione di Bruno Berni, Arnoldo Mondadori Editore, 1997.
  • Peter Høeg, La storia dei sogni danesi, traduzione di Bruno Berni, Arnoldo Mondadori Editore, 1998.
  • Peter Høeg, Racconti notturni, traduzione di Bruno Berni, Arnoldo Mondadori Editore, 1997.

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