Eduardo Galeano: differenze tra le versioni

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'''Eduardo Hughes Galeano''' (1940 – vivente), giornalista, scrittore e saggista uruguaiano.
'''Eduardo Hughes Galeano''' (1940 – 2015), giornalista, scrittore e saggista uruguaiano.


*Ci sono alcuni paesi e villaggi del [[Brasile]] che non hanno una chiesa, ma non ne esiste neanche uno senza un campo di calcio.<ref name=calcio>Da ''Splendori e miserie del gioco del calcio'', traduzione di Pier Paolo Marchetti, Sperling & Kupfer Editori.</ref>
*Ci sono alcuni paesi e villaggi del [[Brasile]] che non hanno una chiesa, ma non ne esiste neanche uno senza un campo di calcio.<ref name=calcio>Da ''Splendori e miserie del gioco del calcio'', traduzione di Pier Paolo Marchetti, Sperling & Kupfer Editori.</ref>

Versione delle 14:13, 13 apr 2015

Eduardo Galeano, 2008

Eduardo Hughes Galeano (1940 – 2015), giornalista, scrittore e saggista uruguaiano.

  • Ci sono alcuni paesi e villaggi del Brasile che non hanno una chiesa, ma non ne esiste neanche uno senza un campo di calcio.[1]
  • Come tutti gli uruguagi, avrei voluto essere un calciatore. Giocavo benissimo, ero un fenomeno, ma soltanto di notte, mentre dormivo; durante il giorno ero il peggior scarpone che sia comparso nei campetti del mio paese.[1]
  • Dopo quattro anni [come fattorino in banca] capii che non faceva per me. Lì appresi che i principali rapinatori di banche sono i banchieri stessi ma nessun allarme suona mai per loro.[2]
  • Il colombiano Carlos Valderrama ha i piedi storti, e la stortura gli serve per nascondere meglio il pallone.[3]
  • La giustizia e la libertà si odieranno fra loro in eterno.[4]
  • Penso che la grande tragedia del secolo scorso sia stata il divorzio tra libertà e giustizia. Una parte del mondo ha sacrificato la libertà in nome della giustizia, e l'altra parte ha fatto l'opposto. La migliore eredità di Rosa sta nell'idea che libertà e giustizia siano due fratelli siamesi. Ricucire quel legame rappresenta la grande sfida di questo nuovo secolo.[2]
  • Più che mangiare, siamo mangiati dal cibo che ci impongono.[5]
  • RICORDARE: Dal latino re-cordis, ripassare dalle parti del cuore.[4]
  • «Sarti; Burgnich, Facchetti, Bedin, Guarneri, Picchi; Jair, Mazzola, Milani (Peiró, Domenghini), Suárez, Corso. Allenatore: Herrera.»
    Quale altra formazione, a distanza di tanti lustri, è impressa più di questa nella memoria di ogni tifoso, anche non nerazzurro?[1]

Parole in cammino

  • Le storie si raccontano di notte, perché di notte il sacro è reale, e chi sa raccontare racconta sapendo che il nome è quella cosa che il nome nomina. (Finestra sulla parola (II))
  • Il tempo rende gemelli gli amanti. (Finestra sull'essere e sul fare)
  • Il torturato tortura i sogni del suo carnefice. (Finestra sull'essere e sul fare)
  • Il poeta rifugge dalla metafora che trova nello specchio. (Finestra sull'essere e sul fare)
  • Le donne? Una razza inferiore, come i negri, i poveri e i pazzi. Incapaci di libertà, come i bambini. Destinate a piangere, a gridare, a sparlare del prossimo e a cambiare opinione e pettinatura ogni giorno. A letto e in cucina talvolta danno piacere. Al di fuori di questo, causano solo dispiaceri. (Storia dell'uomo che voleva partorire)
  • Le cose sono padrone dei padroni delle cose e io non trovo il mio volto nello specchio. Parlo ciò che non dico. Sto, ma non sono. E salgo su un treno che mi porta dove non vado, in un paese esiliato da me. (Finestra sulla nuca)
  • Veniamo da un uovo più piccolo di una testa di spillo, e viviamo su una pietra che gira intorno a una stella nana e che, contro questa stella, prima o poi, si scontrerà. Tuttavia, siamo stati fatti di luce, oltre che di carbonio, ossigeno, merda, morte e altre cose e, in fin dei conti, siamo qui da quando la bellezza dell'universo ha avuto bisogno di essere vista da qualcuno. (Finestra sul volto)
  • Sul muro di un locale di Madrid c'è un cartello che dice: È PROIBITO IL CANTO FLAMENCO. Sul muro dell'aeroporto di Rio de Janeiro c'è un cartello che dice: È PROIBITO GIOCARE CON I CARRELLI PORTAVALIGIE. Il che vuol dire che c'è ancora gente che canta e c'è ancora gente che gioca. (Finestra sulle proibizioni)
  • Lei è all'orizzonte. [...] Mi avvicino di due passi, lei si allontana di due passi. Cammino per dieci passi e l'orizzonte si sposta di dieci passi più in là. Per quanto io cammini, non la raggiungerò mai. A cosa serve l'utopia? Serve proprio a questo: a camminare. (Finestra sull'utopia)

[Eduardo Galeano, Parole in cammino, traduzione di M. Trambaioli, Sperling & Kupfer, Milano 2006]

Note

  1. a b c Da Splendori e miserie del gioco del calcio, traduzione di Pier Paolo Marchetti, Sperling & Kupfer Editori.
  2. a b Dall'intervista di Sebastiano Triulzi su Repubblica del 29 gennaio 2012.
  3. Da El fútbol a sol y sombra, Siglo ventiuno editores, Madrid, 2000, 4a ed., p. 185. ISBN 968-23-1971-4
  4. a b Da Il libro degli abbracci, traduzione di Gianfranco Ciabatti, Sansoni, 1992.
  5. Citato in Lorenzo Guadagnucci, Restiamo animali, Terre di mezzo, Milano, 2012, p. 15. ISBN 978-88-6189-224-8

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