Isabella Ragonese: differenze tra le versioni

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*Io dico sempre che Palermo è come una donna bella che non sa abbigliarsi, non è mai in ghingheri, prova ne è che non sa mostrare il suo mare, ma alla fine è sempre una sorpresa. È una città che fa venire voglia di scoprirla. È come i grandi amori: ti manca quando sei lontana e ti soffoca quando ci vivi. E allora quando sono lontana mi manca l'emozione dello Spasimo, i mercati, l'Orto botanico, dove ogni tanto andavo a studiare, via Archirafi, e poi i luoghi della mia infanzia: via Pipitone Federico, dove abitava mia nonna, e quindi la chiesa San Michele e il bar omonimo, dove andavamo a comprare i pasticcini.
*Io dico sempre che [[Palermo]] è come una donna bella che non sa abbigliarsi, non è mai in ghingheri, prova ne è che non sa mostrare il suo mare, ma alla fine è sempre una sorpresa. È una città che fa venire voglia di scoprirla. È come i grandi amori: ti manca quando sei lontana e ti soffoca quando ci vivi. E allora quando sono lontana mi manca l'emozione dello Spasimo, i mercati, l'Orto botanico, dove ogni tanto andavo a studiare, via Archirafi, e poi i luoghi della mia infanzia: via Pipitone Federico, dove abitava mia nonna, e quindi la chiesa San Michele e il bar omonimo, dove andavamo a comprare i pasticcini.
*Io sono cresciuta in un periodo in cui Palermo era una vetrina mondiale: c'era il Festival sul Novecento, c'erano i Cantieri della Zisa, apriva lo Spasimo, un posto incantevole dove porto sempre i miei ospiti, riapriva il Teatro Massimo. Sono cresciuta respirando questo clima di cultura, senza il quale non avrei scelto di fare l'attrice.
*Io sono cresciuta in un periodo in cui Palermo era una vetrina mondiale: c'era il Festival sul Novecento, c'erano i Cantieri della Zisa, apriva lo Spasimo, un posto incantevole dove porto sempre i miei ospiti, riapriva il Teatro Massimo. Sono cresciuta respirando questo clima di cultura, senza il quale non avrei scelto di fare l'attrice.
*Io rimango molto legata a Palermo: ci ho sempre vissuto, fino a due anni fa, vale a dire subito dopo avere fatto il film di Paolo Virzì che mi ha lanciata, "Tutta la vita davanti". Sembra retorica ma qui si avverte la creatività, l'energia. È una città che mostra sempre una calma apparente ma sotto c'è un grande fermento.
*Io rimango molto legata a Palermo: ci ho sempre vissuto, fino a due anni fa, vale a dire subito dopo avere fatto il film di Paolo Virzì che mi ha lanciata, "Tutta la vita davanti". Sembra retorica ma qui si avverte la creatività, l'energia. È una città che mostra sempre una calma apparente ma sotto c'è un grande fermento.

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Isabella Ragonese

Isabella Ragonese (1981 – vivente), attrice italiana.

Citazioni di Isabella Ragonese

Sette, 24 giugno 2010
  • Trovo snob dire che se le ragazze fanno certe scelte sono cavoli loro. A me interessa che non diventi dominante il modello della ragazzina che si rifà il seno a diciott'anni e le labbra a venti. Senza scadere nello stereotipo della femminista che non si rade, mi piacerebbe che uomini e donne parlassero insieme della loro dignità.
  • Se per la donna ci sono le veline, per gli uomini ci sono i "costantini" o, in alternativa, i super nerd. Parlo di modelli giovanili in tv: o sei un macho che si ritocca le sopracciglia o sei un presunto genio, che sa fare due per due e sbava rintontito davanti al primo seno gonfio.
  • La tv generalista ha smesso di essere una finestra sul mondo ed è diventata un microscopio sul proprio ombelico: in tv si parla troppo di chi sta in tv.
  • Le donne sono maggioranza nel Paese, sono più colte, più laureate. È assurdo che siano così sottorappresentate. Devono anche smettere di invidiarsi a vicenda.
  • Nell'Italia del tutto e subito, delle scorciatoie e degli aiutini, io inviterei tutti a riflettere su quanto sia più bello conquistare i traguardi da soli e con calma.
  • Da spettatrice le fiction mi annoiano. Perché ogni dieci minuti c'è qualcuno che fa il riassunto di quel che è successo. È anticinematografico. Da attrice, invece, non credo che riuscirei a fare un buon lavoro con quei tempi forsennati di recitazione.
  • La comunicazione on line mi pare un po' nevrotica. E poi che senso ha uno strumento che ti mette in contatto con dei compagni di classe di cui ti sei liberata a fatica?
Ho un problema: non riesco mai a dire di no, intervista di Anna Maria Speroni, Io Donna, 30 aprile 2011
  • Il mio essenziale cambia sempre. È sfuggente. Lo capisci dopo, se in un certo momento eri felice o no: mentre vivi non ci pensi. Ci vuole una certa distanza.
  • Mi ero detta che, se non avessi combinato niente come attrice, non mi sarei incaponita e avrei cambiato mestiere. Invece ho fatto talmente tante cose che i miei 30 anni mi sembrano 50. Come se avessi vissuto tante vite, più di così non li potevo sfruttare.
  • Viviamo nell'epoca dell'ipercomunicazione, mandi sms, foto ed email, ma "mi piaci" e "ti amo" sono parole difficili da dire quando le pensi davvero. Così preferisci avere tante storie leggere anziché una importante. Perché a una relazione vera ti devi dedicare, non è una cosa così naturale come ci porta a credere il mito romantico del grande amore: i nostri nonni stavano insieme 50 anni, con rinunce penso, e senza troppo romanticismo, ma la loro era comunque una forma d'amore, un "volere bene" in senso bello, volere il bene dell'altro, rispettarlo, non fargli male. Invece noi al primo problema diciamo ecco, allora non è lui. Ci vorrebbe un po' di concretezza tra amore idealizzato e realtà.
  • Io dico sempre che Palermo è come una donna bella che non sa abbigliarsi, non è mai in ghingheri, prova ne è che non sa mostrare il suo mare, ma alla fine è sempre una sorpresa. È una città che fa venire voglia di scoprirla. È come i grandi amori: ti manca quando sei lontana e ti soffoca quando ci vivi. E allora quando sono lontana mi manca l'emozione dello Spasimo, i mercati, l'Orto botanico, dove ogni tanto andavo a studiare, via Archirafi, e poi i luoghi della mia infanzia: via Pipitone Federico, dove abitava mia nonna, e quindi la chiesa San Michele e il bar omonimo, dove andavamo a comprare i pasticcini.
  • Io sono cresciuta in un periodo in cui Palermo era una vetrina mondiale: c'era il Festival sul Novecento, c'erano i Cantieri della Zisa, apriva lo Spasimo, un posto incantevole dove porto sempre i miei ospiti, riapriva il Teatro Massimo. Sono cresciuta respirando questo clima di cultura, senza il quale non avrei scelto di fare l'attrice.
  • Io rimango molto legata a Palermo: ci ho sempre vissuto, fino a due anni fa, vale a dire subito dopo avere fatto il film di Paolo Virzì che mi ha lanciata, "Tutta la vita davanti". Sembra retorica ma qui si avverte la creatività, l'energia. È una città che mostra sempre una calma apparente ma sotto c'è un grande fermento.
  • Ogni volta che parlo di Palermo con i miei colleghi dicono tutti "Bellissima". Nel mio ambiente l'identità palermitana è un motivo d'orgoglio. E poi nel cinema i palermitani siamo tantissimi: Gigi Lo Cascio, Paolo Briguglia, Claudio Gioè. Ogni volta che ci incontriamo, in un festival o su un set, sembriamo dei reduci: appena vediamo un posto bello subito lo paragoniamo a via Libertà o al teatro Massimo, tanto che gli altri ci prendono in giro.
  • Virzì mi ha fatto cinque provini: io sono andata lì convinta di non avere speranze e forse questa mia tranquillità lo ha convinto. Poi ha confessato che mi aveva già scelta dopo il secondo provino ma ha voluto insistere. Un giorno mi ha chiamato e mi ha detto: "Ragonese, non possiamo fare più a meno di te". A quel punto il copione è stato cambiato, perché la protagonista doveva essere toscana e invece è diventata una siciliana.

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