Walter Pedullà: differenze tra le versioni

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*Fa bene Alvino a opporsi, ad opporre i buoni motivi di chi è cosciente di quanto ancora può dirci una narrazione che impegna ogni organo della testa: dall'orecchio alle narici, dagli occhi alla lingua. Ecco: attenti alla lingua di Pizzuto. Giustamente Alvino gliela fa tirar fuori. Fra l'altro ci sta bene pure lo sberleffo sul volto di questo scrittore dotato di finissima ironia. Alla lingua! alla lingua di Pizzuto! dice Alvino. Che deve metterci tutti i sensi e ogni atomo del cervello per impedire che restino puro suono le sostanziose parole di Pizzuto. (dall'introduzione di Walter Pedullà a [[Gualberto Alvino]], ''Chi ha paura di Antonio Pizzuto?'', Firenze, Polistampa, 2008)
*Fa bene Alvino a opporsi, ad opporre i buoni motivi di chi è cosciente di quanto ancora può dirci una narrazione che impegna ogni organo della testa: dall'orecchio alle narici, dagli occhi alla lingua. Ecco: attenti alla lingua di Pizzuto. Giustamente Alvino gliela fa tirar fuori. Fra l'altro ci sta bene pure lo sberleffo sul volto di questo scrittore dotato di finissima ironia. Alla lingua! alla lingua di Pizzuto! dice Alvino. Che deve metterci tutti i sensi e ogni atomo del cervello per impedire che restino puro suono le sostanziose parole di Pizzuto. (dall'introduzione di Walter Pedullà a [[Gualberto Alvino]], ''Chi ha paura di Antonio Pizzuto?'', Firenze, Polistampa, 2008)
*Intanto dunque l'operazione di Nanni Balestrini, uno scrittore che evidentemente ci ha gusto e vocazione a non lasciare le cose come stanno, può vantarsi di avere abbattuto un divieto che non era mai stato messo in discussione dalla serie di anticonformismi e di rotture in cui si è specializzato il nostro secolo. Da secoli la legge parla chiaro e duro al riguardo: se non c'è articolazione, dialogo, sintassi, spessore non c'è neppure narrativa. Nel dopo-contestazione essi sono assenti, perché non c'è nuoto in cui non si batta il piede sul fondo, né passeggiata che non si limiti a girare intorno alla città, né dibattito che allontani dalle certezze da cui si è partiti e che sono costantemente confermate dalla vista (e dalla visione, in entrambi i sensi) del mondo attuale. (da ''Il morbo di Basedow ovvero dell'avanguardia'', Cosenza, Lerici, 1975, p. 118)
*Intanto dunque l'operazione di Nanni Balestrini, uno scrittore che evidentemente ci ha gusto e vocazione a non lasciare le cose come stanno, può vantarsi di avere abbattuto un divieto che non era mai stato messo in discussione dalla serie di anticonformismi e di rotture in cui si è specializzato il nostro secolo. Da secoli la legge parla chiaro e duro al riguardo: se non c'è articolazione, dialogo, sintassi, spessore non c'è neppure narrativa. Nel dopo-contestazione essi sono assenti, perché non c'è nuoto in cui non si batta il piede sul fondo, né passeggiata che non si limiti a girare intorno alla città, né dibattito che allontani dalle certezze da cui si è partiti e che sono costantemente confermate dalla vista (e dalla visione, in entrambi i sensi) del mondo attuale. (da ''Il morbo di Basedow ovvero dell'avanguardia'', Cosenza, Lerici, 1975, p. 118)
*[...] l'equilibrio di [[Aldo Palazzeschi|Palazzeschi]] appare più simile all'aurea mediocritas del buon borghese conservatore che non alla perizia del funambolo in bilico sulla corda sospesa. (da ''Letteratura Italiana Del Novecento, Volume 1'', Rizzoli, Milano, 2000, p. 535)
*[[Giorgio Bàrberi Squarotti]] è un critico che ha lavorato molto e bene all'inizio degli Anni Sessanta con gli strumenti più scandaglianti della stilistica, che, alternati e alleati agli altri metodi, hanno fruttato i saggi tuttora assai efficienti di ''Astrazione e realtà'' e di ''Poesia e narrativa del secondo Novecento''. (da ''La letteratura del benessere'', Roma, Bulzoni, 1973, p. 270)
*[[Giorgio Bàrberi Squarotti]] è un critico che ha lavorato molto e bene all'inizio degli Anni Sessanta con gli strumenti più scandaglianti della stilistica, che, alternati e alleati agli altri metodi, hanno fruttato i saggi tuttora assai efficienti di ''Astrazione e realtà'' e di ''Poesia e narrativa del secondo Novecento''. (da ''La letteratura del benessere'', Roma, Bulzoni, 1973, p. 270)



Versione delle 23:50, 13 giu 2015

Walter Pedullà (1930 – vivente), critico letterario italiano.

  • Fa bene Alvino a opporsi, ad opporre i buoni motivi di chi è cosciente di quanto ancora può dirci una narrazione che impegna ogni organo della testa: dall'orecchio alle narici, dagli occhi alla lingua. Ecco: attenti alla lingua di Pizzuto. Giustamente Alvino gliela fa tirar fuori. Fra l'altro ci sta bene pure lo sberleffo sul volto di questo scrittore dotato di finissima ironia. Alla lingua! alla lingua di Pizzuto! dice Alvino. Che deve metterci tutti i sensi e ogni atomo del cervello per impedire che restino puro suono le sostanziose parole di Pizzuto. (dall'introduzione di Walter Pedullà a Gualberto Alvino, Chi ha paura di Antonio Pizzuto?, Firenze, Polistampa, 2008)
  • Intanto dunque l'operazione di Nanni Balestrini, uno scrittore che evidentemente ci ha gusto e vocazione a non lasciare le cose come stanno, può vantarsi di avere abbattuto un divieto che non era mai stato messo in discussione dalla serie di anticonformismi e di rotture in cui si è specializzato il nostro secolo. Da secoli la legge parla chiaro e duro al riguardo: se non c'è articolazione, dialogo, sintassi, spessore non c'è neppure narrativa. Nel dopo-contestazione essi sono assenti, perché non c'è nuoto in cui non si batta il piede sul fondo, né passeggiata che non si limiti a girare intorno alla città, né dibattito che allontani dalle certezze da cui si è partiti e che sono costantemente confermate dalla vista (e dalla visione, in entrambi i sensi) del mondo attuale. (da Il morbo di Basedow ovvero dell'avanguardia, Cosenza, Lerici, 1975, p. 118)
  • [...] l'equilibrio di Palazzeschi appare più simile all'aurea mediocritas del buon borghese conservatore che non alla perizia del funambolo in bilico sulla corda sospesa. (da Letteratura Italiana Del Novecento, Volume 1, Rizzoli, Milano, 2000, p. 535)
  • Giorgio Bàrberi Squarotti è un critico che ha lavorato molto e bene all'inizio degli Anni Sessanta con gli strumenti più scandaglianti della stilistica, che, alternati e alleati agli altri metodi, hanno fruttato i saggi tuttora assai efficienti di Astrazione e realtà e di Poesia e narrativa del secondo Novecento. (da La letteratura del benessere, Roma, Bulzoni, 1973, p. 270)

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