Origene: differenze tra le versioni

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*Se abbiamo capito qual è l'ebbrezza dei [[santo|santi]], e come è promessa a loro per la loro gioia, vediamo ora come il nostro Salvatore non beve più vino fino a che non berrà con i santi vino nuovo nel [[regno di Dio]].<br />[...] egli stesso è «avvocato per i nostri peccati presso il Padre», come dichiara [[Giovanni apostolo ed evangelista|Giovanni]], suo intimo, dicendo che «se qualcuno ha peccato, abbiamo come avvocato presso il Padre Gesù Cristo [...]». Come dunque potrebbe bere il vino della letizia, colui che è avvocato per i miei peccati, quando io lo rattristo peccando? [...] Se difatti il suo Apostolo «piange su alcuni che hanno peccato e non hanno fatto penitenza dei loro delitti», che dire di Lui stesso, che è chiamato il figlio dell'Amore, che s'è annichilato a causa dell'amore che aveva per noi, che non ha cercato il suo vantaggio quando era uguale a Dio, ma ha cercato il nostro bene, e per questo s'è come vuotato di se stesso? Così adunque avendo cercato il nostro bene, ora non ci cercherebbe più, non penserebbe più ai nostri interessi, non soffrirebbe più dei nostri traviamenti? Non piangerebbe più sulla nostra perdita, egli che ha pianto su Gerusalemme [...]?<br />Colui che ha preso le nostre ferite e ha sofferto a causa nostra come il medico delle nostre anime e dei nostri corpi, ora trascurerebbe la corruzione delle nostre piaghe? [...] Dunque, per noi tutti egli sta ora davanti a Dio intercedendo per noi [...]. Attende dunque che noi ci convertiamo, che imitiamo il suo esempio, che seguiamo le sue tracce, per godere allora con noi e «bere con noi il vino nel regno del Padre suo».<ref>Da ''Omelie sul Levitico'', 7, 2; citato in Jacques Liébaert, Michel Spanneut, Antonio Zani, ''Introduzione generale allo studio dei Padri della Chiesa'', Queriniana, Brescia, 1998, p. 107. ISBN 88-399-0101-9</ref>
*Se abbiamo capito qual è l'ebbrezza dei [[santo|santi]], e come è promessa a loro per la loro gioia, vediamo ora come il nostro Salvatore non beve più vino fino a che non berrà con i santi vino nuovo nel [[regno di Dio]].<br />[...] egli stesso è «avvocato per i nostri peccati presso il Padre», come dichiara [[Giovanni apostolo ed evangelista|Giovanni]], suo intimo, dicendo che «se qualcuno ha peccato, abbiamo come avvocato presso il Padre Gesù Cristo [...]». Come dunque potrebbe bere il vino della letizia, colui che è avvocato per i miei peccati, quando io lo rattristo peccando? [...] Se difatti il suo Apostolo «piange su alcuni che hanno peccato e non hanno fatto penitenza dei loro delitti», che dire di Lui stesso, che è chiamato il figlio dell'Amore, che s'è annichilato a causa dell'amore che aveva per noi, che non ha cercato il suo vantaggio quando era uguale a Dio, ma ha cercato il nostro bene, e per questo s'è come vuotato di se stesso? Così adunque avendo cercato il nostro bene, ora non ci cercherebbe più, non penserebbe più ai nostri interessi, non soffrirebbe più dei nostri traviamenti? Non piangerebbe più sulla nostra perdita, egli che ha pianto su Gerusalemme [...]?<br />Colui che ha preso le nostre ferite e ha sofferto a causa nostra come il medico delle nostre anime e dei nostri corpi, ora trascurerebbe la corruzione delle nostre piaghe? [...] Dunque, per noi tutti egli sta ora davanti a Dio intercedendo per noi [...]. Attende dunque che noi ci convertiamo, che imitiamo il suo esempio, che seguiamo le sue tracce, per godere allora con noi e «bere con noi il vino nel regno del Padre suo».<ref>Da ''Omelie sul Levitico'', 7, 2; citato in Jacques Liébaert, Michel Spanneut, Antonio Zani, ''Introduzione generale allo studio dei Padri della Chiesa'', Queriniana, Brescia, 1998, p. 107. ISBN 88-399-0101-9</ref>
*Se la volontà di Dio sarà fatta sulla terra come lo è nel [[cielo]], allora la terra non sarà più terra... allora tutti saremo cielo.<ref>Citato in [[Ermes Ronchi]], ''Il canto del pane'', Edizioni San Paolo, Cinisello Balsamo, 2006, p. 72. ISBN 88-215-4709-4</ref>
*Se la volontà di Dio sarà fatta sulla terra come lo è nel [[cielo]], allora la terra non sarà più terra... allora tutti saremo cielo.<ref>Citato in [[Ermes Ronchi]], ''Il canto del pane'', Edizioni San Paolo, Cinisello Balsamo, 2006, p. 72. ISBN 88-215-4709-4</ref>
*Se qualcuno dunque vuole essere salvato venga in questa casa, nella casa di costei che un tempo fu una prostituta. Se qualcuno di quel popolo vuole essere salvato venga in questa casa per ottenere la salvezza. [...] al di fuori di questa casa, ossia al di fuori della chiesa, nessuno si salva.<ref>Da ''omelie sul libro di Giosué'', omelia 3, 5; citato in Amilcare Giudici, ''«Extra ecclesiam nulla salus». Una rilettura storico-critica'', rivista Servitium, 1978, n. 30; disponibile in ''[http://www.nicodemo.net/giudici/documentigiudici/02_ecclesiologia_comunita_base_75-81/01_Extra%20ecclesiam%20nulla%20salus.pdf Nicodemo.net]''.</ref><ref>Citato in ''[[8½]]'' (1963).</ref>
*Se dunque uno vuole salvarsi, venga in questa casa della prostituta di un tempo. Anche se qualcuno appartenente a quell'antico popolo vuole salvarsi, venga in questa casa, nella quale c'è il sangue di Cristo, in segno di redenzione. [...] fuori di questa casa, cioè fuori della Chiesa, nessuno si salva.<ref>Da ''Omelie su Giosuè'', traduzione di Rosario Scognamiglio, volume 108 di ''Collana di testi patristici'', Città Nuova, 1993, omelia 3, paragrafo 5, [https://books.google.it/books?id=T9U9OP0wicQC&pg=PA80 p. 80]. ISBN 8831131087</ref><ref>L'ultima frase viene citata in ''[[8½]]'' (1963).</ref>
:''Si quis ergo salvari vult, veniat in hanc domum huius quae quondam meretrix fuit. Etiamsi de illo populo vult aliquis salvari, ad hanc domum veniat ut salutem consequi possit. [...] extra hanc domum, id est extra ecclesiam nemo salvatur''
:''Si quis ergo salvari vult, veniat in hanc domum huius quae quondam meretrix fuit. Etiamsi de illo populo vult aliquis salvari, ad hanc domum veniat ut salutem consequi possit. Ad hanc veniat domum, in qua Christi sanguis in signo redemptionis est. [...] extra hanc domum, id est extra ecclesiam nemo salvatur''
*Tutte le cose sono state create da Dio e nulla c'è che da lui non abbia avuto l'essere; perciò vanno rifiutate e respinte le false affermazioni di taluni sulla materia coeterna a Dio o sulle anime ingenerate cui Dio avrebbe dato non tanto l'esistenza quanto l'ordine e la condizione di vita.<ref>Da ''De Princìpi'', I, 3, 3; citato in Mondin 1998.</ref>
*Tutte le cose sono state create da Dio e nulla c'è che da lui non abbia avuto l'essere; perciò vanno rifiutate e respinte le false affermazioni di taluni sulla materia coeterna a Dio o sulle anime ingenerate cui Dio avrebbe dato non tanto l'esistenza quanto l'ordine e la condizione di vita.<ref>Da ''De Princìpi'', I, 3, 3; citato in Mondin 1998.</ref>
*Tutto ciò che si dice di Dio secondo il corpo, dita, mano, braccia, occhi, bocca, piedi, non indica membra umane come le nostre, ma designa col nome delle membra corporee le sue facoltà.<ref>Da ''Homilies in numeri'', 32, 2; citato in Mondin 1998.</ref>
*Tutto ciò che si dice di Dio secondo il corpo, dita, mano, braccia, occhi, bocca, piedi, non indica membra umane come le nostre, ma designa col nome delle membra corporee le sue facoltà.<ref>Da ''Homilies in numeri'', 32, 2; citato in Mondin 1998.</ref>

Versione delle 08:47, 10 lug 2015

Origene

Origene Adamànzio di Alessandria (185 – 254), teologo e filosofo greco antico.

Citazioni di Origene

  • [...] credo che i sacrifici animali siano stati inventati dall'uomo come pretesto per mangiare carne.[1]
  • Dio, buono e padre benigno di tutti, è potenza che insieme benefica e crea.[2]
  • Il vero Ecclesiaste è Cristo
    il quale, essendo in forma di Dio,
    ha svuotato se stesso,
    assumendo la forma di servo.[3]
  • Noi non neghiamo il valore della profezia di Mosè, ma ci basiamo anche su di essa per mostrare le vicende di Gesù.[4]
  • Quando dunque avrò fatto grande l'immagine dell'immagine, cioè la mia anima, e l'avrò magnificata con le opere, con il pensiero, con la parola, allora l'immagine di Dio diviene più grande, e lo stesso Signore, di cui l'anima è l'immagine, è magnificato nella nostra anima.[5]
  • Se abbiamo capito qual è l'ebbrezza dei santi, e come è promessa a loro per la loro gioia, vediamo ora come il nostro Salvatore non beve più vino fino a che non berrà con i santi vino nuovo nel regno di Dio.
    [...] egli stesso è «avvocato per i nostri peccati presso il Padre», come dichiara Giovanni, suo intimo, dicendo che «se qualcuno ha peccato, abbiamo come avvocato presso il Padre Gesù Cristo [...]». Come dunque potrebbe bere il vino della letizia, colui che è avvocato per i miei peccati, quando io lo rattristo peccando? [...] Se difatti il suo Apostolo «piange su alcuni che hanno peccato e non hanno fatto penitenza dei loro delitti», che dire di Lui stesso, che è chiamato il figlio dell'Amore, che s'è annichilato a causa dell'amore che aveva per noi, che non ha cercato il suo vantaggio quando era uguale a Dio, ma ha cercato il nostro bene, e per questo s'è come vuotato di se stesso? Così adunque avendo cercato il nostro bene, ora non ci cercherebbe più, non penserebbe più ai nostri interessi, non soffrirebbe più dei nostri traviamenti? Non piangerebbe più sulla nostra perdita, egli che ha pianto su Gerusalemme [...]?
    Colui che ha preso le nostre ferite e ha sofferto a causa nostra come il medico delle nostre anime e dei nostri corpi, ora trascurerebbe la corruzione delle nostre piaghe? [...] Dunque, per noi tutti egli sta ora davanti a Dio intercedendo per noi [...]. Attende dunque che noi ci convertiamo, che imitiamo il suo esempio, che seguiamo le sue tracce, per godere allora con noi e «bere con noi il vino nel regno del Padre suo».[6]
  • Se la volontà di Dio sarà fatta sulla terra come lo è nel cielo, allora la terra non sarà più terra... allora tutti saremo cielo.[7]
  • Se dunque uno vuole salvarsi, venga in questa casa della prostituta di un tempo. Anche se qualcuno appartenente a quell'antico popolo vuole salvarsi, venga in questa casa, nella quale c'è il sangue di Cristo, in segno di redenzione. [...] fuori di questa casa, cioè fuori della Chiesa, nessuno si salva.[8][9]
Si quis ergo salvari vult, veniat in hanc domum huius quae quondam meretrix fuit. Etiamsi de illo populo vult aliquis salvari, ad hanc domum veniat ut salutem consequi possit. Ad hanc veniat domum, in qua Christi sanguis in signo redemptionis est. [...] extra hanc domum, id est extra ecclesiam nemo salvatur
  • Tutte le cose sono state create da Dio e nulla c'è che da lui non abbia avuto l'essere; perciò vanno rifiutate e respinte le false affermazioni di taluni sulla materia coeterna a Dio o sulle anime ingenerate cui Dio avrebbe dato non tanto l'esistenza quanto l'ordine e la condizione di vita.[10]
  • Tutto ciò che si dice di Dio secondo il corpo, dita, mano, braccia, occhi, bocca, piedi, non indica membra umane come le nostre, ma designa col nome delle membra corporee le sue facoltà.[11]
  • Vivi considerando tutta la tua vita come una sola grande preghiera.[12]

Citazioni su Origene

  • Noi tuttavia constatiamo che egli frequentemente parla con un grande timore di Dio e in tutta umiltà quando si scusa di esporre ciò che gli viene in mente durante discussioni molto approfondite e nel corso di un esame accurato delle Scritture: nella sua esposizione usa spesso aggiungere e confessare che non esprime un parere definitivo, né espone una dottrina stabilita, ma sta cercando secondo le proprie forze, discute il senso delle Scritture senza pretendere di averle capite in maniera integrale né perfetta. (Panfilo di Cesarea)
  • Origene fa suo il principio chiave della metafisica cristiana, il teorema della creazione. Con Clemente egli afferma che tutto ciò che non è Dio è stato tratto dal nulla. Lui è l'unico principio di tutte le cose. (Battista Mondin)
  • Se consideriamo più attentamente con quale sincerità e con quale senso cattolico testimonia a proposito di tutti i suoi scritti nella prefazione dei libri scritti sulla Genesi, conosceremo facilmente a partire da questo testo tutto il suo pensiero. (Panfilo di Cesarea)

Note

  1. Da Stromata, "Sui sacrifici", libro VII; citato in Steven Rosen, Il vegetarismo e le religioni del mondo, traduzione di Giulia Amici, Gruppo Futura – Jackson Libri, 1995, p. 26. ISBN 88-256-0826-8
  2. Da De Princìpi, I, 4, 3; citato in Mondin 1998.
  3. Da Commentario al Cantico dei cantici, prologo; citato in Gianfranco Ravasi, Qohelet e le sette malattie dell'esistenza, Edizioni Qiqajon, Magnano, 2005, p. 7. ISBN 88-8227-172-2
  4. Da Contro Celso, I, 45; citato in Claudio Moreschini, Letteratura cristiana delle origini. Greca e latina, p. 19.
  5. Da Commento a Luca, serm. 8, 2; citato in Mondin 1998.
  6. Da Omelie sul Levitico, 7, 2; citato in Jacques Liébaert, Michel Spanneut, Antonio Zani, Introduzione generale allo studio dei Padri della Chiesa, Queriniana, Brescia, 1998, p. 107. ISBN 88-399-0101-9
  7. Citato in Ermes Ronchi, Il canto del pane, Edizioni San Paolo, Cinisello Balsamo, 2006, p. 72. ISBN 88-215-4709-4
  8. Da Omelie su Giosuè, traduzione di Rosario Scognamiglio, volume 108 di Collana di testi patristici, Città Nuova, 1993, omelia 3, paragrafo 5, p. 80. ISBN 8831131087
  9. L'ultima frase viene citata in (1963).
  10. Da De Princìpi, I, 3, 3; citato in Mondin 1998.
  11. Da Homilies in numeri, 32, 2; citato in Mondin 1998.
  12. Da De Princìpi; citato in Mondin 1998.

Bibliografia

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