Georg Trakl: differenze tra le versioni

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*Che t'inchioda sulla scala diroccata, nella casa dei tuoi padri? Un nero di piombo. Che sollevi con mano d'argento agli occhi; e le palpebre ripiombano come ebbre di papavero? Ma traverso il muro di pietra tu vedi il cielo stellato, la Via Lattea, Saturno; rosso. Furioso al muro di pietra picchia l'albero spoglio. Tu su scalini in rovina: albero, stella, pietra! Tu, azzurra fiera, che sommessa trema; tu, il pallido sacerdote che la scanna sul nero altare. Oh il tuo sorriso nel buio, triste e cattivo, che un bimbo nel sonno impallidisce. Una rossa fiamma balzava dalla tua mano e una farfalla s'abbruciava. Oh il flauto della luce; oh il flauto della morte. Che t'inchiodava sulla scala in rovina nella casa dei tuoi padri? Là alla porta picchia un angelo con dito di cristallo.(Da ''Metamorfosi del male''<ref>In Georg Trakl, ''Poesie'', a cura di [[Leone Traverso]], prefazione di Italo Alighiero Chiusano, Fabbri Editori, collana ''I grandi classici della poesia'', RCS libri, Milano, 1997, pp. 88-89. Le poesie di Georg Trakl, tradotte da Leone Traverso sono disponibili nell'edizione Passigli, Firenze, 1992.</ref>)
*Che t'inchioda sulla scala diroccata, nella casa dei tuoi padri? Un nero di piombo. Che sollevi con mano d'argento agli occhi; e le palpebre ripiombano come ebbre di papavero? Ma traverso il muro di pietra tu vedi il cielo stellato, la Via Lattea, Saturno; rosso. Furioso al muro di pietra picchia l'albero spoglio. Tu su scalini in rovina: albero, stella, pietra! Tu, azzurra fiera, che sommessa trema; tu, il pallido sacerdote che la scanna sul nero altare. Oh il tuo sorriso nel buio, triste e cattivo, che un bimbo nel sonno impallidisce. Una rossa fiamma balzava dalla tua mano e una farfalla s'abbruciava. Oh il flauto della luce; oh il flauto della morte. Che t'inchiodava sulla scala in rovina nella casa dei tuoi padri? Là alla porta picchia un angelo con dito di cristallo.(Da ''Metamorfosi del male''<ref>In Georg Trakl, ''Poesie'', a cura di [[Leone Traverso]], prefazione di Italo Alighiero Chiusano, Fabbri Editori, collana ''I grandi classici della poesia'', RCS libri, Milano, 1997, pp. 88-89. Le poesie di Georg Trakl, tradotte da Leone Traverso sono disponibili nell'edizione Passigli, Firenze, 1992.</ref>)
*Lungo l'orlo della selva io voglio andare creatura taciturna cui dalle mani senza parola il sole crinito è calato; straniero sul colle serale, che piangendo solleva le palpebre sulla città di pietra; fiera immobile nella pace dell'antico sambuco; oh, senza quiete origlia il capo che ormai il crepuscolo avvolge, o seguono i passi esitanti la nuvola azzurra sul colle, severe costellazioni. (da ''Rivelazione e tramonto''<ref>In Georg Trakl, ''Poesie'', a cura di [[Leone Traverso]], prefazione di Italo Alighiero Chiusano, Fabbri Editori, collana ''I grandi classici della poesia'', RCS libri, Milano, 1997, p. 153. Le poesie di Georg Trakl, tradotte da Leone Traverso sono disponibili nell'edizione Passigli, Firenze, 1992.</ref>)
*Lungo l'orlo della selva io voglio andare creatura taciturna cui dalle mani senza parola il sole crinito è calato; straniero sul colle serale, che piangendo solleva le palpebre sulla città di pietra; fiera immobile nella pace dell'antico sambuco; oh, senza quiete origlia il capo che ormai il crepuscolo avvolge, o seguono i passi esitanti la nuvola azzurra sul colle, severe costellazioni. (da ''Rivelazione e tramonto''<ref>In Georg Trakl, ''Poesie'', a cura di [[Leone Traverso]], prefazione di Italo Alighiero Chiusano, Fabbri Editori, collana ''I grandi classici della poesia'', RCS libri, Milano, 1997, p. 153. Le poesie di Georg Trakl, tradotte da Leone Traverso sono disponibili nell'edizione Passigli, Firenze, 1992.</ref>)
*''In scura terra riposa il sacro straniero. | Dalle dolci labbra il dio gli prese il lamento, | quando egli cadde nel fior degli anni. | Un fiore azzurro | sopravvive il suo canto nella notturna casa dei dolori.'' ( ''A Novalis'' (seconda versione)<ref>In Georg Trakl ''Poesie'', introduzione, traduzione e note di [[Ervino Pocar]], Rizzoli, Milano, 1974, p. 137</ref>)
*''In scura terra riposa il sacro straniero. | Dalle dolci labbra il dio gli prese il lamento, | quando egli cadde nel fior degli anni. | Un fiore azzurro | sopravvive il suo canto nella notturna casa dei dolori.'' ( ''A Novalis'' (seconda versione)<ref>In Georg Trakl, ''Poesie'', introduzione, traduzione e note di [[Ervino Pocar]], Rizzoli, Milano, 1974, p. 137.</ref>)


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Georg Trakl (1887–1914), poeta austriaco.

Citazioni di Georg Trakl

  • Egli veramente amava il sole, che purpureo il colle scendeva. | Le vie del bosco, il canoro uccello nero | e la gioia del verde. || Serio era il suo sostare all'ombra dell'albero | e puro il suo volto. | Dio parlava con soave fiamma al suo cuore: | oh, uomo! || Silenzioso il suo passo trovò la città di sera; | l'oscuro lamento della sua bocca: voglio diventare un cavaliere. (da La canzone di Kaspar Hauser, per Bessie Loos[1])
  • [Su Karl Kraus] Bianco sacerdote sommo della verità, | voce cristallina, in cui dimora di Dio il gelido respiro, | mago furente, | cui sotto fiammeggiante mantello l'azzurra corazza del guerriero tintinna.[2]
  • Amara neve e luna!
    Un rosso lupo che un angelo strangola. Le tue gambe tintinnano nell'incedere come azzurro ghiaccio e un sorriso pieno di tristezza e orgoglio ha impietrito il tuo volto e la fronte impallidisce per l'ebbrezza del gelo;
    o forse si china muta sul sonno di un guardiano, che s'è lasciato cadere nella sua capanna di legno.
    Gelo e fumo. Una bianca camicia di stelle brucia le spalle di chi la porta e gli avvoltoi di Dio sbranano il tuo cuore di metallo. (da Notte invernale)[3]
  • L'azzurra fonte ai tuoi piedi, misteriosa la rossa calma della tua bocca, | abbuiata dal sopore del fogliame, dal cupo oro di maceri girasoli. | Le tue palpebre sono gravi di papavero e sognano sommesse sulla mia fronte. | Soavi campane solcano il petto d'un tremito. Una nuvola azzurra | è il tuo volto su me calato nel crepuscolo. | Una canzone sulla chitarra, che risuona in taverna straniera, | i selvaggi cespugli di sambuco laggiù, un giorno di novembre da gran tempo trascorso, | passi familiari sulla scala in penombra, la vista di travi scurite, | un'aperta finestra, a cui rimane sospesa una dolce speranza; | indicibili sono, o Dio, queste cose, e si cade in ginocchio. (da Per via[4])
  • Voi grandi città | su pietra innalzate | nella pianura! | Così senza parola segue | il senza patria | dalla scura fronte il vento, | gli alberi nudi sulla collina. | Voi, dalla luce incerta all'orizzonte, fiumi! | Poderoso soverchia | tetro, vesperale rosso | nelle nubi di tempesta. | Voi moribonde nazioni ! | Pallida onda | che s'infrange sulla riva della notte, | cadenti stelle. (Occidente, 3, a Else Lasker-Schüler in venerazione.[5])
  • Di nuovo vagando nell'antico parco, | oh, calma dei gialli e rossi fiori, | anche voi in lutto, voi dolci dèi, | e l'autunnale oro dell'olmo. | Immobile spicca nell'azzurrino stagno | la canna, a sera ammutolisce il tordo. | Oh! curva allora anche tu la fronte | dinanzi al marmo diroccato degli avi. (Nel parco[6])
  • Che t'inchioda sulla scala diroccata, nella casa dei tuoi padri? Un nero di piombo. Che sollevi con mano d'argento agli occhi; e le palpebre ripiombano come ebbre di papavero? Ma traverso il muro di pietra tu vedi il cielo stellato, la Via Lattea, Saturno; rosso. Furioso al muro di pietra picchia l'albero spoglio. Tu su scalini in rovina: albero, stella, pietra! Tu, azzurra fiera, che sommessa trema; tu, il pallido sacerdote che la scanna sul nero altare. Oh il tuo sorriso nel buio, triste e cattivo, che un bimbo nel sonno impallidisce. Una rossa fiamma balzava dalla tua mano e una farfalla s'abbruciava. Oh il flauto della luce; oh il flauto della morte. Che t'inchiodava sulla scala in rovina nella casa dei tuoi padri? Là alla porta picchia un angelo con dito di cristallo.(Da Metamorfosi del male[7])
  • Lungo l'orlo della selva io voglio andare creatura taciturna cui dalle mani senza parola il sole crinito è calato; straniero sul colle serale, che piangendo solleva le palpebre sulla città di pietra; fiera immobile nella pace dell'antico sambuco; oh, senza quiete origlia il capo che ormai il crepuscolo avvolge, o seguono i passi esitanti la nuvola azzurra sul colle, severe costellazioni. (da Rivelazione e tramonto[8])
  • In scura terra riposa il sacro straniero. | Dalle dolci labbra il dio gli prese il lamento, | quando egli cadde nel fior degli anni. | Un fiore azzurro | sopravvive il suo canto nella notturna casa dei dolori. ( A Novalis (seconda versione)[9])

Riportate in Rainer Maria Rilke, Poesie

Traduzioni di Giaime Pintor

  • Elis, se il merlo chiama da nere foreste, | allora è il tuo tramonto. | Bevono le tue labbra il fresco di azzurre sorgenti. || Lascia, se la tua fronte piano sanguina, | le remote leggende | e il presagio oscuro del volo. || Tu che vai con passi taciti nella notte | carica di grappoli purpurei | levi più belle nell'azzurro le braccia. || Batte un cespo di rovi | dove i tuoi occhi guardano, lunari. | Elis da quanto tempo tu sei morto. || Il tuo corpo è un giacinto | in cui fruga con ceree dita un monaco. | Il silenzio è una nera grotta; sbuca || di tanto in tanto timida una fiera, | abbassa lenta le palpebre gravi. | Nera rugiada cola alle tue tempie, || ultimo oro di stelle cadute. (Al ragazzo Elis, p. 111)
  • Nessuno è in casa. L'autunno alle camere; | sonate chiare di luna | e risvegliarsi al confine di una foresta in penombra. || Sempre tu pensi al bianco viso dell'uomo | lontano i clamori del tempo; | sopra il dormente si curva facile il verde dei rami, || una croce e la sera. | Stringe il suo canto con braccia di porpora un astro | che sorge al segno di finestre vuote. | Così nel buio trema l'ignaro | quando sommesso leva gli occhi a creature | ora distanti; una argentea voce dà il vento nell'atrio. (Hohenburg, p. 115)
  • La sera, se andiamo per oscure vie, | smorte ci incontrano le nostre ombre. || Ora chi ha sete | beva le bianche acque dello stagno, | dolci i lamenti della nostra infanzia. || Morti in riposo sotto il folto sambuco | guardiamo grigi gabbiani. || Nubi primaverili coprono la città buia | che tace i tempi di monaci eletti. || Quando io presi la tua mano esile | battesti piano gli occhi rotondi: | ora è perduto. | Ma se una buia armonia penetra l'anima | appari tu bianca ai paesi autunnali del cuore. (Canto serale, p. 117)
  • Piano cadde da oscuri passi la neve, | nelle ombre degli alberi | levano palpebre tenui gli amanti. || Sempre all'oscuro grido dei marinai | seguono notte e astri; | e i remi battono piano in cadenza. || Presto su muri caduti in rovina | fioriranno le viole: | così verdeggiano piano le tempie al taciturno. (In primavera, p. 119)

Citazioni su Georg Trakl

  • La poesia di Trakl è una fondazione del mondo; egli è uno di quei poeti che, come Hölderlin, sono chiamati a fondare una verità o a svelarne l'assenza, a rendere abitabile la terra o a mostrarne l'inabitabilità. Leggere Trakl significa interrogarsi sulle cose ultime, sulla possibilità stessa della poesia, sul senso estremo della vita. (Claudio Magris)
  • Aveva fissato un mondo, Trakl, rigido e di pochi oggetti, che poi si studiò a lungo di comporre e, direi, di chiarire. Così che il volume dei suoi versi somiglia a una raccolta di appunti e di esercizi, su temi fissi. Ma è anche, questa, la prima giustificazione della sua poesia.
    Le cose più giovanili sono affidate a schemi meccanici ed è palese e più aspro il dissidio fra la chiamata evidente degli oggetti e quella faticosa risposta. Poi tutto il libro è un progressivo liberarsi, un adeguarsi della parola alle immagini prima così ingrate. (Giaime Pintor)
  • La lirica di Trakl è simile al volgere di un caleidoscopio fantastico, che dietro il suo vetro opalescente, nel bagliore lunare, ripete poche, ma pure pietre, in combinazioni monotone. (Ernst Jünger)
  • La poesia di Trakl non la capisco. Però il suo tono mi rende felice. È il tono delle persone veramente geniali. (Ludwig Wittgenstein)
  • Se Kafka, allora quasi sconosciuto, è, secondo una bella parola di Hermann Hesse, «il celato sovrano della prosa tedesca», Trakl appartiene ai principi occulti della germanica poesia. [...] Egli rialzò la lira, dove Hölderlin l'aveva lasciata cadere. [...] Trakl è la voce più cupa del mio coro. È ancora canto il suo? Spesso non è che un balbettio. Con bocca balbettante annuncia i terrori del dissolvimento, della corruzione. La forma si dissolve in un crepuscolo purpureo. Egli mi addusse ai misteri crepuscolari. (Klaus Mann)
  • Trakl è maestro nel rendere la fissità di alcuni momenti che tutti noi portiamo dentro fin dall'infanzia: quel pomeriggio già incline al tramonto che pareva non voler più finire, quel frullo d'ali che si vestì di eternità pur durando meno di un secondo, quel lampo di strazio o di dolcezza che senti ancora oggi, dopo tanti anni, come se ti avesse appena visitato. Il suo conservante, come l'ambra per certi insetti preistorici, è quella stranissima inesplorata materia che si è tacitamente convenuto di chiamare "poesia". (Italo Alighiero Chiusano)
  • La poesia parla da un'ambiguità ambigua.
    Ma questi plurisensi del dire poetico non si scindono in un multisenso indeterminato. Il tono plurisenso della poesia trakliana proviene da una radunata, cioè da un unisono che, per sé, rimane sempre indicibile. Il plurisenso di questo dire poetico non è l'imprecisione del lasciar correre, bensì il rigore dell'accattato impegno all'accuratezza della giusta visione.
    Spesso ci riesce difficile tracciare i limiti fra questo dire plurisenso, in sé assolutamente sicuro, che distingue le poesie di Trakl, e la lingua di altri poeti, la cui molteplicità di significati deriva dalla indeterminata incertezza dell'andare tentoni dei poeti, perché le mancano la poesia vera e propria e il suo luogo. Il rigore, unico nel suo genere, del linguaggio essenzialmente plurisenso di Trakl è, su un piano superiore anche ad ogni esattezza tecnica del concetto, soltanto scientificamente univoco. (Martin Heidegger)

Note

  1. Citato in Georg Trakl, Le poesie, prefazione di Claudio Magris, introduzione di Margherita Caput e Maria Carolina Foi, traduzione di Vera degli Alberti e Eduard Innerkofler, Garzanti, 1983, p. 179.
  2. Citato in Georg Trakl, Le poesie, prefazione di Claudio Magris, introduzione di Margherita Caput e Maria Carolina Foi, traduzione di Vera degli Alberti e Eduard Innerkofler, Garzanti, 1983, p. 205.
  3. Citato in Georg Trakl, Le poesie, prefazione di Claudio Magris, introduzione di Margherita Caput e Maria Carolina Foi, traduzione di Vera degli Alberti e Eduard Innerkofler, Garzanti, 1983, p. 243.
  4. Citato in Vittorio Santoli, La letteratura tedesca moderna, con un'analisi della letteratura contemporanea di Marianello Marianelli, Sansoni/Accademia, Firenze/Milano, 1971, pp 330-331.
  5. Citato in Georg Trakl, Liriche scelte, a cura di Pietro Tripodo, Salerno Editrice, Roma, 1991, pp. 73-74, ISBN 8884020778
  6. In Georg Trakl, Poesie, a cura di Leone Traverso, prefazione di Italo Alighiero Chiusano, Fabbri Editori, collana I grandi classici della poesia, RCS libri, Milano, 1997, p. 49. Le poesie di Georg Trakl, tradotte da Leone Traverso sono disponibili nell'edizione Passigli, Firenze, 1992.
  7. In Georg Trakl, Poesie, a cura di Leone Traverso, prefazione di Italo Alighiero Chiusano, Fabbri Editori, collana I grandi classici della poesia, RCS libri, Milano, 1997, pp. 88-89. Le poesie di Georg Trakl, tradotte da Leone Traverso sono disponibili nell'edizione Passigli, Firenze, 1992.
  8. In Georg Trakl, Poesie, a cura di Leone Traverso, prefazione di Italo Alighiero Chiusano, Fabbri Editori, collana I grandi classici della poesia, RCS libri, Milano, 1997, p. 153. Le poesie di Georg Trakl, tradotte da Leone Traverso sono disponibili nell'edizione Passigli, Firenze, 1992.
  9. In Georg Trakl, Poesie, introduzione, traduzione e note di Ervino Pocar, Rizzoli, Milano, 1974, p. 137.

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