Nazareno Fabbretti: differenze tra le versioni

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'''Nazareno Fabbretti''' (1920 – 1997), presbitero e giornalista italiano.
'''Nazareno Fabbretti''' (1920 – 1997), presbitero e giornalista italiano.


==''Caro uomo''==
*So fare compagnia, senza strafare. Sono lì, respiro, faccio le fusa, vi sento vivere, vivo meglio perché ci siete. E quando sono stufo oppure ho i nervi scoperti, me ne vado fuori dai piedi, non faccio storie. Facciamoci compagnia, caro uomo. Come tanti [[gatto|gatti]] l'hanno fatta, da sempre, a tanti bambini, e anche a tanti santi. Penso a [[Chiara d'Assisi]], alla sua gattina, unica sua compagnia per lunghi anni accanto a lei fulminata dall'artrosi. Ma penso soprattutto che santo o lazzarone, io il mio padrone o lo amo com'è o non lo amo affatto. E sogno che venga il giorno in cui il nostro rapporto non dipenda più dalla fame di cibo o di affetto, cioè dalla necessità, ma solo da una libera scelta d'amicizia.<ref>Da ''Caro uomo. Lettere degli animali''; citato in Alessandro Paronuzzi (a cura di), ''101 gatti d'autore'', Franco Muzzio Editore, Padova, 1997, p. 62. ISBN 88-7021-844-9</ref>
*Non chiedere mai l'[[amore]] per forza, non maledire e non tradire se quell'amore non l'hai o lo ricevi in modo diverso da quello che speravi. Non ti offendere se ti dico che, essendo amici, dobbiamo essere pari in tutto, in libertà e dignità. Anche se questo comporterà dei rischi, per te di perdere me, per me di perdere te. Ma perderci, una volta affidatici, sarebbe praticamente impossibile.
*Se saremo liberi davvero, non ci perderemo mai. Sto bene in casa tua così com'è, e con voi, così come siete. Della libertà però quanti [[gatto|gatti]] nel mondo debbono pagare ogni giorno un prezzo inaudito, doloroso, umiliante? Debbono sopportare il disaffetto, le botte, il digiuno, l'abbandono, la cacciata. E spesso solo per non aver imparato ad "[[addomesticamento|essere domestici]]" come un'ossessiva e isterica padrona vorrebbe, come dei ragazzi crudeli pretenderebbero.
*Tu col cane parli sempre d'amore. Di me dici al massimo che ti sono affezionato. E invece, se i tuoi termini hanno anche per noi animali il valore che credi, anch'io ti amo.
*So fare compagnia, senza strafare. Sono lì, respiro, faccio le fusa, vi sento vivere, vivo meglio perché ci siete. E quando sono stufo oppure ho i nervi scoperti, me ne vado fuori dai piedi, non faccio storie. Facciamoci compagnia, caro uomo. Come tanti gatti l'hanno fatta, da sempre, a tanti bambini, e anche a tanti santi. Penso a [[Chiara d'Assisi]], alla sua gattina, unica sua compagnia per lunghi anni accanto a lei fulminata dall'artrosi. Ma penso soprattutto che santo o lazzarone, io il mio padrone o lo amo com'è o non lo amo affatto. E sogno che venga il giorno in cui il nostro rapporto non dipenda più dalla fame di cibo o di affetto, cioè dalla necessità, ma solo da una libera scelta d'amicizia.


==Note==
==Bibliografia==
*Nazareno Fabbretti, ''Caro uomo. Lettere degli animali''; citato in Alessandro Paronuzzi (a cura di), ''101 gatti d'autore. Grandi autori, da Benni a Sepúlveda, dalla Morante a García Márquez, da Eco a Twain hanno descritto un gatto'', Franco Muzzio Editore, Padova, 1997, pp. 61-62. ISBN 88-7021-844-9
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Versione delle 16:07, 25 ott 2015

Nazareno Fabbretti (1920 – 1997), presbitero e giornalista italiano.

Caro uomo

  • Non chiedere mai l'amore per forza, non maledire e non tradire se quell'amore non l'hai o lo ricevi in modo diverso da quello che speravi. Non ti offendere se ti dico che, essendo amici, dobbiamo essere pari in tutto, in libertà e dignità. Anche se questo comporterà dei rischi, per te di perdere me, per me di perdere te. Ma perderci, una volta affidatici, sarebbe praticamente impossibile.
  • Se saremo liberi davvero, non ci perderemo mai. Sto bene in casa tua così com'è, e con voi, così come siete. Della libertà però quanti gatti nel mondo debbono pagare ogni giorno un prezzo inaudito, doloroso, umiliante? Debbono sopportare il disaffetto, le botte, il digiuno, l'abbandono, la cacciata. E spesso solo per non aver imparato ad "essere domestici" come un'ossessiva e isterica padrona vorrebbe, come dei ragazzi crudeli pretenderebbero.
  • Tu col cane parli sempre d'amore. Di me dici al massimo che ti sono affezionato. E invece, se i tuoi termini hanno anche per noi animali il valore che credi, anch'io ti amo.
  • So fare compagnia, senza strafare. Sono lì, respiro, faccio le fusa, vi sento vivere, vivo meglio perché ci siete. E quando sono stufo oppure ho i nervi scoperti, me ne vado fuori dai piedi, non faccio storie. Facciamoci compagnia, caro uomo. Come tanti gatti l'hanno fatta, da sempre, a tanti bambini, e anche a tanti santi. Penso a Chiara d'Assisi, alla sua gattina, unica sua compagnia per lunghi anni accanto a lei fulminata dall'artrosi. Ma penso soprattutto che santo o lazzarone, io il mio padrone o lo amo com'è o non lo amo affatto. E sogno che venga il giorno in cui il nostro rapporto non dipenda più dalla fame di cibo o di affetto, cioè dalla necessità, ma solo da una libera scelta d'amicizia.

Bibliografia

  • Nazareno Fabbretti, Caro uomo. Lettere degli animali; citato in Alessandro Paronuzzi (a cura di), 101 gatti d'autore. Grandi autori, da Benni a Sepúlveda, dalla Morante a García Márquez, da Eco a Twain hanno descritto un gatto, Franco Muzzio Editore, Padova, 1997, pp. 61-62. ISBN 88-7021-844-9

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