Benvenuto Cellini: differenze tra le versioni

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===[[Incipit]]===
===[[Incipit]]===
:Questa mia Vita travagliata io scrivo<br />per ringraziar lo Dio della natura<br />che mi diè l'alma e poi ne ha 'uto cura,<br />alte diverse 'mprese ho fatte e vivo.<br /><br />Quel mio crudel Destin, d'offes'ha privo <br />vita, or, gloria e virtù più che misura,<br />grazia, valor, beltà, cotal figura<br />che molti io passo, e chi mi passa arrivo.<br /><br />Sol mi duol grandemente or ch'io cognosco <br />quel caro tempo in vanità perduto:<br />nostri fragil pensier sen porta 'l vento.<br /><br />Poi che 'l pentir non val, starò contento<br />salendo qual'io scesi il Benvenuto<br />nel fior di questo degno terren tosco.

Io avevo cominciato a scrivere di mia mano questa mia Vita, come si può vedere in certe carte rappiccate, ma considerando che io perdevo troppo tempo e parendomi una smisurata vanità, mi capitò inanzi un figliuolo di Michele di Goro dalla Pieve a Groppine, fanciullino di età di anni XIII incirca ed era ammalatuccio. Io lo cominciai a fare scrivere e in mentre che io lavoravo, gli dittavo la Vita mia; e perché ne pigliavo qualche piacere, lavoravo molto piú assiduo e facevo assai piú opera. Cosí lasciai al ditto tal carica, quale spero di continuare tanto innanzi quanto mi ricorderò.
Io avevo cominciato a scrivere di mia mano questa mia Vita, come si può vedere in certe carte rappiccate, ma considerando che io perdevo troppo tempo e parendomi una smisurata vanità, mi capitò inanzi un figliuolo di Michele di Goro dalla Pieve a Groppine, fanciullino di età di anni XIII incirca ed era ammalatuccio. Io lo cominciai a fare scrivere e in mentre che io lavoravo, gli dittavo la Vita mia; e perché ne pigliavo qualche piacere, lavoravo molto piú assiduo e facevo assai piú opera. Cosí lasciai al ditto tal carica, quale spero di continuare tanto innanzi quanto mi ricorderò.


===Citazioni===
===Citazioni===
*Quello che Idio mi dà, sempre m'è caro. ([[s:La vita di Benvenuto di Maestro Giovanni Cellini fiorentino, scritta, per lui medesimo, in Firenze/Libro primo/Capitolo III|libro I, capitolo III]])
*In nella casa che tu vuoi stare, vivi onesto e non vi rubare.
*La più parte degli uomini, quando gl'invecchiano, insieme con essa [[vecchiaia]] impazzano.
*[...] la più parte degli uomini, quando gl'invecchiano, insieme con essa [[vecchiaia]] impazzano [...]. ([[s:La vita di Benvenuto di Maestro Giovanni Cellini fiorentino, scritta, per lui medesimo, in Firenze/Libro primo/Capitolo IX|libro I, capitolo IX]])
*''In nella casa che tu vuoi stare, | vivi onesto e non vi rubare.'' ([[s:La vita di Benvenuto di Maestro Giovanni Cellini fiorentino, scritta, per lui medesimo, in Firenze/Libro primo/Capitolo X|libro I, capitolo X]])
*Le gatte di buona sorte meglio uccellano per grassezza che per fame: – Così quella sorte degli uomini dabbene che sono inclinati alle virtù, molto meglio le mettono in opera quando egli hanno abundantissimamente da vivere.
*[...] quando il povero dona al ricco, il diavol se ne ride. ([[s:La vita di Benvenuto di Maestro Giovanni Cellini fiorentino, scritta, per lui medesimo, in Firenze/Libro primo/Capitolo XX|libro I, capitolo XX]])
*Quando il povero dona al ricco, il Diavolo se ne ride.
*[...] le gatte di buona sorte meglio uccellano per grassezza che per fame: – Così quella sorte degli uomini dabbene che sono inclinati alle virtù, molto meglio le mettono in opera quando egli hanno abundantissimamente da vivere; [...]. ([[s:La vita di Benvenuto di Maestro Giovanni Cellini fiorentino, scritta, per lui medesimo, in Firenze/Libro primo/Capitolo LVI|libro I, capitolo LVI]])
*Quello che Idio mi dà, sempre m'è caro.
*[...] un [[pazzia|pazzo]] ne fa cento [...]. ([[s:La vita di Benvenuto di Maestro Giovanni Cellini fiorentino, scritta, per lui medesimo, in Firenze/Libro secondo/Capitolo LXXI|libro II, capitolo LXXI]])
*Un [[pazzia|pazzo]] ne fa cento.


==Citazioni su Benvenuto Cellini==
==Citazioni su Benvenuto Cellini==
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==Bibliografia==
==Bibliografia==
*Benvenuto Cellini, ''[[s:La vita di Benvenuto di Maestro Giovanni Cellini fiorentino, scritta, per lui medesimo, in Firenze|La Vita]]'', a cura di Guido Davico Bonino, Nuova Universale Einaudi, 1973.
*Benvenuto Cellini, ''[http://www.liberliber.it/online/autori/autori-c/benvenuto-cellini/la-vita/ La Vita]''


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Versione delle 19:24, 13 gen 2016

Benvenuto Cellini

Benvenuto Cellini (1500 – 1571), orafo, scultore e scrittore italiano.

La vita di Benvenuto di Maestro Giovanni Cellini fiorentino, scritta, per lui medesimo, in Firenze

Edizione del 1866

Incipit

Questa mia Vita travagliata io scrivo
per ringraziar lo Dio della natura
che mi diè l'alma e poi ne ha 'uto cura,
alte diverse 'mprese ho fatte e vivo.

Quel mio crudel Destin, d'offes'ha privo
vita, or, gloria e virtù più che misura,
grazia, valor, beltà, cotal figura
che molti io passo, e chi mi passa arrivo.

Sol mi duol grandemente or ch'io cognosco
quel caro tempo in vanità perduto:
nostri fragil pensier sen porta 'l vento.

Poi che 'l pentir non val, starò contento
salendo qual'io scesi il Benvenuto
nel fior di questo degno terren tosco.

Io avevo cominciato a scrivere di mia mano questa mia Vita, come si può vedere in certe carte rappiccate, ma considerando che io perdevo troppo tempo e parendomi una smisurata vanità, mi capitò inanzi un figliuolo di Michele di Goro dalla Pieve a Groppine, fanciullino di età di anni XIII incirca ed era ammalatuccio. Io lo cominciai a fare scrivere e in mentre che io lavoravo, gli dittavo la Vita mia; e perché ne pigliavo qualche piacere, lavoravo molto piú assiduo e facevo assai piú opera. Cosí lasciai al ditto tal carica, quale spero di continuare tanto innanzi quanto mi ricorderò.

Citazioni

Citazioni su Benvenuto Cellini

  • Benvenuto Cellini ha scritto un meglio stile che non alcun altro Italiano; uno stile più schietto e più chiaro, perché più secondo l'ordine naturale delle idee, le quali non ne presentano mai il verbo prima del nominativo, e non ce lo collocano mai in punta a periodi e a una gran distanza da quello. (Giuseppe Baretti)
  • Quel Benvenuto Cellini dipinse quivi sé stesso con sommissima ingenuità, e tal quale si sentiva d'essere [...], cioè animoso come un granatiere francese, vendicativo come una vipera, superstizioso in sommo grado e pieno di bizzarria e di capricci; galante in un crocchio d'amici, ma poco suscettibile di tenera amicizia; lascivo anzi che casto; un poco traditore, senza credersi tale; un poco invidioso e maligno; millantatore e vano, senza sospettarsi tale; senza cirimonie e senza affettazione; con una dose di matto non mediocre, accompagnata da ferma fiducia d'essere molto savio, circospetto e prudente. Di questo bel carattere l'impetuoso Benvenuto si dipinge nella sua vita senza pensarvi su più che tanto, persuasissimo sempre di dipingere un eroe. Eppure quella strana pittura di sé stesso riesce piacevolissima a' leggitori, perché si vede chiaro che non è fatta a studio, ma che è dettata da una fantasia infuocata e rapida, e ch'egli ha prima scritto che pensato; e il diletto che ne dà, mi pare che sia un po' parente di quello che proviamo nel vedere certi belli ma disperati animali armati d'unghioni e di tremende zanne, quando siamo in luogo da poterli vedere senza pericolo d'essere da essi tocchi ed offesi. (Giuseppe Baretti)

Bibliografia

  • Benvenuto Cellini, La Vita, a cura di Guido Davico Bonino, Nuova Universale Einaudi, 1973.

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