Christopher Hitchens: differenze tra le versioni

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*Un bravo bugiardo deve avere buona memoria. [[Henry Kissinger|Kissinger]] è un meraviglioso bugiardo con una notevole memoria.<ref>Da ''Processo a Henry Kissinger'', Fazi, 2003, ISBN 9788881124091.</ref>
*Un bravo bugiardo deve avere buona memoria. [[Henry Kissinger|Kissinger]] è un meraviglioso bugiardo con una notevole memoria.<ref>Da ''Processo a Henry Kissinger'', Fazi, 2003, ISBN 9788881124091.</ref>
:''Good liar must have a good memory. Kissinger is a stupendous liar with a remarkable memory.''
:''Good liar must have a good memory. Kissinger is a stupendous liar with a remarkable memory.''
*Una volta screditati i principi della ragione e della scienza conquistati così faticosamente, il mondo non finirà nelle mani di ingenui erbivori che si circondano di cristalli e vanno in estasi per i versi Khalil Gibran. Il “vuoto” sarà riempito invece da convinti fondamentalisti di ogni risma che sanno già la verità per rivelazione e che in realtà puntano al potere concreto qui e ora. (da ''[http://www.slate.com/articles/news_and_politics/fighting_words/2010/06/charles_prince_of_piffle.html Charles, principe delle scempiaggini]'', Slate, 14 giugno 2010)


==''Dio non è grande: Come la religione avvelena ogni cosa''==
==''Dio non è grande: Come la religione avvelena ogni cosa''==

Versione delle 16:11, 24 feb 2016

Christopher Hitchens

Christopher Hitchens (1949 – 2011), giornalista e scrittore britannico naturalizzato statunitense.

Citazioni di Christopher Hitchens

  • C'era un tempo in cui i nostri editorialisti sul feto avrebbero orgogliosamente fatto eco a Gloria Steinem, dicendo che la sua esistenza indubitabile e necessaria non poneva un problema perché era "una massa di protoplasma dipendente" senza distinzione e maggiore dignità di un'appendice fiammeggiante. Sono sempre stato persuaso dal fatto che l'espressione "bambino non nato" sia una genuina descrizione della realtà materiale. Ovviamente il feto è vivo, quindi la disputazione se debba o meno essere considerata "una vita" è casuistica. Lo stesso si applica, da un punto di vista materialistico, alla questione se questa vita sia o no "umana". Cos'altro potrebbe essere? Anche per la sua "dipendenza", questo fatto non mi ha mai convinto, così come la radicale critica di ogni agglomerato di cellule umane in qualunque stato esse siano. Anche i bambini sono "dipendenti". Chiunque abbia visto un sonogrammo o abbia speso un'ora su un manuale di embriologia sa che le emozioni non sono il fattore decisivo. Al fine di terminare una gravidanza, devi ridurre al silenzio un cuore che batte, spegnere un cervello che cresce e, al di là del metodo, rompere delle ossa e distruggere degli organi.[1]
  • David Irving non è solo uno storico fascista, ma anche un grande storico del Fascismo.
David Irving is not just a Fascist historian. He is also a great historian of Fascism.[2]
  • [Parlando dei fondamentalisti islamici] Essi non ci danno pace e neppure noi dobbiamo dargliene. Non possiamo vivere sullo stesso pianeta, e sono contento, perché io non voglio viverci. Non voglio respirare la stessa aria di quegli psicopatici assassini, torturatori, stupratori e abusatori minorili. È questione di "o io o loro". Sono contento di ciò, perché so che saranno loro. È un obbligo e una responsabilità sconfiggerli, ma è anche un piacere. Non lo vedo affatto come un lavoro sporco.
They[3] gave us no peace and we shouldn't give them any. We can't live on the same planet as them and I'm glad because I don't want to. I don't want to breathe the same air as these psychopaths and murders and rapists and torturers and child abusers. Its them or me. I'm very happy about this because I know it will be them. It's a duty and a responsibility to defeat them. But it's also a pleasure. I don't regard it as a grim task at all.[4]
  • Guàrdati dall'irrazionale, per quanto seduttivo. Rifuggi dal "trascendente" e da tutti quelli che invitano a subordinarti o annientare te stesso. Diffida della compassione; preferisci la dignità per te e per gli altri. Non aver paura di essere considerato arrogante o egoista. Immàginati tutti gli esperti come se fossero mammiferi. Non essere mai spettatore dell'ingiustizia o della stupidità. Cerca la discussione e la disputa per il piacere che ti dànno; la tomba ti offrirà un sacco di tempo per tacere. Dubita delle tue stesse motivazioni. Non vivere per gli altri non più di quanto tu ti aspetteresti che gli altri vivano per te.
Beware the irrational, however seductive. Shun the 'transcendent' and all who invite you to subordinate or annihilate yourself. Distrust compassion; prefer dignity for yourself and others. Don't be afraid to be thought arrogant or selfish. Picture all experts as if they were mammals. Never be a spectator of unfairness or stupidity. Seek out argument and disputation for their own sake; the grave will supply plenty of time for silence. Suspect your own motives, and all excuses. Do not live for others any more than you would expect others to live for you.[5]
  • Ho deciso di fare il giornalista perché non volevo dovermi fidare della stampa per avere delle notizie
I became a journalist because I did not want to rely on newspapers for information.[6]
  • Il terrorismo è la tecnica di pretendere l'impossibile, e di pretenderlo in punta di cannone.
Terrorism is the tactic of demanding the impossible, and demanding it at gunpoint.[7]
  • Quel che si sostiene senza prove può essere rigettato senza prove.
What can be asserted without proof can be dismissed without proof.[8]
  • Sapevo che saremmo finiti a parlare di beneficenza, ed è qualcosa che io prendo molto seriamente, perché, signore e signori, siamo la prima generazione che davvero sa quale è la cura per la povertà. Si è tenuta nascosta per moltissimo tempo. Ha un nome: si chiama potere alle donne.
    Se diamo alle donne controllo sul tasso della loro riproduzione, se gli diamo il diritto di parola, se le tiriamo fuori dal banale ciclo riproduttivo nel quale la natura e alcune dottrine religiose le hanno condannate; se seminiamo bene, non solo la povertà in quel villaggio, ma anche la salute e l'educazione, aumenteranno. Proviamolo in Bangladesh e in Bolivia, funziona sempre. Ditemi una religione che professa questo, o che mai lo ha fatto.
I knew it would come up that we would be told about charity, and I take this very seriously, because we know, ladies and gentlemen, as it happens, we're the first generation of people who do really, what the cure for poverty really is. It eluded people for a long, long time. The cure for poverty has a name, in fact. It's called the empowerment of women.
If you give women some control over the rate at which they reproduce, if you give them some say, take them off the animal cycle of reproduction to which nature and some religious doctrine condemns them, and then if you throw in a handful of seeds, the floor of everything in that village, not just poverty, but health and education, will increase. Try it in Bangladesh and Bolivia, it works all the time. Name me one religion that stands for that, or ever has.
[9]
  • [Riguardo al proprio cancro terminale all'esofago] Se mi converto è perché è meglio che muoia un credente piuttosto che un ateo.[10]
  • Sono un ateo. Non sono neutrale rispetto alla religione, le sono ostile. Penso che essa sia un male, non solo una falsità. E non mi riferisco solo alla religione organizzata, ma alla fede religiosa in sé e per sé.
I'm an atheist. I'm not neutral about religion, I'm hostile to it. I think it is a positively bad idea, not just a false one. And I mean not just organized religion, but religious belief itself.[11]
  • Un bravo bugiardo deve avere buona memoria. Kissinger è un meraviglioso bugiardo con una notevole memoria.[12]
Good liar must have a good memory. Kissinger is a stupendous liar with a remarkable memory.
  • Una volta screditati i principi della ragione e della scienza conquistati così faticosamente, il mondo non finirà nelle mani di ingenui erbivori che si circondano di cristalli e vanno in estasi per i versi Khalil Gibran. Il “vuoto” sarà riempito invece da convinti fondamentalisti di ogni risma che sanno già la verità per rivelazione e che in realtà puntano al potere concreto qui e ora. (da Charles, principe delle scempiaggini, Slate, 14 giugno 2010)

Dio non è grande: Come la religione avvelena ogni cosa

  • Nel paese di Montaillou, durante una delle grandi persecuzioni religiose, gli inquisitori chiesero ad una donna di rivelare chi le avesse trasmesso i suoi eretici dubbi sull'inferno e la resurrezione. Certamente sapeva che quei religiosi non le avrebbero risparmiato una lunga agonia, ma, nonostante il terribile pericolo, rispose di non averli appresi da nessuno e di averci pensato da sola. (Spesso, sentirete i credenti lodare la semplicità del gregge cui appartengono, ma non di fronte ad una simile spontanea, lucida e cosciente sanità mentale – soffocata e distrutta nel caso di molti più esseri umani di quanti ne potremo mai citare). (p. 8)
  • La fede religiosa è inestirpabile, appunto perché siamo creature ancora in evoluzione. Non si estinguerà mai, o almeno non si estinguerà finché non vinceremo la paura della morte, del buio, dell'ignoranza e degli altri. (p. 13)
  • Il livello d'intensità fluttua a seconda dei tempi e dei luoghi, ma è una verità incontestabile che la religione non si accontenta – e sul lungo periodo non può farlo – delle proprie straordinarie pretese e delle proprie sublimi certezze. Essa deve cercare di interferire con la vita dei non credenti, degli eretici o degli adepti delle altre fedi. Può parlare di beatitudine nell'altro mondo, ma vuole il potere in questo. E non c'è da aspettarsi altro. In fin dei conti è un prodotto esclusivamente umano. E non avendo fiducia in ciò che essa stessa predica non può consentire alla coesistenza delle altre fedi. (p. 16)
  • L'atteggiamento della religione verso la medicina, come verso la scienza, è sempre inevitabilmente problematico e molto spesso inevitabilmente ostile. Un credente moderno può dire ed anche credere che la sua fede è del tutto compatibile con la scienza e la medicina, ma il fatto imbarazzante sarà sempre che l'una o l'altra hanno la tendenza ad infrangere il monopolio della religione. (p. 45)
  • Poiché la religione si è dimostrata straordinariamente criminale nell'unico campo in cui l'autorità morale ed etica dovrebbe essere considerata universale e assoluta, penso che abbiamo il diritto di trarre almeno tre conclusioni provvisorie. La prima è che la religione e le chiese sono artefatti umani. La seconda è che l'etica e la moralità sono del tutto indipendenti dalla fede, e non possono derivarne. La terza è che la religione — a causa della pretesa a una speciale dispensa divina per le sue pratiche e le sue credenze — è non so amorale, ma immorale. (p. 51)
  • La religione proviene dalla preistoria umana quando nessuno — nemmeno il poderoso Democrito, secondo cui tutta la materia era fatta di atomi — aveva la minima idea di come le cose funzionassero. Essa ci arriva dall'infanzia vociante e timorosa della nostra specie, ed è un tentativo puerile di dare risposta al nostro ineludibile bisogno di conoscenza (e anche di calore, di rassicurazione e di altri bisogni infantili). (p. 61)
  • Qui, ancora una volta, possiamo ricontrare la madornale fallacia umana che informa la storia della nostra Genesi. Come si può provare, e in un solo versetto, che questo libro è stato scritto da uomini ignoranti e non da qualche dio? Perché all'uomo è concesso il «dominio» su tutti gli animali, gli uccelli e i pesci. E lasciando da parte la loro singolare e immediata creazione, non si citano né dinosauri plesiosauri né pterodattili, perché gli autori non ne conoscevano l'esistenza. (p. 85)
  • [Sui miracoli] [...] se vi sembra di assistere a una cosa simile, ci sono due possibilità. La prima è che le leggi di natura siano state sospese (in vostro favore). La seconda è, invece, che voi abbiate equivocato o che soffriate di allucinazioni. E così la probabilità della seconda deve essere soppesata contro la probabilità della prima. Se voi sentire il racconto di un miracolo solo da una seconda o terza persona, le probabilità debbono essere conseguentemente corrette prima che possiate decidere di dare credito a un testimone il quale dichiara di avere visto qualcosa che voi non avete visto. E se parecchie generazioni vi separano dal "vedente", e non disponete di altre conferme, le probabilità devono essere modificate ancora più drasticamente. (p. 135)
  • I mulini dei predicatori televisivi continuano a macinare, e i poveri continuano a finanziare i ricchi, proprio come se gli scintillanti templi e palazzi di Las Vegas fossero stati costruiti col denaro dei vincitori, anziché con quello degli spennati al gioco. (p. 152)
  • [Sull'imperativo categorico kantiano] Il principio di Kant dice: «Agisci come se la massima della tua azione dovesse essere elevata dalla tua volontà a legge universale della natura». In questa sintesi di interesse reciproco e solidarietà, non c'è bisogno di alcuna autorità soprannaturale e costrittiva. E perché dovrebbe esserci? L'umana decenza non deriva dalla religione. La precede. (p. 254)
  • La "fede" è da considerarsi una minaccia. Dovrebbe essere possibile per me continuare i miei studi e le mie ricerche, e per i buddisti girare la loro ruota. Ma il disprezzo per la ragione possiede la straordinaria peculiarità di non essere passivo. (p. 194)

La vittoria di Orwell

  • Si dice che nell'antica Atene, la condanna di Aristide il Giusto sia avvenuta perché l'epiteto "il Giusto", irritasse la gente. E la reputazione di santo irreprensibile di cui gode Orwell ha sempre irritato i suoi critici. (p. 63)
  • Un aspetto che colpisce di Orwell è che non passò mai attraverso una fase stalinista; per lui non fu necessaria la cura o il purgante della "disillusione". Inoltre, egli non giustificò mai coloro che invocavano l'illusione originaria come pretesto per l'ingenuità successiva. Sicuramente tali elementi distintivi – recando in sé l'accenno ad una potenziale superiorità – spiegano almeno in parte la violenta antipatia che Orwell suscitava allora e suscita ancora oggi. (p. 74)

Hitch 22. Le mie memorie

  • Avevo una madrina stravagante che in una delle sue visite decise di rimediare a tutte le sue precedenti dimenticanze e di farmi un regalo sul serio. Fui così accompagnato da tutta la famiglia in un'elegante libreria di Plymouth, dove mi venne detto che potevo scegliere sei libri a mio piacimento. Non ci misi molto: volevo una sgargiante serie di Billy Bunter. Gli adulti mi dissero che non andava affatto bene, e mi propinarono un bell'assortimento di libri edificanti di Arthur Ransome sulle avventure all'aria aperta di intrepidi ragazzi inglesi. Per vendetta, furono per sempre lasciati alla polvere in cima al mio scaffale. E neppure mai aperti, finché riuscii artatamente ad abbandonarli in uno dei tanti traslochi della mia famiglia. Così, del tutto ignaro, persi l'occasione di fare la conoscenza di un autore che, secondo il corrispondente a Mosca del «Manchester Guardian», nel 1918 aveva rivelato i «trattati segreti» il cui ruolo nella Prima Guerra Mondiale era stato tanto importante, e che aveva avuto, per giunta, un flirt con la segretaria di Trockij. (Questa scoperta fatta in seguito mi stupì, come avrebbe certamente stupito moltissimo i miei parenti che mi avevano costretto a prendere Ransome.) Mia madre fu irritata per tutto il giorno: «Sciocchino, – disse. – Zia Pam era talmente ben disposta che avresti potuto avere facilmente un bell'orologio da polso se lo avessi chiesto».
    Ma non volevo un maledetto orologio. Volevo essere lasciato in pace con una pila di libri di mia scelta. (p. 73)
  • Una volta chiesero a Peter De Vries, uno dei miei preferiti scrittori d'intrattenimento (riusciva a farti ridere di gusto, come in The Mackerel Plaza, o a farti piangere come in Blood of the Lamb), di dire quali fossero le sue ambizioni di autore. Rispose che avrebbe voluto un pubblico di massa sufficientemente ampio da far arricciare il naso al suo pubblico più snob. Sospetto che molti autori, se fossero onesti, ammetterebbero qualcosa del genere. (p. 170)
  • Quando Papa Giovanni Paolo II decise di accelerare le pratiche per la beatificazione della donna incomprensibilmente nota come «Madre» Teresa, e quindi di aprirle la strada verso la santità, il Vaticano si sentì in dovere di chiedere la mia testimonianza ed allora trascorsi diverse ore in privato con un prete, un diacono e di un monsignore, indubbiamente colpiti mentre snocciolavo come in un rosario le terribili colpe e crimini della defunta fanatica. Nel frattempo scoprii che il papa aveva surrettiziamente abolito la ben nota funzione dell'«avvocato del diavolo», allo scopo di accelerare ulteriormente le pratiche dei suoi numerosi candidati alla canonizzazione. Posso quindi affermare di essere l'ultima persona vivente ad aver rappresentato il diavolo pro bono. (p. 423)

La posizione della missionaria

  • Madre Teresa in persona mi fece da guida. Non mi piacque molto il modo in cui accettava di farsi baciare i piedi calzati di sandali come se fosse un gesto dovuto, ma decisi di sospendere il mio giudizio in proposito: forse era un'usanza locale a cui non davo la corretta interpretazione. L'orfanotrofio, comunque, era commovente e toccante. (p. 47)
  • Tenete presente che le entrate complessive di Madre Teresa bastano e avanzano per attrezzare svariati ambulatori di prim'ordine nel Bengala. La decisione di non farlo, e di gestire invece un centro improvvisato e inefficiente che rischierebbe denunce e proteste se fosse diretto da qualsiasi branca della professione medica, è deliberata. Lo scopo non è quello di dare un'onesta assistenza ai sofferenti, bensì di promulgare un culto basato sulla morte, la sofferenza e la sottomissione. (p. 65)
  • Una volta Madre Teresa (che personalmente, va rilevato, si è fatta ricoverare in cliniche e ospedali tra i più eleganti e costosi dell'Occidente per i suoi problemi di cuore e di vecchiaia) ha scoperto il proprio gioco in un'intervista filmata. (p. 65)
  • Particolarmente impressionante è la testimonianza di Susan Shields, che per nove anni e mezzo operò come suora dell'ordine di Madre Teresa, vivendo la disciplina quotidiana di una Missionaria della Carità nel Bronx, a Roma e a San Francisco. Mi ha autorizzato a citare parti del suo manoscritto inedito: [...]
    «Avevamo acquistato un grande edificio abbandonato dal comune per un dollaro. Un collaboratore si offrì di dirigere i lavori e incaricò un architetto di fare un progetto di ristrutturazione. La normativa ministeriale imponeva l'installazione di un ascensore per i disabili. Madre Teresa non voleva saperne. Allora il Comune si offrì di coprire le spese per l'ascensore, ma la proposta fu respinta. Dopo tutte le trattative e i programmi, il progetto per i poveri fu abbandonato perché un ascensore per gli handicappati era una cosa inaccettabile.» (pp. 67-69)
  • Nel suo modo di maneggiare il "vil metallo", come nei suoi rapporti con il potere, Madre Teresa governa un regno che appartiene, eccome, a questo mondo. (p. 94)
  • Come ha osservato Edward Gibbon a proposito delle forme di culto diffuse nell'antica Roma, queste erano «considerate ugualmente vere dal popolo, ugualmente false dai filosofi, e ugualmente utili dai magistrati». Madre Teresa discende da ciascun elemento di questo orribile trittico. Ha confuso di proposito la presunta distinzione tra sacro e profano, per non parlare della linea che separa il sublime dal ridicolo. Era quanto mai urgente che fosse sottoposta a quella critica razionale che con tanta arroganza e per tanto tempo ha eluso. (p. 118)
  • Ero arrivato alla conclusione che Madre Teresa di Calcutta fosse non tanto un'amica dei poveri quanto un'amica della povertà. Lodava la povertà, la malattia e la sofferenza come doni dall'alto, e diceva alle persone di accettare questi doni con gioia. Era adamantinamente contraria alla sola politica che abbia mai alleviato la povertà in tutte le nazioni – e cioè dare potere alle donne ed estendere il loro controllo sulla propria fertilità. La sua celebre clinica di Calcutta in realtà non era che un ospizio primitivo, un posto dove la gente andava a morire, un luogo dove le cure mediche erano poche, quando non addirittura inesistenti (quando fu lei ad ammalarsi, volò in prima classe alla volta di una clinica privata in California). Le grandi somme di denaro raccolte venivano spese per la maggior parte nella costruzione di conventi in suo onore. Aveva fatto amicizia con tutta una serie di ricchi truffatori e sfruttatori, da Charles Lincoln della Lincoln Savings & Loans, alla ripugnante dinastia Duvalier di Haiti, accettando da entrambi generose donazioni di denaro che in realtà era stato rubato ai poveri. (pp. 125-126)

Citazioni su Christopher Hitchens

  • L'ateismo drammatico – che, peraltro, ha sollecitato persino una "teologia della morte di Dio" – è ormai quasi del tutto scomparso. Ciò che al massimo sopravvive sono gli sberleffi sarcastici di certi atei di moda, alla Odifreddi, Onfray, Hitchens, tanto per distribuirne i nomi secondo le principali aree linguistiche. (Gianfranco Ravasi)
  • Non ho mai visto Christopher senza sigaretta in bocca, né ho potuto chiacchierare con lui mezzora senza bere un bicchiere di vino o buttare giù un paio di «baby» whisky. In Arabia Saudita, 1990, durante la prima guerra del Golfo, mentre provavamo a bordo di un autobus ad avvicinarci al fronte, tirò fuori una fiaschetta di metallo da tasca, come un cow boy dei film, e senza badare alla muttawa, la polizia islamica custode dell'ortodossia analcolica salafita, ne tracannò mezza. Poi la riempì da una bottiglia celata nel borsone portacomputer (scriveva allora ancora a macchina), mi obbligò a berne a mia volta, la colmò e svuotò in un fiato e, di getto scrisse un bellissimo elzeviro: «Alcol e tabacco mi danno lucidità». (Gianni Riotta)
  • Un paio di mesi dopo l'invasione dell'Iraq, ero a Los Angeles, quando un ubriaco mi si avvicinò dicendo: «George Bush aveva ragione sull'Iraq!» – Armi di distruzione di massa, contatti con Al-Qaeda e tutto il resto. Era Christopher Hitchens che "discuteva" furiosamente con me. Il suo confondere le affermazioni di Bush con la realtà era come una simbolica torta lanciata per aria e ricaduta sulla sua stessa faccia. (Greg Palast)

Note

  1. Da Un Christopher Hitchens d'annata (1989) pro life, Il Foglio.it, 5 marzo 2008.
  2. Da Hitler's Ghost», Vanity Fair, giugno 1996.
  3. Qui l'intervistatore inserisce: "Islamist radicals or, as Hitchens calls them, Islamo-fascists".
  4. Dall'Interview with Christopher Hitchens, Washington Prism, 16 giugno 2005.
  5. Da Letters to a Young Contrarian, Basic Books, 2005, p. 140.
  6. Da Love, Poverty, and War: Journeys and Essays, Nation Books, 2004, ISBN 9781560255802
  7. Da Terrorism: Notes toward a definition, Slate, 18 novembre 2002.
  8. Da Less Than Miracolous, Free Inquiry, vol. 24, febbraio/marzo 2004.
  9. Citato in Blair Vs Hitchens – Full Transcript (Munk Debate, Religion), 26 novembre 2010.
  10. Da Mortalità, Piemme, 2012, p. 88
  11. Da Christopher Hitchens On Mother Theresa (Interview) di Matt Cherry, Free Inquiry, vol. 16, n. 4, autunno 1996.
  12. Da Processo a Henry Kissinger, Fazi, 2003, ISBN 9788881124091.

Bibliografia

  • Christopher Hitchens, Dio non è grande: Come la religione avvelena ogni cosa, Einaudi, 2007.
  • Christopher Hitchens, La vittoria di Orwell, Libri Scheiwiller, 2008.
  • Christopher Hitchens, Hitch 22. Le mie memorie, traduzione di Mario Marchetti, Einaudi, 2012, ISBN 9788806195618.
  • Christopher Hitchens, La posizione della missionaria, traduzione di Eva Kampmann, Edizioni minumum Fax, Roma 2003.

Voci correlate

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