Lucio Piccolo: differenze tra le versioni

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==Citazioni su Lucio Piccolo==
==Citazioni su Lucio Piccolo==
*Ci sono uomini che in determinate epoche arrivano alla perfezione, sciogliendosi dall’ambiente in cui vivono e dalle cose del loro tempo, assumendo coscienza della fine e salvandosene nel distacco, nella superiorità, nell’autosufficienza. E in questo senso, Piccolo partecipa di una tale perfezione, nella sua vita come nella sua poesia. ([[Leonardo Sciascia]])
*Ci sono uomini che in determinate epoche arrivano alla perfezione, sciogliendosi dall’ambiente in cui vivono e dalle cose del loro tempo, assumendo coscienza della fine e salvandosene nel distacco, nella superiorità, nell’autosufficienza. E in questo senso, Piccolo partecipa di una tale perfezione, nella sua vita come nella sua poesia. ([[Leonardo Sciascia]])
*Così, nel poeta, convivono due anime, quella palermitana, spagnola, barocca, delle vecchie chiese, dei conventi, degli oratori, tutta scenografia interna che fa da sfondo alla sua infanzia-adolescenza; e quella messinese, greca, della campagna, della natura, scenografia esterna che fa da sfondo alla sua giovinezza-maturità , ma che egli riduce -è bene dirlo- sempre alla cifra barocca. ([[Vincenzo Consolo]])
*Così, nel poeta, convivono due anime, quella palermitana, spagnola, barocca, delle vecchie chiese, dei conventi, degli oratori, tutta scenografia interna che fa da sfondo alla sua infanzia-adolescenza; e quella messinese, greca, della campagna, della natura, scenografia esterna che fa da sfondo alla sua giovinezza-maturità, ma che egli riduce - è bene dirlo - sempre alla cifra barocca. ([[Vincenzo Consolo]])
*Credo di capire la sorpresa e l'interesse che le nove poesie che Lucio Piccolo stampò a sue spese e inviò a [[Eugenio Montale|Montale]] suscitarono appunto in Montale. Il fatto è che quelle nove poesie si distaccavano completamente, del tutto, da quella che era la linea predominante fino a quel momento della poesia italiana. ([[Andrea Camilleri]])
*Credo di capire la sorpresa e l'interesse che le nove poesie che Lucio Piccolo stampò a sue spese e inviò a [[Eugenio Montale|Montale]] suscitarono appunto in Montale. Il fatto è che quelle nove poesie si distaccavano completamente, del tutto, da quella che era la linea predominante fino a quel momento della poesia italiana. ([[Andrea Camilleri]])
*Frequentai Piccolo per anni, andando da lui, come per un tacito accordo, tre volte la settimana. Mi diceva ogni volta, congedandomi: "Ritorni, ritorni, Consolo, facciamo conversazione". E la conversazione era in effetti un incessante monologo del poeta che io ascoltavo volta per volta ammaliato, immobile, nella poltrona davanti a lui. Era per me come andare a scuola da un grande maestro, a lezione si letteratura, di poesia, impartita da un uomo di sterminata cultura. ([[Vincenzo Consolo]])
*Frequentai Piccolo per anni, andando da lui, come per un tacito accordo, tre volte la settimana. Mi diceva ogni volta, congedandomi: «Ritorni, ritorni, Consolo, facciamo conversazione» . E la conversazione era in effetti un incessante monologo del poeta che io ascoltavo volta per volta ammaliato, immobile, nella poltrona davanti a lui. Era per me come andare a scuola da un grande maestro, a lezione si letteratura, di poesia, impartita da un uomo di sterminata cultura. ([[Vincenzo Consolo]])
*Il suono del corno che ci giunge dal Capo d'Orlando non è l'Olifante di un sopravvissuto, ma una voce che ognuno può sentire echeggiare in sé. ([[Eugenio Montale]])
*Il suono del corno che ci giunge dal Capo d'Orlando non è l'Olifante di un sopravvissuto, ma una voce che ognuno può sentire echeggiare in sé. ([[Eugenio Montale]])
*Mi trovavo davanti al barone Lucio Piccolo di Calanovella, scrittore finora inedito, sì, ma anche musicista completo, studioso di filosofia che può leggere Hasserl e Wittgenstein nei testi originali, grecista agguerrito, conoscitore di tutta la poesia europea vecchia e nuova, lettore, per esempio, di Gerard Manley Hopkins e di Yeats, di cui condivide le inclinazioni esoteriche [...] un ''clerc'' così dotto e consapevole che [...] ha letto ''tous les livres'' nella solitudine delle sue terre di Capo d'Orlando [...] uomo sempre in fuga per certi versi affine a Carlo Emilio Gadda, un uomo che la crisi del nostro tempo ha buttato fuori dal tempo. ([[Eugenio Montale]])
*Mi trovavo davanti al barone Lucio Piccolo di Calanovella, scrittore finora inedito, sì, ma anche musicista completo, studioso di filosofia che può leggere Hasserl e Wittgenstein nei testi originali, grecista agguerrito, conoscitore di tutta la poesia europea vecchia e nuova, lettore, per esempio, di Gerard Manley Hopkins e di Yeats, di cui condivide le inclinazioni esoteriche [...] un ''clerc'' così dotto e consapevole che [...] ha letto ''tous les livres'' nella solitudine delle sue terre di Capo d'Orlando [...] uomo sempre in fuga per certi versi affine a Carlo Emilio Gadda, un uomo che la crisi del nostro tempo ha buttato fuori dal tempo. ([[Eugenio Montale]])

Versione delle 02:45, 4 mag 2016

Lucio Piccolo (1901 – 1969), poeta italiano.

Citazioni di Lucio Piccolo

  • [Sul rapporto con Giuseppe Tomasi di Lampedusa] C’era fra di noi una sorta di gara, a chi fosse più abile scopritore di interessanti novità. Ricordo che fu così a proposito del grande poeta Yeats, il grande poeta d’Irlanda che fui io il primo a leggerlo prima ancora di Lampedusa […] E così ci siamo accaparrati tutta la letteratura contemporanea europea, tedesca, francese. Ricordo anzi che fu proprio Lampedusa a introdurre a Palermo, nella Palermo colta, Rilke [...] Poi passarono Joyce, Proust. Di Proust mi ricordo che una volta mi disse "Sai, c’è uno scrittore francese il quale per fare due passi da lì a qui ci impiega dieci pagine". La prima immagine che io ho avuto di Proust è stata questa.[1]
  • La casa era quieta, il resto del mondo lontanissimo. Fu così che mi resi conto come per Villa Piccolo passasse un meridiano come a Greenwich. Il meridiano della solitudine.[1]
  • [A Vincenzo Consolo] Non parta, non vada via. A Milano, con tutti gli altri, rischia di annullarsi. La lontananza, l’isolamento danno più fascino, suscitano interesse e curiosità. [2]
  • Per me la poesia è come la vita. È memoria… Noi viviamo di memoria. Del resto gli intelligentissimi greci non avevano stabilito che la madre delle Muse era la Memoria?[3]
  • Quando viene l’oscurità, e la casa si interiorizza, diventa ombra, spazio in cui andiamo errando e ritrovando le figure care, persone care che ci sono state vicine.[1]
  • Questa mia predilezione per l'oscurità, per la penombra, non è come potrebbe sembrare un atteggiamento esteriore. Risponde ad un'esigenza interna comune a noi siciliani, credo, quasi a contrasto con la troppa luce che ci circonda. Rifugiarci nell'oscurità di noi stessi, ritrovare quanto abbiamo perduto, esorcizzare il tempo, la morte.[4]
  • Sciascia, la invito a scrivere di queste nostre terre, di questi paesi medievali.[2]

Citazioni su Lucio Piccolo

  • Ci sono uomini che in determinate epoche arrivano alla perfezione, sciogliendosi dall’ambiente in cui vivono e dalle cose del loro tempo, assumendo coscienza della fine e salvandosene nel distacco, nella superiorità, nell’autosufficienza. E in questo senso, Piccolo partecipa di una tale perfezione, nella sua vita come nella sua poesia. (Leonardo Sciascia)
  • Così, nel poeta, convivono due anime, quella palermitana, spagnola, barocca, delle vecchie chiese, dei conventi, degli oratori, tutta scenografia interna che fa da sfondo alla sua infanzia-adolescenza; e quella messinese, greca, della campagna, della natura, scenografia esterna che fa da sfondo alla sua giovinezza-maturità, ma che egli riduce - è bene dirlo - sempre alla cifra barocca. (Vincenzo Consolo)
  • Credo di capire la sorpresa e l'interesse che le nove poesie che Lucio Piccolo stampò a sue spese e inviò a Montale suscitarono appunto in Montale. Il fatto è che quelle nove poesie si distaccavano completamente, del tutto, da quella che era la linea predominante fino a quel momento della poesia italiana. (Andrea Camilleri)
  • Frequentai Piccolo per anni, andando da lui, come per un tacito accordo, tre volte la settimana. Mi diceva ogni volta, congedandomi: «Ritorni, ritorni, Consolo, facciamo conversazione» . E la conversazione era in effetti un incessante monologo del poeta che io ascoltavo volta per volta ammaliato, immobile, nella poltrona davanti a lui. Era per me come andare a scuola da un grande maestro, a lezione si letteratura, di poesia, impartita da un uomo di sterminata cultura. (Vincenzo Consolo)
  • Il suono del corno che ci giunge dal Capo d'Orlando non è l'Olifante di un sopravvissuto, ma una voce che ognuno può sentire echeggiare in sé. (Eugenio Montale)
  • Mi trovavo davanti al barone Lucio Piccolo di Calanovella, scrittore finora inedito, sì, ma anche musicista completo, studioso di filosofia che può leggere Hasserl e Wittgenstein nei testi originali, grecista agguerrito, conoscitore di tutta la poesia europea vecchia e nuova, lettore, per esempio, di Gerard Manley Hopkins e di Yeats, di cui condivide le inclinazioni esoteriche [...] un clerc così dotto e consapevole che [...] ha letto tous les livres nella solitudine delle sue terre di Capo d'Orlando [...] uomo sempre in fuga per certi versi affine a Carlo Emilio Gadda, un uomo che la crisi del nostro tempo ha buttato fuori dal tempo. (Eugenio Montale)
  • Quando tornai, in estate, andai an­cora a trovare Piccolo. «Cosa dicono di me a Milano, co­sa dicono?» mi chiese subito. Niente, non dicevano nien­te. Piccolo, dopo la curiosità suscitata al suo esordio, e dopo essere stato trascinato nel ciclone del Gattopardo, era bell'e dimenticato: altri miti, altre scoperte andava fabbricando per più rapidi consumi l’industria culturale. (Vincenzo Consolo)
  • Una poesia, la sua, tutta di ombre, dove difficilmente raggia la luce. (Andrea Camilleri)

Note

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