Teocrito: differenze tra le versioni
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'''Teocrito''' (315 a.C. – circa 250 a.C.), poeta greco. |
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Tu stai dando ordini a donne<br />di [[Siracusa]] e perché tu lo sappia,<br />noi siamo originarie di [[Corinto]],<br />come Bellerofonte. Noi parliamo<br />con la cadenza del Peloponneso. <ref>[http://www.miti3000.it/mito/biblio/teocrito/idilli.htm#15 ''Le Siracusane o le donne alla festa di Adone'']</ref> |
Tu stai dando ordini a donne<br />di [[Siracusa]] e perché tu lo sappia,<br />noi siamo originarie di [[Corinto]],<br />come Bellerofonte. Noi parliamo<br />con la cadenza del Peloponneso. <ref>[http://www.miti3000.it/mito/biblio/teocrito/idilli.htm#15 ''Le Siracusane o le donne alla festa di Adone'']</ref> |
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===''Il Rubator de' Favi''=== |
===''Il Rubator de' Favi''=== |
Versione delle 10:44, 21 ago 2016
Teocrito (315 a.C. – circa 250 a.C.), poeta greco.
Idilli
Le Siracusane o le donne alla festa di Adone
Tu stai dando ordini a donne
di Siracusa e perché tu lo sappia,
noi siamo originarie di Corinto,
come Bellerofonte. Noi parliamo
con la cadenza del Peloponneso. [1]
Le Càriti o Gerone
Un brivido ha già còlto
i Fenici abitanti sulle estreme
pendici della Libia, al punto dove
il sole cala e già i Siracusani
reggono al centro il peso delle lance
con le braccia gravate dagli scudi
di vimine di salice e tra loro
Gerone si arma, simile agli eroi
del tempo antico: sopra l'elmo è l'ombra
della criniera equina.[2]
La gloria di Gerone
in alto sollevassero gli aedi
oltre il mare di Scizia e fin là dove,
legato con l'asfalto il vasto muro,
regnava Semiramide! Io son uno,
ma le figlie di Zeus ne prediligono
molti altri ancora e sia gradito a tutti
celebrare la sicula Aretusa
e i popoli e Gerone bellicoso.[2]
Incipit di alcune opere
Il Rubator de' Favi
Il ladroncello amore
Mentre degli alveari
I favi saccheggiava
Punto restò il meschino
Da picciol Ape ria,
Che cruda, ed importuna
De le ritonde dita
A lui mordeo le cime.
L'Epitalamio d'Elena
Già presso a Menelao dal biondo crine
Dodici Verginelle un verde aventi
Giacinto in su le chiome, alto decoro
Del suol di Sparta, e in lor Città le prime,
Formaro avanti al nuovamente pinto
Talamo un coro; indi co' piè concordi
Battendo il suol, fean d'Imeneo[3] la casa
Tutta sonar con l'uniforme canto,
Poiché 'l giovane Atrida[4] in letto accolse
Di Tindaro la figlia, Elena amata,
Seco tra' lacci d'Imeneo congiunta.
La rócca
O dono di Minerva, o rócca amica
Delle candide lane, all'operosa
Femminea man dolcissima fatica,
Lesta vien meco alla città famosa
Di Nilèo, dove a Venere sul mare
Verdeggia un'ara fra le canne ascosa.
Per Epicharmo Siracusano inventore della Commedia
De la favella dorica
Argomentar potrai
Che questo è il simolacro d'Epicarmo
Di quel che ritroveronne la comedia
Or qui nel bronzo sculto,
Del vero, e vivo in vece,
O Bacco a te sacraro
Ne la vasta Città di Siracusa
I Cittadini sui
Com'era convenevole
Ad uom sì ragguardevole
Sopra Adone morto
Citerea, veduto Adone
Giacer morto a sé davante,
Col crin sozzo ed il sembiante
Tutto asperso di pallor,
Agli Amori diè comando
Di portare a sé il cinghiale[5],
E quegli, alti sopra l'ale,
Nella selva il rintracciâr.
Note
- ↑ Le Siracusane o le donne alla festa di Adone
- ↑ a b XVI - Le Càriti o Gerone
- ↑ Erano appunto le Verginelle della Sposa compagne, che sulla sera principalmente si mettevano a gridare Imeneo, come abbiamo da Pindaro Od. III. πυθ.
- ↑ Menelao, fratel minore d'Agamennone, e amendue figliuoli d'Atreo.
- ↑ Un cinghiale uccise il bello Adone.
Bibliografia
- Teocrito, Il Rubator de' Favi e Per Epicharmo Siracusano inventore della Commedia, traduzione di Domenico Regolotti, in "Biografia degli uomini illustri della Sicilia ornata de' loro rispettivi ritratti", a cura di Giuseppe Emanuele Ortolani, Napoli, 1842.
- Teocrito, L'Epitalamio d'Elena, in "Il rapimento d'Elena" del poeta Coluto di Licopoli nella Tebaide, traduzione di Angelo Teodoro Villa, Milano, 1758.
- Teocrito, La rócca, traduzione di Giacomo Zanella, in "Versi di Giacomo Zanella", Firenze, G. Barbèra, 1868.
- Teocrito, Sopra Adone morto, in "Poesie greche, intere o in frammenti, tradotte ed annotate da Achille Giulio Danesi, preceduto dal poemetto L'Ellade", Tipografia Editrice Tempo, Palermo, 1886.