Leo Longanesi: differenze tra le versioni
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Versione delle 17:20, 31 lug 2005
(1905-1957), giornalista, scrittore, disegnatore italiano
- Non bisogna appoggiarsi troppo ai principi, perché poi si piegano.
- Non è la libertà che manca. Mancano gli uomini liberi.
- L'arte è un appello al quale troppi rispondono senza essere stati chiamati.
- C’è una sola grande moda: la giovinezza.
- La virtù affascina, ma c'è sempre in noi la speranza di poterla corrompere.
- I ricordi sono come i sogni: si interpretano.
- Non sono le idee che mi spaventano, ma le facce che rappresentano queste idee.
- L'intellettuale è un signore che fa rilegare i libri che non ha letto.
- L'amore è attesa di una gioia che quando arriva annoia.
- Non datemi consigli! So sbagliare da solo.
- Quando suona il campanello della loro coscienza fingono di non essere in casa.
- I debiti di riconoscenza si pagano entro le ventiquattro ore con l'antipatia.
- I difetti degli altri assomigliano troppo ai nostri.
- Ci sono anche dolori di lusso, che recano lustro a chi li sopporta.
- La fantasia è la figlia della libertà.
- Un vero giornalista spiega benissimo quello che non sa.
- Nulla si difende con così tanto calore quanto quelle idee a cui non si crede.
- Vissero infelici perché costava meno.
- La nostra bandiera nazionale dovrebbe recare una grande scritta: "Ho famiglia."
- Un popolo buono a niente è capace di tutto.
- Una società fondata sul lavoro non sogna che il riposo.
- Se le religioni fossero molto chiare perderebbero, con l'andar del tempo, i credenti.
- È meglio assumere un sottosegretario che una responsabilità.
- Tutte le rivoluzioni cominciano per strada e finiscono a tavola.
- Tutto ciò che non so l'ho imparato a scuola.
- Due stupidi sono due stupidi. diecimila stupidi sono una forza storica.
- Il tempo di trascorrere il tempo, è l'arte di non inseguirlo.
- Il fascismo fu una dittatura temperata dall'inosservanza delle leggi.
- Eppure, è sempre vero anche il contrario.