Frank McCourt: differenze tra le versioni

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Ehi, prof!
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*Frank McCourt, ''Ehi, Prof!'', traduzione di Claudia Valeria Letizia, Adelpghi, Milano 2006. ISBN 8845921182
*Frank McCourt, ''Ehi, Prof!'', traduzione di Claudia Valeria Letizia, Adelpghi, Milano 2006. ISBN 8845921182


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[[Categoria:Scrittori irlandesi|McCourt, Francis]]
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Versione delle 01:12, 28 mar 2007

Francis "Frank" McCourt, docente e romanziere irlandese (1930 – vivente).

Le ceneri di Angela

  • Il maestro dice che è una cosa meravigliosa morire per la fede e Papà dice che è una cosa meravigliosa morire per l'Irlanda e allora io mi domando se al mondo c'è qualcuno che ci vorrebbe vivi.
    I miei fratelli sono morti e mia sorella pure, ma chissà se sono morti per la fede o per l'Irlanda. (p. 116)
  • Essere un mangiaminestra è tremendo perché uno è condannato a finire nella parte dell'inferno dei mangiaminestra. Ma peggio ancora è essere una spia. A scuola il maestro ci ha detto che ogni qual volta gli irlandesi stavano per battere gli inglesi in un combattimento alla pari una sporca spia li ha traditi. Chi viene scoperto a fare la spia merita la forca, anzi, no, merita che nessuno gli parli perché se non ti parla nessuno è meglio che t'impicchi. (p. 136)
  • In ogni vicolo c'è sempre qualcuno che non parla con qualcun altro o tutti che non parlano con qualcuno o qualcuno che non parla con nessuno. Se due non si parlano si capisce subito da come si incrociano. Le donne alzano il naso, stringono la bocca e guardano da un'altra parte. Se porta lo scialle, la donna ne prende un angolo e se lo getta sulla spalla come a dire: Guai a te se mi parli o mi guardi, brutta stronza, che se solo ci provi ti cavo gli occhi. (p. 136)
  • È facile per Paddy dire che Puntino se la può ficcare in culo, la mela, ma io non ho mica voglia di rubare frutta e latte di mucca in eterno e cercherò sempre di vicnere la buccia di mela così quando torno a casa posso raccontare a Papà che ho risposto alle domande difficili. (p. 165)
  • Un peccato: supplizio eterno. Dieci peccati: idem.
    Tanto vale farsi impiccare per una pecora piuttosto che per un agnello, come direbbe mia madre. (p. 310)
  • La differenza tra i ricchi e i poveri è proprio questa: che i poveri non possono mandare nessuno a comprare qualcosa perché non ci sono i soldi e anche se ci fossero non avrebbero comunque la cameriera da mandare. (p. 310)
  • Manco per sogno [sposo il capo degli Unni], rispose Ursula, e gli unni ammazzano lei e le sue dame. Ma io mi domando perché non poteva dire di sì e salvare la vita di undicimila vergini? Perché le vergini e martiri devono sempre impuntarsi? [Dopo aver letto le Vite dei santi] (p. 313)
  • Ma che ti frega della pensione! Non c'hai manco sedici anni e già parli della pensione. Che mi prendi in giro? Hai capito che ho detto, Frankie? Fregatene della pensione! Se passi l'esame il tuo lavoretto sicuro alle poste te lo tieni tutta la vita, poi ti sposi Brigid Tal dei Tali, scodelli cinque marmocchi cattolici e ti rintani in giardino a coltivare le rose così a trent'anni c'hai le palle secche e sei già bell'e rincoglionito. Porca puttana, prendi una decisione tua e manda a quel paese cacasotto e invidiosi. M'hai capito, Frankie McCourt?
    Sì, zio pa. Così diceva pure il maestro O'Halloran.
    Cioè, che diceva?
    Prendete una decisione vostra. [Prima che decida di interrompere la carriera alle Poste per mettere da parte i soldi per emigrare in America.] (p. 346)

Che paese, l'America!

Incipit

Adesso ti è uscito il sogno.
Così diceva mia madre quando abitavamo in Irlanda e un nostro sogno si realizzava. Il sogno che facevo io in continuazione era quello in cui arrivavo con la nave nel porto di New York e guardavo ammirato i grattacieli. Quando lo raccontavo, i miei fratelli mi invidiavano la notte passata in America, finché un giorno non cominciarono a raccontare anche loro di aver fatto quel sogno, sapendo che era un sistema sicuro per mettersi in mostra anche se poi litigavamo e io dicevo che il più grande ero io, che il sogno era mio e guai a loro se ci entravano.

Citazioni varie

  • L'intero plotone tace e io mi chiedo perché gente come Thompson dica agli altri certe cose. Evidentemente in questo paese uno è sempre qualcos'altro. Non può essere solo americano. (p. 87)
  • Essere americani non basta. Bisogna essere sempre anche qualcos'altro, irlandesi-americani, tedesco-americani, sicché viene da chiedersi come sarebbero andati avanti se qualcuno non avesse inventato il trattino. (p. 110)
  • Bisogna essere ricchi perché un prete ti faccia almeno un cenno di saluto con la testa, a meno che non sia un francescano. (p. 138)
  • So che questa è la cosa che vogliono sentirsi dire e nell'esercito ho imparato che è meglio accontentarli perché in caso contrario c'è immancabilmente qualcuno più in alto che ti farà riempire un moduo più lungo ancora. (p. 185)
  • Alle loro lezioni mi piacerebbe alzarmi e annunciare a tutti che ho troppo da fare per essere irlandese, cattolico e checchessia, che lavoro giorno e notte per campare, che cerco di studiare i libri in programma e mi addormento in biblioteca [...]. (p. 218)
  • Se non dovessi lavorare in banca, al porto o ai magazzini, avrei il tempo per essere uno studente universitario come si deve e lamentarmi del vuoto esistenziale. Magari i miei genitori avessero fatto una vita rispettabile e mi avessero mandato all'università. A quest'ora mi sarei potuto inttrattenere al bar o in mensa dicendo a tutti quanto ammiro Camus per il suo quotidiano invito al suicidio e Hemingway per aver rischiato di beccarsi una cornata di toro nel fianco. Se avessi tempo e denaro so che quanto a disperazione sarei superiore a tutti gli studenti di New York anche se non potrei mai farne parola con mamma perché Mamma direbbe Ma per l'amor di Dio, c'hai la salute, le scarpe ai piedi, una bella testa di capelli, che vuoi di più dalla vita? (p. 251)
  • Senz'altro non è brutto come essere di pelle nera, l'accento al contrario della pelle si può sempre cambiare e sarà sicuramente una gran scocciatura essere nero con la gente che pensa di dover parlare di faccende di neri solo perché ci sei tu che hai la pelle così. L'accento si può cambiare e in quel caso la gente smetterà di dirti di quale zona d'Irlanda erano i suoi ma se sei nero non c'è scampo. (p. 283)
  • Insomma non lascerò l'insegnamento ma non per Horace, per lo scaricatore o per Alberta. Non lo lascerò per quello che potrei dire a me stesso alla fine di una serata passata a servire da bere e a divertire la clientela. Mi accuserei di scegliere la via più facile e tutto perché sconfitto da un'armata di ragazzi che stavano facendo resistenza a Tu e il tuo mondo e Giganti nella terra. (p. 309)
  • Prendemmo tè e panini e Phil tirò fuori una bottiglia di whiskey per dare inizio alle storie e alle canzoni, perché il giorno in cui seppellisci i tuoi morti non c'è nient'altro da fare. (p. 440)

Excipit

Recitammo un'Ave Maria ma non bastava. Alla spicciolata eravamo usciti dalla chiesa pur sapendo che in quell'abbazia antica sia lei che noi avremmo trovato conforto e dignità nelle preghiere di un prete, giusto requiem per una madre di sette figli.
Pranzammo in un pub sulla via di Ballinacurra e da quanto mangiammo, bevemmo e ridemmo nessuno avrebbe detto che avevamo appena sparso ai quattro venti nostra madre, un tempo gran ballerina alla Wembley Hall e da tutti conosciuta per come cantava una bella canzone, oh, se solo fosse riuscita a riprendere fiato.

Ehi, prof!

  • Teenager? Noi in Irlanda li vedevamo nei film americani, scontrosi, arrabbiati, al volante di una macchina, e non capivamo perché fossero scontrosi e arrabbiati. Avevano da mangiare, da vestirsi e da spendere, e con tutto ciò trattavano male i genitori. In Irlanda, nel mio mondo, i teenager non esistevano. Nel mio mondo uno era un ragazzino. Andava a scuola fino a quattordici anni, e se trattava male i genitori si beccava una bella cinghiata sul muso e finiva a gambe all'aria all'altro capo della stanza. Cresceva, si trovava un lavoro di fatica, si sposava, il venerdì sera si faceva la sua birra al pub dopodiché, sempre il venerdì sera, saltava addosso alla moglie e la metteva eternamente incinata. Qualche anno dopo emigrava in Inghilterra dove faceva il muratore o si arruolava nelle forze armate di Sua Maestà per difendere l'Impero. (p. 29)
  • Quando prendi l'abitudine di farti l'esame di coscienza è difficile smettere, specie se sei bambino, cattolico e irlandese. Se fai una brutta cosa ti guardi dentro l'anima e vedi una cancrena di peccati. Vedi tutto diviso tra peccati e non peccati e quest'idea puoi portartela dietro anche tutta la vita. Poi, quando diventi grande e ti allontani dalla Chiesa, il mea culpa diventa un fievole sussurro del passato. C'è ancora, ma tu sei più maturo e non ti lasci spaventare tanto facilmente. (p. 49)
  • I genitori che devono far uscire di casa i figli la mattina hanno poco tempo per scrivere una giustificazione che in ogni caso è destinata a finire nella spazzatura. Sono così stressati che diranno al figlio: Oh, tesoro mio, ti serve la giustificazione per ieri? Allora scrivila tu che poi io la firmo. La firmano senza neanche guardarla ed è un peccato, non sanno cosa si perdono. Se riuscissero a leggerla scoprirebbero che i loro figli sono tra i più fini prosatori americani: i loro testi sono scorrevoli, inventivi, chiari, avvincenti, fantasiosi, lucidi, persuasivi ed efficaci. (p. 109)
  • Non è obbligatorio essere povero, cattolico e irlandese per essere infelice, ma almeno ti dà uno spunto per scrivere e un pretesto per bere. Alt. Ritiro ciò che ho detto. Cancellate la parte sul pretesto. (p. 237)
  • Gli adolescenti non sempre amano essere spediti per mari di incerte congetture; si accontentano di sapere che la capitale dell'Albania è Tirana. (p. 242)
  • Tra parentesi devo congratularmi con me stesso per non aver mai perso la capacità di farmi un bell'esamino di coscienza. Ho il dono di sentirmi inadeguato e in difetto. Perché temere le critiche quando il primo a sparare a zero sono io? Vinco la gara a mani basse. Raccogliete le scommesse. (p. 255)


Bibliografia

  • Frank McCourt, Le ceneri di Angela, traduzione di Claudia Valeria Letizia, Adelphi, Milano 199911. ISBN 8845913198
  • Frank McCourt, Che paese, l'America!, traduzione di Claudia Valeria Letizia, Adelphi, Milano 2000. ISBN 8845915573
  • Frank McCourt, Ehi, Prof!, traduzione di Claudia Valeria Letizia, Adelpghi, Milano 2006. ISBN 8845921182

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