Lev Isaakovič Šestov: differenze tra le versioni

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*{{NDR|Riferito a [[Benjamin Fondane ]]}} Ciò che voi volete non è rinunciare alla conoscenza, ma oltrepassarla. (citato in [[Ann van Sevenant]], ''Il filosofo dei poeti: l'estetica di Benjamin Fondane'', Mimesis, 1994)
*{{NDR|Riferito a [[Benjamin Fondane ]]}} Ciò che voi volete non è rinunciare alla conoscenza, ma oltrepassarla. (citato in [[Ann van Sevenant]], ''Il filosofo dei poeti: l'estetica di Benjamin Fondane'', Mimesis, 1994)
*Nel 399 gli ateniesi avvelenarono [[Socrate]]. E [[Platone]], il suo discepolo, costretto dalla stessa verità, non poteva non pensare che Socrate fosse stato avvelenato. [...] In tutto ciò che egli ha scritto si percepisce sempre una domanda: c'è veramente un potere al quale sia dato costringerci ad ammettere definitivamente e per sempre che Socrate è stato avvelenato nel 399? Per [[Aristotele]] una tale questione, evidentemente assurda ai suoi occhi, non esisteva. Egli era convinto che la verità "Socrate è stato avvelenato", così come la verità "un cane è stato avvelenato", fosse superiore a ogni obiezione divina e umana. La cicuta non fa distinzione tra Socrate e un cane. E noi, "costretti a seguire i fenomeni", "costretti dalla stessa verità", siamo obbligati nei nostri giudizi mediati o immediati, a non fare alcuna differenza tra Socrate e un cane rabbioso. (Atene e Gerusalemme, Bompiani,pp. 243-244, cur. L. Buggiani)
*Nel 399 gli ateniesi avvelenarono [[Socrate]]. E [[Platone]], il suo discepolo, costretto dalla stessa verità, non poteva non pensare che Socrate fosse stato avvelenato. [...] In tutto ciò che egli ha scritto si percepisce sempre una domanda: c'è veramente un potere al quale sia dato costringerci ad ammettere definitivamente e per sempre che Socrate è stato avvelenato nel 399? Per [[Aristotele]] una tale questione, evidentemente assurda ai suoi occhi, non esisteva. Egli era convinto che la verità "Socrate è stato avvelenato", così come la verità "un cane è stato avvelenato", fosse superiore a ogni obiezione divina e umana. La cicuta non fa distinzione tra Socrate e un cane. E noi, "costretti a seguire i fenomeni", "costretti dalla stessa verità", siamo obbligati nei nostri giudizi mediati o immediati, a non fare alcuna differenza tra Socrate e un cane rabbioso. (Atene e Gerusalemme, Bompiani,pp. 243-244, cur. A. Parisi)
*Non fu l'uomo, bensì [[Dio]] a cogliere il frutto dell'albero proibito e ad assaggiarlo. (citato in Ann van Sevenant, ''Il filosofo dei poeti: l'estetica di Benjamin Fondane'', Mimesis, 1994)
*Non fu l'uomo, bensì [[Dio]] a cogliere il frutto dell'albero proibito e ad assaggiarlo. (citato in Ann van Sevenant, ''Il filosofo dei poeti: l'estetica di Benjamin Fondane'', Mimesis, 1994)



Versione delle 07:50, 6 ago 2017

Lev Isaakovič Šestov

Lev Isaakovič Šestov (1866 – 1938), filosofo russo.

  • [Riferito a Benjamin Fondane ] Ciò che voi volete non è rinunciare alla conoscenza, ma oltrepassarla. (citato in Ann van Sevenant, Il filosofo dei poeti: l'estetica di Benjamin Fondane, Mimesis, 1994)
  • Nel 399 gli ateniesi avvelenarono Socrate. E Platone, il suo discepolo, costretto dalla stessa verità, non poteva non pensare che Socrate fosse stato avvelenato. [...] In tutto ciò che egli ha scritto si percepisce sempre una domanda: c'è veramente un potere al quale sia dato costringerci ad ammettere definitivamente e per sempre che Socrate è stato avvelenato nel 399? Per Aristotele una tale questione, evidentemente assurda ai suoi occhi, non esisteva. Egli era convinto che la verità "Socrate è stato avvelenato", così come la verità "un cane è stato avvelenato", fosse superiore a ogni obiezione divina e umana. La cicuta non fa distinzione tra Socrate e un cane. E noi, "costretti a seguire i fenomeni", "costretti dalla stessa verità", siamo obbligati nei nostri giudizi mediati o immediati, a non fare alcuna differenza tra Socrate e un cane rabbioso. (Atene e Gerusalemme, Bompiani,pp. 243-244, cur. A. Parisi)
  • Non fu l'uomo, bensì Dio a cogliere il frutto dell'albero proibito e ad assaggiarlo. (citato in Ann van Sevenant, Il filosofo dei poeti: l'estetica di Benjamin Fondane, Mimesis, 1994)

L'eredità fatale

  • Dopo Plotino la filosofia non ha più il diritto di percorrere le strade che aveva percorso prima di lui. Volenti o nolenti, per quanto ci possa attirare l'albero della conoscenza del bene e del male, cresciuto così fronzuto e rigoglioso in questi sedici secoli che ci separano da Plotino, non siamo più in grado di fondare la nostra etica, né la nostra ontologia, né la nostra teoria della conoscenza così come le fondavano i greci. L'esistenza autentica ha inizio al di là del bene e del male. La verità filosofica è al di la della mente e dell'intelletto...
  • Per quante domande noi porremmo a Plotino, non riceveremo alcuna risposta. Non ode neppure le nostre domande che per lui hanno cessato di esistere. E uno dei privilegi più importanti è proprio il diritto di non dare risposte, di non ribattere, di non doversi giustificare o, in altre parole, la non-soggezione alle istanze comuni.

[Lev Isaakovič Šestov, L'eredità fatale - Etica e ontologia in Plotino, traduzione di Valentina Parisi, Ananke, 2005]

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