Angelo Del Boca: differenze tra le versioni

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*[[Luigi Cadorna|Cadorna]] è stato per ventinove mesi il vero, indiscusso padrone dell'Italia. Nessuno, prima di lui e dopo di lui ([[Benito Mussolini|Mussolini]]<nowiki/>compreso), si è arrogato il diritto di vita e di morte su tutti gli abitanti della penisola. Disponeva, a suo piacimento, di uno degli eserciti più potenti del mondo, continuamente rafforzato con immani trasfusioni di sangue. Disponeva di propri tribunali di guerra, che imponevano la sua legge. Attraverso la censura militare metteva un bavaglio a combattenti e a civili. In accordo con [[Sidney Sonnino]], poteva senza battere ciglio decretare la morte per fame di 100.000 prigionieri. Per finire, era l'uomo che non aveva il minimo imbarazzo nel diramare direttive di questo tenore: «Deve ogni soldato essere certo di trovare, all'occorrenza, nel superiore il fratello o il padre, ma anche deve essere convinto che il superiore ha il sacro potere di passare immediatamente per le armi i recalcitranti ed i vigliacchi» (da ''Italiani, brava gente?'' Neri Pozza,, Vicenza, 2005, p. 67)
*[[Luigi Cadorna|Cadorna]] è stato per ventinove mesi il vero, indiscusso padrone dell'Italia. Nessuno, prima di lui e dopo di lui ([[Benito Mussolini|Mussolini]]<nowiki/>compreso), si è arrogato il diritto di vita e di morte su tutti gli abitanti della penisola. Disponeva, a suo piacimento, di uno degli eserciti più potenti del mondo, continuamente rafforzato con immani trasfusioni di sangue. Disponeva di propri tribunali di guerra, che imponevano la sua legge. Attraverso la censura militare metteva un bavaglio a combattenti e a civili. In accordo con [[Sidney Sonnino]], poteva senza battere ciglio decretare la morte per fame di 100.000 prigionieri. Per finire, era l'uomo che non aveva il minimo imbarazzo nel diramare direttive di questo tenore: «Deve ogni soldato essere certo di trovare, all'occorrenza, nel superiore il fratello o il padre, ma anche deve essere convinto che il superiore ha il sacro potere di passare immediatamente per le armi i recalcitranti ed i vigliacchi» (da ''Italiani, brava gente?'' Neri Pozza,, Vicenza, 2005, p. 67)

*Non dimentichiamoci che la sua vittoria alle ultime elezioni è stata contestata dall' opposizione dell' etnia Oromo che è maggioranza nel paese mentre lui appartiene a una minoranza, i Tigrini. Zenawi è sempre più fragile. Per questo non lo vedo cacciarsi in una guerra.<ref name="offensiva">Citato in "L'offensiva è solo all' inizio: le Corti islamiche avanzeranno", ''La Repubblica'' (21 luglio 2006)</ref>

*Gli Stati Uniti, che hanno aiutato Zenawi fino ad oggi, potrebbero chiedergli di intervenire in Somalia. Si sa che l' America è molto preoccupata per l' avanzata di queste Corti Islamiche, che rappresenterebbero una possibile base per Al Qaeda.<ref name="offensiva"/>

*Andarsi a scontrare contro un gigante come l'Etiopia che ha settanta milioni di abitanti non ha senso. Anche l'Eritrea lo ha capito a sue spese.<ref name="offensiva"/>

*Per la Somalia vedo soltanto un futuro di guerra civile, come è stato per gli ultimi quindici anni, ma non estesa a tutto il Corno d' Africa. A meno che non entrino in gioco interessi superiori internazionali.<ref name="offensiva"/>


==''Il Negus''==
==''Il Negus''==

Versione delle 21:23, 10 ago 2017

Angelo Del Boca (1925 – vivente), giornalista, scrittore e storico italiano.

Citazioni di Angelo Del Boca

  • [Il generale Pietro Maletti rinunciò] a servirsi dei battaglioni eritrei, composti in gran parte da cristiani, e utilizzava ascari libici e somali, di fede musulmana, e soprattutto — parole sue — "i feroci eviratori della banda Mohamed Sultan".[1] (da Italiani, brava gente?[2])
  • Cadorna è stato per ventinove mesi il vero, indiscusso padrone dell'Italia. Nessuno, prima di lui e dopo di lui (Mussolinicompreso), si è arrogato il diritto di vita e di morte su tutti gli abitanti della penisola. Disponeva, a suo piacimento, di uno degli eserciti più potenti del mondo, continuamente rafforzato con immani trasfusioni di sangue. Disponeva di propri tribunali di guerra, che imponevano la sua legge. Attraverso la censura militare metteva un bavaglio a combattenti e a civili. In accordo con Sidney Sonnino, poteva senza battere ciglio decretare la morte per fame di 100.000 prigionieri. Per finire, era l'uomo che non aveva il minimo imbarazzo nel diramare direttive di questo tenore: «Deve ogni soldato essere certo di trovare, all'occorrenza, nel superiore il fratello o il padre, ma anche deve essere convinto che il superiore ha il sacro potere di passare immediatamente per le armi i recalcitranti ed i vigliacchi» (da Italiani, brava gente? Neri Pozza,, Vicenza, 2005, p. 67)
  • Non dimentichiamoci che la sua vittoria alle ultime elezioni è stata contestata dall' opposizione dell' etnia Oromo che è maggioranza nel paese mentre lui appartiene a una minoranza, i Tigrini. Zenawi è sempre più fragile. Per questo non lo vedo cacciarsi in una guerra.[3]
  • Gli Stati Uniti, che hanno aiutato Zenawi fino ad oggi, potrebbero chiedergli di intervenire in Somalia. Si sa che l' America è molto preoccupata per l' avanzata di queste Corti Islamiche, che rappresenterebbero una possibile base per Al Qaeda.[3]
  • Andarsi a scontrare contro un gigante come l'Etiopia che ha settanta milioni di abitanti non ha senso. Anche l'Eritrea lo ha capito a sue spese.[3]
  • Per la Somalia vedo soltanto un futuro di guerra civile, come è stato per gli ultimi quindici anni, ma non estesa a tutto il Corno d' Africa. A meno che non entrino in gioco interessi superiori internazionali.[3]

Il Negus

  • Hailè Selassiè non aveva mai molto amato l'Africa, anzi si può dire che sino al 1955 l'avesse quasi ignorata. Del resto, non era un mistero per nessuno che la classe dominante etiopica non si considerasse affatto africana, ma indo-europea. (p. 235)
  • Il colpo di Stato in Eritrea, meditato da Hailè Selassiè sin dal giorno in cui aveva ratificato ad Addis Abeba l'atto federale, era tanto più grave in quanto in palese contraddizione con la politica che egli aveva inaugurato, a partire dalla seconda metà degli anni '50, nei confronti del continente africano e dei paesi non allineati. In poco tempo si era conquistato una solida reputazione di «pelegrino della pace», predicando l'unità degli africani, la moderazione, la concordia, le virtù del negoziato, e condannando severamente l'impiego della forza come mezzo di risoluzione delle controversie e intervenendo più volte come abile, ostinato e fortunato mediatore. Ma questa volontà di conciliazione, che egli manifestava nei riguardi di tutti i problemi esterni all'Etiopia, evidentemente non doveva ritenerla valida per le questioni interne dell'interne dell'impero, se è vero che egli decideva di rispondere con la repressione alle richieste di autonomia prima degli eritrei e poi dei somali, degli oromo e dei sidamo. (p. 274)

Explicit

  • Hailè Selassiè ha sicuramente commesso molti errori durante il suo lunghissimo regno, prima fra tutti quello di essere stato sempre in bilico tra riforma e conservazione, senza mai operare una scelta risolutiva. Ma la rivoluzione che lo ha travolto nel nome della libertà e del progresso, si è rivelata cento volte più infausta del suo regime; ha causato all'Etiopia danni irreparabili; l'ha sprofondata in quella guerra civile che Hailè Selassiè aveva sempre cercato di scongiurare; ha accellerato, anziché bloccare, il processo di disintegrazione del paese. [...] Qualunque sia il giudizio definitivo su Hailè Selassiè, la sua figura merita rispetto e considerazione. È impossibile non provare un sentimento di grande ammirazione e di riconoscenza verso l'uomo che il 30 giugno 1936, dalla tribuna ginevrina della Società delle Nazioni, denunciava al mondo i crimini del fascismo e avvertiva che l'Etiopia non sarebbe stata che la prima vittima di quella funesta ideologia. Per questo suo messaggio, malauguratamente non ascoltato, gli siamo un po' tutti debitori. (p. 336)

Note

  1. La citazione si riferisce alla strage di Debrà Libanòs che seguì l'attentato contro il viceré italiano ad Addis Abeba, Rodolfo Graziani.
  2. Citato in Gian Antonio Stella, E Graziani massacrò i monaci etiopi, Corriere della Sera, 18 febbraio 2017, p. 45.
  3. a b c d Citato in "L'offensiva è solo all' inizio: le Corti islamiche avanzeranno", La Repubblica (21 luglio 2006)

Bibliografia

  • Angelo Del Boca, Italiani, brava gente?, Neri Pozza, Vicenza, 2005.
  • Angelo Del Boca, Il Negus, Editori Laterza, 2007.

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