Modi di dire tarantini: differenze tra le versioni

Da Wikiquote, aforismi e citazioni in libertà.
Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Corretto: "sorpresa"
Riga 47: Riga 47:
*'''A' faccə də Prèulə.'''<ref name=faccia/>
*'''A' faccə də Prèulə.'''<ref name=faccia/>
:''Alla faccia di Preolo''.
:''Alla faccia di Preolo''.
::Espressione di sopresa.
::Espressione di sorpresa.
*''''A faccə 'nderrə.'''<ref name=faccia>Citato in Nicola Gigante, p. 354.</ref>
*''''A faccə 'nderrə.'''<ref name=faccia>Citato in Nicola Gigante, p. 354.</ref>
:''La faccia a terra''.
:''La faccia a terra''.

Versione delle 01:47, 11 ago 2017

Raccolta dei modi di dire tarantini.


Indice
0-9 · A · B · C · D · E · F · G · H · I · J · K · L · M · N · O · P · Q · R · S · T · U · V · W · X · Y · Z · ?
Note · Bibliografia · Voci correlate · Altri progetti

A

  • A battaglionə.[1]
A battaglione.
Detto di cosa grande, abbondante.
  • 'A bbonə cu l'uecchiə, 'a prenə l'essə l'uecchiə.[2]
La bella (ragazza) con gli occhi, la (ragazza) incita fa fuoriuscire gli occhi.
  • 'A bravurə də Ciccə Cutugnə: desə 'u šcaffə 'ngulə ô ciuccə.[3]
La bravura di Ciccio Cotugno: diede uno schiaffo in culo all'asino.
Detto di chi si boria di un'azione fintamente coraggiosa.
  • 'A bbravurə də mestə Uccə, ca desə 'nu šcaffə ô ciuccə.[4]
La bravura di maestro Uccio, che diede uno schiaffo all'asino.
Detto di chi si boria di un'azione fintamente coraggiosa.
  • 'A cacatə d'u vastasə.[5]
La cacata del facchino di porto.
Frase rivolta a chi è solito imbrattare strade e muri, alludendo al fatto che alla conclusione della giornata i facchini facevano i loro bisogni per strada prima di rientrare in casa.
  • A ccapocchiə.[6]
A capocchia.
A caso, così come viene.
  • A cce fešchə hagghi'a mettərə 'u nasə?[7]
    A cce fešchə hagghi'a mettərə 'u casə?[8]
In che recipiente di giunco [per mettere la ricotta] devo mettere il naso?
In che recipiente di giunco devo mettere il formaggio?
Quando ci si chiede come fare per uscire da una situazione imbarazzate o poco felice.
  • A' cchiangərə 'stu muertə so' lacrəmə pərdutə.[9][10]
A piangere questo morto sono lacrime sprecate.
Detto quando è inutile irritarsi per un fatto non riuscito.
  • A' cci figghiə, a' cci fəgghiastrə.[11]
A chi figlio, a chi figliastro.
Ad indicare un diverso trattamento ricevuto rispetto ad un altro.
  • A' cci pozzə, pozzə... a' mugghierəmə pozzə.[12]
A chi posso, posso... a mia moglie posso.
Significando che sono quasi sempre i deboli a pagare.
  • 'A crianeddə d'u scarparə.[13]
La piccola cortesia del calzolaio.
Cosa da nulla, di poco conto.
A conto del forestiere.
Vendita a buon mercato; o per significare che si può mangiare e bere quanto si vuole perché pagherà un altro.
  • A' facce d'u cazzə.[16]
Alla faccia del cazzo.
Espressione di sorpresa.
  • A' faccə d'a chiərəchə.[17]
Alla faccia della chierica.
Espressione di sorpresa.
  • A' faccə də Prèulə.[18]
Alla faccia di Preolo.
Espressione di sorpresa.
  • 'A faccə 'nderrə.[18]
La faccia a terra.
Vergognarsi profondamente di un'azione compiuta.
A vermicelli [tipo di pasta].
(Tirarla) per le lunghe.
  • 'A limə e 'a raspə.[20]
La lima e la raspa.
Detto di due persone opposte.
  • A' ll'annə avenì 'a vistə ô cəcatə![21]
L'anno (nuovo) venne la vista al cieco!
Per chi troppo tardi si rende conto di un certo fatto.
  • A' ll'annə trapanò Fəlippə![21]
L'anno (nuovo) trapanò Filippo!
Per chi troppo tardi si rende conto di un certo fatto.
  • 'A Madonnə sə l'ha vistə.[22]
La Madonna ci ha pensato.
Modo di dire quando qualcosa che speravamo accade, rivolgendo il ringraziamento alla Madonna.
  • 'A maməsə chiangevə ca...[23]
E sua mamma piangeva perché...
Modo di dire variamente completato. Esso si basa sulla ridicolizzazione di un tratto personale o fisico di qualcuno esprimendolo al negativo; ad esempio 'a maməsə chiangevə ca no parlavə majə (la madre piangeva perché lui/lei [da piccolo/a] non parlava mai) per dire che una persona (ora) parla troppo.
  • A' mmanə a' cci ha sciutə 'a carta d'a musəchə...[24]
(Ma guarda te) in mano di chi è andato (a finire) lo spartito musicale [la carta della musica].
Detto per lamentarsi della cattiva gestione di qualcosa da parte di un incompetente. Deriva dal fatto che un cattivo direttore d'orchestra rovina l'interpretazione di un'intero brano.
  • 'A menza cannə ha persə 'a məsurə.[25]
La mezza canna ha perduto la misura.
Spesso si perde la contezza di ciò che si è.
In maniera disordinata, abborracciata.
  • A 'na vutatə də chiejə.[17]
Ad una girata di chiave.
Subito, prontamente. Simile ad "in un battito di ciglia".
  • 'A nanna Zazzərə e 'a zia Culeddə.[27]
    'A nanna Zazzərə, zia Culeddə erə nəpotə a zia Sabbeddə.[28]
Nonna Zazzera e zia Nicoletta.
Nonna Zazzera, zia Nicoletta era nipote di zia Elisabetta.
Erano nomi di vecchie donne. Si cita quando si vuol dire a qualcuno che sta narrando fatti noti e stranoti.
  • A' 'nnu parmə d'u culə mijə ballə ci volə.[29]
Ad un palmo dal mio culo balli chi vuole.
Nel senso che, purché non mi tocchino e non mi infastidiscano, tutti possono fare quel che vogliono.
A peso d'oro.
Persona di gran pregio.
  • A pizzəchə e muezzəchə.[31]
A pizzichi e morsi.
A poco a poco.
  • 'A portə d'a mammanə.[32]
La porta della levatrice.
Per indicare la casa dove la gente è solita andare a bussare al momento del bisogno.
  • A petrə d'aniəddə.[33]
A pietra d'anello.
Della misura adatta.
  • 'A risə d'u ciuccə jindr'ô furnə.[34]
La risata dell'asino nel forno.
  • A scappə e fuscə.[35]
A scappa e fuggi.
Di tutta fretta.
  • 'A scarpə də zitə.[36]
La scarpa della fidanzata.
Per significare che un fatto ha avuto buon esito.
La (testa) senza naso.
Eufemismo per la morte.
A sette punte di coda felina.
Goloso.
  • 'A spəzziariə də Culacchiə.[40]
La spezieria di Culacchio.
Per indicare disordine ingombrante.
  • A' 'sta sciammerəchə no s'appennənə fusə.[41]
A questa giacca a falde lunghe non si appendono fusi.
Per dire che sul proprio conto non c'è nulla da dire.
  • 'A trucculəsciatə də cumba' Spərədionə.[42][43]
La troccolata di compare Spiridione.
Per indicare un atto di riparazione tardivo ad un torto.
Alla guerra.
Bello, divertente, interessante.
  • 'A visətə də Sanda Ləsabbettə.[45][46]
La visita di Santa Elisabetta.
Una visita durata più del necessario. Riferimento alla visita di Santa Elisabetta a Maria, rimanendo ospite per tre mesi.
  • 'A vocca tovə cu sijə də zucchərə.[47]
Che la tua bocca sia di zucchero.
Detto alla persona che fa un augurio o predice qualcosa di buono.
  • Abbabba' də chiacchiərə.[48]
Istupidire (qualcuno) con chiacchiere.
  • Abbrazzarsə 'a cročə.[49]
Abbracciare la croce (di qualcuno).
Assumere le responsabilità altrui.
  • Abbušchə e puertə a ccasə e cuendə a mamətə ca so cərasə.[50]
Prendi e porta a casa e racconta a tua madre che sono ciliege.
Detto a quanti prendono botte e non sono in grado di di contraccambiare.
  • Accatta' 'a jattə jindr'ô sacchə.[51]
Comprare la gatta nel sacco.
Modo di dire che invita alla diffidenza. Simile al francese acheter le chat pur le lièvre ed allo spagnolo comprar gato en saco.
  • Accattarə pə 'na mangiatə də favə.[52]
Comprare per una mangiata di fave.
Comprare a poco prezzo.
  • Accattarsə 'a torrə.[51]
Comperare la torre [nel senso di casina, casa rurale].
Non rispondere più volte alle domande che vengono rivolte, come qualcuno che va in campagna per isolarsi. "S'ha 'ccattatə 'a torrə", viene quindi apostrofato.
  • Accattə da carciaratə.[53]
Acquisto da carcerati.
Acquisto a prezzi da strozzino.
  • Accattə giovənə e fattə jabba'.[51]
Compera giovane e fatti gabbare.
Consiglio che si dava a chi comperava bestiame.
  • Acchia' 'a drettə.[54]
Trovare la dritta.
Vale a dire "trovare il capo della matassa", trovare un rimedio a qualcosa.
  • Acchiarə 'a formə p'a scarpa sovə.[36]
Trovare la forma per la sua scarpa.
Mettere a posto qualcosa.
  • Acchiarə 'a trasutə.[55]
Trovare l'entrata.
Introdursi per la strada giusta; spesso come raccomandazione.
  • Acchiarə cu 'a capə jindr'a cascə.[54]
Trovare (qualcuno) con la testa nella cassa.
Trovare qualcuno "con le mani nella marmellata".
  • Acchiarə c'u lardə 'ngueddə.[54]
Trovare (qualcuno) con il lardo addosso.
Trovare qualcuno con "le mani nella marmellata".
  • Acchia' 'nu cavigghiə p'ognə pərtusə.[56]
Trovare un cavicchio per ogni buco.
Trovare al giustificazione buona per ogni cosa.
  • Acchiarə 'nu pəccionə.[57]
Trovare un piccione.
Trovare un sempliciotto e gabbarlo.
  • Acchiarə 'u bbuenə abbətə e rumane' finə a sabbətə.[58]
Trovare l'abito buono e rimanere fino a sabato.
Trovare una buona accoglienza e rimanere il più possibile. Generalmente come critica verso qualche ospite inopportuno.
  • Acchiarə 'u cugnə d'u stessə ləgnamə.[54]
Trovare la zeppa dello stesso legname.
Per indicare due persone della stessa forza o potenza. Simile a "pan per i suoi denti".
  • Acchiarə 'u miətəchə.[54]
Trovare il medico.
Imbattersi in chi dà poco, a somiglianza del medico che era solito segnare sulle ricette composti a milligrammi.
  • Acchiarə unə a tagghiə.[59]
Trovare qualcuno a taglio.
Trovare qualcuno a proposito.
  • Acchiarsə azzə e pezzə.[60]
Trovarsi (con) cotone ammatassato e pezze.
Trovarsi senza niente.
  • Acciaffa' da 'ngannə.[61]
Prendere per la gola.
Per dire costringere qualcuno a fare qualcosa.
Metter giù il polso.
Abbassare le mani. Detto all'imperativo come minaccia.
  • Accoghiərə lə fiərrə.[37]
Raccogliere i ferri (di lavoro).
Eufemismo per "morire". Riferito al fatto che l'artigiano raccoglie i suoi ferri quando la giornata di lavoro finisce.
Coprire di cenere i carboni ardenti.
  • Accumə venə venə.[66]
Come viene, viene.
"Venga quel che venga".
  • Accummughiəcamə ca jé sbruvuegnə.[67]
Copriamo, che è vergogna.
Per significar che è bene che i panni sporchi si lavino in famiglia.
  • Accunzarə grastə rottə.[68]
Aggiustare le stoviglie rotte.
Aggiustare una situazione.
Aggiustare le cose di poco conto.
Sistemare alla meglio le cose domestiche; terminare una lite economicamente.
  • Accunzarsə 'na trocchələ.[71]
Acconciare una troccola [tavoletta di legno con maniglie mobili usata nella Settimana Santa].
Avere una forte sbornia; dovuto forse al fatto che l'andatura vacillante dell'ubriaco assomiglia al girare attorno a sé stessa che fa la troccola.
  • Accunzarsə quatt'ovə indr'a 'nu piattə.[72]
Acconciare quattro uova in un piatto.
Sistemare bene le proprie cose, i propri affari.
  • Accunzarsə 'u stoməchə.[73]
Acconciare lo stomaco.
Mangiare qualcosa per tirarsi su.
  • Accussì sté dəčevənə retə ô cataronə.[74]
Così stavano dicendo dietro al calderone.
Significando "te lo sogni". Si riferisce all fatto che si pensasse che, dietro al calderone, in cui si faceva bollire la brodaglia della povera gente, si facessero discorsi fantastici e si formulassero desideri impossibili.
Qui morì il francese.
Detto a chi si ferma durante un percorso, per sollecitarlo. Si ricollega ad un fatto di sangue accaduto durante l'occupazione francese del 1799 in cui un alto ufficiale fu ucciso in duello dal nobile Giovan Camillo Buffoluto.
  • Acquasandə a' llə muertə.[68]
Acquasanta ai morti.
Rimedio inefficace.
  • Acquə ca stutò 'u fuechə.[77]
Acqua che spense il fuoco.
Detto di provvedimento adatto ad eliminare inconvenienti e discussioni.
  • Acquə sandə 'mbaccə a' llə muertə.[78]
Acqua santa in faccia ai morti.
A significare l'inutilità di qualsiasi tentativo di modificare una situazione.
  • Addá fačə chiarimə e aquá amarescə.
Lì si pulisce il cielo e qui si intorbida [diventa amaro].
Idiotismo relativo al cambiamento della fortuna propria e di altri.
  • Addò arrivə chiandə 'u zippərə.[79]
Dove arrivi pianta lo stecco.
Per dire di fare quel che si può finché si può.
  • Addò tə vuetə t'ušchə.[80]
Dove ti volti ti bruci.
Modismo con cui si rimarca l'impossibilità di qualcuno a trovare qualche risorsa.
  • Addò tenə lə uecchiə tenə lə manə.[79]
Dove ha gli occhi ha le mani.
Detto di chi tocca tutto ciò che vede.
  • Addò 'u vué 'u puertə.[79]
Dove vuoi (portarlo) lo porti.
Parlando di chi non ha carattere.
Addrizzati, tubo [deretano].
Nel significato di "non fare il presuntuoso", "non darti importanza".
Addormentarsi il piede.
Intorpidirsi il piede.
  • Aggiustarə a' unə pə lə festə.[84]
Aggiustare uno per le feste.
Simile a "conciare uno per le feste", rimproverare uno, accusarlo, bastonarlo.
  • Ajutarə 'na casa cadutə.[85]
Aiutiare una casa caduta.
Dare aiuto nel momento di bisogno di qualcuno.
  • Ajutarə 'a varchə.[86]
Aiutare la barca.
Per dire "aiutare economicamente la famiglia".
  • Allatta' a ddo' mennə.[87]
Allattare da due mammelle.
Cioè guadagnare contemporaneamente da due proventi.
  • Alləcrezzə 'nzuennə.[88]
Allegria durante il sogno.
Per significare una speranza vana.
  • Allənda' lə fəməneddə.[89]
Allentare i femminelli [ferramenti a forma di anelli che servivano per tenere unite le porte al telaio, all'interno andavano i perni per chiudere e aprire].
Allentare le braccia.
  • Alləndarsə lə fəməneddə.[89]
Allentare i femminelli.
L'arrivo dell'indebolimento delle giunture negli anziani, che rende difficile il camminare e muoversi.
  • Allucəscenələ e pruvvədenələ.[90]
Vivere alla giornata.
  • "Amə a vəde' ", dissə 'u cəcatə.[91]
"Vedremo", disse il cieco.
Modismo adoperato dopo promesse o attese irrealistiche o impossibili, che non si attueranno così come il cieco non vedrà.
  • Amə spəcciatə də metərə e də pəsarə.[92]
Abbiamo smesso di mietere e di pestare.
Per dire che un capitolo ormai è chiuso, per noi.
  • Amichə cərasə.[93]
Amico ciliegia.
Spesso usato quando si vuole sottointendere il vero nome della persona, generalmente di dubbia fede o comunque con allusione cattiva. Simile al modo di dire "amico Fritz". Probabilmente deriva da "amico Cesare".
Amico del buon tempo.
Detto di un amico a convenienza.
Appendere il lucignolo.
Quando si è petulanti, si ripetono le cose continuamente e noiosamente.
Appendere il muso.
Mettere il broncio.
  • Appəzzəca' 'na pippə.[98]
Accendere una pipa.
Iniziare un lungo e tedioso discorso.
  • Appəzzəcarsə purə jindr'a ll'acquə.[99]
Accendersi anche nell'acqua.
Detto di chi è solito abbandonarsi agli eccessi di ira.
  • Arrapparə 'a vocchə.[100]
Aggrinzirsi la bocca.
Avere la sensazione di acre in bocca, allappare la bocca.
Ricordare le vigni dietro la fontana.
Ricordare, mentovare un fatto molto antico. Riferimento al fatto che in tempi imprecisamente antichi vi erano dei vigneti presso la attuale Piazza Fontana.
  • Arrəggəttarsə l'ossərə.[103]
Acquietare le ossa.
Morire.
Indietro indietro, come il cordaio.
Detto di chi invece di progredire regredisce, come il cordaio che lavorando il bisso camminava all'indietro.
  • Arrəva' a' llə bruttə.[107]
Arrivare alle brutte.
Rompere con qualcuno.
  • Arrəva' 'ngiələ senza scalə.[108]
Arrivare in cielo senza scala.
Arrivare in alto senza meriti e fatiche.
  • Arrəvarə quannə s'ha vutatə 'u Vangelə.[109]
Arrivare quando si è girato il Vangelo.
Detto dell'arrivare in ritardo a pranzo, a cena o in una qualche cerimonia.
  • Arrəvugghiarə lə 'ndramə.[109]
Avviluppare gli intestini.
Alterarsi a causa di una contrarietà.
Arricciare il muso.
Mostrarsi sdegnoso.
Nientemeno che cinque figli.
Interazione di sorpresa.
  • Aspətta' cu l'uevə 'mbiəttə.[72]
Aspettare con l'uovo in petto.
Attendere con impazienza.
Bruciarsi la testa.
Bruciarsi il culo.
Imparare dai propri errori. Usato nell'espressione "ušquatə 'a capə/'u culə", ossia "ben ti sta", "impara la prossima volta".
  • Assaggia' 'u dočə.[114]
Assaggiare il dolce.
Trovare l'utile in qualche affare.
Uscire dai sensi.
Uscire fuori di senno.
Uscire pazzo.
Impazzire.
  • Assersənə cum'u cecərə da jindr'a cucchiarə.[118]
Uscirsene come il cece dal cucchiaio.
Cavarsela al meglio, a mala pena.
  • Astiparə 'a farinə quannə 'a mattərə jé chienə.[119]
Conservare la farina quando la madia è piena.
Conservare denaro o oggetti in modo da riutilizzarli in futuro.
Conserva la zampogna per quando abbisognerà.
Tenere la risposta pronta per il momento più opportuno, ad essere pronti per la rivalsa. Conservare qualsiasi cosa con cura per quando servirà.
  • Astipə ca jacchiə.[119]
Conserva, ché (poi) trovi.
Invito a conservare denaro o oggetti in modo da riutilizzarli in futuro.
  • Attaccatə a' llə məroddə.[122]
Attaccati al midollo.
Simile ad "attaccati al tram", "arrangiati". Deriva dall'azione di toccarsi le tempie (il cervello, ossia il midollo) dopo aver fatto qualcosa di cui ci si pente.
  • Avascə 'u titələ e uezə 'a pajə.[123]
Abbassa il titolo ed alza la paga.
Meno titoli e miglior compenso.
  • Avasciarə 'a crestə.[123]
Abbassare la cresta.
Essere meno orgoglioso, prepotente.
Abbassare i ragli.
Avvilirsi.
  • Avasciarə lə velə.[123]
Abbassato le vele.
Smettere di essere borioso.
Avere (qualcuno) all'unghia.
Avere sotto tiro qualcuno.
  • Averə 'nu fiatə.[8]
Essere in compagnia.
  • Averə 'u šcaccionə.[127]
Avere l'espulsione.
Essere licenziati.
  • Avissə natə puerchə, almenə mangiammə sazizzə.[128]
Fossi nato maiale, almeno mangeremmo salsicce.
Detto dai genitori ai figli scapestrati.
Alzare la testa.
Iniziare a fare troppo il borioso.
Alzare le ultime costole vere.
Pratica di medicina popolare: veniva fatto sedere a terra il paziente le cui costole si credevano fossero abbassatesi, le si alzavano con forza e poi si strofinava col pugno pieno di sale la zona, in modo da produrre escoriazione e pustole.
Alzare le mani.
Usare violenza contro qualcuno.
  • Aza' lə manə da 'ngueddə a 'nguarchədunə.[132]
Alzare le mani di dosso a qualcuno.
Togliere la propria protezione da qualcuno.
Alzare i ragli.
Insuperbirsi.
Alzare una calunnia (a qualcuno).
Calunniare (qualcuno).
Alzare una fiamma (a qualcuno).
Calunniare (qualcuno).
Alzare addosso.
Andare via.
Alzare il letto.
Rifare il letto.
Alzare il naso.
Mostrare disgusto con un contegno falsamente signorile.
Alzare il passo.
Affrettarsi.
Alzare il piede.
Affrettarsi.
Alzare il gomito.
Ubriacarsi.
  • Azarsə c'u culə a' smersə.[141]
Alzarsi col culo al contrario.
Simile ad "avere la luna storta", "svegliarsi col piede sbagliato", essere di cattivo umore.
Confessa a Dio.
Detto quando si riceve qualcosa di buon grado.
Sedersi con il culo per terra.
Ridursi finanziariamente agli estremi, fallire.
Inzuppare la fetta.
Concorre all'altrui presa in giro.
  • Azzuppa' 'u sicchiə.[37]
Sbattere il secchio.
Eufermismo per "morire". Riferito al fatto che nei pozzi il secchio sbatte quando si raggiunge la passima profondità, come la fine dell'esistenza.
  • Azzupparsə 'u canə.[143]
Urtare il cane.
Prendere un male venereo, quasi che il membro maschile stia all'uomo come il cane al cacciatore.

B

  • Bellə parolə e bellə programmə, cum'a bonanəmə də cumba' Gəuannə.[144]
Belle parole e bei programmi, come (diceva) la buon'anima di compare Giovanni.
Detto di promesse e progetti che con tutta possibilità non si attualizzeranno.
  • Bənədittə quiddə lattə ca l'ha datə 'a mamma sovə.[145]
Benedetto quel latte che gli ha dato sua mamma.
  • Bon pro, cu ttə fačə lattə 'ngannə e palə 'ngulə.[146]
Buon pro, che ti diventi latte in gola e palo in culo.
Modo scherzoso di rispondere a "mangə cu mme' " (mangia con me).
Brad pitta e Giovanni mantiene la scala.
Modismo moderno adoperato in riferimento al celebre attore americano.
  • Buegnələ e sbuegnələ... 'a sorta tovə.[148][149]
Gira e rigira... la tua sorte.
Chi sa in che modo hai fatto fortuna.

C

  • Cacciarə 'a capə da jindr'ô sacchə.[129]
Tirar fuori la testa dal sacco.
Iniziare a farsi notare per vivacità, per boriosità.
Lanciare il pallino.
Obbligare qualcuno a fare qualcosa.
Calare la testa.
Accettare con rassegnazione.
Camicia fresca [pulita, appena indossata]
Scansafatiche.
Cantare il vaso di terracotta.
Dirne quattro a qualcuno, rimproverare. Deriverebbe, secondo alcuni, dall'usanza di convocare qualcuno giudicato di delitto politico scrivendo il suo nome su un pezzo di coccio posto in un recipiente panciuto, la grasta. Altri pensano derivasse dall'usanza spagnola di chiedere l'elemosina battendo dei cocci quando i passanti non prestavano attenzione, ossia richiamando all'ordine per un comportamento non gradito.
  • Candarə l'angələ a' recchiə.[156]
Cantare l'angelo all'orecchio (di qualcuno).
Veder avverarsi qualcosa che si presagiva.
Cambiare colore.
Impallidire, arrossire.
Cambiare pensiero.
Fare pensiero.
Cambiare idea.
  • Cangia' 'u pəccinnə da jindr'a nachə.[157]
Cambiare il bambino da dentro la culla.
Cambiare le carte in tavola.
  • Canoscərə frevə e mmenza frevə.[159]
Conoscere febbre e mezza febbre.
Fare i tuttologi.
Convincitene, Finanicchio.
Per significare che una impresa iniziata supera le nostre stesse capacità di riuscire.
  • Carca' lə ciərchə.[108]
Premere i cerchi.
Dire a qualcuno quel che si merita.
Premere il cappello.
Mostrare la propria autorità o preminenza, mostrare la ferma e risoluta presa di posizione in un fatto. Anche impermalirsi per un fatto. Ricorda l'atto impetuoso di di premere e riposizionare con foga il proprio cappello.
  • Carəca' də mazzatə.[163]
Caricare di mazzate (qualcuno).
Dare botte a qualcuno.
  • Carəcarə 'u ruetələ e scarsiarə l'onzə.[164]
Caricare il rotolo [antica unità di misura di peso napoletana e siciliana] e rendere più scarsa l'oncia.
Esser "santo nel poco e nei bei colpi no".
  • Carəchəm'a cannə e spiəzzəmə 'a jammə.[25]
Caricami la gola e spezzami la gamba.
Modismo che significa che il silenzio si compra.
  • Catə, pirə, ca tə mangə.[98]
Cadi, pera, che ti mangio.
Volendo indicare il pigro, che si rincresce persino di cogliere la pera dall'albero.
Schiacciare le bolle.
Pratica di medicina popolare per curare il mal di gola. Si faceva stringere al malato il pollice fra indice e medio (facendo le fiche) e lo si faceva deglutire continuamente. Nel frattempo la guaritrice strofinava il proprio pollice bagnato d'olio o saliva sull'avambraccio, lungo il muscolo palmare lungo, schiaccando delle presunte bolle o noduli sottopelle.
  • Cazzarə 'u discətə.[167]
Schiacciare il dito.
Essere molto furbo.
  • Cazzə 'mbərnacchiatə.[168]
Cazzo impupazzato.
Persona senza valore, senza alcuna capacità.
Che film hai visto?
Chiesto ironicamente a chi racconta mirabili, ma improbabili, avventure.
  • Cə jé papərə all'acquə tornə.[170]
Se è papera torna all'acqua.
Usato metaforicamente quando si aspetta qualcuno al varco.
Se fossi stata una noce ti avrei appena schiacciato.
Modo di dire detto quando si incontra qualcuno inaspettatamente.
  • Cə nə tenənə scarpə lə canə? e mangh'ijə tegnə furtunə.[36]
Hanno i cani le scarpe? E nemmeno io ho fortuna.
Modo di dire relativo alla mancanza di fortuna.
  • Cə 'ngə vo' 'a zinghərə p'adduvəna' 'a vəndurə?[172]
Ci vuole la zingara per indovinare la sorte?
Detto per qualsiasi fatto il cui esito è scontato.
  • Cə no 'mbrenə s'addəfreschə.[173]
Se non impregna si rinfresca.
Significando che anche quando qualche volta non si raggiunge lo scopo si è sempre ottenuto qualcosa.
  • Ce t'avivə vistə mo', tunə?[174]
Cosa immaginavi [avevi visto] ora, tu?
Detto come rimbeccata a chi credeva di aver toccato il cielo, di aver raggiunto la felicità.
  • Ce vvé fačennə, Marcieddə, cu 'a jattə 'mbrazzə?[175]
Che vai facendo, Marcella, con la gatta in braccio?
Frase detta quando si vuole riprendere qualcuno che invece di fare cose utili si trastulla con un bambino in braccio.
  • Cə vulevə 'na mamma calavresə.[176]
Ci vorrebbe una mamma calabrese.
Detto quando i figli non rispondono a certi requisiti.
  • Cə t'agghiə chiamatə figghiə də scarparə o də prevətə?[11]
Ti ho chiamato figlio di calzolaio o di prete?
Modo di dire rivolto a chi si offende per nulla.
  • Cə tə fačə lə cazzə tuvə cambə ciənd'annə.[177]
Se ti fai i cazzi tuoi vivi cento anni.
  • Cəgghiarə lə manə.[178]
Prudere le mani.
Avere sempre voglia di toccare o di litigare.
Piantare qualcuno.
Abbandonare qualcuno.
  • Chiandarə pepə e putrəsinə.[180]
Piantare pepe e prezzemolo.
Indugiare molto nel disbrigo di una commissione.
  • Chiavarə 'nu cazzə 'ngulə.[181]
Inchiodare un pene in culo (a qualcuno).
Fare a qualcuno uno scherzo memorabile.
  • Chiavarsə 'na cosə 'ngapə.[182]
Ficcarsi una cosa in testa.
Piegare una persona.
Portarla al proprio volere.
  • Chiovə addò appennə 'a nuvələ.[184]
Piove dove appende la nuvola.
  • Chiovərə a ciələ apiərtə.
    Chiovərə a cannuttə.[185]
Piovere a cielo aperto.
Piovere a grondaia.
Piovere a catinelle.
  • Chistə so' lə verə minghiatə, no quannə morə 'a mammə e 'u tatə.[186]
Queste sono le vere distrazie, altro che quando muoiono mamma e papà.
A significare che si è incorsi in un grave danno.
  • Ci a vo' cottə e ci a vo' crutə.[187]
Chi la vuole cotta e chi la vuole cruda.
Per significare i diversi modi di pensare qualcosa.
  • Ci ha statə? Chijmələ. E Chijmələ stavə 'ngalerə.[185]
Chi è stato? Chimele. E Chimele stava in galera.
Detto di accuse improprie a persone che non c'entra nulla. Chimele era il nome generale che designava il ladruncolo.
  • Ci nə vo' 'n'anghə e ci nə vo' 'na sciddə.[156][188]
Chi vuole un'anca e chi vuole un'ala [ascella].
Detto quando la gente si accanisce nel perseguitare qualcuno.
  • Ci primə vengə cachə farinə.[189]
Chi vince per primo caca farina.
Ovvero, chi vince la prima gara parte forte, ma si stanca e perde tutte le altre.
  • Ci primə vengə 'u culə sə tengə.[189]
chi vince per primo il culo si sporca.
Ovvero, chi vince la prima gara parte forte, ma si stanca e perde tutte le altre.
Zitto, ché ti nasce la barba.
Ammonimento che si fa ai ragazzi quando sogliono parlare molto.
  • Cofənə sottə e cofənə susə.[193]
Sporta sotto e sporta sopra.
Mettere tutto a tacere.
  • Crəpəndarə lə viscərə a' unə.[133]
Rompere i visceri a qualcuno.
Dare botte a qualcuno.
Crescere con pane masticato.
Crescere un bambino con molte attenzioni, senza fargli venire a mancare alcunché, a costo di mille sacrifici.
  • Crianz'e anor'a' Ussəgnəriə.[196]
Educazione e onore a Vostra Signoria.
Idiotismo un tempo usato verso i più nobili, nel senso di "parlando con rispetto".
  • Cu digghia camba' quandə cambə 'u sciorgə 'mmocchə a' jattə.[197]
Che tu debba vivere tanto quanto vive il topo in bocca alla gatta.
Modo di dire infamante verso qualcuno.
Con le brutte.
Con le cattive maniere. Simile a "(con le buone o) con le cattive.
  • Cu 'nu bbuenə pundə.[198]
Con un buon punto.
In bocca al lupo.
  • Cu 'nu picchə də pasta crəsciutə tə fazzə tandə də taraddə.[199]
Con un po' di lievito madre ti faccio tanto di tarallo.
Modo di minacciare qualcuno.
  • Cu rəspettə parlannə.[102]
Parlando con rispetto.
Modismo adoperato quando si parla di cose sconce.
(Cosa) con i baffi.
Eccellente, superlativa.
  • Cuculecchiə, 'u pepə e 'u restə.[202]
Piccola palla, il pepe ed il resto.
Detto da chi, dopo aver faticato per portare a termine un'incombenza, prende anche un rimprovero.
  • Cucumərə mijə, cucumərə, v'hagghi'aspəttatə 'n'annə.[203]
Cocomeri miei, cocomeri, vi ho aspettato un anno.
Detto alla fine di una lunga attesa.
Nicolatte non conosceva la fontanella.
Detto di chi ostenta una certa ingenuità, di chi afferma di non sapere qualcosa che sicuramente sa. Riferito al fatto che un tempo l'acqua veniva presa dalle fontane e tutti sapevano dove esse fossero ubicate.
  • Cumbədenzə də sacrəstanə.[207]
Confidenza di sacrestano.
Detto di chi, abusando della familiarità e della dimistichezza, trascura i proprio doveri, con allusione al sacrestano che passa davanti all'altare senza genuflettersi.
  • Curnutə, vattutə e cacciatə də casə.[208][209]
Cornuto, picchiato e cacciato da casa.
Simile ad "oltre al danno la beffa". Detto di chi pur avendo ragione sperimenta torto e contrarietà.
Corto di bomba.
  • Curtə e malə cavatə.[210]
Basso e male cavato.

D

  • Da 'na recchiə trasə e da 'n'otrə jessə.[211]
Da un orecchio entra e da un altro esce.
Sentire una cosa e dimenticarla subito dopo.
  • Da Natalə a Sandə Stefanə.[212]
Da Natale a Santo Stefano.
Cosa di breve durata.
  • Da niəndə niəndə a tandə tandə.[213]
Dal nulla al troppo.
Modo di dire di sorpresa quando si passa da una estrema carenza o indigenza ad una estrema abbondanza.
  • Da patrunə də bastəmendə a varchə d'affittə.[214]
Da padrone di un bastimento [grossa nave a vela o vapore] a barca d'affitto.
Detto di qualcuno la cui situazione è totalmente precipitata.
  • Da qqua jeschə e a' qqua traschə e pəscrejə t'u fərneschə.[215]
Di qua esco e qua entro e dododomani te lo finisco (il racconto).
Quando si vuole alludere ad un modo di agire sconclusionato, senza logica.
  • Da 'sta cretə sə fačənə lə pəgnatə.[13]
Da questa argilla si fanno le pentole.
  • Da 'u sciuechə sciuechə s'arrivə ô freghə freghə.[216]
Dal gioco-gioco si arriva al frega-frega.
Modismo usato per descrivere lo sviluppo di una relazione.
  • Dallə, dallə ô canə arraggiatə.[217]
Dagli, dagli contro al cane arrabbiato.
Detto quando si perseguita qualcuno senza tregua.
  • Dallə e dallə e sə spezzə purə 'u mətallə.
Dai e dai e si spezza anche il metallo.
Significando o che continuando a fare qualcosa che non va qualcuno può perdere la pazienza, oppure che insistendo si può riuscire in ogni impresa.
  • (Ô šcuerpə) dallə 'nu fazzəlettə e tə l'acchiə jindrə ô liəttə.[218]
(Al rovo) dagli un fazzoletto (di terra) e te lo trovi nel letto.
Detto contadino ad indicare l'estrema capacità di propagazione del rovo.
Dare la dritta.
Consigliare bene.
  • Darə a' ll'uecchiə.[220]
Dare all'occhio.
Attirare sospetti su di se.
Dare (a qualcuno) ad usanza di cane.
Bastonare qualcuno.
Dare udenza.
Dare retta a qualcuno. Usato soprattutto nel modismo "no (lə) da' 'denziə" (non dargli retta).
  • Darə indr'a' llə musə.[225]
Dare sul muso.
Controbattere; dare un colpo in faccia.
  • Darə indr'a llə recchiə.[226]
Dare nelle orecchie.
Dare in testa, sgridare.
  • Darə l'affrundə e 'u šcaffə.[227]
Dare l'affronto e lo schiaffo.
Per significare l'offesa morale e materiale.
Dare una mano.
Aiutare.
  • Darə 'ncueddə a unə.[229]
Dare sul collo a qualcuno.
Dare addosso a qualcuno, corrergli appresso.
Dare in testa.
Aver colpito nel segno, avere indovinato, correggere una situazione poco felice.
Dare in corpo.
Consumare, mangiare molto.
  • Darə 'nu šcaffə a Cristə.[232]
Dare uno schiaffo a Cristo.
Disprezzare la buona sorte e lamentarsi di una vita che in realtà non è misera.
Dare un occhio (a qualcuno).
Sorvegliare, controllare.
Dare spago (a qualcuno).
Portare uno a parlare di qualcosa che gli sta a cuore.
Dare il grasso.
Dare confidenza o soddisfazione.
  • Darə 'u lattə d'aciəddə.[146]
    Crescərə a lattə d'aciəddə.[234]
Dare il latte di uccello (ai figli).
Crescere a latte di uccello (i figli).
Nel senso di "fare l'impossibile", compreso allattarli con il latte di uccello, che non esiste.
Dare il santo (a qualcuno).
Dire a qualcuno ciò che si merita, con allusione all'antica pratica di coniare la parola d'ordine con il nome di un santo.
  • Darsə l'accettə sobbə lə piətə.[236]
Darsi l'accetta sui piedi.
Rovinarsi da sé; simile a "darsi la zappa sui piedi".
  • D'ognə ppilə farə 'na travə.[237]
Di ogni pelo fare una trave.
Fare caso e risaltare cose insignificanti.
Dire parole (a qualcuno).
Rimproverare, redarguire qualcuno.
Dire pelo pelo una cosa.
Raccontare una cosa per filo e per segno.
  • Dichə sinə c'ha da chiovərə, ma no tanda tandə.[241]
Va bene che debba piovere, ma non così tanto.
Espressione usata quando si susseguono distrazie senza tregua.
  • Dijə lə facə e 'u Diavulə l'accocchiə.[64]
    Cristə lə facə e 'u Diavulə l'accocchiə.[242][243]
Dio li fa e il Diavolo li accoppia.
Cristo li fa e il Diavolo di accoppia.
Detto di persone con caratteristiche simili che stanno insieme, specialmente di ribaldi.
  • Discətə senz'ognə.[167]
Dito senza unghia.
Membro virile.
  • Doppə vippətə... "a' saluta vostrə".[46]
Dopo la bevuta... "alla salute vostra".
Detto quando qualcuno offre qualcosa quando non è più necessario o utile, come chi fa un brindisi dopo aver bevuto.
  • Dulerə 'a vocca də l'anəmə.[244]
Dolere la bocca dell'anima.
Dolere il piloro, la bocca dello stomaco.
Dormire in piedi come il panettiere.

E

(Si) riempie e (si) svuotare.
Detto del cielo variabile, a tratti nuvoloso ed a tratti limpido.
  • Enghiərə lə potə.[246]
Riempire le tasche.
Saziarsi, mangiare senza fare complimenti. Usato nell'imperativo "inghiə/anghitə lə potə".
  • Essərə a la bbonə cum'a frat'Angələ.[248]
Essere alla buona come frate Angelo.
Vivere in maniera semplice.
  • Essərə acquə ca scennə a jalettə.[249]
Essere acqua che scende a mastelli.
Acqua a catinelle.
  • Essərə arraggiatə cum'a mammə də Sambiətrə.[250]
Essere rabbioso come la mamma di San Pietro.
  • Essərə canusciutə cum'a ssettə də dənarə.[251]
Essere conosciuto come il sette di denari.
Essere molto in vista.
  • Essərə capasonə stagnatə.[129]
Essere un grande recipiende d'argilla stagnato.
Essere gran bevitore, essendo i "capasunə" usati soprattutto per conservare il vino.
  • Essərə capə də 'na palettə.[252]
Essere testa di un pezzo di lego levigato per il gioco della livoria.
Avere spiccate capacità; essere cosa di facile ottenimento.
  • Essərə ciuccə də carrettə.[34]
Essere asino da carro.
Essere uomo di molta fatica.
  • Essərə cuerpə də bbuenə tiəmbə.[253]
Essere corpo di buon tempo.
Essere buontemponi.
  • Essərə cum'a cota spəlatə də 'na zocchələ vecchiə.[254]
Esere come la coda spelacchiata di un topo vecchio.
Essere donna navigata, senza scrupolo, meretrice.
  • Essərə cum'a peddə d'a pizzə.[255]
Essere come la pelle del pene.
Detto di una situazione altalenante. Riferimento al membro virile maschile, che può cambiare di volume e di estensione cutanea.
  • Essərə cum'a rascə: accumə 'a ué 'a fačə.[256][257]
Essere come la razza: come la vuoi la fai.
Detto di una persona con poco carattere, che si fa persuadere facilmente; anche riferito ad una situazione risolta con perizia, con il significato di "se lo si vuole lo si fa". Riferito alla razza, pesce cartilagineo di poco sapore adattabile, qualora ci sia volontà di farlo, in ogni modo.
  • Essərə cum'a 'ratə, ca tenə l'orə 'nfrondə e lučə.[258]
Essere come l'orata, che ha l'oro in fronte e luccica.
Modismo usato dalle donne vanitose.
  • Essərə cum'ô pescə forə da ll'acquə.[259]
Essere come il pesce fuori dall'acqua.
Non essere a proprio agio.
  • Essərə cum'u canə d'a vucciariə: chiənə də sanghə e muertə də famə.[217][260]
Essere come il cane della macelleria: sporco di sangue e morto di fame.
Detto di chi sembra avere molta fortuna in qualcosa, ma invece è tutto il contrario; per dire che è tutta apparenza, che in realtà è nulla.
  • Essərə cum'u ciuccə d'Accettə.[34]
Essere come l'asino della masseria Accetta.
Avere eccezionali mezzi d'azione. Riferito ad un proverbiale asino di questa masseria.
  • Essərə curtə də portə.[210]
Esesere corto di porto.
Essere basso.
  • Essərə də carattərə.[261]
Essere di carattere.
Essere fermo di propositi.
Essere di pasta piccola.
Essere stupidi, aggirabili, da poco.
  • Essərə d'u buttonə.[262]
Essere del bottone.
Appartenere a gente di rispetto.
  • Essərə d'u fiərrəfəlatə.[263]
Essere del ferro filato.
Appartenere alla malavita. Probabile mutazione del napoletano "fiərrə fərratə", ferro acciaiato, per coltello a molla.
  • Essərə d'u stessə buttonə.[262]
Essere dello stesso bottone.
Appartenere allo stesso casato o allo stesso gruppo.
  • Essərə drittə cum'a 'na torcə.[264]
Essere dritto come un cero da processione.
Essere furbo.
  • Essərə fəlatə e no təssutə.[265]
Essere filato e non tessuto.
Essere in condizioni fisiche molto cattive.
  • Essərə figghiə də gnurə.[266]
    Essərə figghə də təngiutə.[266]
Essere figlio di persona nera.
Essere figlio di persona tinta.
Essere figlio di persona con la fedina penale sporca, nota alla legge.
  • Essərə figghiə də mamma ggiustə.[32]
Essere figlio della mamma giusta.
Detto di chi arriva in un preciso momento.
  • Essərə fortə cumə l'azzarə.[132]
Essere forte come l'acciaio.
  • Essərə franghə.[76]
Essere franco.
Essere in franchigia, in libera uscita.
  • Essərə fuechə də nuzzələ.[184]
Essere fuoco di nocciolo.
Detto di una persona troppo esuberante, con riferimento ai noccioli, che messi al fuoco scoppiettano, ma dan poco calore.
  • Essərə furnə ca majə sə stutə.[245]
Essere forno che mai si spegne.
Essere insaziabile.
  • Essərə gnurə cum'u təzzonə.[267]
Essere nero come il tizzone.
Essere molto scuri.
  • Essərə mutə, cəcatə e surdə.[268]
Essere muto, cieco e sordo.
Pensare solo ai fatti propri.
Essere un'anima del Limbo.
Essere una persona buona, innocente.
  • Essərə 'na bbona pezzə.[248]
Essere una buona pezza.
Parlando di una lana di buona qualità.
  • Essərə 'na chiomə.[185]
Essere una capigliatura folta.
Essere una persona eccellente, intelligente.
  • Essərə 'na cročə.[270]
Essere una croce.
Essere un tormento.
  • Essərə 'na lenzə.[45]
Essere una lenza.
Saperla lunga.
  • Essərə 'na pastə də melə.[271]
Essere una pasta di miele.
Essere un buon uomo.
  • Essərə 'na pittəmə vənəzzianə.[30]
Essere una pittima veneziana.
Essere una persona noiosa e importuna; in particolare essere un creditore pedante.
Essere una quaresima stracciona.
Essere una donna vanitosa nel vestire e nel camminare.
  • Essərə 'na sàraca mazzə.[222]
Essere un sarago magro.
Essere molto magri e delicati.
  • Essərə 'na spezzafəlettə.[274]
Essere una spezza-filetti.
Essere una prostituta, una donna disinibita, generalmente di grande età. Riferito alla credenza secondo cui durante il primo coito si spezzasse il frenulo del glande.
  • Essərə 'na tregghiə də 'nu ruetələ.[275]
Essere una triglia di un rotolo [antica misura di 900 grammi circa].
Essere una cosa meravigliosa.
  • Essərə 'na veccha vorpə.[276]
Essere una vecchia volpe.
Essere abile a trovare ripieghi, essere astuti.
  • Essərə 'n'asə pigghia tuttə.[277]
Essere un asso-prendi-tutto.
Parlando di chi prende tutto per sé, come in un certo gioco di carte.
  • Essərə nəpotə də l'arcəprevətə.[278]
Essere nipote dell'arciprete.
Godere di certi privilegi.
  • Essərə 'ngrazziatə cum'u podəčə.[279]
Essere ingraziati (graditi) come la pulce.
  • Essərə 'ngurrendə.[208]
Essere in corrente.
Essere in regola con i pagamenti.
  • Essərə 'nu canə arraggiatə.[250]
Essere un cane rabbioso.
Essere rabbioso.
  • Essərə 'nu canə də massariə.[217]
Essere un cane di masseria.
Essere un "cane che abbaia, ma non morde".
  • Essərə 'nu cardiddə.[53]
Essere un cardello.
Essere particolarmente sveglio.
  • Essərə 'nu carnəvalə.[280]
Essere un carnevale.
Essere una persona alta e magra o essere un buono a nulla.
  • Essərə 'nu cataplasmə.
    Mettərsə cum'a 'nu cataplasmə.[281]
Essere un cataplasma.
Mettersi come un cataplasma.
Essere una persona noiosa, appiccicosa.
  • Essərə 'nu chiangia chiangə.[9]
Essere un piangi-piangi.
Essere un piangione, lamentevole.
  • Essərə 'nu cocchərə cavətə.[282]
Essere una testa calda.
Essere impulsivi.
  • Essərə 'nu cocchərə strafinə.
    Essərə'n'omə də cocchərə.[282]
Essere una testa strafina.
Essere un uomo di testa.
Essere intelligenti.
Essere una testa vuota.
Essere una testa lessa.
Essere privi di cervello, stupidi.
  • Essərə 'nu cocla-coclə.[282]
Essere una palla-palla.
Essere molto lenti.
  • Essərə 'nu crəstianə vattəsciatə.[284]
Essere una persona battezzata.
Essere una persona libera, onesta. Riferito al fatto che anticamente gli schiavi, dopo il battesimo, erano adibiti ai servizi della casa come domestici liberi.
  • Essərə 'nu galandomə cu l'ognə spaccatə.[285]
    Essərə 'na səgnurə cu l'ognə spaccatə.[286]
Essere un galantuomo con l'unghia spaccata.
Essere una signora con l'unghia spaccata.
Modo poco lusinghiero di qualificare qualcuno, riferendosi agli animali ungulati.
  • Essərə 'nu lupə surdə.[287]
Essere un lupo sordo.
Essere una persona furba, che però non fa trasalire la sua furbizia, che lo fa di nascosto. Modo di dire presente anche nel baresano.[288]
  • Essərə 'nu malacarnə.[289]
Essere una cattiva carne.
Essere un cattivo soggetto.
  • Essərə 'nu mangətə e cuerchətə.[290]
Essere un 'mangia e coricati' .
Essere pigri e fannulloni.
  • Essərə 'nu mangia mangə.[290]
Essere un mangia-mangia.
Essere vorace o molto venale.
  • Essərə 'nu mangiavəlenə.[66]
Essere un mangiaveleno.
Essere biliosi.
  • Essərə 'nu maschələ strazzalanzuelə.[291]
Essere un maschio strappalenzuola.
Essere molto virili sessualmente.
  • Essərə 'nu muersə də pəlləgrinə.[292]
Essere un bel tipo [morso] di pellegrino.
Curare bene i propri interessi, sempre a danno altri. Essere imbroglioni e astuti. Riferito al fatto che i francesi, occupando la Puglia, avevano cercato di impossessarsi anche di Taranto, e ci tentarono anche fingendosi pellegrini per poter essere ammessi tra le mura della città.
  • Essərə 'nu pambənə pambənə.[293]
Essere un pampino-pampino.
Essere vanitoso e vantarsi di cose non accadute.
  • Essərə 'nu pəducchiə arrəcchəsciutə.[294]
    Essərə 'nu pəducchiə abbəvəsciutə.[57][295]
Essere un pidocchio arricchito.
Essere un pidocchio rianimato.
Aver migliorato la posizione socio-economica, ma mostrando superbia e pavoneggiamento.
  • Essərə 'nu rozzəla rozzələ.[296]
Essere una raganella raganella [strumento musicale].
Essere una persona che ripete sempre la stessa cosa.
  • Essərə 'nu scapula pərtiəmbə.[297]
Essere un lascialavoro in tempo.
Essere poco diligente nell'adempimento del proprio lavoro.
Essere uno spago martinese.
Essere avaro, a causa dell'idea secondo cui le persone di Martina Franca fossero avare.
  • Essərə 'nu sparəmə 'mbiəttə.[299]
Essere uno "sparami in petto".
Essere un gradasso, una persona altezzosa, che cammina col petto all'infuori come se dovessero sparargli.
  • Essərə 'nu strunzə cacatə a fforzə.[300]
Essere uno stronzo cacato a forza.
Essere venuto su a stenti, con difficoltà.
  • Essərə omə də cocchərə.[301]
Essere uomo di testa.
Avere un cervello funzionante.
  • Essərə omə də munnə.[301]
Essere uomo di mondo.
Avere grande esperienza di vita.
  • Essərə pəccinnə e caca' tuestə.[302]
Essere bambino e cacare duro.
Essere piccoli, ma fare cose da adulti.
  • Essərə pəgghiatə da llə turchə.[303]
Essere preso dai turchi.
Cadere dalle nuvole, trovarsi dinanzi ad un fatto improvviso.
  • Essərə pèscə də tuttə lə funnə.[304]
Essere pesce di tutti i fondali.
Essere furbi, sapersi adattare e mimetizzare.
  • Essərə porəčə ind'a farinə.[305]
Essere pulce nella farina.
Essere un povero che ha conseguito fortune immeritate e se ne pavoneggia.
  • Essərə prajanisə də viəndə.[306]
'Essere venti leggeri.
Essere cose da lasciare in sospeso.
Essere incinta.
Essere al massimo della pazienza o di qualunque altra cosa.
  • Essərə putreəsinə ognə mənestrə.[308][8]
Essere prezzemolo in ogni minestra.
Essere ficcanaso.
  • Essərə quand'a 'nu frəngiəddə.[159]
Essere quanto un fringuello.
  • Essərə russə cum'u jaddədiniə.[249]
Essere rosso come il tacchino.
Arrossire.
  • Essərə segretə cum'a l'agghiə.[309]
Essere segreto come l'aglio.
Per indicare qualcosa che si crede sia segreta, ma che è invece palese come l'aglio in un piatto.
  • Essərə senza sobrataulə.[310]
Essere senza frutta secca di fine pasto.
Di discorso, essere senza logica conclusione, sconclusionato.
  • Essərə stuertə də vəddichə.[311]
Essere storto di ombelico.
Essere nato malamente.
  • Essərə sumendə amarə.[312]
Essere semenza amara.
Essere un cattivo soggetto.
  • Essərə tuttə cuscətə.[313]
Essere tutto (fatto di) preoccupazione.
Essere senza pensieri.
  • Essərə tuttə 'na pastə.[271]
Essere tutti (di) una (stessa) pasta.
Avere lo stesso carattere.
  • Essərə tutta vocchə cum'u scorfənə.[314]
Essere tutta bocca come il tartufo.
Essere uomo di molte parole, ma senza fatti. Simile a "tutto fumo e niente arrosto".
  • Essərə 'u bastonə d'a vəcchiajə.[1]
Essere il bastone della vecchiaia.
Essere l'appoggio materiale e spirituale nella vecchiaia di un genitore o di qualcun altro.
  • Essərə 'u palazzə də Trendacanə.[315]
Essere il palazzo di Trentacani.
Essere un palazzo abitato da gente facile al litigio. Riferito al vicolo Trentacani, che aveva la nomea di ospitare persone poco gradevoli.
Essere lo spiracolo della sorte (di qualcuno).
Essere l'unico rifugio di qualcuno, in senso metaforico.
  • Essərə vianghə e russə cum'a 'na muleddə.[318]
Essere bianco e rosso come una mela.
Arrossire.

F

  • Faccə də jattajuelə.[319]
Faccia di gattaiola.
Faccia di cattivo augurio, di jettatore.
Faccia lavata.
Chi mostra bontà solo apparentemente.
Perde acqua la pipa.
Detto quando vi è penuria di lavoro o di qualsiasi cosa, alludendo alla botte in cui viene conservato il vino (quando viene risciacquata e pulita essa non dà che poche gocce d'acqua) o alla pipa, che gorgoglia in mancanza di tabacco.
  • Fa' tu e fa' chiovərə.[320]
Fai tu e fai piovere.
Modo di dire usato in modo ironico, quando non si crede che una persona possa riuscire in una certa impresa, ma anche usato nel senso di "vedi tu, decidi tu".
Fare il gabbiano.
Inizialmente detto alla zitella che stava di continuo allo specchio o alla finestra in cerca di amanti, passato poi a definire il comportamento "da civetta".
Fare la piazza.
Fare baldoria o fare impertinenze, propriamente di fanciulli.
Fare a ficozze [colpo dato sulla testa con le falangi chiuse, ma facendo sporgere quella del dito medio].
Fare a botte.
  • Farə 'a jatta mortə.[324]
Fare la gatta morta.
Essere una ragazza astuta che finge ingenuità.
Fare la malacera.
Fare il viso cattivo.
Fare a merda (qualcuno).
Distruggere fisicamente o verbalmente l'avversario.
Fare una cattiva azione.
Fare ad insalata.
Distruggere fisicamente o verbalmente l'avversario.
Fare la parte (di uno spettacolo teatrale).
Recitare, mentire.
Fare la polvere.
Invecchiare; far aspettare troppo.
  • Farə 'a pəzzəcatə.[331]
Fare il pizzico.
Fare un piccolo furto di denaro.
Fare la ruota.
Girare intorno ad una ragazza.
Fare la sirena.
Galleggiare in modo supino.
Fare a stracci.
Fare a pezzi.
  • Farə 'a suppə jindr'ô pətalə.[335]
Fare la zuppa nel pitale.
Fare qualcosa di stravagante.
  • Farə 'a trumbettə d'a Vəcarijə.[336]
    Essərə cum'a trumbettə d'a Vəcarijə.[337]
Fare la trombetta della Vicaria.
Essere come la trombetta della Vicaria.
Divulgare fatti altrui molto facilmente. La Vicaria faceva conoscere le disposizioni del Vicario tramite un trombettiere.
  • Farə a vianghə.[82]
Fare al bianco.
Lessare, detto del pesce.
  • Farə ambə sicchə.[338]
Fare ambo secco.
Per definire l'amicizia inseparabile e la veduta comune di due persone.
  • Farə azzə, filə e pərtosərə.[60]
Fare cotone ammatassato, filo e buchi.
Presentare un conto molto dettagliato.
  • Farə carnə də puerchə.[289]
Fare carne di maiale.
Fare le cose come meglio si crede.
  • Farə cittə cittə mmiənzə 'a chiazzə.[147]
Fare zitto zitto in mezzo alla piazza.
Far finta di mantenere un segreto, ma divulgarlo come in una piazza affollata.
  • Farə cum'a l'acquə də marə.[77]
Fare come l'acqua di mare.
  • Farə cum'a tariə e 'u pescə fətendə.[339]
Fare come il tarì [moneta d'argento del Regno di Napoli] ed il pesce putrido.
Significando che due persone stanno litigando incessantemente senza mettersi d'accordo.
  • Farə cum'ô rizzə.[340]
Fare come il riccio.
Introdursi in casa altrui e volerne essere padrone.
  • Farə fa' lə cručə a' smersə.[13]
Far fare le croci alla rovescia.
Dire o far vedere cose strane, mai viste.
Fare cilecca.
  • Farə l'amichə da 'nnanzə e da retə 'mbrənarə 'a servə.[93]
Fare l'amico davanti e da dietro mettere incinta la domestica.
Detto di chi faccia a faccia ti loda e con altri ti calunnia.
Fare l'amico e poi attaccare il cavallo al sole.
Detto di un finto amico che ti rovina.
  • Farə l'artə d'u Bracalassə.[344]
    Fačə l'artə d'u Bracalassə ci mangə, bevə e vé a spassə[345]
Fare l'arte del Bracalasso.
Fa l'arte del Bracalasso chi mangia, beve e va a spasso
Detto di chi non fa alcun mestiere e passa il tempo oziando e divertendosi.
  • Farə lə carnə a zazizzə.[346]
Fare le carni a salsiccia (a qualcuno).
Conciare qualcuno per le feste.
  • Farə lə carnə lenza lenzə.[45]
Fare le carni a striscia striscia.
Fare a brandelli qualcuno.
  • Farə lə cosə cu 'na bennə 'nnand'a' ll'uecchiə.[145]
Fare le cose con una benda davanti agli occhi.
Fare le cose alla cieca.
  • Farə le cundə senzə d'u candəniərə.[14]
Fare i conti senza l'oste.
Sbagliare un calcolo, una previsione, una decisione o simili per non aver consultato la persona interessata o non aver tenuto conto di elementi esterni o di possibili ostacoli.
Visitare le nicchie di immagini sacre.
Andare in giro, perdere tempo.
  • Farə lə feddə longhə.[323]
Fare le fette lunghe.
Fare lauti guadagni o scialare. Deriverebbe dal fatto che i pani di forma tondeggiante producevano fette più lunghe una volta tagliati al centro.
  • Farə lə feddə rossə.[323]
Fare le fette rosse.
Approfittarsi senza remora di una situazione per arricchirsi.
Fare le fiche.
Fare il segno vessatorio, ormai desueto, di inserire il pollice fra indice e medio con il pugno chiuso. Generalmente era seguito dalla frase "lupə tə futtə" (che ti fotta il lupo)[263].
  • Farə lə fungə.[15]
Fare i funghi.
Essere impaziente e brontolare.
  • Farə lə laviə cu cogghiə 'u vursiəddə.[350]
Fare le moine per prendere il borsello.
Fare ostentate moine per secondi fini.
  • Farə lə salamalecchə.[222]
Fare i salamelecchi.
Salutare in modo affettato ed esagerato.
  • Farə l'uecchiə rizzə.[351]
Fare l'occhio riccio.
Fare l'occhiolino, ammiccare.
  • Farə lə uettə ggiurnə d'a zitə.[352]
Fare gli otto giorni della novella sposa.
Appropinquarsi ad un lavoro col massimo zelo e la massima energia, salvo poi cambiare idea e perdere forze. Si riferisce al fatto che un tempo la sposa restava in casa otto giorni consecutivi.
Fare i vecchi (a qualcuno).
Fare una specie di solletico ad un compagno di gioco.
  • Farə malə sanghə.[235]
Fare cattivo sangue.
Soffrire per qualcosa.
Fare maretta.
Montare su tutte le furie, in analogia al moto tempestoso del mare.
Fare in parte.
Fare a metà.
Fare stupido ad uno.
Tessere una trappola a qualcuno.
  • Farə muddichələ muddichə.[356]
Fare mollica-mollica (qualcosa).
Fare a pezzi qualcosa.
Fare una cantata (a qualcuno).
Sgridare, rimproverare.
  • Farə 'na carəcatə.[163]
Fare una caricata (di mazzate a qualcuno).
Dare botte a qualcuno.
  • Farə 'na cosə də ggiurnə[358]
Fare una cosa di giornata.
Sbrigarsi, far presto.
  • Farə 'na mangiatə.[290]
Fare una mangiata.
Passare una giornata in allegra compagnia mangiando e bevendo.
Fare una parte.
Rimproverare, sgridare. Soprattutto in "m'ha fattə 'na partə" (mi ha fatto una parte).
  • Farə 'na pəzzəcatə.[359]
Fare un pizzico
Fare un piccolo furto.
  • Farə 'na stratə e ddo' sruvvizziə.[360]
Percorrere una strada e (fareo) due servizi.
Simile a "prendere due piccioni con una fava".
  • Farə 'na trasutə.[55]
Fare un'entrata.
Fare una battuta inopportuna.
  • Farə 'nu crəpiəndə.[361]
Fare un crepacuore.
Incrinare la brava gente nella loro dignità e morale.
  • Farə 'nu jacuezzələ.[362]
Fare un'azione cattiva (a qualcuno).
Fare a qualcuno qualcosa di cui si dovrà ricordare.
  • Farə 'nu prisə də mmerdə.[363]
Fare un orinale di merda.
Non concludere alcunché.
  • Farə pəgghia' 'u malə.[364]
Fare prendere il male (a qualcuno).
Far prendere una gran paura a qualcuno.
  • Farə ridərə a' llə moschələ.[365]
Fa ridere le mosche.
Dire cose esageratamente ridicole e non adatte all'oggetto di cui si parla.
  • Farə sembə 'n'artə.[344]
Fare sempre un'arte.
Fare sempre una cosa, una azione.
  • Farə tanda mmerdə.[147]
Fare tanta merda.
Ingegnarsi molto; generalmente seguito da altre frasi col significato di "mi sono impegnato tanto e non ho ottenuto alcunché".
  • Farə tandə 'na capə.[182]
    Farə tandə də capə.
Fare tanto di testa (a qualcuno).
Riempire di chiacchiere qualcuno.
Fare il callo.
Assuefarsi ad una determinata situazione.
  • Farə 'u caddə a' llə manə.[366]
Fare il callo alle mani.
Affaticarsi in duri lavori.
  • Farə 'u cuggionə sott'a petrə.[367]
Fare il gobbione sotto la pietra.
Fare lo gnorri.
  • Farə 'u culə a šcarcioppələ.[368]
Fare il culo a carciofo (a qualcuno).
Usato principalmente come minaccia.
  • Farə 'u culorə d'u paretə.[369]
    Təne' 'a faccə cum'u paretə.[29][370]
Fare il colore della parete.
Avere la faccia come la parete.
Diventare pallidi.
  • Farə 'u diaulə a quattə.[371]
Fare il diavolo a quattro.
Significando alzare il tono della voce o fare di tutto al fine di ottenere quanto difficilmente sarebbe stato concesso.
Operare con astuzia; intrappolare qualcuno con astuzia.
  • Farə 'u frangesə.[76]
Fare il francese.
Iniziare un'azione con entusiasmo, ma poi abbandonarla e trascurarla.
  • Farə 'u jattə Fəlippə.[324]
Fare il gatto Filippo.
Essere molto furbi.
  • Farə 'u jocchə e jocchə.[372]
Imbrogliare le carte per nascondere qualcosa.
  • Farə 'u lattə də l'Ascenzionə.[111]
Fare il latte dell'Ascensione.
  • Farə 'u 'mbandə e 'u 'mbində.[373]
Riposarsi.
  • Farə 'u muertə pə no essərə accisə.[374]
Fare il morto per non essere ucciso.
Volere in ogni modo evitare fastidi.
Dare, di qualcosa, un poco a ciascuno, riferendosi all'usanza, nel giorno dell'Ascensione (40 giorni dopo la Pasqua), di distribuire latte a parenti e amici.
  • Farə 'u pənnacchiə cum'a šcarcioppələ.[158]
Fare il pennacchio come il carciofo.
Invecchiare, riferito alla donna. Riferimento al carciofo vecchio, che produce una sorta di pennacchio.
  • Farə 'u pəstiəddə a' lenghə.[375]
Fare la castagna secca alla lingua.
Fare il callo alla lingua a furia di ripetere una cosa più volte.
  • Farə 'u pirdə chiù gruessə d'u culə.[98]
Fare il peto più grosso del culo.
Simile a "fare il passo più lungo della gamba".
Fare il piede all'indietro.
Fare lo gnorri; oppure dicesi di colui che si diparte dal bisogno di un amico non appena la situazione peggiora.
Fare il tira e molla.
Essere incerti sul da farsi, tergiversare.
Fare il baubau.
Fare il duro e prepotente, ma solo a parole. Simile a "can che abbaia non morde".
Fare gli occhi.
Adocchiare qualcosa.
  • Farə unə a pezzə də prisə.[363]
Fare qualcuno a pezza di orinale.
Offendere qualcuno in tutti i modi.
  • Farə unə a Sandə Lazzarə.[147]
Fare qualcuno come Santo Lazzaro.
Malmenare qualcuno, distruggerlo fisicamente o verbalmente.
  • Farə vəde' Cristə muertə də friddə.[13]
Far vedere Cristo morto di freddo.
Caricare troppo le tinte, esagerare nel descrivere qualcosa.
  • Farə vəde' lə sciurgə russə.[380]
Far vedere i sorci rossi.
Minacciare qualcuno controbattendo a una provocazione o a qualche offesa.
  • Farlə sott'ô nasə.[137]
Farla sotto il naso.
Farla franca.
Farsi la feccia (del vino).
Toccare il fondo.
  • Farsə 'a giacchettə a Don Frəchinə.[383]
Farsi la giacchetta come Don Cantelmo.
Indossare una giacca eccessivamente attillata.
Farsi la borsa.
Espressione ironica che vale "non avrai nulla".
  • Farsə cum'a 'na ciappə.[384]
Farsi come un fermaglio
Incurvarsi fisicamente.
  • Farsə cum'a 'nu cadarunarə.[366]
Ridursi come un caldaiolo.
Riferimento a poveri che in tempi antichi si ritrovavano in piazza Fontana e cucinavano detriti di carne in una grossa caldaia di rame comune. La caldaia era molto sporca, quindi la frase assunse il significato di "diventare trascuratissimo".
Fare una pancia.
Abbuffarsi.
  • Farsə quand'a 'nu frizzələ.<dv89/>
Diventare come un frammento di grasso di maiale sciolto.
Rannicchiarsi per paura.
  • Farsə russə cum'a 'nu pupərussə.[386]
Diventare rosso come un peperone.
Arrossire.
  • Fatiə e fatiə e a' serə panə e cəpoddə.[387]
Lavoro e lavoro e la sera pane e cipolla.
Lamento di chi pur lavorando tanto non riesce a realizzare molto.
  • Fatiə e fatiə e sembə a scazatə vochə.[388]
Lavoro e lavoro e sempre scalzo vado.
Lamento di chi pur lavorando tanto non riesce a realizzare molto.
  • Fattə cu lə piətə.[335]
Fatto coi piedi.
Fatto male.
  • Fazzə a Ddijə... e murí ret'ô paretə[29]
Faccia Dio... e morì dietro il muro.
A singificare il lato negativo di chi spesso si rassegna alla propria sorte.
Filare stretto.
Essere avaro.
  • Fərmarsə 'ndrunghə.[337]
Fermarsi in trono.
Fermarsi all'improvviso.
Fischiare ancora.
Conservare la vivacità giovanile in età più avanzata.
  • Fessə so', ma a' serə a' ccasə m'arrətirə.[392]
Sono stupido, ma la sera mi ritiro a casa.
Detto come risposta a qualcuno che vedendoci in difficoltà vorrebbe aiutarci.
Puzzare a sette punte di coda felina.
Puzzare molto.
  • Fetərə cum'u pescə də zi' Məchelə.[259]
Puzzare come il pesce di zio Michele.
Puzza di bruciato.
Sospetto di una situazione strana, pericolosa.
Figlio della gallina bianca.
Chi subisce un trattamento migliore rispetto ad altri.
  • Figghiə d'a Madonnə.[11]
Figlio della Madonna.
Trovatello.
  • Figghiə də bbonə crəstianə.[11]
Figlio di buone persone.
Ragazzo scapestrato e discolo.
  • Frəscennə e mangiannə.[395]
Friggendo e mangiando.
Velocemente, "detto fatto".
Friggersi.
Rovinarsi con le proprie mani.
Rumore di scopa nuova.
Atteggiamento di chi è appena arrivato ad un posto di comando; oppure atteggiamento buono di comincia un lavoro o un'azione, ma che non è destinato a durare nel tempo.
  • Fuechə də pagghiə.[400]
Fuoco di paglia.
Ardore passeggero.
  • Fumarsə 'na pippə e scersə a curca'.[98]
Fumarsi una pipa e andare a dormire.
Significando il massimo della miseria (indicando la mancanza di una vera cena).
  • Furtunə e caucə 'ngulə viatə a ci l'avə.[245]
Fortuna e calci in culo beato chi li ha.
Significando che è beato chi è assistito dalla fortuna.
  • Fuscə ca jé nottə.[401]
Fuggi, ché è notte.
Esortazione a far presto.
  • Fuscərə a spezzajammə.[402]
Fuggire a spezza-gamba.
Fuggire precipitosamente.
  • Fuscersənə cum'a 'nu canə šcaddatə.[127]
Fuggire come un cane scottato.
Fuggire velocemente.

G

  • Gərarə 'u Trondə e 'u mondə.[403]
Girare il Tronto ed il mondo.
Avere molta esperienza. Detto ironicamente di chi si vanta di avere molta esperienza di monte.
  • Gərəsalemmə 'mmanə a' llə turchə.[186]
Gerusalemme in mano ai turchi.
Detto quando si ha un malgoverno della città.
  • Gesəcristə ha rəsuscətatə e 'a Madonnə s'ha cunzulatə.[404]
Gesù Cristo è resuscitato e la Madonna si è consolata.
Modo di dire pasquale.
  • Grattarsə 'a capə.[405]
Grattarsi la testa.
Cercare un espediente.
  • Grattarsə 'a vendrə.[405]
Grattarsi la pancia.
Stare a poltrire.
  • Gratta' 'a vendrə a' cəcalə.[405]
Grattare la pancia alla cicala.
Stuzzicare qualcuno a parlare.
  • Grattarsə addò protə.[405]
Grattarsi dove prude.
Lusingare qualcuno toccandolo nel punto debole.

H

  • Ha 'rrəvatə 'a fichə 'mmanə a' llə uagnunə.[109]
    'A fessə 'mmanə a lə pəccinnə.[341]
È arrivata la vagina in mano ai ragazzi.
La vagina in mano ai bambini.
Per descrivere gli arrivismi dei giovani e per lamentarsi della cattiva gestione di qualcosa da parte di un incompetente. Deriva dalla concenzione secondo cui il sesso è qualcosa per gli adulti.
È uscito Anselmo [nome ideale] con la caldaia sulle spalle.
Quando qualcuno vien fuori con un discorso inopportuno e fuori dell'argomento, alludendo ad un povero pazzo. Usato anche quando qualcuno si intromette in un discorso altrui.
  • Hagghiə sortə e sciəttətə a' mmarə.[408][409]
    Hagghiə furtunə e miənətə a' mmarə.[410]
Abbi fortuna e buttati a mare.
Simile a "buona fortuna". Significando che quando si è fortunati ci si può buttare in qualsiasi impresa, anche la più rischiosa.
  • He acchiatə 'u patrunə?[411]
Hai trovato il padrone?
Detto a chi è tirchio.
  • He vənutə o t'honnə mannatə?[147]
Sei venuto o ti hanno mandato?
Modismo usato verso qualcuno la cui presenza non è gradita e che pare si sia intromesso in una faccenda non sua.
  • Honnə chiatratə l'aliə.[412]
Si sono ghiacciate le olive.
Detto quando ogni cosa è andata male e si è persa la speranza.
  • Honnə muertə l'aliə.[412]
Sono morte le olive.
Per significare che l'abbondanza e i successi di un certo periodo sono finiti.

I

  • Japrə l'uecchiə c'a 'chiutərlə no 'ngə volə niəndə.[413]
Apri gli occhi, ché per chiuderli non ci vuole nulla.
Modismo usato come consiglio.
  • Jé beddə... cə 'u murviddə no 'ng'u uastə.[414]
È bello... se il morbilo non lo guasta.
  • Jé catarrə ca no s'accordə.[74]
È chitarra che non si accorda.
Quando non ci si riesce a mettere d'accordo su una questione.
  • Jé də pechərə e nno sə cočə.[415]
    Jé carnə də pechərə e nno sə cočə.[416]
È di pecora e non si cuoce.
A significare un fine difficile da raggiungere, come la carne di pecora che impiega molto a cuocere. Usato anche per descrivere il permanere in convinzioni o il fare in continuazione azioni sbagliate e nocive, nonostante ammonimenti e avvisi.
  • Jé longhə 'a matənatə.[417]
È lunga la mattinata.
Per dire che il lavoro che si porta avanti va molto lento.
  • Jé longhə 'a passionə.[271]
È lunga la passione (di Cristo).
Per dire che la cosa andrà molto per le lunghe.
  • Jé longhə 'a sərənatə.[418]
È lunga la serenata.
Per dire che la cosa andrà molto per le lunghe.
  • Jé luenghə 'u lucignə.[96]
È lungo il lucignolo.
Per dire che la cosa andrà molto per le lunghe.
  • Jé megghiə 'na mala crianzə ca 'nu dolorə də panzə.[13]
È meglio un atto di maleducazione, un peto, che un dolore di pancia.
Modo di dire usato anche a Manfredonia[419] ed a Sonnino[420].
È una parola.
Come se fosse facile; sarà difficile.
  • Jé scundəmiəndə də pəccatə.[302]
È lo scontamento di un peccato.
Avere una moglie brutta.
  • Jé tuttə mmerdə cum'a sarpə.[421]
È tutta merda come la sarpa.
Per dire a qualcuno che prima di criticare degli altri è meglio guardare sé stessi. Deriva dal fatto che la sarpa ha un cattivo odore.
  • Jessə niəndə p'a jattə?[324]
Rimane [esce] nulla per la gatta?
A voler dire "c'è qualcosa anche per me?"
  • Jevə 'u tiəmbə də Biacocchə.[422]
Era il tempo di Biacocca [soprannome di persona che non capisce niente].
Era il tempo beato.
  • Ind'a 'na vutatə d'uecchiə.[220]
In una voltata di occhio.
In un batter d'occhio, velocemente.
Piegare una persona.
Portarla al proprio volere.

L

  • Lagnarsə d'u suviərchiə.[425]
Lamentarsi dell'abbondanza.
Lamentarsi pur avendo fin troppo dalla vita.
  • Lajənə 'nnandə e lajənə retə.[426]
Lasagna davanti e lasagna dietro.
Modo di dire riferito ad una donna che usò la pasta della lasagna per fare una gonna per coprire le proprie parti intime.
  • Lassa' a' Cristə e sce' a' llə cozzə.[427][428]
Lasciare Cristo e andare alle cozze.
Lascia in sospeso qualcosa di importante per fare qualcos'altro meno degno.
  • Lassa' 'a portə a fuerfəcə.[429]
Lasciare la porta a forbici.
Lasciare la porta socchiusa.
  • Lassarə a' ll'urmə.[430]
Lasciare all'olmo.
Beffare qualcuno, farlo rimanere a bocca asciutta. Riferimento al gioco della passatella (in tarantino patrunə e sottə, padrone e sotto(padrone))[431], in cui un gruppo di amici compra da bere e sceglie a sorte un re ed un aiutante; il primo ha diritto di dare da bere a chi vuole e di non dare a chi non vuole, il secondo di porre il veto sulle scelte del re, il tutto accompagnato da discorsi e motivazioni. Colui che non beveva rimaneva "all'olmo", forse perché si usava legno di olmo per sostenere le viti[432] Il modo di dire è, tra le tante città, anche a Manfredonia[433], Lecce[434] e Roma[435] Secondo Nicola Gigante ci sarebbe anche un collegamento col fatto che nel Medioevo i contratti si siglavano in piazza sotto gli onnipresenti olmi e dopo si perfezionava il tutto con una bevuta: chi non concludeva non beveva e rimaneva sotto l'olmo. Il tutto sarebbe riconducibile anche al modo di dire francese attendre sous l'orme.
  • Lattə e ssanghə tə sijə.[146]
Ti diventi latte e sangue.
Modo scherzoso di rispondere a "mangə cu mme' " (mangia con me).
  • Lavarsə 'a vocchə.[436]
Lavarsi la bocca.
Fare commenti poco piacevoli.
Lavata di testa.
Sgridata, rimprovero.
  • L'acquə 'u vagnə e 'u solə l'assuchə.[77]
L'acqua lo bagna ed il sole lo asciuga.
Detto di chi vive alla giornata.
  • Lə carizzə də Cəmareddə... accarəzzavə 'a mugghiərə c'u magghiə.[437]
Le carezze di Cimarella... accarezzava la moglie col maglio.
Detto di marito non tenero con la moglie.
  • Lə cotələ 'a vunneddə.[438]
Le si agita la gonnella.
Detto della donna che camminando imprime un certo movimento alla gonna. Indica una donna altera, attaccabrighe.
  • Lə do' cumbagnə amatə: Cəcəricchiə e Catavətə Amatə.[439]
I due compagni amati: Ciciricchio e Cataldo Amati.
Detto di due amici inseparabili.
  • Lə favə d'a prima mugghierə.[52]
Le fave della prima moglie.
.Cosa eccellente.
  • Lə favə d'u capitələ.[52]
Le fave del capitolo.
Cose di cui si vuol mantenere il massimo riserbo, per evitare ingerenze di terzi.
Gli puzza il vivere.
Detto di chi si espone a pericoli e vendette e quindi è come se non avesse a cura la propria vita.
  • Lə fetə 'u nasə.[137]
    Lə puzzə 'u nasə.[440]
Gli puzza il naso.
Detto di chi è suscettibile o è sempre pronto a menare le mani.
  • L'honnə cərcatə lə purəčə.[305]
Gli hanno cercato le pulci.
Per "gli hanno rubato qualsiasi cosa portasse addosso (comprese le pulci)".
  • Lə rapiddə d'u vecchiə.[441]
I ciottoli del vecchio.
Detto quando si pensa ad un grosso lascito che poi risulta nullo. Riferito ad una storia secondo cui un anziano faceva cadere delle pietroline in un cassetto per imitare il suono della caduta di monete, il tutto per ingraziarsi la nuora, che pensava avrebbe avuto parte al testamento ereditario.
  • Lə manghə 'a bottə p'a cadutə.[442]
Gli manca una botta per cadere.
Per dire che manca poco a far sì che una situazione degeneri. Simile a "la goccia che fa traboccare il vaso".
  • Lə manghənə novandanovə cəndesəmə p'accucchia' 'na lirə.[64]
Gli mancano novantanove centesimi per mettere assieme una lira.
  • Lə tre cumbagnə d'a chiazzə: Chiappə, Chiappinə e Matarazzə.[439][443]
I tre compagni della piazza: Chiappo, Chiappino e Materasso.
Detto di tre amici inseparabili.
  • Lə uajə də mestə Pascalə: quannə no bbevə sə sendə malə.[444]
I guai di maestro Pasquale: quando non beve si sente male.
Detto di chi è ubriacone, scansafatica e perdigiorno.
  • Luarə 'a pagghiə da 'nnanzə ô ciuccə.[445]
Togliere la paglia da davanti l'asino.
Togliere ogni occasione di male.
  • Luarə lə pəluscənə.[240]
Togliere le ragnatele; diragnare.
Svelare qualcosa che era nascosta.
  • Lua' d'a vambə e mettərə ô fumə.[446]
Togliere dalla fiamma e mettere al fumo.
Cercando di evitare un pericolo incorrere in un altro. Simile a "dalla padella alla brace".
  • Luarə 'na cosə a' unə d'indr'a lə chiocchə.[185]
Togliere una cosa ad uno dalla testa.
Togliere un'idea fissa dal capo di qualcuno.
  • Luarsə 'a cammisə.[447]
Togliersi la camicia.
Mostrare eccesso di liberalità o altruismo.
  • Luarsə 'a petrə da indr'a scarpə.[33]
Togliere la pietra da deentro la scarpa.
Prendersi una rivincita
  • Luarsə 'nu pisə.[30]
Togliersi un peso.
Togliersi una preoccupazione.
  • Luarsə 'u cappiəddə.[161]
Togliersi il cappello.
Riconoscere la bontà o l'abilità di qualcuno. Simile a "chapeau".

+Lunə cu 'a barrucchə.[448][449]

Luna con la parrucca.
Luna con alone vaporoso attorno.
  • Luttarə 'na primerə.[307]
Lottare (per) una primiera.
Essere in imbarazzo o in pericolo.

M

Macellare la memoria.
Dannarsi il cervello pensando troppo.
Macello di testa.
Emicrania, dolore al capo.
Brutto addobbo del baldacchino della chiesa.
Cattiva situazione.
  • Mamətə è səgnurinə.[453]
E tua mamma è signorina.
Detto come insulto, a significare "prostituta", oppure in risposta a mirabili azioni compiute da qualcuno, a cui si risponde "e tua madre è signorina (giovane e vergine)", cioè cosa impossibile.
  • Mangarə 'na ruteddə.[454]
Mancare una rotella.
Essere strani, pazzi.
  • Manghə a' llə canə.[455]
Nemmeno ai cani.
Manifestazione di disgusto o disprezzo per una certa cosa considerata spregevole finanche per i cani.
  • Manghə pə porəčə ind'a cammisə.[305]
Neanche per pulce nella camicia.
Netto rifiuto per una persona.
  • Mangia' a' ll'ert'a' ll'ertə.[456]
Mangiare in piedi.
Mangiare velocemente.
  • Mangia' cum'a' 'n'aciəddə.[290]
Mangiare come un uccello.
Mangiare pochissimo.
  • Mangia' cum'a' 'nu puerchə.[290]
Mangiare come un porco.
Mangiare molto e avidamente.
Mangiarsi la testa.
Scervellarsi, avere preoccupazioni.
  • Mangiarsə 'a məroddə.[457]
Mangiarsi il midollo.
Scervellarsi.
  • Mangiarsə l'uvə, l'ačənə e 'a crestə.[458]
Mangiarsi l'uva, l'acino ed il tralcio di vite.
Detto di chi è insaziabile.
Mandare da Erode a Pilato.
Inviare una persona da un ufficio ad un altro, scaricando il barile.
  • Marə a' cci accappə indr'a 'ngannatə.[230]
Guai a chi capita sulla bocca [dentro a] bocca delle pettegole.
  • Mazzatə a cəcatə.[460]
Botte da orbi.
  • Mə levə da sargendə e mə passə a capuralə.[461]
Mi tolgo il grado di sergente e passo a quello di caporale.
Per dire che non ci importa, che non abbiamo paura di una cosa. Dovuto al fatto che il caporale è un grado inferiore a quello di sergente.
  • Megghiə l'uevə oscə c'a jaddinə dumanə.[72]
Meglio l'uovo oggi che la gallina domani.
  • Mənar'a Chijmələ.[183]
Rubare con destrezza. Chimele era il nome generale attribuito al ladruncolo.
Lanciare la pasta.
Versare la pasta nell'acqua bollente.
  • Məna' 'a petrə e asconnərə 'a manə.[33]
Lancia la pietra e nasconde la mano.
Detto di chi fa una cattiva azione e poi finge innocenza.
Lanciarsi sconsideratamente in un'impresa; vivere sconsideratamente.
Gettare la sciabica.
Raccogliere buono e cattivo quando torna utile.
Lanciare calci.
Dare calci. Propriamente detto di chi dopo aver avuto benefici si rivolta contro colui il quale gleli ha elargiti.
Lanciare l'occhio.
Adocchiare, dare un'occhiata furtiva.
  • Məna' p'accogghiərə.[462]
Lanciare per raccogliere.
Dire qualcosa di casuale per cercare di colpire nel segno.
  • Məna' 'u scagghionə.[232]
    Cacciar'u scagghionə.[466]
Far uscire il dente del giudizio.
Mostrare senno e giudizio. Detto anche per dileggio a donna avanzata negli anni.
Lanciarla nera.
Esprimere il proprio dissenso per voto contrario.
  • Mənarsə də capə.[129]
Lanciarsi di testa.
Buttarsi a capofitto in una impresa.
  • Mənarsə ind'a lə vignə chienə.[46]
Gettarsi nelle vigne piene.
Oltrepassare ogni limite, chiedendo più di quanto gli è dovuto.
  • Mətte' 'a faccə jindr'a merdə.[18]
Mettere la faccia nella merda.
Vergognarsi profondamente.
  • Mətte' 'a pagghia sottə.[400]
Mettere la paglia sotto.
Prepararsi una buona vita.
  • Mette' fuechə ô pagghiarə.[445]
Dare fuoco al pagliaio.
Fare del male. Usato nell'espressione "ce t'hagghiə misə fuechə ô pagghiarə?" (ti ho forse dato fuoco al pagliaio?), per chiedere "che male ti ho fatto?"
  • Mettərə lə parolə 'mmocchə a unə.[238]
Mettere le parole in bocca ad uno.
Suggerire a qualcuno ciò che deve dire.
  • Mettərə lə postə.[306]
Mettere le tappe.
Seguire qualcuno per controllarne i movimenti.
  • Mettərə 'na bbona parolə.[238]
Mettere una buona parola.
Intercedere per qualcuno o qualcosa.
  • Mətte' 'ngročə a Cristə.[13]
Mettere Cristo in croce.
Essere petulanti, insistenti.
  • Mettərə ô luechə də lə cazzatə.[166][96]
Mettere (qualcosa) nel luogo delle focacce schiacciate.
Trascurare o mettere da parte un affare, essendo le focacce schiacciate cotte in un angolo del forno, in modo da restare soffici.
  • Mettərə 'u cambaniəddə 'ngannə a' jattə.[467][468]
Mettere il campanello al collo della gatta.
Pubblicare i fatti propri pur non volendolo.
  • Mettərə 'u miccə.[457]
Mettere lo stoppino.
Sucitare, provocare discordia, agitare gli animi.
Mettere il muso.
Ficcare il naso in affari non propri.
Mettere il naso.
Ficcare il naso in affari non propri.
"Mettere i puntini sulle i".
  • Mettərə unə sott'a lə piətə.[335]
Mettere uno sotto i piedi.
Maltrattare o mortificare qualcuno.
  • Mettərsə a ccanzonə.[160]
Mettersi come una canzone.
Assillare qualcuno ripetendo sempre la stessa cosa.
  • Mettərsə 'a lenghə 'ngulə.[471]
Mettersi la lingua in culo.
Tacere. Usato soprattutto come comando.
  • Mettərsə cum' u piulə də Vənezziə.[30]
Mettersi come il piolo di Venezia.
Essere molesto con continue richieste.
Mettersi di casa e di bottega.
Lavorare sempre e continuamente, ma anche piovere sempre, oppure mettersi di grande impegno per ottenere qualcosa.
Progettare un'operazione mirabile, ma impossibile da farsi o troppo pericolosa. Riferita ad una favola esopica.
Mettersi in testa.
Assillare. In particolare nel modismo " 'ngapə t'he misə" (ti sei messo in testa).
  • Mmiənzə e mmiənzə cum'ô fugghiarulə.[474]
Metà e metà, come all'ortolano.
Significando che il guadagno deve essere al 50%.
  • Minətə 'nderrə e di' c'he 'zzuppatə.
    Minətə 'nderrə e di' c'he cadutə.[147]
Lanciati per terra e di' che hai urtato.
Lanciati per terra e di' che sei caduto.
Modismo/insulto usato verso qualcuno che si crede stia facendo una brutta figura e che quindi è meglio che finga di non avere colpa, come chi inciampa.
  • Mo' avenə Paschə e chistə so' l'ovə.[475][199]
Ora arriva la Pasqua e queste sono le uova.
Modo di dire utilizzato in periodo pasquale, sovente con una connotazione sessuale.
  • Mo' avenə 'u beddə.[145]
Ora viene il bello.
Ora vedi che succede.
Ora mangi.
Modismo che significa "puoi aspettare quanto vuoi, non accadrà".
Ora me la taglio.
Modo di dire quando si è in completo torto e non si riesce a ribaltare la propria situazione. Ha il significato di "cosa devo fare? cosa posso fare?"
  • Mo' tə vogghiə, ciuccə, a 'sta 'nghianatə.[34]
Ora ti voglio (vedere), asino, a questa salita.
Per significare "ora sì che viene il bello".
  • Mučətarsə lə manə.[228]
Sporcarsi le mani.
Mettere le mani in qualcosa di losco.
  • Mučətazzə də lə jattə e də lə canə.[356]
Sporcacciona dei gatti e dei cani.
Modo di dire per indicare una donna laida, che si dà a tutti.
  • Muzzəcarsə lə vuvətə.[39]
Mordersi i gomiti.
Pentirsi di aver fatto o detto alcuna cosa. Richiama il fatto che non si può rimediare, come non ci si possono mordere i propri gomiti.

N

  • 'Na macchiə 'mbaccə a 'n'utrə d'uegghiə.[477][458]
Una macchia su [in faccia] ad un'otre d'olio.
Per esprimere il massimo grado di avvilimento morale o per cosa che non fa alcun effetto, che non ha importanza.
  • 'N'orə 'mbattə e 'n'orə spattə.[478]
Una volta bene ed un'altra male.
  • 'Na votə accappə 'u paccə.[479]
Una volta il pazzo casca [nel tranello].
Detto dell'imparare dai propri errori.
  • 'Na votə sə 'mbichə Colə.[193]
Una volta si impicca Nicola.
Una volta si può anche sbagliare, ma non due.
  • Nascərə cu 'a cammisə.[153]
Nascere con la camicia.
Detto di chi ha fortuna, con riferimento al sacco amniotico, che in molti casi restava aderente al corpo del neonato. Il tutto era considerato di buon augurio.
  • Nascərə cu settə cammisə.[480]
Nascere con sette camicie.
Essere fortunati.
  • Nascərə ind'a' llə cozzə.
Nascere tra le cozze.
Avere un forte legame con Taranto.
  • Nascərə ind'ô strittələ də Trendacanə.[315]
Nascere nel vicolo di Trentacani.
Essere incivile. Riferito ad un vicolo di Taranto vecchia che aveva la nomea di ospitare persone poco gradevoli.
  • Nasə a fešchə.[7]
Nasco a recipiente di giunco [per mettere la ricotta]
Naso corto e con narici slargate.
  • Nasə a pupərussə.[386]
Naso a peperone.
Naso grosso e lungo.
  • Natarə indr'a vendrə d'a vacchə.[212]
Nuotare dentro la pancia della vacca.
Nuotare nell'abbondanza.
  • 'Ndravugghiarsə lə 'ndramə.[481]
Agitarsi le budella.
Arrabbiarsi.
  • 'Ndravugghiarsə 'u sanghə.[482]
Agitarsi il sangue.
Avere forte paura.
  • 'Ndusta' lə piətə 'nderrə.[335]
Intostare i piedi per terra.
Essere irremovibili.
  • N'am'acchiatə vənennə.[54]
Ci siamo trovati venendo.
Per dire "siamo venuti per caso".
  • N'ha frəsciutə də vurpə.[483][484]
    N'ha frəsciutə də vurpə cu quedda frəzzolə fətendə.[485]
Ne ha fritti di polpi.
Ne ha fritti di polpi con quella pentola fetente.
Detto di chi ha molta esperienza. Se riferito ad una donna ha una precisa connotazione sessuale. Deriva dalla difficoltà di cucinare in modo eccellente il polpo.
  • N'he mangia' panə tuestə angorə.[195]
Ne devi mangiare di pane duro ancora.
Detto a chi deve fare ancora duri sacrifici per raggiungere la meta.
  • Nə po' ffa' acquə d'u ciələ...[486]
Ne può fare acqua dal cielo...'
Detto in modo sconfortante quando si ritiene che una cosa cosa non avverrà mai, neppure dopo che pioverà tantissimo.
  • Nə sunarənə cambanə cu jessə quedda capə![129]
Ne suonarono campane perché uscisse quella testa!'
Detto della gente che ha la testa grossa, perché anticamente si usava che nei parti difficili si facessero suonare le campane per invitare i fedeli a pregare per la partoriente.
Ne vuoi in corpo.
Detto ad una persona di cui sappiamo la furbizia.
  • 'Nəcətirsə 'u sanghə.[487]
Inacidirsi il sangue (a qualcuno).
Andare in collera.
  • Nəsciunə fačə niəndə pə niəndə.[488]
Nessuno fa nulla per nulla.
  • Nəsciunə jé cundendə d'a sorta sovə.[488]
Nessuno è contento della sua sorte.
  • Nəsciunə nascə 'mbaratə.[488]
Nessuno nasce istruito [imparato].
  • 'Ngapparə cum'u sciorgə jind'a pəgnatə.[380][380]
Finire [capitare] come il sorcio nella pignata [pentola di terracotta].
Essere traditi o ingannati.
  • 'Ngə vo' 'nu vastasə 'mbriachə.[489]
Ci vuole un facchino di porto ubriaco.
Quando il lavoro da farsi richiede un particolare sforzo materiale.
  • "'Nguerpə", dičə 'u so' Cosəmə.[231]
"In corpo", dice sor Cosimo.
Significando "chi può conoscere quel che si agita in fondo all'anima?"
  • No acchiarə 'nu parmə də nettə.[29]
Non trovare un palmo di pulito.
Essere una cosa pessima.
  • No acchiarə sazziə.[54]
Non trovare sazietà.
Essere ingordo.
  • No acchiarsə né sanə e né ruttə.[235]
Non trovarsi né sano, né rotto.
Farsi fatti i propri e quindi, non avere problemi.
  • No ddigghia majə abbəsugnarə! Cum'a grattacasə d'u pəscatorə.[58][405]
Non debba mai servire! Come la grattugia del pescatore.
Riferito al fatto che, per la grande miseria, i pescatori non avevano mai neppure un pezzo di formaggio.
  • No essərə aciəddə də mastriəddə.[194]
Non essere uccello di trappola.
Essere molto furbi.
  • No essərə dočə də salə.[490]
Non essere dolci di sale.
Avere un carattere alquanto forte.
  • No essərə mortə d'omə.[126]
Non essere morte di uomo.
Essere cosa di poco conto.
  • No essərə né carnə e né pescə.[259]
Non essere né carne né pesce.
Essere indefinibile.
  • No farə no cavət'e no friddə.[165]
Non fare né caldo né freddo (a qualcuno).
Non curarsi di qualcosa.
  • No farsə passa' 'a moschələ da 'nnanzə ô nasə.[491]
Non farsi passare la mosca d'avanti al naso.
Reagire prontamente.
  • No jiddə e no 'u miərəchə.[492]
Né lui, né il medico.
Per chi non è desiderato in casa.
  • No l'appriəzzə tre caddə.[493]
Non lo valuti tre cavalli [moneta di rame del Regno borbone coniata nel 1472].
Per significare il poco valore di una persona o di una cosa.
  • No mangia' pə no caca'.[5]
Non mangiare per non cacare.
Essere molto avari.
Non mischiare buccie (delle fave) e fave.
Non considerare cose diverse allo stesso livello.
  • No mətte' fichə indr'ô panarə.[293]
Non mettere fichi nel paniere.
Non avere voglia di lavorare.
  • No 'ngə l'he petə.[335]
Non hai piede.
Non ce la fai.
  • No 'ngə sté petə.[335]
Non c'è piede.
Non si tocca il fondo.
  • No pəgghiarsə né šcandə e né fandasiə[496]
Non prendersi né paura, né fantasia.
Essere insensibili ad ogni evento.
  • No pute' no fuscərə e no səcutarə.[402]
Non potere né fuggire né seguire.
Avere impossibilità ad agire in alcun modo.
Non ruggire e non muggire.
Non rispondere violentemente, né mormorare modestamente, quindi vale come essere buoni, accettare tutto passivamente e non reagire.
  • No sapə né də mejə né də tejə.[221]
Non sa né di me né di te.
Essere insipido, di cibo; essere senza senso.
  • No s'arrennə e no sə juttəchə.[498]
Non si arrende e non si piega.
  • No sijə pə dittə.[499]
Non sia per detto.
Detto da chi richiama la sua parola.
  • No so' chistə lə favə də Minghə.[52][500]
Non sono queste le fave di Domenico.
Detto a chi vuole dare ad intendere una cosa per un'altra.
  • No tə fa' crescərə 'a varvə.[501]
Non farti crescere la barba.
Detto a chi è petulante e noioso.
  • No tə zappə e no tə putə.[502]
Non ti zappo e non ti poto.
Per dire che "non mi importa nulla di te.
Non avere sapore.
Detto di cibi. Per qualcuno deriva da "umore", significato poi "sapore"; per altri deriva da "amore", nel senso di "bellezza", "bontà".
  • No təne' artə né partə.[344]
Non avere né arte, né parte.
Detto di chi non ha alcun mestiere e nessuna capacità.
  • No təne' cchiù uecchiə pə chiangərə.[220]
Non avere più occhi per piangere.
Essere totalmente indigenti.
  • No təne' mang'u zipprə d'a lučə.[273]
Non avere neppure il fuscello della luce.
Non possedere alcunché.
  • No təne' pilə sobb'a lenghə.[237]
Non avere peli sulla lingua.
Non avere problemi nel dire quel che si pensa.
  • No tuccamə 'stu tastə.[504]
Non tocchiamo questo tasto.
Evitiamo questo argomento.
Non toccare il culo alla cicala.
Detto simile al "non svegliare il can che dorme", per dire di non infastidire qualcuno che potrebbe poi fartela pagare. Riferito alla credenza secondo cui la cicala, quando stimolata, canta.
  • 'Nzəcca' c'u sputurə.[507]
Attaccare con lo sputo (qualcosa).
Attaccare male qualcosa, che poi si staccerà facilmente.

O

  • O tə mangə 'sta mənestrə o tə sciəttə d'a fənestrə.[508]
O ti mangi questa minestra o ti butti dalla finestra.
Per dire che non vi è alternativa.
  • Ognə mucchiə parə turchə.[509]
    Ognə macchiə parə turchə.[510]
Ogni mucchio (di persone) sembra turco.
Ogni macchia sembra turca.
Detto che pone in risalto la sensibilità di chi, per timore o altro, sospetta anche delle cose più innocenti al punto di vedere in ogni ombra un turco, cioè un nemico. Il detto è connesso alle scorrerie turche in Puglia.
  • Omə cu tandə də mustazzə.[126]
Uomo con baffi imponenti.
Uomo importante e imponente.
Uomo di fibbia.
Uomo di rinomanza, famoso. Ricordando l'importanza che la fibbia ebbe dall'epoca greco-romana al XVIII secolo, come fermaglio o decorazione di scarpe.
Uomo di polso.
Uomo energico, capace di governare qualsiasi situazione.
  • Oscə a' mmejə e crejə a' ttejə.[511]
Oggi a me e domani a te

P

Pagare le carte.
Pagare lo scotto.
Pagare il colpo.
Pagare il fio. Anche pagare lo scotto, il disturbo, lo scomodo arrecato ad altri.
Pane asciutto.
Indica la massima povertà.
  • Papà, t'ha d'adatta' tu.[514]
Papà, ti devi adattare tu.
Gioco di lingua che somiglia ad un fuoco pirotecnico scoppiettante, a cui si risponde con "bum!"
  • Parerə 'na Dduluratə.[515]
Sembrare una Addolorata.
Essere una donna tristissima e piangente.
Parlare alla buona, senza ricercatezza linguistica.
  • Parlarə musə a musə.[225]
Parlare muso a muso.
Parlare sottovoce.
  • Parlə quannə piscə 'a jaddinə.[249]
Parla quando piscia la gallina.
Ammonimento che si fa ai ragazzi molto chiacchieroni, che entrano in discorsi inopportuni.
  • Passarə int'a lə cocchiə.[517]
Passare dentro le coppie.
Far passare i fili dell'ordito nelle staffe dei licci del telaio.
Passare per una trentanovenne
Detto quando non si crede ad una storia raccontata da qualcun altro o riferito alla tendenza delle donne di calare la propria età. Deriverebbe da una signora cinquantenne che, interpellata sulla propria età, disse di avere 39 anni.
  • Peddə p'u liəttə.[135]
Pelle per il letto.
Individuo scaltro, violento, che non si arresta davanti a niente.
Prendere la mano (di qualcuno).
Riuesicre ad avere una certa supremazia su qualcun altro.
  • Pəgghiarə 'a məsurə d'u sciuppə.[520]
Prendere la misura del corpetto (a qualcuno).
Prendere verso qualcuno una misura di precauzione difensiva o offensiva.
Prendere la parola.
Far promessa di matrimonio.
  • Pəgghiarə a struscərə.[522]
Iniziare a logorare.
Abusare.
  • Pəgghiarə 'a tessərə e dar'a fəlarə.[294][521]
Fare vuoto in una parte per coprirne un'altra.
  • Pəgghia' a' unə d'uecchiə.[220]
Prendere qualcuno d'occhio.
Guardare maleficamente qualcuno.
Prendere aria.
Uscire all'aperto.
  • Pəgghia' asə pə fəgurə.[277]
Prendere asso per figura.
Confondere una cosa con un'altra.
  • Pəgghia' cappiəddə.[161]
Prendere cappello.
Impermalirsi, adirarsi. Ricorda l'atto di prendere il cappello e andar via per la rabbia.
  • Pəgghia' də fumə.[523]
Prendere di fumo.
Di cibo, assumere sapore affumicato.
  • Pəgghiarə də pondə.[279]
Prendere di ponte.
Colpire in pieno; anche prendere in antipatia.
  • Pəgghia' fišchə(lə) pə fiaschə.[134]
Prendere fischi per fiaschi.
Capire male.
Prendere in boccca.
Intervenire al momento giusto.
Prendere una tazza da caffè.
"Prendere un granchio", "prendere una cantonata", ingannarsi in un giudizio.
  • Pəgghia' 'na papərə.[170]
Prendere una papera.
Fare un errore mentre si parla.
  • Pəgghia' 'ngastagnə.[525]
Prendere in castagna.
Prendere qualcuno "con le mani nella marmellata".
  • Pəgghiarə 'nzauerrə.[526]
Vedere di malocchio qualcuno, prenderlo in antipatia.
  • Pəgghia' p'u culə.[113]
Prendere per il culo.
Prendere in giro.
Prendere piete.
Di pianta, attecchire.
Prendere la testa sotto.
Nel significato di andare in rovina.
Prendere il punto.
Imbronciarsi, impuntarsi, ostinarsi in un atteggiamenti di intraprendenza o scontrosità.
Prendere il serpente per la coda.
Cimentarsi con qualcuno con proprio danno.
  • Pəgghia' 'u spundə.[523]
Prendere lo spunto.
Prendere lo sbilanciamento.
Barcollare.
  • Pəgghia' unə p'a cannə.[25]
Prendere uno per la gola.
Prendere uno alle strette.
Prendersi la cinquina [antica moneta napoletana del valore di 5 centesimi].
Andarsene per i fatti propri; detto spesso con l'imperativo.
  • Pəgghiarsə 'a manə cu lə cinghə descətərə.[167]
Prendere la mano con le cinque dita.
Abusare dell'altrui confidenza, simile a "dare una mano e prendersi il braccio".
  • Pəgghiarsə a pəzzəcatə.[331]
Prendersi a pizzichi.
Prendere in giro qualcuno.
  • Pəgghiarsə 'u passaggə.[531]
Prendere il passaggio.
Palpare, toccare furtivamente il corpo femminile.
  • Pəgghiarsə vəlenə.[66]
Prendersi veleno.
Adirarsi, incollerirsi.
  • Pepecchiə, 'u pepə e 'u restə.[158]
Nove di denari, il pepe ed il resto.
Detto da chi, dopo avere espletato un certo servizio, viene rimproverato. Simile a "oltre il danno la beffa".
Perdere la testa.
Impazzire.
  • Perdərə 'a lenghə.[471]
Perdere la lingua.
Ammutolirsi per l'emozione o per paura di rispondere.
  • Perdərə ciənzə e capətalə.[108]
Perdere censo e capitale.
Perdere più di una cosa.
  • Perdərə Fəlippə cu tutt'u panarə.[532]
Perdere Filippo con tutto il paniere.
Perdere traccia della commissione e del latore a cui viene affidata.
  • Perdərə l'uevə e scerə 'cchiannə lə cornə.[72]
Perdere il bue e andar cercando le corna.
Cercare assiduamente quanto si è perso.
  • Perdərə 'u məgghiarə p'u migghiə.[533]
Perdere il migliaio per il miglio.
Chi badando alle cose piccole come il miglio dimentica le cose grosse e più importanti.
  • Pəsciarsə də risə.[534]
Pisciarsi dal ridere.
Ridere forte fino alle lacrime.
Lembo inferiore della camicia in culo.
Essere di una certa età, ma comportarsi da bambini. Deriva dal fatto che anticamente i calzoncini dei bambini presentavano uno spacco per i bisogni urgenti; da questo spacco spesso usciva un lembo di camicia non pulito.
Pezza a colori.
Giustificazione ad un fallo.
Prendi questa vagliatura e puliscila.
Detto a chi si accinge a fare un lavoro irto di difficoltà.
  • Pigghiə 'u porəčə e fall'u chiangərə.[305]
Prendi la pulce e falla piangere.
Quando si vuole significare che per una certa cosa non si può fare alcunché.
Pelo a pelo.
Riferito allo scarso scorrere dell'acqua.
  • Pipəronza mejə, ce vestə tə miəttə crejə? Quiddə də l'otra diə?[539]
Piperonza mia, che vestito ti metti domani? Quello dell'altro giorno?
Modo di dire quando la propria donna ha pochi vestiti.
  • Pizzəch'e no parə.[331]
Pizzica e non sembra.
Detto di chi sembra docile, ma in realtà ha un carattere forte.
  • Po' sə dičə ca l'accəprevətə je paccə e 'u popolə spərdatə.[540]
Poi si dice che l'arciprete è pazzo ed il popolo spiritato
Quando si trascurano i propri doveri abusando dell'amicizia.
"Poi vedremo", disse il cieco.
A significare una promessa che non si potrà mantenere.
  • Ponnərə 'a coppələ.[542]
Mettere il berretto (a qualcuno).
Mettere nel sacco, prendere in giro, raggirare.'
  • Priətəchə, Patrə, ca 'u giudizziə ha 'rrəvatə.[543]
Predica, Padre, ché il giudizio (finale) è arrivato.
Detto quando si vede uno affannarsi a parlare su un argomento con molto fervore.
Prudere la testa.
Detto di chi ha sempre voglia di scherzare.
  • Prodərə 'u nasə.<rer name=nasca/>
Prudere il naso (a qualcuno).
Essere permaloso, socntroso, scostante, sospettoso.
  • Protərə 'lə manə.[363]
Prudere le mani.
Detto di chi fa qualcosa che non dovrebbe o di chi ha sempre voglia di fare liti.
  • Prumettərə marə e mundə.[544]
Promettere mari e monti.
Promettere molto e mantenere poco.
Portare il collare a trascinamento.
Essere maleducato e zoticone.
Portare per il naso.
Portare per le lunghe una promessa fatta a qualcuno.
Portare il muso.
Essere imbronciati.
  • Purta' unə 'ngarrozzə.[547]
Portare uno in carrozza.
Abbindolare qualcuno.
  • Puttanə pə 'na vunghələ, puttanə pə 'na favə.[308]
Puttana per un baccello, puttana per una fava.
Detto di chi, cominciando a scendere la scala del disonore, finisce per precipitare sempre più in basso e si vende per poco.
  • Puzzə d'uegghiə də Zuccarettə.[440]
Puzza di olio di Zuccaretti.
Per indicare la dubbia origine di qualche fortuna. Riferito ad un tale Zuccaretti, che dopo aver avuto il padre ucciso dai ladri, si chiuse nel castello di Massafra, abbandonando i suoi terreni. L'olio ivi conservato venne rubato da molti ladri.

Q

  • Qua sottə no 'ngə chiovə.[185]
Qui sotto non piove.
Indicando il palmo della mano, col significato che si è ben prevenuti contro ogni possibile avvenimento.
  • Quandə chiù picchə simə, chiù valimə.[29][548]
Quanti meno siamo (in numero), più valiamo.
Detto quando ci si vuole consolare dlele molte assenze in un'occasione.
  • Quand'he 'cchiatə 'nderrə?
Quanto (denaro) hai trovato a terra?
Modismo adoperato quando qualcuno inciampa e cade o sta per cadere.
  • Quand'oscə e crajə.[511]
Quanto oggi e domani.
Detto di cosa alquanto lunga.
  • Quannə chiovə lassə chiovərə, addò stejə no tə movərə.[185]
Quando piove lascia piovere, non ti muovere (da) dove stai.
  • Quannə fačə l'ognə 'a pizzə.[549]
Quando fa l'unghia il pene.
Nel senso di "mai", "non accadrà mai".
  • Queddə jé l'ogna sovə.[126]
Quella è la sua unghia.
Per dire "lui vale tanto".
Questo è uno squarcio di storia.
Detto a chi racconta storie non vere.

R

  • Razzə tirə strazzə.[334]
Razza tira straccio.
  • Recchia chienə e manə vacandə.[226]
Orecchio pieno e mani vuote.
Detto di chi ascolta molti pettegolezzi e lavora poco.
  • Rəcurrərə a' banghə d'u saponə.[551]
Ricorrere alla banca del sapone.
Cioè ad un instituto di credito inesistente, immaginario.
  • Rədučərə int'a 'na chicchərə.[183]
Ridurre ad una tazza da caffè.
Convincere qualcuno col proprio ragionamento.
  • Retə a' ll'anghələ mangh'u latə.[514]
Dietro l'angolo manca il lato.
Gioco di lingua che assume un altro significato (dietro l'angolo mi ha inculato).
  • Rəvutarsə 'a vitə.[552]
Rivoltare la vita.
Avere forte paura per qualcosa che capita all'improvviso.
  • Rombərə l'ov'a manə.[553]
Rompere le uova a mano.
Rimproverare qualcuno dei suoi difetti, smentire qualcuno di una sua bugia.
Rompere le uova nel paniere.
Cioè impedire sul più bello il completamento di un'azione.
  • Rombərə lə scatolə.[332]
Rompere le scatole.
Infastidire qualcuno.
  • Rombərə 'u tiəmbə a' ll'acquə.[378]
Rompere il tempo all'acqua.
Piovere.
  • Rozzələ rozzələ 'u furtəciəddə.[245]
Ruzzola ruzzola il fusaiolo.
Detto di chi in un discorso torna sempre sullo stesso argomento.
  • Rumane' cum'a bella fronnə, senza dənarə e senza marcanziə.[554][555]
Rumanere come la bella foglia: senza denaro e senza mercanzia.
Negoziare a credito.
Rimanere come la fidanzata di Pulsano.
Rimanere soli senza ottenere nulla a causa dei propri capricci e delle proprie pretese.
  • Rumane' 'na cosə 'ngannə.[25]
Rimanere una cosa in gola.
Restare con desiderio incontentato.
  • Rumane' senza manghə 'na cammisə.[447]
Rimanere senza neppure una camicia.
Aver perduto tutto.
  • Rumbərsə 'a nočə d'u cueddə.[332]
Rompersi la nuca.
Cadere in malo modo.

S

  • Sabbətə senza rəcapətə.[559]
Sabato senza recapito.
Per significare che non si ha di che mangiare.
Salire le bizze.
Infuriarsi, adirarsi.
  • Salutə, sanətatə e cundandizzə.[348]
Salute, incolumità e felicità.
Antichi auguri fra persone del volgo.
  • Sape' 'a ləzionə a cambaniəddə.[197]
Sapere la lezione a campanello.
Conoscere la lezione a memoria, senza omettere alcunché.
  • Sapə d'agghiə 'a mənestrə.[309]
Sa di aglio la minestra.
Per significare che è inutile il pentimento del male già fatto.
  • Sbungularə 'n'uecchiə.[560]
Sbaccellare un occhio.
Cavare un occhio.
  • Šcaccare l'uecchiə.[560]
Considerare attentamente e con interesse una cosa.
  • Scacchiarə da indr'ô mazzə.[460]
Scegliere dal mazzo.
Scegliere, fra tanti, un amico buono a nulla o cattivo. Detto ironicamente.
  • Scappa' 'a pacenzə.[561]
Fuggire la pazienza.
Perdere la calma.
  • Scapparə 'u chiantə.[562]
Scappare il pianto.
Iniziare a piangere.
  • Šcattarsə də risə.[563]
Scoppiare dal ridere.
Ridere a crepapelle.
  • Scava' ratəchə andichə.[564]
Scavare radici antiche.
Mentovare fatti e cose remote.
  • Scennərə 'a cugghiə.[550]
Scendere l'ernia.
Detto per le ernie scrotali.
  • Scennərə da lə mulə d'Ayalə.[318]
Discendere dagli asini di Ayala [nobile famiglia tarantina].
Avere false nobili origini. Detto ironicamente di qualcuno che finge di averne.
  • Sce' 'ccatta' 'u pepə.[158]
Andare a comprare il pepe.
Essere allontanato da qualcuno con qualche pretesto.
  • Scerə a caccia' 'a bottə.[448]
Andare a versare la botte.
Aspettare l'opportunità per il proprio utile.
Andare agli staggi del pollaio.
Andare a coricarsi.
  • Scerə a' ll'arvulə pəzzutə.[37]
Andare ai cipressi [alberi appuntiti].
Eufemismo per "morire".
  • Scerə a' llə cuquigghiə.[567]
Andare alle vongole.
Andare a farsi benedire, rovinarsi.
Salire sull'albero della nave per fare scoperta.
Andare al sangue.
Avere profonde emozioni per una persona.
  • Scerə a Sand'Andoniə a' scazatə.[569]
Andare da Sant'Antonio a piedi nudi.
Ottenere qualcosa di impossibile.
  • Scerə a scarpə də zitə.[352]
Andare a scarpa di fidanzata.
Andare a misura giusta.
  • Scerə a tərlambə.[377]
Andare a lampi.
Andare veloci.
  • Scerə a turtəgghiunə.[351]
Andare di fretta.
Andare a guardare le olive di Nitti.
Eufemismo per "morire". Nell'800 la masseria della famiglia Nitti, in contrada San Brunone, fu acquistata dal Comune e ritrasformata in cimitero.[571]
Andare ad olio.
Essere ubriachi.
  • Scerə a vattəsciarə senza d'a criaturə.[13]
Andare a battezzare senza il bambino.
Trascurare l'obiettivo principale.
  • Scerə acchiannə a' cci pettənə 'u linə.[535]
Cercare chi pettini il lino.
Cercare chi lo graffi ben bene.
  • Scerə acchiannə l'uesəmə.[44]
Andar cercando il fiuto.
Cercare l'occasione.
  • Scerə acchiannə pədduzzə da 'u spətalə.[294]
    Scerə acchiannə 'a salutə da 'u spətalə.[573]
Cercare fasce per medicazioni nell'ospedale.
Cercare la salute nell'ospedale.
Chiedere qualcosa a qualcuno che non può farne a meno o che non ne ha. Usata nelle domande retoriche "Da 'u spətalə ve' 'cchiannə pədduzzə/'a salutə?" (nello spedale vai cercando le fasce/la salute?)
  • Scerə acchiannə Sand'Andoniə a tandunə.[54]
Andar cercando Sant'Antonio a tentoni.
Non avere una direttiva sicura nelle indagini.
  • Scerə acchiannə 'u pilə jindr'a l'uevə.[54][237]
Andar cercando il pelo nell'uovo.
Essere meticoloso.
  • Scerə acchiannə 'u so' Frangischə e 'u beddə giovənə.[54]
Andar cercando il sor Francesco ed il bel giovane.
Volere tutto. Simile a "volere la botte piena e la moglie ubriaca".
  • Scerə appələcannəsə a' llə pəluscənə.[574]
    Attaccarsə a' llə pəluscənə.[329][240]
Andare appigliandosi alla polvere.
Attaccarsi alla polvere.
Essere cavilloso.
  • Scerə attaliannə 'u paisə.[575]
Andare eslorando il paese.
Cercare di studiare l'ambiente in cui ci si trova.
  • Scerə cu 'a Sambədoriə.[576]
Andare con la Sampdoria.
Andare contro le nostre parole, contro le nostre tesi. Viene usato nella domanda Cu ci vé tu? Cu 'a Sambədoriə? (Con chi vai tu? Con la Sampdoria?) quando, dopo aver esternato la nostra tesi, ci aspettiamo che un terzo la appoggi, mentre invece ne appoggia un'altra.
  • Scerə cu addrəzzarsə e asserlə 'u sciummə 'nnanzə e rretə.[79]
Andare per raddrizzarsi e uscirgli la gobba davanti e dietro.
Peggiorare la propria situazione.
  • Scerə cu aiutarsə e dərruparsə.[85]
Andare ad aiutarsi e rovinarsi.
Peggiorare la propria situazione.
  • Scerə cu farsə 'a cročə e cəcarsə l'uecchiə.[577]
Andare a farsi (il segno del)la croce e accecarsi l'occhio.
Peggiorare la propria situazione.
  • Scerə cu lavarsə 'a faccə e cəcarsə 'n'uecchiə.[578]
Andare a lavarsi la faccia e ci accecarsi un occhio.
Peggiorare la propria situazione.
  • Scerə c'u viəndə 'mboppə.[579]
Andare col vento in poppa.
Avere grande fortuna, avere soddisfazioni dalla vita.
  • Scerə cumbassannə 'a stratə.[207]
Andar misurando col passo la strada.
Dicesi dell'ubriaco che a stento regge l'equilibrio.
  • Scerə cum'a 'nu chiummariəddə.[580]
Andare come un martin pescatore.
Avere un ottimo stato di salute.
  • Scerə cumə culə e cammisə.[113]
Andare come culo e camicia.
Avere grande intimità con un'altra o più persone.
  • Scerə da 'mpiətə 'ngapətalə.[568]
Andare dalla parte dei piedi alla parte della testa del letto.
Non trovare riposo, detto dei malati.
Andare di fretta.
  • Scerə də sottə e də susə.[582]
Andare di sotto e di sopra.
Andare di diarrea e di vomito contemporaneamente.
Andare in gabbia per uccelli.
Andare in prigione.
Prostrarsi.
Andare alla franca.
Andar gratis; ma anche non offendersi, fra due persone, rispettarsi.
Andare al morto.
Andare ad un funerale.
  • Scerə p'aiutə e acchiarə sgarrupə.[585]
Andare per (trovare) aiuto e trovare rovina.
Peggiorare la propria situazione.
  • Scerə p'ave' graziə e ave' giustiziə.[586]
Andare per avere grazia ed avere giustizia.
Avere un miglioramento inaspettato della propria situazione.
  • Scerə pə fa' 'na casə e fa' 'nu pənocchiə.[587]
Andare per metter su una casa e metter su un Pinocchio.
Spendere molte energie o molti soldi per qualcosa ed avere un risultato non soddisfacente.
  • Scerə pə sottə e pə susə.[568]
Andare sotto e sopra.
Essere affaccendati.
  • Scerə portə pə portə.[588]
Andare porta per porta.
Fare l'elemosina. Usata come maledizione e augurio verso qualcuno.
Andare avanti a stento; avere introiti che sono uguali alle spese.
  • Scerə sobb'a 'nu filə də curtiəddə.[589][393]
Andare su un filo di coltello.
Essere in pericolo per qualcosa che si è commesso.
Cercare premurosamente qualcosa.
  • Scerə sputtennə 'a mazzə də San Gəseppə.[317]
Andar sfottendo la mazza di San Giuseppe.
Prendere spesso in giro gli altri.
  • Scerə 'u sanghə 'ngapə.[182]
    Scerə 'u sanghə a' ll'uecchiə.[235]
Andare il sangue alla testa.
Andare il sangue agli occhi.
Arrabbiarsi.
  • Scersənə a' 'citə.[75]
Andarsene all'aceto.
Perdere il bene dell'intelletto o, riferito ad un oggetto, rompersi.
  • Scersənə a' ll'acquə.[77]
Se ne è andato all'acqua.
Cadere in bassa fortuna.
  • Scersənə a uosəmə.[430]
Andare a fiuto.
Conoscere una cosa fiutandola, prima di conoscerla davvero.
Andarsene (come una) chiatta.
Andarsene silenziosamente, quatto quatto, quasi scivolando via.
  • Scersənə də capə.[182]
Andarsene di testa.
Impazzire, perdere il senso della misura, montarsi la testa.
Andarsene di chiatta.
Naufragare nelle proprie cose o nei propri affari.
  • Scərupparə 'nu strunzə.[593]
Sciroppare qualcuno.
Innalzare a grandi onori qualcuno chen non vale nulla.
  • Scərupparsə a unə.[593]
Sciropparsi qualcuno.
Sopportare qualcuno.
  • Scəttarə 'a rrobbə.[152]
Buttare la roba.
Vendere a prezzo bassissimo.
  • Scətta' 'u pallinə da 'ngannə.[594]
Gettare il pallino dalla gola.
Svelare ogni cosa.
  • Scətta' 'u sanghə.[235]
Gettare il sangue.
Vomitare sangue; o più in generale affaticarsi molto.
  • 'Sciucannə sciucannə.[152]
    Sciuechə sciucannə.[152]
Giocando giocando.
Senza avvedersi, senza accorgersene.
  • Sciucarə 'na brutta cartə.[512]
Giocare una brutta carta.
Fare qualcosa correndo un brutto rischio.
Schiuma di galera.
Uomo ribaldo.
Schiumare a sangue.
Picchiare violentemente una persona.
  • Scumbəna' 'a grammatəchə.[596]
Scombinare la grammatica.
Rompere l'ordine, far abortire un'azione.
Scurirsi il cuore.
Sopraggiungere la tristezza.
Scuce e cuce.
Detto di chi fa una cosa e poi la disfa.
  • S'ha chiusə 'u pruciəssə.[600]
Si è chiuso il processo.
Per significare la fine di un lavoro che si è protratto per troppo tempo.
  • S'ha cottə 'u vinə.[253]
Si è cotto il vino.
Per significare che una qualunque cosa è arrivata al termine.
Si è persa la carta del navigare.
Quando si è perduta la diritta via nel modo di agire, determinando disordine e anarchia.
  • S'ha scarfatə 'a tignə.[378]
Si è riscaldata la tigna.
Si è scaldato il cervello, nel senso che ci si è adirati.
  • S'ha scummuvutə 'u cuerpə.[602]
Si è smosso il corpo.
Per indicare la diarrea.
  • Sə sté 'mbrogghiə 'a matassə.[417]
Si sta ingarbugliando la matassa.
Per dire che una situazione sta peggiorando in complicatezza.
  • Səməna' a pizzəchə.[359]
Seminare a pizzichi.
Seminare il frumento non in modo sparso, ma con i semi posti in buchetti.
  • Sənde' 'a pellə spinghələ spinghələ.[590]
Sentire la pelle spilla spilla.
Avere la pelle d'oca.
  • Sənde' lə do' cambanə.[467]
Sentire le due campane.
Ascoltare entrambe le parti in una diatriba.
  • Sfrəculia' 'u pastəcciottə.[603]
    Rombərə 'u pastəcciottə.[604]
Molestare il pene [pasticciotto dolce].
Rompere il pene.
Infastidire, irritare, provocare.
  • So' chiacchiərə də chiappərə e murteddə.[414]
Sono chiacchiere di capperi e mirto.
Sono parole a sproposito, senza cognizione di fatto.
  • So' vacandə lə rizzə.[340]
Sono vuoti i ricci (di mare).
Per dire che una situazione è tragica, non ci ha portato alcun risultato, anzi, ci ha dato indigenza.

+Sott'u scueppə.[494][605]

Sotto lo scoppio.
Improvvisamente.
  • Spaccarə 'a cročə.[233]
Spaccare la croce.
Fare promessa di matrimonio. Anticamente la promessa veniva firmata dagli sposi meramente con una croce, a causa dell'analfabetismo.
  • Spaccarə lə petrə.[233]
Spaccare le pietre.
Di sole, essere molto caldo.
Stendere la biancheria al sole.
Mettere in chiaro le cose.
  • Sparagnə e cumbariscə.[147]
Risparmi e compare.
Detto di qualcosa esteticamente bello e che costa poco.
  • Spartərsə 'a cammisə də Cristə.[447]
Dividere la camicia di Cristo.
Detto dei creditori che si dividono fra loro i beni di chi è caduto in bassa fortuna o di un fallito.
  • Spərətusə e muertə də famə.[356]
Spiritoso e morto di fame.
Modismo nei confronti di chi si permette di fare il superbo non potendolo.
  • Spiarə lə caccaveddə.[149]
Spiare i paiuoli (di qualcuo).
Spiare i segreti di qualcuno, cercare di carpirne informazioni.
Sperduto e ramingo.
Detto di una persona povera o usato come insulto verso qualcuno.
  • Spinə də rizzə e ciambə də caurə.[340]
Spine di riccio e zampe di granchio.
Detto ironicamente a chi ci domanda cosa abbiamo mangiato.
Spolpare qualcuno.
Spogliare qualcuno di soldi o beni.
Sputare sangue.
Sputare veleno.
Dire cose cattive contro qualcuno, prorompere in maldicenze.
  • Sputə ca 'nzicchə.[507]
Sputa che si attacca.
Simile a "detto fatto", quando alla parola segue il fatto.
  • Šquagghiarə də sudorə.[609]
Sciogliersi di sudore.
Sudare copiosamente.
  • Šquagghiarsə 'u sanghə indr'a' llə venə.[235]
Sciogliersi il sangue nelle vene.
Sentire di venir meno per l'emozione o per la paura.
  • Stamə a Trendacanə.[315]
Stiamo a Trentacani.
Detto quando qualche vicino imposta la musica ad alto volume. Riferito al vicolo Trentacani, che aveva la nomea di ospitare persone poco gradevoli.
  • Starə a calənnariə.[610]
Stare a calendario.
Detto di cosa che è prevista per il futuro.
  • Starə a dəspəratə.[611]
Essere disperato.
Essere senza denari.
  • Starə a' llə pərtosərə.[612]
Stare agli occhielli [buchi].
Essere alla fine di un lavoro. Riferito al fatto che gli occhielli si facevano quando l'abito era quasi completato.
Stare ai sette ginocchi.
Avere una parentela di settimo grado.
Stare ad una buona mangiatoia.
Avere un buon lavoro.
Stare a spasso.
Essere senza lavoro.
  • Starə a spəchəlarə.[617]
Stare cercando frutti non colti dopo la raccolta.
Stare cercando di guadagnare o ottenere qualcosa.
  • Starə a strəngətorə.[389]
Stare alla strettoia.
Essere alla fine, alla conclusione.
  • Starə a tre fəgghiazzə.[323]
Stare a tre foglie di verdura.
Stare all'inizio di un lavoro. Riferimento alla pianta di fava all'inizio della sua vita.
  • Starə a 'u masonə.[291]
Stare sull'asta di legno sulla quale si accovacciano le galline.
Stare appollaiati.
Stare ucciso.
Per dire di essere rovinato o molto malato o male in generale.
Stare bruciati.
Stare alla cintura.
Essere senza denari.
  • Starə attarandescə.[620]
Stare agognando.
Agitarsi per qualcosa che non si riesce ad avere.
  • Starə chiù muertə ca vivə.[356]
Stare più morto che vivo.
Essere in sofferenza.
  • Starə cu l'arə ašcuatə.[621]
Stare con le ali bruciate.
Passare qualche guaio.
  • Starə cu l'anghə azatə[156]
Stare con l'anca alzata.
Essere pronti a ribattere parola su parola.
Stare con le mangi legate.
Non poter fare quel che si vorrebbe.
  • Starə cu lə manə 'mmanə.[228]
Stare con le mani in mano.
Stare senza far nulla.
  • Starə cu lə piətə 'nderrə.[335]
Stare coi piedi per terra.
Essere realisti.
  • Starə cu 'na cimə də scərocchə.[593]
Stare con una cima di scirocco.
Essere nervoso, di cattivo umore.
  • Starə cum'a mortə 'ngueddə a' llə ggiuvənə.[491]
Stare come la morte al collo dei giovani.
Rendersi opprimente con una presenza assidua, non desiderata.
  • Starə cum'a 'na fatə.[623]
Stare come una bella ragazza.
Essere di vigorosa sanità e di belle sembianze.
  • Starə cum'a 'nu cannəliərə.[624]
Stare come un candeliere.
Stare impalato e fermo come un cero nel candeliere.
  • Starə cum'a šcaravascə indr'a mmerdə.[625]
Stare come lo scarafaggio nella merda.
Essere imbrigliati in un brutto affare.
  • Starə də bonə o də mala scianə.[41][626]
Stare di buono o di cattivo umore.
  • Starə indr'a quatrigghiə.[627]
Stare nella quadriglia.
Essere partecipe.
  • Starə 'mmocca 'mmocchə.[100]
Stare in bocca in bocca.
Stare sulla punta della lingua.
  • Starə 'na bəddezzə.[628]
Stare una bellezza.
Stare benisimo, tanto in salute quanto economicamente.
Stare (come) una zuppa.
Essere bagnati di sudore.
Stare per terra (presso) ai carboni.
Andare a bassa fortuna, perdendo tutto e riducendosi in miseria.
  • Starə 'nu paparinə.[170]
Stare (come) un papavero.
Essere rosso, accaldato in viso.
Stare al largo.
Stare lontani, alla larga.
Stare pari e patta.
Essere pari.
  • Starə sott'a 'na cambanə.[467]
Stare sotto una campana.
Vivere al riparo dalle intemperie, detto di persona con salute cagionevole.
  • Starə sott'a pettələ d'a mugghiərə.[535]
Stare sotto la pettola della moglie.
Essere comandato dalla moglie.
  • Starə sus'ô cərasiəddə.[632]
Stare sul vino di maturazione perfetta.
Essere avanti negli anni, maturo.
Stare torto.
Essere di cattivo umore.
  • Statəvə buenə e aquá və lassə 'a zappə.[346]
State bene e qui vi lascio la zappa.
Saluto scherzoso fra amici. Il saluto classicamente usato è stattə/statəvə buenə.
  • Statiə də San Martinə.[634]
Estate di San Martino [11 novembre].
I primi dieci giorni di novembre, più caldi del solito.
Sta tuonando.
Quando in una discussione si sta alzando il tono.
  • Stennərə lə piətə.[634]
Stendere i piedi.
Morire.
  • Stennərə 'u passə pə quandə jé 'a jammə.[636][637]
Fare [stendere] il passo per quanto è la gamba.
Non esagerare oltre le proprie capacità e possibilità.
  • Strazzarə 'a mappinə a' unə.[390]
Strappare lo straccio da cucina a qualcuno.
Rimproverare fortemente qualcuno, detto per minaccia.
  • Strazzə tira strazzə.[638]
Straccio tira straccio.
  • Struscersə cum'a 'na cannelə.[25]
Consumarsi come una candela.
Consumarsi per malattia o amore, lentamente e dolorosamente.
  • Sturtəgghiarə 'a nočə d'u cueddə.[639]
Storcere la nuca (a qualcuno).
Conciare qualcuno per le feste, usato come minaccia.
  • Suchə də cəpponə.[639]
Sugo di ceppo.
Vino.
  • Sunarə 'a trummettə e trumməttəsciarə.[640]
Suonare la trombetta.
Strombettare i fatti altrui.
Solcare dritti.
Rigare dritti, detto per ammonizione.

T

Tagliare corto.
Arrivare subito al sodo.
  • Tagghiarə 'a faccə.[59]
Tagliare la faccia.
Rendere dolente la faccia, detto del freddo.
Tagliare la bambagia.
Imbianchire, separare con la macchina il cotone dai semi.
  • Tagghiarə lə rrobbə 'ngueddə.[59]
Tagliare i vestiti addosso (a qualcuno).
Sparlare di qualcuno.
  • Tagghiarə lə viərmə.[642]
Tagliare i vermi.
Pratica di medicina popolare secondo cui si prendevano dei pezzi di carta e li si tagliuzzavano sulla pancia del bambino coi vermi. Il tagliare la carta avrebbe tagliato anche i vermi.
Tagliare il miele.
Castrare le arnie. Tagliare il favo e trarne il miele.
  • Tagghiarə 'u sicchə.[642]
Tagliare il secco.
Tagliare le viti a fior di terra per farle ingrossare.
  • Tagghiarsə 'a nanghə.[38]
Tagliarsi la punta di coda felina.
Essere generoso, dare più di quanto dovrebbe.
  • Tagghiə, ca è russə.[641]
Taglia, ché è rosso.
Modo per dire "forza, ora è il momento". Riferito a qualche frutto che diventa rosso quando matura.
  • Tandə tiənə e tandə valə.[643]
Tanto possiedi e tanto vali.
  • Tə canoschə, pirə, da quann'ivə calapričə.[98]ə[644]
Ti conosco, pero, da quando eri pero selvatico.
Detto a chi si conosce molto bene.
  • Tə canuscevə pirə, mo' t'honnə 'nnəstatə a' šcuerpə.[573][645]
Ti conoscevo (come) pero, ora ti hanno innestato a rovo.
Detto di una persona che è peggiorata nel tempo.
  • T'agghi'a 'mbara' e t'agghi'a perdərə.[646][647]
Ti devo insegnare e (poi) ti devo perdere.
Detto agli allievi o ai figli, che riceveranno gli insegnamenti e non impareranno mai o non saranno mai riconoscenti, oltre al fatto che andranno via.
  • Təne' 'a bəddezzə d'u ciuccə.[628]
Avere la bellezza dell'asino.
Cioè non ha di bello che la gioventù.
Mantenere la candela.
Assistere alle altrui espansioni amorose.
  • Təne' 'a capə quand'a 'nu stuppiəddə.[129][648]
Avere la testa quanto uno stoppello.
Avere la testa grossa, ma solo di volume e non di intelligenza.
  • Təne' 'a coda tortə cum'u graffinə.[596]
Avere la coda storta coome il delfino.
Avere inclinazioni anormali.
  • Təne' 'a faccə də Rosa Rosə.[18]
Avere la faccia di Rosa Rosa.
Avere la "faccia di bronzo", non arrossire, non vergognarsi mai.
Avere la mano.
Guidare in senso giusto.
  • Təne' a mend'a mendə.[100]
Avere alla mente alla mente.
Stare in cima alla mente, essere il primo pensiero.
  • Təne' 'a menz'orə.[649]
Avere la mezz'ora.
Essere arrabbiati.
  • Təne' 'a nanghə cum'a' llə lattə.[39]
Avere la punta della coda felina come il latte.
Essere molto golosi.
  • Təne' 'a pionəchə.[240]
Stare all'asciutto di denari.
  • Təne' 'a puzzə sott'ô nasə.[440]
Avere la puzza sotto il naso.
Essere superbi.
  • Təne' 'a ruscətə cum'a' llə jattə.[650]
Avere il mormorio come i gatti.
Brontolare, come fanno i gatti quando fanno le fusa.
  • Təne' 'a sumasestə.[312]
Avere la stizza.
Essere corrucciati, arrabbiati.
  • Təne' 'a vocchə d'u furnə də Sanda Catarinə.[245][47]
Avere la bocca del forno di Santa Caterina.
Essere smodati nel mangiare.
  • Təne' canigghiə 'ngapə.[545]
Avere crusca in testa.
Essere persona di poco cervello.
  • Təne' cchiù culə ca səndəmendə.[113]
Avere più culo che sentimento.
Essere molto fortunati.
Tenere contento e gabbato (qualcuno).
Menare per il naso qualcuno.
  • Təne' do' faccə.[18]
Avere due facce.
Fingere.
Tenere d'occhio (qualcuno).
Sorvegliare, controllare.
  • Təne' furastiərə.[651]
Avere stranieri (a carico).
Dare poco da mangiare, detto come ironica critica.
  • Təne' lə chirəchiddə.[652]
Avere le smorfie.
Fare le smorfie.
Avere gas corporei.
Essere arrabbiati o afflitti da preoccupazioni.
  • Təne' lə frèculə.[395]
Avere la fregola.
Essere inquieti.
  • Təne' lə manə 'mbastə.[228]
Avere le mani in pasta.
Essere implicati in qualche faccenda.
  • Təne' lə mugnələ.[356]
Avere i broccoli.
Essere schifiltosi, fare i vezzi.
  • Təne' lə niərvə.[278]
Avere i nervi.
Essere arrabbiati, nervosi.
Avere l'uovo in gola.
Ruttare in modo molto forte.
  • Təne' lə pettələ 'mbaccə.[535]
Avere le pettole in faccia.
Arrossire.
  • Təne' l'uecchiə quand'a 'na chiesiə e no vəde' 'a sacrəstiə.[577][351]
Avere l'occhio quanto una chiesa e non vedere la sacrestia.
Non accorgersi di cose molto in vista, sotto il naso.
  • Təne' l'uergənə chijnə.[44]
Avere l'orzo pieno.
Avere la pancia piena.
Avere in mano.
Essere sufficiente, bastare; aspettare prima di agire.
  • Təne' 'na chiajə ô corə.[655]
Avere una piaga al cuore.
Avere un grande dolore d'animo.
  • Təne' 'na mala prattəchə.[307]
Avere una cattiva pratica.
Vivere disonestamente.
  • Təne' 'na našchə.[137]
Avere un fiuto.
Avere fiuto per gli affari.
Avere una Puglia di figli.
Avere molti figli. Si può usare anche con altre cose.
  • Təne' 'na vocchə də furnə ca 'ngə trasənə settə paneddə.[47]
Avere una bocca di forno, tanto che entrano sette pani.
Essere insaziabili.
Avere in campana.
Tenere qualcuno in sospeso con promesse vane.
  • Təne' 'nguarcunə sus'ô stoməchə.[73]
Avere qualcuno sullo stomaco.
Non sopportare qualcuno.
  • Təne' 'nu bruttə malə.[364]
Avere un brutto male.
Essere infermo; generalmente riferito al cancro.
  • Təne' 'nu buenə tagghiə.[59]
Avere un buon taglio.
Dei sarti, essere capaci.
  • Təne' 'nu caurə 'ngapə.[658]
Avere un granchio in testa.
Avere un pensiero fisso.
  • Təne' 'nu chiuppə sus'ô stoməchə.[652]
    Təne' 'nu chiummə sus'ô stoməchə.[659]
Avere un peso sullo stomaco.
  • Təne' 'nu maciəddə də capə.[450]
Avere un macello di testa.
Avere un dolore acuto e forte di testa.
  • Təne' 'nu nuzzələ 'ngannə.[184]
Avere un nocciolo in gola.
Avere un nodo alla gola.
Avere saette.
Essere pieni di espedienti, molto scaltri.
  • Təne' tuttə lə vizziə d'u rosamarinə.[332]
Avere tutti i vizi del rosmarino.
Essere pieni di vizi. Riferimento al rosmarino, il quale brucia a stento, non dà calore, non fa fiamme, non lascia cenere e fa fumo.
  • Təne' 'u caponə jindrə e l'agghiə forə.[6][661]
    Təne' 'u jaddə jindrə e l'agghiə forə.[249]
Ha il cappone dentro e l'aglio fuori.
Ha il gallo dentro e l'aglio fuori.
Nascondere la propria ricchezza, il proprio benessere.
Avere il cece in bocca.
Tacere al momento giusto.
  • Təne' 'u chiandonə 'nnand'a portə.[662]
Avere il piantone davanti alla porta.
Avere debiti, con allusione all'antica usanza per la quale il fisco, a richiesta del padrone di casa, mandava un soldato a piantonare la porta di casa dell'inquilino inadempiente. Il soldato rimaneva a spese del debitore fino a quando, questi, spinto dalla vergogna pagava.
Avere il peso (morale).
Essere ricchi, detto in modo scherzoso.
  • Təne' 'u cirrə stuertə.[663]
Avere il ciocco di capelli storto.
Simile ad "avere la luna storta", "svegliarsi col piede sbagliato".
  • Təne' 'u corə quand'a 'na pəzzəcatə də cenərə.[359]
Avere il cuore quanto un pizzico di cenere.
Temere forte.
Avere il diritto.
Rivendicare il diritto verso qualcosa.
Avere il broncio.
  • Təne' 'u prəsidiə 'ngasə.[619]
Avere il carcere in casa.
Essere restii ad uscire di casa.
  • Təne' 'u stoməchə.[73]
Avere lo stomaco.
Avere coraggio.
  • Təne' 'u vruccularə.[665]
Avere la giogaia.
Avere il doppio mento.
  • Tənersə 'a postə.[306]
Tenersi la posta.
Rassegnarsi al rimprovero o all'offesa.
  • Təra' 'a varchə ô šcarə.[368]
Tirare la barca al luogo di approdo.
Risolvere il proprio problema.
  • Təra' lə Sandərə da 'mbaccə a' llə paritə.[235]
Tirar via i santi dalle pareti.
Pregare con molto fervore.
Tirare i piedi (a qualcuno).
Sperare nella morte di qualcuno.
Tirare avanti.
Vivere alla meglio.
Tirare il cuore (a qualcuno).
Muovere a compassione qualcuno.
  • Tərarə 'u cuerə a unə.[229]
Tirare il cuoio a qualcuno.
Far lavorare qualcuno fino alla stanchezza.
  • Tərarə 'u spachə.[233]
Tirare lo spago.
Tirare a lungo una cosa.
  • Tərarsə 'a cazettə.[667]
Tirare su la calza.
Farsi pregare ed implorare per fare qualcosa.
  • Təratəmə ca m'honnə canusciutə.[377]
Tiratemi, ché mi hanno riconosciuto.
Usato metaforicamente per quanti non riescono a sbarcare il lunario. Riferito ad un avvenimento antico in cui un ladro, calatosi dal camino, trovò l'intera famiglia attorno allo stesso e disse questa frase ai complici sul tetto.
Torcere il muso.
Torcere il naso.
Mostrare disprezzo, disgusto.
  • Tortə va, dretta vegnə.[499]
Il male se ne vada, il buono venga.
Modismo simile a "venga quel che venga".
  • Traserə ô franghə.[76]
Entrare alla franca.
Entrare senza pagare.
  • Tre' ggiurnə vé 'u ciuccə pə Tardə.[34]
L'asino va tre giorni per Taranto.
Per rasserenare chi si preoccupa per qualcosa divenuta di dominio pubblico: essa durerà poco sulla bocca dei tarantini. Deriva dal costume spagnolo di portare su un asino per tre giorni i cornuti contenti.
  • Tricchə e tracchə, tand'a partə.[668]
Tric-trac, la parte è uguale [tanta, così è la parte].
Detto quando si deve pagare ognuno per sé.
  • Tristə furnə e mala fraschə.[245]
Forno trise e cattiva frasca.
Per indicare due malviventi equalmente pericolosi.
  • Tristə zərulə e mala vozzə.[669][670]
    S'è accucchiatə tiəstə, zərulə e mala vozzə.[671]
Boccale triste e cattiva boccia.
Si sono radunati tegame, boccale e cattiva boccia.
Per indicare due malviventi equalmente pericolosi oppure per indicare un raduno di pessime persone.
  • Tu tə cachə e tu tə pulizzə.[5]
Tu cachi e tu ti pulisci.
Simile a "te la canti e te la suoni", detto di chi fa e disfa a suo modo.
  • Tu t'a sonə e tu t'a ballə.[312]
Tu te la suoni e tu te la balli.
Simile a "te la canti e te la suoni", detto di chi fa e disfa a suo modo.
  • Tu tə ste', ijə mə stochə, niəndə mə de', niəndə tə dochə.[672]
Tu stai (fermo), io sto (fermo), niente mi dai, niente ti do.
Per dire che un rapporto di amicizia non può durare senza scambio di favori e di beni.
  • Tuccarə 'u ciələ cu lə manə.[108]
Toccare il cielo con le mani.
Raggiungere il massimo in una certa cosa.
Tastare il polso (di qualcuno).
Esplorare le intenzioni di qualcuno.
  • Tucca' 'u stoməchə.[73]
Toccare lo stomaco.
Nauseare.
  • Tumənə tumənə, senza lə scagghiə.[673]
Tomolo tomolo, senza le scaglie.
Risposta alla domanda "come stai?" a voler dire "così e così".
  • Turcersə lə carnə.[623]
Torcersi le carni.
Lavorare più del solito.
  • Turna' cu 'na manə 'nnanzə e unə retə.[228]
Toranare con una mano d'avanti ed una dietro.
Non riuscire nel proprio intento, tornare a mani vuote.
  • Tuttə 'a vonnə e nəsciunə s'a pigghiə.[488]
Tutti la vogliono e nessuno la prende.
Alludendo alle giovinette molto corteggiate che però nessuno sposa.

U

  • 'U cannamələ cu tə strascinə.[545]
Che ti porti via il collare.
Esclamazione confidenziale e scherzosa.
  • 'U casə evə də rangədə: mo' ca 'ngə ha cacatə 'a moschələ...[472]
Il cacio era guasto: (ma) ora che la mosca ci ha cacato... (è anche peggio).
Detto di una cosa che era brutta ed è perfino peggiorata.
  • 'U cce ffarə də Mariə 'a mučətə.[509]
Il che fare di Maria la sporca.
A significare donna trascurata finanche nella sua pulizia personale.
  • 'U corə mə sté ffačə Gəuannə Gəuannə.[674]
Il cuore mi sta facendo Giovanni Giovanni.
Per dire che si ha paura.
  • 'U cuggionə d'a rəgginə.[675]
Il gobione della Regina.
Una pesca alquanto misera, riferendosi ad un avvenimento del maggio 1797, in occasione della visita di Re Ferdinando con la moglie Carolina.
  • 'U fiəzzə d'u mmiccə.[676]
Il puzzo dello stoppino.
Presentimento di pericolo imminente.
  • 'U giudizziə d'u sutazzə.[677]
Il giudizio dello staccio.
Per significare che si ha fede in ciò che uno dice o promette, con allusione ad una pratica divinatoria che si faceva con lo staccio.
Il guadagno di Maria prena.
Detto a quanti, non arridendo la fortuna, vedono i propri affari andare a male. Riferimento a Maria d'Enghien, il cui nome si sarebbe corrotto in "Maria prena.
  • 'U mmitə də Piətrə.[679]
L'invito di Pietro.
Invito molto esteso.
  • 'U muersə d'u piəchərə.[680]
Il morso del montone.
Uomo furbo e scaltro.
  • 'U pəccinnə də Mamma Jannə.[302]
Il bambino di Mamma Giovanna.
Una persona intellettivamenre ritardata.
  • 'U pəccinnə də za Cungettə indr'ô caniəstrə.[302]
Il bambino di zia Concetta nel canestro.
Cosa rara.
  • 'U risə də Mariannə.[365]
Il riso di Marianna.
A significare che si è tanto abbondato in qualcosa da non aver più posto per conservarla.
  • 'U risə sə nə vé cammisa cammisə.[365]
Il riso se ne va camicia-camicia.
A significarne la leggerezza.
Il rumore della forbice senza la tela.
Un discorso vuoto.
Il sangue tira.
L'amore dei parenti si fa sempre sentire.
  • 'U scrupələ d'u pəcurarə.[681]
Lo scrupolo del pastore.
Uno scrupolo falso. Modo di dire anche calitrano[682]: dopo aver abbondantemente mangiato cacio e ricotta si fece uno scrupolo per una goccia di latte che, durante la mungitura, gli era capitata in bocca.
  • 'U Səgnorə cu spezzə 'u fračətə.[683]
Che il Signore spezzi il fradicio.
Appello alla giustizia divina.
  • 'U serpə jindr'a ll'angiddə.[684][685]
    'U serpə 'mmiənzə a' ll'angiddə.[686]
Il serpente in mezzo alle anguille.
Per definire il furbo tra gli ingenui.
  • 'U solə spacchə lə fichə e 'a Lunə lə məlunə e tu, cumbarə mijə, m'he ruttə lə cugghiunə.[687]
Il Sole rompe i fichi e la Luna (rompe) i meloni e tu, compare mio, mi hai rotto i coglioni.
Detto a chi ci assilla.
  • 'U zinnannà 'mbra lə furisə.[172]
La musica fra i forestieri.
  • Uardarə cu 'a codə də ll'uecchiə.[220]
Guardare con la coda dell'occhio.
  • Uecchiə 'ncannelə.[351]
'Occhi in candela.
Occhi vigili.
  • Uecchiə 'ngərchiatə.[351]
Occhi cerchiati.
Occhi lividi.
  • Uecchiə pəsciatə.[351]
Occhi pisciati.
Occhi lacrimanti, detto per insulto.
Occhi-occhi.
Oculatamente.
  • Unə 'a tenə e l'otrə 'a 'mbrenə.[173]
Uno la tiene e l'altro la ingravida.
Per significare la solidarietà di due soci per la buona riuscita di un affare.
Una è sporca e l'altra è caldaia [recipiente di rame].
Essendo la caldaia di solito sporca, si dice questa frase quando si allude a due persone che non sono differenti l'una dall'altra.
  • Unə pesə 'na livrə e l'otrə dudəčə onzə.[601]
Uno pesa una libbra e l'altro dodici oncie.
A indicare l'equivalenza della pericolosità di due pregiudicati, poiché dodici oncie fanno una libbra.

V

  • Va', ca pagghia puertə.[445]
Vai, ché porti paglia.
Detto a chi dice castronerie.
  • Vasə a pəzzəchiəddə.[69]
Bacio a pizzicotto.
L'atto del pizzicare la guancia di qualcuno con due dita.
  • Vatinnə da Tardə e tə pajə 'u viaggə.[339]
Vattene da Taranto e ti pago il viaggio.
Simile ad "a nemico ponti d'oro".
Battere la baionetta.
Avere fame.
Battere la via.
Nel senso di rendere la via libera.
  • Vattutə cu 'a cannə.[25]
Picchiato con la canna.
Detto di una persona che non è cresciuta molto, per la credenza antica secondo cui l bambini battuti con la canna non crescessero più.
  • Vé futtə a' llə gnurə.[691]
    Vé tingə a' llə gnurə.[691]
    Vé tingə a 'n'otrə.[266]
Vai a fregare i negri.
Vai a tingere i negri.
Vai a tingere un altro.
Detto a chi ci dice qualcosa di improbabile o tenta di buggerarci. Rimanda ad un passato colonialistico che riteneva l'africano facile da aggirare. Il secondo modismo è inteso nel senso di "vai a fare qualcosa di inutile", come tingere di nero la pelle già nera.
  • Vé scuepə 'u marə[692]
Vai a spazzare il mare.
Detto a chi ci dice qualcosa di improbabile o tenta di buggerarci.
Vedere Cristo.
Avere successo e fortuna.
  • Vəndələsciarə 'nu stuppiəddə də canigghiə.[693]
Gettare al vento uno stoppello [antica unità di misura] di crusca.
Non temere per le cose pubblicate, come se si spargesse al vento la crusca, che non produce danno, essendo cosa di poco valore.
  • Vəne' da Collepazzə e vəne' a ffa' 'u mustazzə.[200]
Venire da Collepasso [tra la via per Lecce ed il Mar Piccolo] e venire a fare il dispotico.
Introdursi in casa altrui e farla da padrone.
  • Vənersənə cu lə vascə caitanə.[70]
Venire con i "bassi caitani".
Presentarsi con fare mellifluo e cerimonioso per aggrazziare l'ascoltatore, senza venire mai al punto. Etimologicamente dubbio: alcuni pensano derivi dal siciliano catane (coltello), cioè "venire con i coltelli abbassati, in pace", altri pensano derivi dal vescovo Bonifazio Caetani, che nel primo '600 con dei sotterfugi (vascə, bassi) cambiò il numero dei canonici senza destar scandalo.
  • Vengərə 'a causə e perdərə 'a litə.[658]
Vincere la causa e perdere la lite.
Fare una vittoria di Pirro; il vincere una battaglia, ma non la guerra.
  • Vennərə 'u solə e accattarə l'uegghiə.[694]
Vendere il sole e comprare l'olio.
Lasciar sfuggire un'occasione e rimediare con un maggior dispendio, come coloro che venderebbero il sole, che dà luce perpetua, per le lampade ad olio.
  • Vennərə vəssichə.[695]
Vendere vesciche.
Dire grosse bugie, con allusione ai tempi in cui i bambini usavano le vesciche di bue come palloncini.
  • Vəstersə də carattərə.[261]
Vestirsi di carattere.
Assumere toni autoritari.
  • Vəstersə də carta strazzə.[334]
Vestirsi di carta straccia.
Assumere un atteggiamento di superiorità, detto ironicamente.
  • Viat'a ci tə vetə.[66]
Beato chi ti vede.
Modismo usato da qualcuno che rivede un amico dopo molto tempo.
  • Vivə no mə vulistə e muertə mə ve' acchiannə?[10]
(Da) vivo non mi volesti e mi vai cercando (ora che sono) morto?
Detto a proposito di certe resipiscenze molto tardive.
  • Volə 'u preggə, cum'a San Gatavətə.[2]
Vola la guarentigia, come a San Cataldo (8 maggio).
Modo di dire quando si stende un documento; riferito al fatto che durante la festa del Patrono di Taranto le processione soleva consegnare simbolicamente la statua al Sindaco, ma solo dopo la stesura di un aposito atto formale con cui si obbligava alla restituzione.
  • Vule' 'a botta 'ngannə.[333]
Volere la botte in gola.
Essere molto astuti e maliziosi.
  • Vule' 'a zitə e vulerlə jindr'ô liəttə.[352]
Volere la fidanzata e volerla nel letto.
Essere pigri e neghittosi.
  • Vule' l'ovə də lə monəchə: grossə, freschə e marcatə.[403][72]
Vuole le uova delle monache: grosse, fresche ed a buon mercato.
Detto di chi vuole troppo dalla vita. Allusione ai tempi in cui le suore di San Giovanni vendevano ottime uova.
Volere paglia per cento cavalli.
Volere troppo, tanti soldi da non poter essere neppure enumerati. Probabile riferimento ai soprusi dei francesi nel 1879, quando per il vettovagliamento degli equipaggi esigevano foraggio in abbondanza anche dagli umili.
  • Vule' l'uvə, l'ačənə e 'a crestə.[458]
Volere l'uva, l'acino ed il tralcio di vite.
Volere tutto e subito.
  • Vule' 'u suviərchiə.[425]
Volere l'eccessivo.
Non contentarsi di quel che si ha.
  • Vulernə də culə də cueccələ.[697]
Voler (molti) culi di murice.
Fare richieste eccessive e capziose, quasi impossibili da soddisfare. Riferito al fatto che i murici chiudono sé stessi nella conchiglia in modo saldo; di conseguenza ottenere la loro parte terminale in gran numero è un'impresa molto ardua.
Girare la croce.
Cambiare discorso.
  • Vuta' 'a molə a' smersə.[403]
Ruotare la mola all'inverso.
Operare contro ogni legge civile e morale.
Voltare faccia.
Cambiare idea.
  • Vutarə lə məroddə.[140]
Voltare il midollo.
Essere agitato da molesti pensieri.

Z

  • Zapparə l'acquə e səmənarə ô viəndə.[579]
Zappare l'acqua e seminare al vento.
Detto di chi fa un qualcosa di completamente inutile.

Note

  1. a b Citato in Nicola Gigante, p. 176.
  2. a b c Citato in Nicola Gigante, p. 651.
  3. Citato in Nicola Gigante, p. 187.
  4. Citato in Carlo "'U Sinnache" Caprino, A bravura de meste Uccie, ca dese nu sckaffe au ciuccie, Tarantonostra.com, 28 novembre 2007.
  5. a b c Citato in Nicola Gigante, p. 197.
  6. a b Citato in Nicola Gigante, p. 230.
  7. a b Citato in Nicola Gigante, p. 374.
  8. a b c d e Citato in De Vincentiis, p. 85.
  9. a b Citato in Nicola Gigante, p. 273.
  10. a b Citato in Nicola Gigante, p. 520.
  11. a b c d Citato in Nicola Gigante, p. 380.
  12. Citato in Nicola Gigante, p. 521.
  13. a b c d e f g h i Citato in Nicola Gigante, p. 303.
  14. a b c Citato in Nicola Gigante, p. 323.
  15. a b Citato in Nicola Gigante, p. 395.
  16. Citato in Nicola Gigante, p. 257.
  17. a b c Citato in Nicola Gigante, p. 279.
  18. a b c d e f g Citato in Nicola Gigante, p. 354.
  19. a b c Citato in Nicola Gigante, p. 376.
  20. Citato in Nicola Gigante, p. 679.
  21. a b Citato in Nicola Gigante, p. 122.
  22. Citato in Carlo "'U Sinnache" Caprino, A madonna sape a 'cci porta l'orecchine, Tarantonostra.com, 04 ottobre 2012.
  23. Citato in Carlo "'U Sinnache" Caprino, E a mam'se chiangeve, Tarantonostra.com, 26 gennaio 2011.
  24. Citato in Carlo "'U Sinnache" Caprino, Ammane a cci è sciute a carta d'a musiche, Tarantonostra.com, 02 marzo 2007.
  25. a b c d e f Citato in Nicola Gigante, p. 221.
  26. Citato in Carlo "'U Sinnache" Caprino, A muntone, Tarantonostra.com, 11 luglio 2005 .
  27. Citato in De Vincentiis, p. 150.
  28. Citato in Nicola Gigante, p. 533.
  29. a b c d e Citato in Nicola Gigante, p. 601.
  30. a b c d Citato in Nicola Gigante, p. 645.
  31. Citato in Nicola Gigante, p. 646.
  32. a b Citato in Nicola Gigante, p. 464.
  33. a b c Citato in Nicola Gigante, p. 634.
  34. a b c d e Citato in Nicola Gigante, p. 289.
  35. Citato in Nicola Gigante, p. 729.
  36. a b c Citato in Nicola Gigante, p. 735.
  37. a b c d e Citato in mammamena, A sènza nàse, Tarantonostra.com, 24 luglio 2004.
  38. a b c Citato in Nicola Gigante, p. 532.
  39. a b c Citato in De Vincentiis, p. 123.
  40. Citato in Nicola Gigante, p. 806.
  41. a b Citato in Nicola Gigante, p. 750.
  42. Citato in Carlo "'U Sinnache" Caprino, A trucculesciata di cumbà Spiridione, Tarantonostra.com, 2 aprile 2007.
  43. Citato in Nicola Gigante, p. 876.
  44. a b c Citato in Nicola Gigante, p. 892.
  45. a b c Citato in Nicola Gigante, p. 443.
  46. a b c d Citato in Nicola Gigante, p. 918.
  47. a b c Citato in Nicola Gigante, p. 919.
  48. Citato in Nicola Gigante, p. 54.
  49. Citato in Nicola Gigante, p. 60.
  50. Citato in Nicola Gigante, p. 63.
  51. a b c Citato in Nicola Gigante, p. 67.
  52. a b c d Citato in Nicola Gigante, p. 363.
  53. a b Citato in Nicola Gigante, p. 235.
  54. a b c d e f g h i j Citato in Nicola Gigante, p. 70.
  55. a b Citato in Nicola Gigante, p. 868.
  56. Citato in Nicola Gigante, p. 254.
  57. a b Citato in De Vincentiis, p. 140.
  58. a b Citato in Nicola Gigante, p. 58.
  59. a b c d e f g Citato in Nicola Gigante, p. 846.
  60. a b Citato in Nicola Gigante, p. 166.
  61. Citato in Nicola Gigante, p. 72.
  62. Citato in Nicola Gigante, p. 74.
  63. Citato in De Vincentiis, p. 35.
  64. a b c Citato in Nicola Gigante, p. 75.
  65. Citato in De Vincentiis, p. 35.
  66. a b c d Citato in De Vincentiis, p. 215.
  67. Citato in Nicola Gigante, p. 78.
  68. a b Citato in De Vincetiis, p. 36.
  69. a b Citato in De Vincentiis, p. 213.
  70. a b Citato in Nicola Gigante, p. 905.
  71. Citato in Nicola Gigante, p. 874.
  72. a b c d e f g Citato in Nicola Gigante, p. 893.
  73. a b c d Citato in Nicola Gigante, p. 825.
  74. a b Citato in Nicola Gigante, p. 249.
  75. a b Citato in Nicola Gigante, p. 82.
  76. a b c d e Citato in Nicola Gigante, p. 386.
  77. a b c d e Citato in Nicola Gigante, p. 84.
  78. Citato in Nicola Gigante, p. 85.
  79. a b c d e Citato in Nicola Gigante, p. 87.
  80. Citato in Nicola Gigante, p. 928.
  81. Citato in Nicola Gigante, p. 879.
  82. a b Citato in De Vincentiis, p. 37.
  83. Citato in De Vincentiis, p. 82.
  84. Citato in De Vincentiis, p. 38.
  85. a b Citato in Nicola Gigante, p. 98.
  86. Citato in Nicola Gigante, p. 99.
  87. Citato in Nicola Gigante, p. 101.
  88. Citato in Nicola Gigante, p. 103.
  89. a b c Citato in Nicola Gigante, p. 368.
  90. Citato in Nicola Gigante, p. 106.
  91. a b Citato in Nicola Gigante, p. 259.
  92. Citato in Nicola Gigante, p. 509.
  93. a b c d Citato in Nicola Gigante, p. 109.
  94. Citato in Nicola Gigante, p. 454.
  95. a b Citato in Nicola Gigante, p. 126.
  96. a b c Citato in Nicola Gigante, p. 454.
  97. a b Citato in De Vincentiis, p. 41.
  98. a b c d e f Citato in Nicola Gigante, p. 644.
  99. Citato in Nicola Gigante, p. 127.
  100. a b c d Citato in De Vincentiis, p. 218.
  101. Citato in Nicola Gigante, p. 138.
  102. a b Citato in Nicola Gigante, p. 693.
  103. Citato in Nicola Gigante, p. 139.
  104. Citato in Nicola Gigante, p. 144.
  105. Citato in Nicola Gigante, p. 940.
  106. Citato in De Vincentiis, p. 157.
  107. a b Citato in Nicola Gigante, p. 188.
  108. a b c d Citato in Nicola Gigante, p. 285.
  109. a b c d Citato in Nicola Gigante, p. 144.
  110. a b c d Citato in De Vincentiis, p. 45.
  111. a b Citato in Nicola Gigante, p. 149.
  112. a b c Citato in Nicola Gigante, p. 151.
  113. a b c d e Citato in Nicola Gigante, p. 315.
  114. Citato in Nicola Gigante, p. 152.
  115. Citato in Nicola Gigante, p. 789.
  116. Citato in De Vincentiis, p. 184.
  117. a b Citato in De Vincentiis, p. 132.
  118. a b Citato in Nicola Gigante, p. 260.
  119. a b c Citato in Nicola Gigante, p. 156.
  120. Citato in Nicola Gigante, p. 931.
  121. Citato in Carlo "'U Sinnache" Caprino, Astipa a zampogna pe quanna abbisogna, Tarantonostra.com, 04 novembre 2011.
  122. a b Cfr. Dizionario, s. v. "mitodde", su www.web.tiscalinet.it.
  123. a b c Citato in Nicola Gigante, p. 163.
  124. a b Citato i Nicola Gigante, p. 676.
  125. a b Citato in De Vincentiis, p. 155.
  126. a b c d e Citato in Nicola Gigante, p. 584.
  127. a b Citato in Nicola Gigante, p. 722.
  128. Citato in Carlo "'U Sinnache" Caprino, Avisse nato puerche, almeno mangiamme sasizze, Tarantonostra.com, 6 settembre 2004.
  129. a b c d e f g h i Citato in Nicola Gigante, p. 225.
  130. Citato in De Vincentiis, p. 73.
  131. Citato in Nicola Gigante, p. 306.
  132. a b c d e f Citato in Nicola Gigante, p. 165.
  133. a b Citato in De Vincentiis, p. 72.
  134. a b Citato in Nicola Gigante, p. 377.
  135. a b Citato in Nicola Gigante, p. 448.
  136. Citato in De Vincentiis, p. 47.
  137. a b c d e f Citato in Nicola Gigante, p. 534.
  138. Citato in Nicola Gigante, p. 605.
  139. Citato in Nicola Gigante, p. 929.
  140. a b Citato in De Vincentiis, p. 223.
  141. Citato in Nicola Gigante, p. 791.
  142. a b Citato in Nicola Gigante, p. 167.
  143. a b Citato in Nicola Gigante, p. 169.
  144. Citato in Carlo "'U Sinnache" Caprino, Belle parole e belle programme, Tarantonostra.com, 02 aprile 2009.
  145. a b c Citato in Nicola Gigante, p. 180.
  146. a b c Citato in Nicola Gigante, p. 437.
  147. a b c d e f g h i j k Citato in Pagine mitili, Tarantonostra.com.
  148. Citato in Nicola Gigante, p. 189.
  149. a b c Citato in De Vincentiis, p. 49.
  150. Citato in De Vincentiis, p. 133.
  151. Citato in Nicola Gigante, p. 593.
  152. a b c d Citato in De Vincentiis, p. 176.
  153. a b Citato in Nicola Gigante, p. 212.
  154. Citato in De Vincentiis, p. 95.
  155. a b Citato in Nicola Gigante, p. 412.
  156. a b c Citato in Nicola Gigante, p. 120.
  157. a b c Citato in Nicola Gigante, p. 219.
  158. a b c d Citato in Nicola Gigante, p. 620.
  159. a b Citato in Nicola Gigante, p. 389.
  160. a b Citato in Nicola Gigante, p. 224.
  161. a b c Citato in Nicola Gigante, p. 231.
  162. Citato in Nicola Gigante, p. 234.
  163. a b Citato in Nicola Gigante, p. 236.
  164. Citato in De Vincentiis, p. 161.
  165. a b c Citato in De Vincentiis, p. 60.
  166. a b c Citato in Nicola Gigante, p. 256.
  167. a b c Citato in Nicola Gigante, p. 346.
  168. Citato in Nicola Gigante, p. 492.
  169. Citato in Carlo "'U Sinnache" Caprino, Ma ccè film è viste ?, Tarantonostra.com, 21 settembre 2011.
  170. a b c Citato in Nicola Gigante, p. 597.
  171. Citato in Nicola Gigante, p. 573.
  172. a b Citato in Nicola Gigante, p. 937.
  173. a b Citato in Nicola Gigante, p. 495.
  174. Citato in De Vincentiis, p. 61.
  175. Citato in Nicola Gigante, p. 474.
  176. Citato in Nicola Gigante, p. 207.
  177. Cfr. calendario "Tarantinità" 2015, gennaio.
  178. Citato in Nicola Gigante, p. 261.
  179. Citato in De Vincentiis, p. 63.
  180. Citato in Nicola Gigante, p. 621.
  181. Citato in Nicola Gigante, p. 277.
  182. a b c d Citato in Nicola Gigante, p. 226.
  183. a b c d e Citato in De Vincentiis, p. 64.
  184. a b c Citato in Nicola Gigane, p. 572.
  185. a b c d e f Citato in Nicola Gigante, p. 280.
  186. a b c Citato in Nicola Gigante, p. 512.
  187. Citato in Nicola Gigante, p. 305.
  188. Citato in Nicola Gigante, p. 753.
  189. a b Citato in Nicola Gigante, p. 912.
  190. Citato in Nicola Gigante, p. 288.
  191. Citato in Nicola Gigante, p. 904.
  192. Citato in De Vincentiis, p. 68.
  193. a b Citato in Nicola Gigante, p. 292.
  194. a b Citato in Nicola Gigante, p. 481.
  195. a b c Citato in Nicola Gigante, p. 595.
  196. Citato in De Vincentiis, p. 130.
  197. a b c Citato in Nicola Gigante, p. 211.
  198. a b Citato in Nicola Gigante, p. 663.
  199. a b Cfr. calendario "Tarantinità" 2015, aprile.
  200. a b Citato in Nicola Gigante, p. 529.
  201. a b c d Citato in De Vincentiis, p. 122.
  202. Citato in Nicola Gigante, p. 309.
  203. Citato in Nicola Gigante, p. 309.
  204. Citato in Nicola Gigante, p. 316.
  205. Citato in Nicola Gigante, p. 488.
  206. Citato in Carlo "'U Sinnache" Caprino, Culedde nò sapeva a funtanedda, Tarantonostra.com, 16 settembre 2011.
  207. a b Citato in Nicola Gigante, p. 319.
  208. a b Citato in Nicola Gigante, p. 332.
  209. Citato in De Vincentiis, p. 77.
  210. a b c d Citato in Nicola Gigante, p. 333.
  211. Citato in Nicola Gigante, p. 683.
  212. a b c Citato in Nicola Gigante, p. 536.
  213. Citato in Carlo "'U Sinnache" Caprino, Da nint'nint' a tant'tant', Tarantonostra.com, 7 ottobre 2004.
  214. Citato in Carlo "'U Sinnache" Caprino, Da patrune de bastimente a varc' affitte, Tarantonostra.com, 18 gennaio 2011.
  215. Citato in Nicola Gigante, p. 630.
  216. Cfr. calendario "Tarantinità" 2015, febbraio.
  217. a b c Citato in Nicola Gigante, p. 217.
  218. Citato in Carmela "jatta acrest", Frutta di "staggione", Tarantonostra.com, 5 agosto 2007.
  219. a b Citato in Nicola Gigante, p. 348.
  220. a b c d e f g Citato in Nicola Gigante, p. 890.
  221. a b Citato in Nicola Gigante, p. 712.
  222. a b c Citato in De Vincentiis, p. 164.
  223. Citato in Nicola Gigante, p. 89.
  224. a b Citato in De Vincetiis, p. 42.
  225. a b c Citato in Nicola Gigante, p. 528.
  226. a b Citato in Nicola Gigante, p. 682.
  227. Citato in Nicola Gigante, p. 94.
  228. a b c d e f g Citato in Nicola Gigante, p. 467.
  229. a b Citato in De Vincentiis, p. 74.
  230. a b c Citato in Nicola Gigante, p. 554.
  231. a b c Citato in Nicola Gigante, p. 568.
  232. a b c Citato in Nicola Gigante, p. 723.
  233. a b c d e Citato in Nicola Gigante, p. 795.
  234. Citato in Carmela "Jatta acrest'" Caprino, Latte d'acijdde, Tarantonostra.com, 24 agosto 2009.
  235. a b c d e f g h i Citato in Nicola Gigante, p. 711.
  236. Citato in De Vincentiis, p. 34.
  237. a b c d e Citato in Nicola Gigante, p. 643.
  238. a b c d e f g Citato in Nicola Gigante, p. 602.
  239. Citato in Nicola Gigante, p. 136.
  240. a b c d Citato in De Vincentiis, p. 142.
  241. Citato in Nicola Gigante, p. 281.
  242. Citato in Nicola Gigante, p. 346.
  243. Citato in De Vincentiis, p. 35.
  244. Citato in De Vincentiis, p. 217.
  245. a b c d e f Citato in Nicola Gigante, p. 398.
  246. a b Citato in Nicola Gigante, p. 351.
  247. Citato in De Vincentiis, p. 131.
  248. a b Citato in Nicola Gigante, p. 185.
  249. a b c d e Citato in Nicola Gigante, p. 420.
  250. a b Citato in Nicola Gigante, p. 135.
  251. a b Citato in Nicola Gigante, p. 341.
  252. Citato in Nicola Gigante, p. 592.
  253. a b Citato in Nicola Gigante, p. 312.
  254. Citato in Nicola Gigante, p. 296.
  255. Citato in Carlo "'U Sinnache" Caprino, Je com' a pell' d' a pizza, Tarantonostra.com, 13 luglio 2011.
  256. Cfr. Enrico Vetrò, Il dialetto Tarantino: una favola ancestrale... quarta puntata, Aristosseno2.altervista.org.
  257. Citato in Carlo "'U Sinnache" Caprino, A rascie accom'vuè a fasce, Tarantonostra.com, 23 agosto 2004.
  258. Citato in De Vincentiis, p. 220.
  259. a b c Citato in Nicola Gigante, p. 628.
  260. Citato in Nicola Gigante, p. 925.
  261. a b Citato in Nicola Gigante, p. 233.
  262. a b Citato in Nicola Gigante, p. 192.
  263. a b c Citato in Nicola Gigante, p. 379.
  264. a b c Citato in Nicola Gigante, p. 862.
  265. Citato in Nicola Gigante, p. 366.
  266. a b c Citato in Nicola Gigante, p. 856.
  267. Citato in Nicola Gigante, p. 860.
  268. Citato in Nicola Gigante, p. 530.
  269. a b Citato in Nicola Gigante, p. 449.
  270. a b Citato in Nicola Gigante, p. 304.
  271. a b c Citato in Nicola Gigante, p. 607.
  272. Citato in De Vincentiis, p. 154.
  273. a b c Citato in De Vincentiis, p. 224.
  274. Citato in Carlo "'U Sinnache" Caprino, Spezza filetti, Tarantonostra.com, 27 luglio 2004.
  275. Citato in Nicola Gigante, p. 869.
  276. Citato in Nicola Gigante, p. 921.
  277. a b Citato in Nicola Gigante, p. 150.
  278. a b Citato in Nicola Gigante, p. 550.
  279. a b Citato in Nicola Gigante, p. 647.
  280. Citato in Nicola Gigante, p. 240.
  281. Citato in Nicola Gigante, p. 248.
  282. a b c d e Citato in Nicola Gigante, p. 291.
  283. a b Citato in Carlo "'U Sinnache" Caprino, Coccara allessa e coccara vacante, Tarantonostra.com, 17 novembre 2011.
  284. Citato in Nicola Gigante, p. 302.
  285. Citato in Nicola Gigante, p. 401.
  286. Citato in Nicola Gigante, p. 777.
  287. Citato in Nicola Gigante, p. 455.
  288. Citato in A ccì appartìine? (soprannomi, nomignoli, agnomi), su www.dondialetto.it.
  289. a b Citato in Nicola Gigante, p. 238.
  290. a b c d e f g Citato in Nicola Gigante, p. 469.
  291. a b Citato in Nicola Gigante, p. 480.
  292. a b Citato in Nicola Gigante, p. 618.
  293. a b Citato in Nicola Gigante, p. 594.
  294. a b c d e f g Citato in Nicola Gigante, p. 613.
  295. Citato in Nicola Gigante, p. 59.
  296. Citato in Nicola Gigante, p. 700.
  297. Citato in Nicola Gigante, p. 730.
  298. Citato in Nicola Gigante, p. 473.
  299. Citato in Nicola Gigante, p. 493.
  300. Citato in Nicola Gigante, p. 831.
  301. a b Citato in Nicola Gigante, p. 585.
  302. a b c d Citato in Nicola Gigante, p. 610.
  303. Citato in Nicola Gigante, p. 883.
  304. Citato in Nicola Gigante, p. 629.
  305. a b c d Citato in Nicola Gigante, p. 648.
  306. a b c Citato in Nicola Gigante, p. 650.
  307. a b c Citato in De Vincentiis, p. 148.
  308. a b c Citato in Nicola Gigante, p. 668.
  309. a b Citato in Nicola Gigante, p. 96.
  310. Citato in Nicola Gigante, p. 792.
  311. a b Citato in Nicola Gigante, p. 908.
  312. a b c d Citato in Nicola Gigante, p. 838.
  313. Citato in Nicola Gigante, p. 334.
  314. a b Citato in Nicola Gigante, p. 760.
  315. a b c Citato in Nicola Gigante, p. 870.
  316. Citato in De Vincentiis, p. 190.
  317. a b Citato in Nicola Gigante, p. 810.
  318. a b Citato in Nicola Gigante, p. 522.
  319. Citato in Nicola Gigante, p. 423.
  320. Citato in Carlo "'U Sinnache" Caprino, Fa' tu e fa' chiovere, Tarantonostra.com, 29 luglio 2004.
  321. Citato in Nicola Gigante, p. 200.
  322. a b Citato in De Vincentiis, p. 51.
  323. a b c d Citato in Nicola Gigante, p. 365.
  324. a b c Citato in Nicola Gigante, p. 422.
  325. Citato in Nicola Gigante, p. 266.
  326. Citato in Carlo "'U Sinnache" Caprino, Megghie na catare n'guedde ca n'onze n'gule, Tarantonostra.com, 01 dicembre 2009.
  327. Citato in Nicola Gigante, p. 540.
  328. Citato in Nicola Gigante, p. 578.
  329. a b Citato in Nicola Gigante, p. 619.
  330. Citato in Carlo "'U Sinnache" Caprino, Peluscina, Tarantonostra.com, 28 aprile 2011.
  331. a b c Citato in Nicola Gigante, p. 638.
  332. a b c d e f Citato in Nicola Gigante, p. 699.
  333. a b Citato in De Vincentiis, p. 124.
  334. a b c Citato in Nicola Gigante, p. 681.
  335. a b c d e f g h Citato in Nicola Gigante, p. 632.
  336. Citato in Nicola Gigante, p. 877.
  337. a b Citato in Nicola Gigante, p. 878.
  338. Citato in Nicola Gigante, p. 108.
  339. a b Citato in Nicola Gigante, p. 850.
  340. a b c Citato in Nicola Gigante, p. 698.
  341. a b Citato in Nicola Gigante, p. 375.
  342. Citato in Nicola Gigante, p. 359.
  343. Citato in De Vincentiis, p. 82.
  344. a b c Citato in Nicola Gigante, p. 147.
  345. Citato in Nicola Gigante, p. 186.
  346. a b Citato in Nicola Gigante, p. 933.
  347. Citato in Nicola Gigante, p. 324.
  348. a b Citato in De Vincentiis, p. 76.
  349. a b Citato in Nicola Gigante, p. 378.
  350. a b Citato in Nicola Gigante, p. 439.
  351. a b c d e f g h Citato in De Vincentiis, p. 209.
  352. a b c Citato in Nicola Gigante, p. 938.
  353. Citato in Nicola Gigante, p. 476.
  354. Citato in Nicola Gigante, p. 508.
  355. Citato in De Vincentiis, p. 116.
  356. a b c d e Citato in De Vincentiis, p. 119.
  357. Citato in Nicola Gigante, p. 215.
  358. Citato in Nicola Gigante, p. 407.
  359. a b c Citato in De Vincentiis, p. 146.
  360. Citato in Nicola Gigante, p. 827.
  361. Citato in Nicola Gigante, p. 301.
  362. a b Citato in Nicola Gigante, p. 419.
  363. a b c Citato in Nicola Gigante, p. 654.
  364. a b Citato in Nicola Gigante, p. 463.
  365. a b c Citato in Nicola Gigante, p. 697.
  366. a b c d e Citato in Nicola Gigante, p. 199.
  367. a b Citato in Nicola Gigante, p. 314.
  368. a b Citato in Nicola Gigante, p. 732.
  369. Citato in Nicola Gigante, p. 316.
  370. Citato in De Vincentiis, p. 135.
  371. Citato in Nicola Gigante, p. 344.
  372. Citato in Nicola Gigante, p. 426.
  373. Citato in Nicola Gigante, p. 359.
  374. Citato in Nicola Gigante, p. 520.
  375. Citato in Nicola Gigante, p. 631.
  376. Citato in Nicola Gigante, p. 694.
  377. a b c d e f Citato in Nicola Gigante, p. 857.
  378. a b c Citato in Nicola Gigante, p. 861.
  379. Citato in De Vincentiis, p. 221.
  380. a b c Citato in Nicola Gigante, p. 754.
  381. Citato in Carlo "'U Sinnache" Caprino, Farsi a fezza, Tarantonostra.com, 08 settembre 2010.
  382. Citato in Carlo "'U Sinnache" Caprino, Farsi a fezza, Tarantonostra.com, 07 aprile 2011.
  383. Citato in Nicola Gigante, p. 388.
  384. Citato in Nicola Gigante, p. 284.
  385. Citato in Nicola Gigante, p. 911.
  386. a b Citato in Nicola Gigante, p. 665.
  387. Citato in Carlo "'U Sinnache" Caprino, Faija e fatija, e la sera pane e cepodde, Tarantonostra.com, 16 settembre 2004.
  388. Citato in Nicola Gigante, p. 362.
  389. a b Citato in Nicola Gigante, p. 830.
  390. a b Citato in De Vincentiis, p. 195.
  391. Citato in Nicola Gigante, p. 373.
  392. Citato in Carlo "'U Sinnache" Caprino, Fessa so', ma a sera a casa m'arretire, Tarantonostra.com, 17 novembre 2006.
  393. a b c Citato in De Vincentiis, p. 86.
  394. Citato in Nicola Gigante, p. 380.
  395. a b Citato in De Vincentiis, p. 89.
  396. Citato in Nicola Gigante, p. 390.
  397. Citato in Nicola Gigante, p. 392.
  398. Citato in Carlo "'U Sinnache" Caprino, Frùscie de scòpa nòva, Tarantonostra.com, 28 luglio 2004.
  399. Citato in De Vincentiis, p. 178.
  400. a b c Citato in Nicola Gigante, p. 590.
  401. Citato in Nicola Gigante, p. 574.
  402. a b Citato in Nicola Gigante, p. 399.
  403. a b c Citato in Nicola Gigante, p. 515.
  404. Citato in Nicola Gigante, p. 327.
  405. a b c d e Citato in Nicola Gigante, p. 413.
  406. Citato in Nicola Gigante, p. 124.
  407. Citato in Nicola Gigante, p. 199.
  408. Citato in Nicola Gigante, p. 793.
  409. Citato in De Vincentiis, p. 176.
  410. Citato in Carlo "'U Sinnache" Caprino, Agghie furtune e mienete a mare, Tarantonostra.com, 09 maggio 2005.
  411. Citato in Carlo "'U Sinnache" Caprino, Je acchiate u patrune?, Tarantonostra.com, 21 agosto 2012.
  412. a b Citato in Nicola Gigante, p. 100.
  413. Cfr. calendario "Tarantinità" 2015, marzo.
  414. a b Citato in Nicola Gigante, p. 527.
  415. Citato in Nicola Gigante, p. 611.
  416. Citato in Carlo "'U Sinnache" Caprino, Je carne de pecora e nno' se' coce, Tarantonostra.com, 19 gennaio 2007.
  417. a b Citato in Nicola Gigante, p. 482.
  418. Citato in Nicola Gigante, p. 779.
  419. Mègghje ‘na mala crianze ca ‘nu delöre de panze in http://www.parlamanfredoniano.com.
  420. Dialecto de Sonnino (Provincia de Latina, Lazio) in http://www.paremia.org.
  421. Citato in Nicola Gigante, p. 714.
  422. Citato in Nicola Gigante, p. 182.
  423. a b Citato in Nicola Gigante, p. 428.
  424. a b Citato in De Vincentiis, p. 100.
  425. a b Citato in Nicola Gigante, p. 843.
  426. Citato in Nicola Gigante, p. 431.
  427. Citato in Nicola Gigante, p. 297.
  428. Citato in Carlo "'U Sinnache" Caprino, Ha lassate Criste pe scè alle cozze, Tarantonostra.com, 19 febbraio 2007.
  429. a b Citato in Nicola Gigante, p. 393.
  430. a b Citato in Nicola Gigante, p. 894.
  431. a b Citato in Nicola Gigante, p. 609.
  432. Cfr. Olmo] in Vocabolario Treccani online.
  433. Rumanì jómme in http://www.parlamanfredoniano.com.
  434. Patrunu in http://www.dialettosalentino.it.
  435. Vecchie parole e modi di dire romaneschi in http://biblio.lett.unitn.it.
  436. Citato in Nicola Gigante, p. 920.
  437. a b Citato in Nicola Gigante, p. 237.
  438. Citato in Nicola Gigante, p. 927.
  439. a b Citato in Nicola Gigante, p. 318.
  440. a b c d e Citato in Nicola Gigante, p. 669.
  441. Citato in Nicola Gigante, p. 678.
  442. Citato in Carlo "'U Sinnache" Caprino, L' manc' a botte p'a cadute, Tarantonostra.com, 11 novembre 2010.
  443. Citato in Nicola Gigante, p. 274.
  444. Citato in Nicola Gigante, p. 886.
  445. a b c Citato in Nicola Gigante, p. 589.
  446. Citato in Nicola Gigante, p. 900.
  447. a b c Citato in Nicola Gigante, p. 213.
  448. a b Citato in De Vicentiis, p. 48.
  449. Citato in Nicola Gigante, p. 175.
  450. a b c Citato in Nicola Gigante, p. 458.
  451. a b Citato in De Vincentiis, p. 107.
  452. a b Citato in Nicola Gigante, p. 599.
  453. Citato in Carlo "'U Sinnache" Caprino, E mameta è signorina, Tarantonostra.com, 30 novembre 2011.
  454. Citato in Nicola Gigante, p. 704.
  455. Citato in Nicola Gigante, p. 216.
  456. Citato in Nicola Gigante, p. 104.
  457. a b Citato in De Vincentiis, p. 115.
  458. a b c Citato in Nicola Gigante, p. 896.
  459. Citato in Nicola Gigante, p. 470.
  460. a b Citato in Nicola Gigante, p. 484.
  461. Citato in Nicola Gigante, p. 713.
  462. a b c d e f Citato in Nicola Gigante, p. 501.
  463. Citato in Nicola Gigante, p. 747.
  464. Citato in De Vincentiis, p. 173.
  465. Citato in De Vincentiis, p. 59.
  466. Citato in De Vincentiis, p. 168.
  467. a b c d Citato in Nicola Gigante, p. 210.
  468. Citato in De Vincentiis, p. 99.
  469. Citato in De Vincentiis, p. 185.
  470. Citato in Nicola Gigante, p. 790.
  471. a b Citato in Nicola Gigante, p. 443.
  472. a b Citato in Nicola Gigante, p. 246.
  473. Citato in De Vincentiis, p. 153.
  474. Citato in Nicola Gigante, p. 394.
  475. Citato in Carlo "'U Sinnache" Caprino, Mò vene Paske e quist sò l'ove, Tarantonostra.com, 29 luglio 2004.
  476. Citato in Carlo "'U Sinnache" Caprino, E mò m'a tagghie, Tarantonostra.com, 12 gennaio 2011.
  477. Citato in Nicola Gigante, p. 457.
  478. Citato in Nicola Gigante, p. 490.
  479. Citato in Nicola Gigante, p. 66.
  480. Citato in Nicola Gigante, p. 783.
  481. Citato in De Vincentiis, p. 129.
  482. Citato in De Vincentiis, p. 128.
  483. Citato in Nicola Gigante, p. 928.
  484. Citato in Carlo "'U Sinnache" Caprino, N'e' fritte vurpe, Tarantonostra.com, 2 settembre 2004.
  485. Cfr. calendario "Tarantinità" 2015, maggio.
  486. Citato in Carlo "'U Sinnache" Caprino, Ne po' ffà acqua di cielo, Tarantonostra.com, 02 maggio 2006.
  487. Citato in Nicola Gigante, p. 549.
  488. a b c d Citato in Nicola Gigante, p. 551.
  489. Citato in Nicola Gigante, p. 906.
  490. Citato in Nicola Gigante, p. 347.
  491. a b Citato in Nicola Gigante, p. 517.
  492. Citato in Nicola Gigante, p. 511.
  493. Citato in Nicola Gigante, p. 200.
  494. a b Citato in Nicola Gigante, p. 764.
  495. Citato in Carlo "'U Sinnache" Caprino, No' mesckà squercele e fave, Tarantonostra.com, 19 febbraio 2007.
  496. Citato in Nicola Gigante, p. 727.
  497. Citato in Carlo "'U Sinnache" Caprino, Nò rusce e nò musce, Tarantonostra.com, 10 giugno 2011.
  498. Citato in Nicola Gigante, p. 140.
  499. a b Citato in De Vincentiis, p. 81.
  500. Citato in Nicola Gigante, p. 511.
  501. Citato in Nicola Gigante, p. 904.
  502. Citato in Nicola Gigante, p. 933.
  503. Citato in Nicola Gigante, p. 117.
  504. Citato in Nicola Gigante, p. 851.
  505. Citato in Nicola Gigante, p. 258.
  506. Citato in Nicola Gigante, p. 315.
  507. a b c d Citato in Nicola Gigante, p. 816.
  508. Citato in Nicola Gigante, p. 502.
  509. a b c Citato in Nicola Gigante, p. 518.
  510. Citato in Nicola Gigante, p. 883.
  511. a b Citato in Nicola Gigante, p. 586.
  512. a b Citato in Nicola Gigante, p. 243.
  513. Citato in Nicola Gigante, p. 885.
  514. a b Citato in Carlo "'U Sinnache" Caprino, Giochi di lingua, Tarantonostra.com, 11 maggio 2011.
  515. Citato in Nicola Gigante, p. 339.
  516. Citato in Nicola Gigante, p. 818.
  517. Citato in De Vincentiis, p. 69.
  518. Citato in Nicola Gigante, p. 604.
  519. Citato in Nicola Gigante, p. 871.
  520. Citato in Nicola Gigante, p. 757.
  521. a b c d Citato in De Vincentiis, p. 141.
  522. Citato in Nicola Gigante, p. 832.
  523. a b c d e f Citato in Nicola Gigante, p. 617.
  524. Citato in Nicola Gigante, p. 514.
  525. Citato in Nicola Gigante, p. 247.
  526. a b Citato in Nicola Gigante, p. 579.
  527. Citato in Nicola Gigante, p. 56.
  528. Citato in De Vincentiis, p. 152.
  529. Citato in Nicola Gigante, p. 887.
  530. Citato in Nicola Gigante, p. 286.
  531. Citato in Nicola Gigante, p. 603.
  532. Citato in Carlo "'U Sinnache" Caprino, Avime perse Filippe cu tutt'u panare, Tarantonostra.com, 22 aprile 2010.
  533. Citato in Nicola Gigante, p. 511.
  534. Citato in De Vincentiis, p. 159.
  535. a b c d Citato in Nicola Gigante, p. 636.
  536. Citato in Nicola Gigante, p. 637.
  537. Citato in Nicola Gigante, p. 516.
  538. Citato in Nicola Gigante, p. 524.
  539. Citato in Nicola Gigante, p. 300.
  540. Citato in Nicola Gigante, p. 68.
  541. Citato in Carlo "'U Sinnache" Caprino, Po' vedime e po' se penza, Tarantonostra.com, 30 dicembre 2009.
  542. Citato in Nicola Gigante, p. 295.
  543. Citato in Nicola Gigante, p. 653.
  544. Citato in Nicola Gigante, p. 475.
  545. a b c Citato in Nicola Gigante, p. 220.
  546. Citato in De Vincentiis, p. 194.
  547. Citato in Nicola Gigante, p. 243.
  548. Citato in Nicola Gigante, p. 641.
  549. Citato in Carlo "'U Sinnache" Caprino, Quanna face l'ogne a pizza, Tarantonostra.com, 27 aprile 2010.
  550. a b Citato in De Vincentiis, p. 75.
  551. Citato in Nicola Gigante, p. 173.
  552. Citato in Nicola Gigante, p. 695.
  553. Citato in De Vincentiis, p. 210.
  554. Citato in Nicola Gigante, p. 702.
  555. Citato in Nicola Gigante, p. 391.
  556. Citato in Nicola Gigante, p. 321.
  557. Carlo "'U Sinnache" Caprino, Storielle tarantine, Tarantonostra.com, 10 ottobre 2005.
  558. A zita de Puzàne, contacunti.blogspot.it, 2 maggio 2015.
  559. Citato in Nicola Gigante, p. 706.
  560. a b Citato in De Vincentiis, p. 167.
  561. Citato in Nicola Gigante, p. 588.
  562. Citato in De Vincentiis, p. 62.
  563. Citato in De Vincentiis, p. 171.
  564. Citato in Nicola Gigante, p. 680.
  565. a b Citato in De Vincentiis, p. 39.
  566. Citato in Nicola Gigante, p. 112.
  567. Citato in Nicola Gigante, p. 328.
  568. a b c d e f Citato in De Vincentiis, p. 172.
  569. Citato in Nicola Gigante, p. 739.
  570. Citato in Nicola Gigante, p. 100.
  571. Lettera di Carmine Carlucci a Bruno Ferrante, 30 ottobre 2012, Taranto.
  572. Citato in De Vincentiis, p. 113.
  573. a b Citato in Carlo "'U Sinnache" Caprino, Proverbi tarantini tradotti nelle principali lingue del mondo, Tarantonostra.com, 8 agosto 2007.
  574. Citato in Nicola Gigante, p. 125.
  575. Citato in Nicola Gigante, p. 157.
  576. Citato in Carlo "'U Sinnache" Caprino, Sampdoria, Tarantonostra.com, 21 giugno 2012.
  577. a b Citato in Nicola Gigante, p. 891.
  578. Citato in Carlo "'U Sinnache" Caprino, Ame sciute cu ne lavame la faccie e n'ame cicate n'uecchie, Tarantonostra.com, 17 marzo 2011.
  579. a b Citato in Nicola Gigante, p. 917.
  580. Citato in Nicola Gigante, p. 282.
  581. Citato in De Vincentiis, p. 138.
  582. Citato in Nicola Gigante, p. 794.
  583. Citato in De Vincentiis, p. 101.
  584. Citato in Nicola Gigante, p. 519.
  585. Citato in Nicola Gigante, p. 787.
  586. Citato in Carlo "'U Sinnache" Caprino, Ame sciute cu ne lavame la faccie e n'ame cicate n'uecchie, Tarantonostra.com, 17 marzo 2011.
  587. Citato in Carlo "'U Sinnache" Caprino, Ame sciute pè fa na case e ame fatte nu pinocchje, Tarantonostra.com, 28 maggio 2009.
  588. Citato in Nicola Gigante, p. 649.
  589. Citato in Nicola Gigante, p. 381.
  590. a b c Citato in Nicola Gigante, p. 808.
  591. Citato in De Vincentiis, p. 188.
  592. a b Citato in Nicola Gigante, p. 276.
  593. a b c Citato in Nicola Gigante, p. 743.
  594. Citato in Nicola Gigante, p. 744.
  595. Citato in De Vincentiis, p. 180.
  596. a b Citato in Nicola Gigante, p. 411.
  597. Citato in Nicola Gigante, p. 771.
  598. Citato in De Vincentiis, p. 181.
  599. Citato in Nicola Gigante, p. 761.
  600. Citato in Nicola Gigante, p. 657.
  601. a b Citato in Nicola Gigante, p. 450.
  602. Citato in Nicola Gigante, p. 766.
  603. Citato in Nicola Gigante, p. 785.
  604. Citato in Nicola Gigante, p. 608.
  605. Citato in De Vincentiis, . 179.
  606. Citato in Nicola Gigante, p. 798.
  607. Citato in De Vincentiis, p. 187.
  608. a b Citato in De Vincentiis, p. 80.
  609. a b Citato in De Vincentiis, p. 191.
  610. Citato in Nicola Gigante, p. 204.
  611. Citato in Nicola Gigante, p. 343.
  612. Citato in Nicola Gigante, p. 624.
  613. Citato in Nicola Gigante, p. 742.
  614. Citato in De Vincentiis, p. 175.
  615. Citato in De Vincentiis, p. 109.
  616. Citato in Nicola Gigante, p. 800.
  617. Citato in Nicola Gigante, p. 801.
  618. Citato in Nicola Gigante, p. 73.
  619. a b Citato in Nicola Gigante, p. 652.
  620. Citato in Nicola Gigante, p. 158.
  621. Citato in Nicola Gigante, p. 133.
  622. Citato in Nicola Gigante, p. 105.
  623. a b Citato in De Vincentiis, p. 84.
  624. a b Citato in Nicola Gigante, p. 222.
  625. Citato in Nicola Gigante, p. 731.
  626. Citato in De Vincentiis, p. 174.
  627. Citato in Nicola Gigante, p. 672.
  628. a b Citato in Nicola Gigante, p. 179.
  629. a b Citato in De Vincentiis, p. 198.
  630. Citato in Nicola Gigante, p. 858.
  631. Citato in Nicola Gigante, p. 436.
  632. Citato in Nicola Gigante, p. 265.
  633. Citato in Nicola Gigante, p. 880.
  634. a b Citato in De Vincentiis, p. 193.
  635. Citato in Nicola Gigante, p. 544.
  636. Citato in Nicola Gigante, p. 421.
  637. Citato in Nicola Gigante, p. 823.
  638. Citato in Nicola Gigante, p. 828.
  639. a b Citato in De Vincentiis, p. 197.
  640. Citato in De Vincentiis, p. 207.
  641. a b Citato in De Vincentiis, p. 200.
  642. a b c Citato in De Vincentiis, p. 199.
  643. a b Citato in Nicola Gigante, p. 855.
  644. Citato in Nicola Gigante, p. 223.
  645. Citato in Carlo "'U Sinnache" Caprino, Te canusceve pire, mo t'honne innestate a skuerpe, Tarantonostra.com, 22 settembre 2009.
  646. Citato in Carlo "'U Sinnache" Caprino, T'agghia 'mparà e t'agghia a perdere, Tarantonostra.com, 05 marzo 2010.
  647. Citato in Carlo "'U Sinnache" Caprino, T'agghia 'mparà e t'agghia a perdere, Tarantonostra.com, 29 settembre 2010.
  648. Citato in Nicola Gigante, p. 834.
  649. Citato in Nicola Gigante, p. 504.
  650. Citato in De Vincentiis, p. 162.
  651. Citato in De Vincentiis, p. 91.
  652. a b c Citato in De Vincentiis, p. 65.
  653. Citato in Nicola Gigante, p. 367.
  654. Citato in Nicola Gigante, p. 342.
  655. Citato in Nicola Gigante, p. 270.
  656. Citato in De Vincentiis, p. 151.
  657. Citato in Nicola Gigante, p. 660.
  658. a b Citato in Nicola Gigante, p. 252.
  659. Citato in Nicola Gigante, p. 283.
  660. Citato in Nicola Gigante, p. 707.
  661. Citato in De Vincentiis, p. 55.
  662. Citato in Nicola Gigante, p. 271.
  663. Citato in Nicola Gigante, p. 287.
  664. Citato in De Vincentiis, p. 118.
  665. Citato in Nicola Gigante, p. 923.
  666. Citato in De Vincentiis, p. 70.
  667. Citato in Nicola Gigante, p. 255.
  668. Citato in Nicola Gigante, p. 873.
  669. Citato in Nicola Gigante, p. 921.
  670. Citato in Nicola Gigante, p. 939.
  671. Citato in De Vincentiis, p. 92.
  672. Citato in Carlo "'U Sinnache" Caprino, Tu te stè, ije me stoche, nint' me dè e nint' te doche, Tarantonostra.com, 21 gennaio 2013.
  673. Citato in Nicola Gigante, p. 881.
  674. Citato in Nicola Gigante, p. 405.
  675. Citato in Nicola Gigante, p. 313.
  676. Citato in Nicola Gigante, p. 513.
  677. Citato in Nicola Gigante, p. 842.
  678. Citato in Nicola Gigante, p. 416.
  679. Citato in Nicola Gigante, p. 642.
  680. Citato in Nicola Gigante, p. 641.
  681. Citato in Nicola Gigante, p. 612.
  682. 'Contadini, agricoltura, animali in www.ilcalitrano.it.
  683. Citato in Nicola Gigante, p. 385.
  684. Citato in Nicola Gigante, p. 121.
  685. Citato in De Vincetiis, pp. 40-41.
  686. Citato in Nicola Gigante, p. 780.
  687. Citato in Carlo "'U Sinnache" Caprino, U sole spacca le fiche, a luna le melune..., Tarantonostra.com, 04 marzo 2011.
  688. Citato in De Vincentiis, p. 211.
  689. Citato in Nicola Gigante, p. 899.
  690. Citato in Nicola Gigante, p. 907.
  691. a b Citato in Carlo "'U Sinnache" Caprino, Ve futte alle gnure, Tarantonostra.com, 23 giugno 2009.
  692. Citato in Nicola Gigante, p. 769.
  693. Citato in De Vincentiis, p. 216.
  694. Citato in Nicola Gigante, p. 891.
  695. Citato in Nicola Gigante, p. 915.
  696. Citato in Carlo "'U Sinnache" Caprino, Vo' pagghie pe ciente cavadde, Tarantonostra.com, 27 marzo 2007.
  697. Citato in Carlo "'U Sinnache" Caprino, Ne vole de cule de queccele, Tarantonostra.com, 19 febbraio 2007.

Bibliografia

  • Domenico Ludovico De Vincentiis, Vocabolario del dialetto tarantino in corrispondenza della lingua italiana, Taranto, Tip. Salv. Latronico e figlio, 1872.
  • Nicola Gigante, Dizionario della parlata tarantina, Mandese editore, Taranto, 2002.

Voci correlate

Altri progetti