Luigi Salvatorelli: differenze tra le versioni

Da Wikiquote, aforismi e citazioni in libertà.
Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
→‎Citazioni: Conferenza di Parigi (1919)
Riga 9: Riga 9:


===Citazioni===
===Citazioni===
*Per provvedere alle condizioni di pace e al riordinamento dell'Europa si riunì il 18 gennaio (stesso giorno della proclamazione a Versailles nel 1871 dell'impero tedesco) 1919 la Conferenza di Parigi, in cui furono rappresentati tutti gli stati vittoriosi (trentadue), ma la cui direzione fu assunta dai capi di governo dei quattro maggiori Stati (i ''Big Four'', come dicevano gli Anglosassoni), Wilson, LLoyd George, Clemenceau, Orlando. Si scatenò, com'era inevitabile, una ridda di tendenze e di appetiti contraddittori: nazionalismi esasperati l'uno contro l'altro e speranze messianiche di trasformazione universale lottarono e si mescolarono insieme. (Vol. II. Parte terza. Capitolo sesto, p. 644)
*Il [[Trattato di Versailles (1919)|trattato di Versailles]] non fu quel monumento di iniquità di cui parlarono gli estremisti del neutralismo e del pacifismo, a rinforzo del revanscismo tedesco. Ciò che gli dette agli occhi dei Tedeschi – ma non di essi soltanto – la fisionomia di "pace cartaginese" fu, più ancora delle clausole specifiche, il carattere esteriore ostentato d'imposizione. Ogni pace tra vincitori e vinti è per natura pace imposta. Ma si può risparmiare la dignità del vinto con una discussione e redazione in comune, intorno a un tavolo di conferenza, a parità formale di situazione tra i plenipotenziari. (Vol. II. Parte terza. Capitolo sesto, p. 669)
*Il [[Trattato di Versailles (1919)|trattato di Versailles]] non fu quel monumento di iniquità di cui parlarono gli estremisti del neutralismo e del pacifismo, a rinforzo del revanscismo tedesco. Ciò che gli dette agli occhi dei Tedeschi – ma non di essi soltanto – la fisionomia di "pace cartaginese" fu, più ancora delle clausole specifiche, il carattere esteriore ostentato d'imposizione. Ogni pace tra vincitori e vinti è per natura pace imposta. Ma si può risparmiare la dignità del vinto con una discussione e redazione in comune, intorno a un tavolo di conferenza, a parità formale di situazione tra i plenipotenziari. (Vol. II. Parte terza. Capitolo sesto, p. 669)
*Su tutta la nuova situazione internazionale {{NDR|creata dai trattati di pace che chiudevano la prima guerra mondiale}} avrebbe dovuto vegliare la [[Società delle Nazioni|Società delle nazioni]], rimediando (secondo l'idea di [[Thomas Woodrow Wilson|Wilson]]) alle imperfezioni dei trattati e promuovendo l'attuazione degli ideali intesisti<ref>Riferiti alle potenze dell'Intesa, vincitrici del conflitto.</ref> e wilsoniani. La Società (''League'', nel testo inglese) era stata costituita il 10 gennaio 1920; la prima riunione del Consiglio a Parigi avvenne il 16 gennaio, quella dell'Assemblea a Ginevra il 15 novembre. La sua costituzione avvenne in base alla prima parte del trattato di Versailles, e degli altri trattati di pace. Wilson aveva inteso così sottolineare l'autorità primaria: di fatto aveva creato un primo ostacolo. Venendo edificata sul fondamento dei trattati di pace imposti dai vincitori ai vinti, La Società assumeva agli occhi dei secondi l'aspetto di una lega di ''beati possidentes'', di uno strumento con cui i più forti avrebbero cercato di mantenere e assodare il loro predominio, mentre forniva un terreno propizio alla coltivazione e manifestazione di recriminazioni e rancori non capaci dii ottenere soddisfazione. (Vol. II. Parte terza. Capitolo sesto, pp. 672-673)
*Su tutta la nuova situazione internazionale {{NDR|creata dai trattati di pace che chiudevano la prima guerra mondiale}} avrebbe dovuto vegliare la [[Società delle Nazioni|Società delle nazioni]], rimediando (secondo l'idea di [[Thomas Woodrow Wilson|Wilson]]) alle imperfezioni dei trattati e promuovendo l'attuazione degli ideali intesisti<ref>Riferiti alle potenze dell'Intesa, vincitrici del conflitto.</ref> e wilsoniani. La Società (''League'', nel testo inglese) era stata costituita il 10 gennaio 1920; la prima riunione del Consiglio a Parigi avvenne il 16 gennaio, quella dell'Assemblea a Ginevra il 15 novembre. La sua costituzione avvenne in base alla prima parte del trattato di Versailles, e degli altri trattati di pace. Wilson aveva inteso così sottolineare l'autorità primaria: di fatto aveva creato un primo ostacolo. Venendo edificata sul fondamento dei trattati di pace imposti dai vincitori ai vinti, La Società assumeva agli occhi dei secondi l'aspetto di una lega di ''beati possidentes'', di uno strumento con cui i più forti avrebbero cercato di mantenere e assodare il loro predominio, mentre forniva un terreno propizio alla coltivazione e manifestazione di recriminazioni e rancori non capaci dii ottenere soddisfazione. (Vol. II. Parte terza. Capitolo sesto, pp. 672-673)

Versione delle 15:29, 25 nov 2017

Luigi Salvatorelli (1886 – 1974), storico e giornalista italiano.

Citazioni Di Luigi Salvatorelli

  • La politica internazionale oggi non può essere che mondiale: e quindi mondiali i contrasti, mondiali gli accordi, mondiali le guerre, mondiali le paci.[1]

Storia del Novecento

Incipit

Con il 1914 (inizio della prima guerra mondiale) incomincia "la novella storia", cioè la nostra "Storia contemporanea": entità di dubbia consistenza ideale, destinata a cambiare da una generazione all'altra la sua data di nascita, senza trovare di volta in volta l'accordo su di essa: e tuttavia, periodizzazione di cui praticamente non si può fare a meno.

Citazioni

  • Per provvedere alle condizioni di pace e al riordinamento dell'Europa si riunì il 18 gennaio (stesso giorno della proclamazione a Versailles nel 1871 dell'impero tedesco) 1919 la Conferenza di Parigi, in cui furono rappresentati tutti gli stati vittoriosi (trentadue), ma la cui direzione fu assunta dai capi di governo dei quattro maggiori Stati (i Big Four, come dicevano gli Anglosassoni), Wilson, LLoyd George, Clemenceau, Orlando. Si scatenò, com'era inevitabile, una ridda di tendenze e di appetiti contraddittori: nazionalismi esasperati l'uno contro l'altro e speranze messianiche di trasformazione universale lottarono e si mescolarono insieme. (Vol. II. Parte terza. Capitolo sesto, p. 644)
  • Il trattato di Versailles non fu quel monumento di iniquità di cui parlarono gli estremisti del neutralismo e del pacifismo, a rinforzo del revanscismo tedesco. Ciò che gli dette agli occhi dei Tedeschi – ma non di essi soltanto – la fisionomia di "pace cartaginese" fu, più ancora delle clausole specifiche, il carattere esteriore ostentato d'imposizione. Ogni pace tra vincitori e vinti è per natura pace imposta. Ma si può risparmiare la dignità del vinto con una discussione e redazione in comune, intorno a un tavolo di conferenza, a parità formale di situazione tra i plenipotenziari. (Vol. II. Parte terza. Capitolo sesto, p. 669)
  • Su tutta la nuova situazione internazionale [creata dai trattati di pace che chiudevano la prima guerra mondiale] avrebbe dovuto vegliare la Società delle nazioni, rimediando (secondo l'idea di Wilson) alle imperfezioni dei trattati e promuovendo l'attuazione degli ideali intesisti[2] e wilsoniani. La Società (League, nel testo inglese) era stata costituita il 10 gennaio 1920; la prima riunione del Consiglio a Parigi avvenne il 16 gennaio, quella dell'Assemblea a Ginevra il 15 novembre. La sua costituzione avvenne in base alla prima parte del trattato di Versailles, e degli altri trattati di pace. Wilson aveva inteso così sottolineare l'autorità primaria: di fatto aveva creato un primo ostacolo. Venendo edificata sul fondamento dei trattati di pace imposti dai vincitori ai vinti, La Società assumeva agli occhi dei secondi l'aspetto di una lega di beati possidentes, di uno strumento con cui i più forti avrebbero cercato di mantenere e assodare il loro predominio, mentre forniva un terreno propizio alla coltivazione e manifestazione di recriminazioni e rancori non capaci dii ottenere soddisfazione. (Vol. II. Parte terza. Capitolo sesto, pp. 672-673)

Bibliografia

  • Luigi Salvatorelli, Storia del Novecento, voll. 2, Edizione Club degli Editori su licenza della Arnoldo Mondadori Editore, Milano, 1979.

Note

  1. Dal discorso al convegno della «Terza forza» a Milano, riportato in La Rassegna d'Italia, maggio 1948; citato in Aldo Capitini, Italia nonviolenta, in Le ragioni della nonviolenza: Antologia degli scritti, Edizioni ETS, Pisa, 2004, p. 101. ISBN 88-467-0983-7
  2. Riferiti alle potenze dell'Intesa, vincitrici del conflitto.

Altri progetti