Carlo Bon Compagni di Mombello: differenze tra le versioni

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*Da questa concordia fondata in un affetto ed una devozione comune alle libertà costituzionali di cui s'ispirano le vostre deliberazioni, i giusti estimatori delle cose trarranno argomento di lode per voi, di speranza per lo Stato. Quando cosiffatta concordia fu più necessaria che in questi tempi, dappoiché molti popoli di Europa, miseramente bersagliati da rivoluzioni insensate a reazioni stupide, videro dileguarsi quelle libertà che parevano assicurate all'età nostra da decreto di Provvidenza divina e da legge di umano progresso? A chi la concordia è più necessaria e a noi, i quali, avendo, per singolare benefizio di Dio, preservati dalla universale distruzione gli ordini costituzionali fondati nel 1848, siamo stretti dal debito di conservare e di usufruttare a benefizio di questo regno, a benefizio d'Italia, a benefizio della universale civiltà, le tradizioni di quella politica liberale da cui, checché altri avvisi, è pur certo che i popoli moderni non possono lungamente traviare, senza rovinare al dispotismo, e dal dispotismo alla barbarie che ne sarebbe funesta ed inevitabile conseguenza? Nel compire il grave assunto che incombe al nostro Governo ed alla nostra nazione, a voi, signori, spetta una gran parte, giacché, nel reggimento costituzionale, alla Camera elettiva, espressione diretta ed immediata del voto popolare, appartiene principalmente estrinsecare quell'opinione libera, illuminata e perseverante la cui prevalenza è il carattere di cui s'informano gli ordini liberi.<ref>Dal Discorso di insediamento alla Presidenza della Camera del Regno di Sardegna, IV legislatura, 17 novembre 1853; disponibile su ''[http://storia.camera.it/presidenti/bon-compagni-mombello-carlo/iv-legislatura-del-regno-sardegna-1/discorso:0#nav Camera.it]''.</ref>
*Da questa concordia fondata in un affetto ed una devozione comune alle libertà costituzionali di cui s'ispirano le vostre deliberazioni, i giusti estimatori delle cose trarranno argomento di lode per voi, di speranza per lo Stato. Quando cosiffatta concordia fu più necessaria che in questi tempi, dappoiché molti popoli di Europa, miseramente bersagliati da rivoluzioni insensate a reazioni stupide, videro dileguarsi quelle libertà che parevano assicurate all'età nostra da decreto di Provvidenza divina e da legge di umano progresso? A chi la concordia è più necessaria e a noi, i quali, avendo, per singolare benefizio di Dio, preservati dalla universale distruzione gli ordini costituzionali fondati nel 1848, siamo stretti dal debito di conservare e di usufruttare a benefizio di questo regno, a benefizio d'Italia, a benefizio della universale civiltà, le tradizioni di quella politica liberale da cui, checché altri avvisi, è pur certo che i popoli moderni non possono lungamente traviare, senza rovinare al dispotismo, e dal dispotismo alla barbarie che ne sarebbe funesta ed inevitabile conseguenza? Nel compire il grave assunto che incombe al nostro Governo ed alla nostra nazione, a voi, signori, spetta una gran parte, giacché, nel reggimento costituzionale, alla Camera elettiva, espressione diretta ed immediata del voto popolare, appartiene principalmente estrinsecare quell'opinione libera, illuminata e perseverante la cui prevalenza è il carattere di cui s'informano gli ordini liberi.<ref>Dal Discorso di insediamento alla Presidenza della Camera del Regno di Sardegna, IV legislatura, 17 novembre 1853; disponibile su ''[http://storia.camera.it/presidenti/bon-compagni-mombello-carlo/iv-legislatura-del-regno-sardegna-1/discorso:0#nav Camera.it]''.</ref>
*... la politica che rifugge così dagli eccessi che tolgono pretesto dalla religione e dalla monarchia, come da quelli che si commettono in nome della libertà; la politica che, fedele mantenitrice dei diritti e delle prerogative della Corona, veglia con eguale sollecitudine alla conservazione delle libertà e delle franchigie della nazione; che, riverente alle tradizioni del passato in ciò che esse hanno di salutare, accarezza con amore le speranze dell'avvenire! Quella politica liberale che rallegrava di liete speranze la nostra giovinezza, che nel 1847 e nei primordi del 1848 faceva sorgere fiducia che, colle antiche discordie, fossero per cessare le antiche sventure italiane, che dopo l'immenso disastro del 1849 preservò incolume dalla comune rovina la nostra monarchia costituzionale, politica che sola racchiude gli augurii di un avvenire più lieto e più splendido, non solo per questo reame, ma per tutta Italia. [...] {{NDR|Riferendosi a [[Vittorio Emanuele II di Savoia|Vittorio Emanuele II]]}} Possa l'opera vostra servire efficacemente alla gloria ed alla prosperità della Corona che posa sul capo di un monarca venerato dalla sua nazione, ed ammirato dal mondo civile, così pel valore spiegato sui campi di battaglia in cui si propugnava l'indipendenza italiana, come per la lealtà con cui mantenne le libertà della sua patria<ref>Dal Discorso di insediamento alla Presidenza della Camera del Regno di Sardegna, V legislatura, 27 dicembre 1853; disponibile su ''[http://storia.camera.it/presidenti/bon-compagni-mombello-carlo/v-legislatura-del-regno-sardegna/discorso:0#nav Camera.it]''.</ref>
*... la politica che rifugge così dagli eccessi che tolgono pretesto dalla religione e dalla monarchia, come da quelli che si commettono in nome della libertà; la politica che, fedele mantenitrice dei diritti e delle prerogative della Corona, veglia con eguale sollecitudine alla conservazione delle libertà e delle franchigie della nazione; che, riverente alle tradizioni del passato in ciò che esse hanno di salutare, accarezza con amore le speranze dell'avvenire! Quella politica liberale che rallegrava di liete speranze la nostra giovinezza, che nel 1847 e nei primordi del 1848 faceva sorgere fiducia che, colle antiche discordie, fossero per cessare le antiche sventure italiane, che dopo l'immenso disastro del 1849 preservò incolume dalla comune rovina la nostra monarchia costituzionale, politica che sola racchiude gli augurii di un avvenire più lieto e più splendido, non solo per questo reame, ma per tutta Italia. [...] {{NDR|Riferendosi a [[Vittorio Emanuele II di Savoia|Vittorio Emanuele II]]}} Possa l'opera vostra servire efficacemente alla gloria ed alla prosperità della Corona che posa sul capo di un monarca venerato dalla sua nazione, ed ammirato dal mondo civile, così pel valore spiegato sui campi di battaglia in cui si propugnava l'indipendenza italiana, come per la lealtà con cui mantenne le libertà della sua patria<ref>Dal Discorso di insediamento alla Presidenza della Camera del Regno di Sardegna, V legislatura, 27 dicembre 1853; disponibile su ''[http://storia.camera.it/presidenti/bon-compagni-mombello-carlo/v-legislatura-del-regno-sardegna/discorso:0#nav Camera.it]''.</ref>
*... mi conforta a fiducia la concordia dei pensieri circa i quali sono unanimi questo Consesso, questo Parlamento, questa nazione: amore agli ordini liberi in cui sta raccolto lo spirito del progresso e della civiltà moderna; devozione alla monarchia costituzionale di Savoia, i cui destini sono irrevocabilmente legati con quelli della patria italiana. L'unanimità e la concordia circa questi sentimenti varrà a superare le difficoltà che sono inerenti sempre al Governo degli Stati, che sono maggiori forse in questi momenti; quando tutti i popoli tengono con ansietà gli sguardi rivolti all'avvenire, quando noi dobbiamo sottostare a sacrifizi che il senso delle vostre deliberazioni potrà rendere meno gravi, ma da cui nessuna forza umana potrebbe esimerci.<ref>Dal Discorso di insediamento alla Presidenza della Camera del Regno di Sardegna, V legislatura, 16 novembre 1855; disponibile su ''[http://storia.camera.it/presidenti/bon-compagni-mombello-carlo/v-legislatura-del-regno-sardegna/discorso:1#nav Camera.it]''.</ref>


==Note==
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Versione delle 15:38, 19 dic 2017

Carlo Bon Compagni di Mombello

Carlo Bon Compagni di Mombello (1804 – 1880), politico italiano

Citazioni di Carlo Bon Compagni di Mombello

  • Da questa concordia fondata in un affetto ed una devozione comune alle libertà costituzionali di cui s'ispirano le vostre deliberazioni, i giusti estimatori delle cose trarranno argomento di lode per voi, di speranza per lo Stato. Quando cosiffatta concordia fu più necessaria che in questi tempi, dappoiché molti popoli di Europa, miseramente bersagliati da rivoluzioni insensate a reazioni stupide, videro dileguarsi quelle libertà che parevano assicurate all'età nostra da decreto di Provvidenza divina e da legge di umano progresso? A chi la concordia è più necessaria e a noi, i quali, avendo, per singolare benefizio di Dio, preservati dalla universale distruzione gli ordini costituzionali fondati nel 1848, siamo stretti dal debito di conservare e di usufruttare a benefizio di questo regno, a benefizio d'Italia, a benefizio della universale civiltà, le tradizioni di quella politica liberale da cui, checché altri avvisi, è pur certo che i popoli moderni non possono lungamente traviare, senza rovinare al dispotismo, e dal dispotismo alla barbarie che ne sarebbe funesta ed inevitabile conseguenza? Nel compire il grave assunto che incombe al nostro Governo ed alla nostra nazione, a voi, signori, spetta una gran parte, giacché, nel reggimento costituzionale, alla Camera elettiva, espressione diretta ed immediata del voto popolare, appartiene principalmente estrinsecare quell'opinione libera, illuminata e perseverante la cui prevalenza è il carattere di cui s'informano gli ordini liberi.[1]
  • ... la politica che rifugge così dagli eccessi che tolgono pretesto dalla religione e dalla monarchia, come da quelli che si commettono in nome della libertà; la politica che, fedele mantenitrice dei diritti e delle prerogative della Corona, veglia con eguale sollecitudine alla conservazione delle libertà e delle franchigie della nazione; che, riverente alle tradizioni del passato in ciò che esse hanno di salutare, accarezza con amore le speranze dell'avvenire! Quella politica liberale che rallegrava di liete speranze la nostra giovinezza, che nel 1847 e nei primordi del 1848 faceva sorgere fiducia che, colle antiche discordie, fossero per cessare le antiche sventure italiane, che dopo l'immenso disastro del 1849 preservò incolume dalla comune rovina la nostra monarchia costituzionale, politica che sola racchiude gli augurii di un avvenire più lieto e più splendido, non solo per questo reame, ma per tutta Italia. [...] [Riferendosi a Vittorio Emanuele II] Possa l'opera vostra servire efficacemente alla gloria ed alla prosperità della Corona che posa sul capo di un monarca venerato dalla sua nazione, ed ammirato dal mondo civile, così pel valore spiegato sui campi di battaglia in cui si propugnava l'indipendenza italiana, come per la lealtà con cui mantenne le libertà della sua patria[2]
  • ... mi conforta a fiducia la concordia dei pensieri circa i quali sono unanimi questo Consesso, questo Parlamento, questa nazione: amore agli ordini liberi in cui sta raccolto lo spirito del progresso e della civiltà moderna; devozione alla monarchia costituzionale di Savoia, i cui destini sono irrevocabilmente legati con quelli della patria italiana. L'unanimità e la concordia circa questi sentimenti varrà a superare le difficoltà che sono inerenti sempre al Governo degli Stati, che sono maggiori forse in questi momenti; quando tutti i popoli tengono con ansietà gli sguardi rivolti all'avvenire, quando noi dobbiamo sottostare a sacrifizi che il senso delle vostre deliberazioni potrà rendere meno gravi, ma da cui nessuna forza umana potrebbe esimerci.[3]

Note

  1. Dal Discorso di insediamento alla Presidenza della Camera del Regno di Sardegna, IV legislatura, 17 novembre 1853; disponibile su Camera.it.
  2. Dal Discorso di insediamento alla Presidenza della Camera del Regno di Sardegna, V legislatura, 27 dicembre 1853; disponibile su Camera.it.
  3. Dal Discorso di insediamento alla Presidenza della Camera del Regno di Sardegna, V legislatura, 16 novembre 1855; disponibile su Camera.it.

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