Leo Longanesi: differenze tra le versioni

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Versione delle 20:58, 31 lug 2005

(1905-1957), giornalista, scrittore, disegnatore italiano

  • Non bisogna appoggiarsi troppo ai principi, perché poi si piegano.
  • Non è la libertà che manca. Mancano gli uomini liberi.
  • L'arte è un appello al quale troppi rispondono senza essere stati chiamati.
  • C’è una sola grande moda: la giovinezza.
  • La virtù affascina, ma c'è sempre in noi la speranza di poterla corrompere.
  • I ricordi sono come i sogni: si interpretano.
  • Non sono le idee che mi spaventano, ma le facce che rappresentano queste idee.
  • L'intellettuale è un signore che fa rilegare i libri che non ha letto.
  • L'amore è attesa di una gioia che quando arriva annoia.
  • Non datemi consigli! So sbagliare da solo.
  • Quando suona il campanello della loro coscienza fingono di non essere in casa.
  • I debiti di riconoscenza si pagano entro le ventiquattro ore con l'antipatia.
  • I difetti degli altri assomigliano troppo ai nostri.
  • Ci sono anche dolori di lusso, che recano lustro a chi li sopporta.
  • La fantasia è la figlia della libertà.
  • Un vero giornalista spiega benissimo quello che non sa.
  • Nulla si difende con così tanto calore quanto quelle idee a cui non si crede.
  • Vissero infelici perché costava meno.
  • La nostra bandiera nazionale dovrebbe recare una grande scritta: "Ho famiglia."
  • Un popolo buono a niente è capace di tutto.
  • Una società fondata sul lavoro non sogna che il riposo.
  • Se le religioni fossero molto chiare perderebbero, con l'andar del tempo, i credenti.
  • È meglio assumere un sottosegretario che una responsabilità.
  • Tutte le rivoluzioni cominciano per strada e finiscono a tavola.
  • Tutto ciò che non so l'ho imparato a scuola.
  • Due stupidi sono due stupidi. diecimila stupidi sono una forza storica.
  • Il tempo di trascorrere il tempo, è l'arte di non inseguirlo.
  • Il fascismo fu una dittatura temperata dall'inosservanza delle leggi.
  • Eppure, è sempre vero anche il contrario.