Umberto Terracini: differenze tra le versioni

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*L'Assemblea ha pensato e redatto la [[Costituzione della Repubblica Italiana|Costituzione]] come un patto di amicizia e fraternità di tutto il popolo italiano, cui essa la affida perché se ne faccia custode severo e disciplinato realizzatore.<ref>Da ''Come nacque la Costituzione'', Editori Riuniti, Roma, 1997.</ref>
*L'Assemblea ha pensato e redatto la [[Costituzione della Repubblica Italiana|Costituzione]] come un patto di amicizia e fraternità di tutto il popolo italiano, cui essa la affida perché se ne faccia custode severo e disciplinato realizzatore.<ref>Da ''Come nacque la Costituzione'', Editori Riuniti, Roma, 1997.</ref>
*La formazione delle leggi resta sempre, e resterà in ogni società nazionale comunque organizzata, il momento supremo e decisivo della comune sorte progressiva del popolo.<ref name=discorso>Dal Discorso di insediamento alla Presidenza dell'Assemblea Costituente della Repubblica Italiana, 8 febbraio 1947; disponibile su ''[http://storia.camera.it/presidenti/terracini-umberto/assemblea-costituente-1/discorso:0#nav Camera.it]''.</ref>
*La formazione delle leggi resta sempre, e resterà in ogni società nazionale comunque organizzata, il momento supremo e decisivo della comune sorte progressiva del popolo.<ref name=discorso>Dal Discorso di insediamento alla Presidenza dell'Assemblea Costituente della Repubblica Italiana, 8 febbraio 1947; disponibile su ''[http://storia.camera.it/presidenti/terracini-umberto/assemblea-costituente-1/discorso:0#nav Camera.it]''.</ref>
*{{NDR|Sulle prime formazioni fasciste a [[Torino]]}} Le prime squadre furono costituite su base mercenaria, arruolando gli spostati che vivevano ai margini della città operosa.<ref>[Citato in ''[http://www.archiviolastampa.it/component/option,com_lastampa/task,search/mod,libera/action,viewer/Itemid,3/page,2/articleid,0073_01_1960_0095_0002_16575594/ Una grande folla gremisce l'Alfieri per la lezione sull'avvento del fascismo]'', ''La Stampa'', 20 aprile 1960</ref>
*{{NDR|Sul trattato di pace di Parigi}} Onorevoli colleghi, una ne è stata foggiata di queste leggi, che voi dovrete esaminare nei prossimi tempi: legge d'imperio e perciò stesso legge iniqua. Nessun italiano vi ha posto mano, e perciò suona a beffa il titolo di trattato del quale si orna. Essa non corrisponde ai diritti sacri che vennero proclamati come nuova Carta del mondo liberato dai fascismi; e per ciò manca di fondamento giuridico. Essa misconosce i sacrifici immani non ancora conclusi, che il popolo italiano incontrò per rovesciare la tirannide fascista, e, volontario, per la comune salvezza dei popoli; e per cio è ingiusta. Ma se essa intende umiliarci e deprimere in noi la capacità di ristimolare, centuplicandole, le nostre energie e la fermezza dei propositi tesi a rifare del nome italico un segnacolo di gloriose conquiste nel campo della pace feconda e laboriosa; qui essa perderà ogni vigore. Poiché non vi è arbitrio di forze collegate che abbia imperio su spiriti riconsacratisi, per olocausto di popolo, a libertà.<ref name=discorso/>
*{{NDR|Sul trattato di pace di Parigi}} Onorevoli colleghi, una ne è stata foggiata di queste leggi, che voi dovrete esaminare nei prossimi tempi: legge d'imperio e perciò stesso legge iniqua. Nessun italiano vi ha posto mano, e perciò suona a beffa il titolo di trattato del quale si orna. Essa non corrisponde ai diritti sacri che vennero proclamati come nuova Carta del mondo liberato dai fascismi; e per ciò manca di fondamento giuridico. Essa misconosce i sacrifici immani non ancora conclusi, che il popolo italiano incontrò per rovesciare la tirannide fascista, e, volontario, per la comune salvezza dei popoli; e per cio è ingiusta. Ma se essa intende umiliarci e deprimere in noi la capacità di ristimolare, centuplicandole, le nostre energie e la fermezza dei propositi tesi a rifare del nome italico un segnacolo di gloriose conquiste nel campo della pace feconda e laboriosa; qui essa perderà ogni vigore. Poiché non vi è arbitrio di forze collegate che abbia imperio su spiriti riconsacratisi, per olocausto di popolo, a libertà.<ref name=discorso/>



Versione delle 12:25, 23 dic 2017

Umberto Terracini

Umberto Elia Terracini (1895 – 1983), politico e antifascista italiano.

Citazioni di Umberto Terracini

  • L'Assemblea ha pensato e redatto la Costituzione come un patto di amicizia e fraternità di tutto il popolo italiano, cui essa la affida perché se ne faccia custode severo e disciplinato realizzatore.[1]
  • La formazione delle leggi resta sempre, e resterà in ogni società nazionale comunque organizzata, il momento supremo e decisivo della comune sorte progressiva del popolo.[2]
  • [Sulle prime formazioni fasciste a Torino] Le prime squadre furono costituite su base mercenaria, arruolando gli spostati che vivevano ai margini della città operosa.[3]
  • [Sul trattato di pace di Parigi] Onorevoli colleghi, una ne è stata foggiata di queste leggi, che voi dovrete esaminare nei prossimi tempi: legge d'imperio e perciò stesso legge iniqua. Nessun italiano vi ha posto mano, e perciò suona a beffa il titolo di trattato del quale si orna. Essa non corrisponde ai diritti sacri che vennero proclamati come nuova Carta del mondo liberato dai fascismi; e per ciò manca di fondamento giuridico. Essa misconosce i sacrifici immani non ancora conclusi, che il popolo italiano incontrò per rovesciare la tirannide fascista, e, volontario, per la comune salvezza dei popoli; e per cio è ingiusta. Ma se essa intende umiliarci e deprimere in noi la capacità di ristimolare, centuplicandole, le nostre energie e la fermezza dei propositi tesi a rifare del nome italico un segnacolo di gloriose conquiste nel campo della pace feconda e laboriosa; qui essa perderà ogni vigore. Poiché non vi è arbitrio di forze collegate che abbia imperio su spiriti riconsacratisi, per olocausto di popolo, a libertà.[2]

Dall'intervista di Enzo Biagi, Terracini, La Stampa, 6 marzo 1973

  • [Sui presunti contrasti con Palmiro Togliatti] Diedi un'intervista ad un giornale americano e, temendo la guerra fredda, auspicai un incontro tra Stalin e Truman, per chiarire le divergenze, per cercare di superare la crisi. Fui solennemente richiamato. Allora presiedevo la Costituente, e con Togliatti, che era al suo banco, ci scambiavamo dei biglietti per sistemare la faccenda. Volevano una dichiarazione di colpevolezza. Non l'ho fatta.
  • [Sulla rivoluzione] È la liberazione totale, per cominciare una vita nuova.
  • [Sulle differenze tra Antonio Gramsci e Palmiro Togliatti] Gramsci aveva una maggiore sensibilità umana, più spontaneo, aperto. Togliatti, sembrerà strano, era molto più intellettuale.
  • La vita merita di essere vissuta, ma vissuta bene, la morte è una fine, e importante è affrontarla con dignità.
  • [Sul ricordo dei compagni morti] Mi commuovo, incespico, singhiozzo; però è una debolezza, ritengo, tollerabile.
  • [Sui contrasti con la dirigenza comunista] Quando ero a Ponza o a Ventotene, venni anche espulso, e mi trovai in situazioni difficili e pericolose. Finito il fascismo, e messo piede sul continente, non ho più potuto prendere contatto con l'organizzazione e, considerando che comandavano i tedeschi e quelli di Salò, quell'ostilità poteva costarmi molto cara. Talvolta è triste avere ragione con troppo anticipo.
  • [Su Stalin] Scomparso Lenin si è fatto sotto, ha dato la scalata, perché questo era il suo programma: se non andava avanti, sarebbe tornato definitivamente indietro.
  • [Su Amadeo Bordiga] Un caro amicone, freddo quando entrava nella politica, ma allegro, pieno di espansività anche nel lavoro.

Citazioni su Umberto Terracini

  • Perdo con lui un grande amico e compagno di lotta nelle carceri fasciste e nella Resistenza. Terracini è una delle figure più rappresentative del movimento operaio italiano e dell'antifascismo. (Sandro Pertini)

Note

  1. Da Come nacque la Costituzione, Editori Riuniti, Roma, 1997.
  2. a b Dal Discorso di insediamento alla Presidenza dell'Assemblea Costituente della Repubblica Italiana, 8 febbraio 1947; disponibile su Camera.it.
  3. [Citato in Una grande folla gremisce l'Alfieri per la lezione sull'avvento del fascismo, La Stampa, 20 aprile 1960

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