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Pietro Aretino: differenze tra le versioni

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===Citazioni===
*''Era gravida Monna Berniciglia, | e vide un cazzo dalla sua finestra | colla testa si grossa, che somiglia | ad un grosso bolzon d'una balestra; | lei, che voglia n'avea lo prese a briglia; | tutta giojosa colla sua man destra, | e se lo [[fellatio|pose in bocca]] con gran furia. | Peccò costei di gola o di lussuria?'' ([[s:Dubbj amorosi/Dubbio XIII|dubbio XIII]])
 
===''La Cortigiana''===
===[[Incipit]]===
'''Istrione del prologo''': Io avevo imparato un certo proemio, diceria, sermone, filostoccola, intemerata o prologo che se sia, e ve'l volevo recitare per amor de un mio amico, ma ognun mi vuole in pasticci. Ma se voi siate savi: Plaudite et valete!<br>
'''Istrione dell'argomento''': Come Plaudite et valete? Donque io ho durato tanta fatica a comporre questo argumento, serviziale, cristioro o quel che diavol si chiami, et ora vuoi ch'io lo getti via? Per mia fe', che tu hai magior torto che 'l campanile de Pisa e che la superchiaria.
 
===Citazioni===
*E a [[Siena]] c'è lo Studio, c'è Dottori, fonte Branda, fonte Beccia, la piazza, la guardia, si fa la caccia del toro, e' carri, con ceri e pimpinelli e mille gentilezze per mezzo agosto: a Siena ci si fanno e' marzapani, e' bericuocoli a centinaia, e ci vuol ben l'imperadore e tutto il mondo, fòr che i fiorentini. (Sanese: [[s:La Cortigiana (1525)/Atto primo/Scena prima|atto I, scena I]])
*Che cicalone e simpliciotto è questo mio padrone: ti so dire che per un pecorone egli non ha invidia a niuno. Ma gli è capitato in buone mani a maestro Andrea e al Zoppino! Uno giuntaría l'usura e l'altro faría impazzire la sapienza capranica. O può fare questo la natura, ch'egli si creda che gli asini tenghino scuola? Veramente gli è, come disse la buona memoria de Strascino, un maccherone senza sale, senza caseo e senza fuoco. (Grillo: [[s:La Cortigiana (1525)/Atto secondo/Scena diciannovesima|atto II, scena XIX]])
 
==''La talanta''==
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==''Le carte parlanti''==
===[[Incipit]]===
{{centrato|{{maiuscoletto|DIALOGO di Paternio Etiro}}
 
Nel quale si introducono le Carte parlare co 'l Padouano In Fiorenza
 
Padovano, Carte}}
 
Deh, guarda un poco con che tresca di scompiglio queste carte so in disordine; certo che il diavolo che le trovò, l'haro scolate di modo insieme, ch'è un rinnegare il tempo o ci perderò in raccozzarle.
 
'''Carte''': Se la ingratitudine fosse cosa nuova, da che tu isvillaneggi noi che ti habbiamo dato l'essere, ti chiameremmo veramente ingrato.<br>'''Padovano''': Oh Dio buono, le carte favellano.
 
===Citazioni===
*[...] il pane e noi concorriamo insieme circa la famigliarità con l'universale, e sì come i dottori, i filosofi, i gentiluomini, i cavalieri, i signori, i conti, i marchesi, i duchi, i re, gl'imperadori e i papi, con ogni altra spezie di genìa, mangiano lui, così le medesime varietà di genti maneggiano noi. E ne la foggia che la sustanzia del pane su detto nutrisce le turbe che diciamo, resta in noi la volontà de le persone che ci adoprano; onde siamo or larghe, or misere, or piacevoli, or furibonde, or taciturne, or cicale, or facete, or ritrose, ora sapute e ora triviali. (Carte: pp. 3-4)
*Il cuore di colui che disputa di materie importanti, essulta ne la efficacia de la mente, la qual procrea i [[pensiero|pensieri]] che formano le cose che poi distingue la [[parola|lingua]], caso che chi lo ascolta accenni con la intelligenzia di capire i sensi dei i concetti che esso prepara di esprimere. (Carte: p. 9)
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===''Il Genesi''===
Prima che fosse il cielo e innanzi che fosse il mondo, il Fattore del mondo e del cielo stava raccolto in se stesso (..); e le idee, da le quali la natura toglie l'esempio de le cose, erano guardate dal secreto di lui.<ref>Citato in [[Fruttero & Lucentini]], ''Íncipit'', Mondadori, 1993. È in parte una parafrasi e in parte un libero rifacimento, in gonfio stile cinquecentesco, del primo libro della Bibbia. Fu ristampato nel 1628 col titolo ''Lo specchio delle opere di Dio''.</ref>
 
===''La Cortigiana''===
'''Istrione del prologo''': Io avevo imparato un certo proemio, diceria, sermone, filostoccola, intemerata o prologo che se sia, e ve'l volevo recitare per amor de un mio amico, ma ognun mi vuole in pasticci. Ma se voi siate savi: Plaudite et valete!<br>
'''Istrione dell'argomento''': Come Plaudite et valete? Donque io ho durato tanta fatica a comporre questo argumento, serviziale, cristioro o quel che diavol si chiami, et ora vuoi ch'io lo getti via? Per mia fe', che tu hai magior torto che 'l campanile de Pisa e che la superchiaria.
 
===''Orlandino''===