Peter Høeg: differenze tra le versioni

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La sua distrazione contagiò l'equipaggio. Il timoniere inserì il pilota automatico, il mozzo andò a poppa lasciando il castello di prua ed entrambi si diressero verso il parapetto. Era la prima pausa di tranquillità dopo cinque giorni di navigazione, e i tre uomini contemplarono in silenzio le luci della periferia che, come lucciole, danzavano scivolando di fianco alla barca e scomparivano a poppa.
La sua distrazione contagiò l'equipaggio. Il timoniere inserì il pilota automatico, il mozzo andò a poppa lasciando il castello di prua ed entrambi si diressero verso il parapetto. Era la prima pausa di tranquillità dopo cinque giorni di navigazione, e i tre uomini contemplarono in silenzio le luci della periferia che, come lucciole, danzavano scivolando di fianco alla barca e scomparivano a poppa.


{{NDR|Peter Høeg – ''La donna e la scimmia'' – Arnoldo Mondadori Editore, traduzione a cura di Bruno Berni}}
{{NDR|Peter Høeg – ''La donna e la scimmia'' – Arnoldo Mondadori Editore, traduzione di Bruno Berni}}


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Versione delle 20:36, 9 apr 2007

Peter Høeg (1957 – vivente), scrittore danese.

  • La matematica è una specie di lingua. L'unica nell'universo che non vuol saperne di limiti. (da I quasi adatti)
  • Non esistono persone senza paura, solo attimi senza paura. (da I quasi adatti)
  • Quando c'è la luce è più facile tenere lontane le cose. Quando si fa buio arrivano tutte insieme. (da I quasi adatti – Arnoldo Mondadori Editore, 1996, traduzione di a cura di Bruno Berni)
  • Quando le persone ci devono essere comunque tolte, allora sarebbe meglio non avergli mai voluto bene. (da I quasi adatti)


Incipit de La donna e la scimmia

Una scimmia si stava avvicinando a Londra. Era rannicchiata su una panca, nel pozzetto di una barca a vela, sottovento. Aveva gli occhi chiusi e una coperta sulle spalle, e anche così, raggomitolata, faceva sembrare l'uomo seduto di fronte a lei più piccolo di quanto non fosse.
L'uomo, in quel periodo, si chiamava Bally, e nella sua vita ormai c'erano solo due cose che gli andavano a genio: il momento in cui arrivava in una metropoli e il momento in cui ripartiva. Perciò si alzò, si avvicinò al parapetto e rimase lì, in piedi, a guardare la città. Fu il primo e l'ultimo errore di quel viaggio.
La sua distrazione contagiò l'equipaggio. Il timoniere inserì il pilota automatico, il mozzo andò a poppa lasciando il castello di prua ed entrambi si diressero verso il parapetto. Era la prima pausa di tranquillità dopo cinque giorni di navigazione, e i tre uomini contemplarono in silenzio le luci della periferia che, come lucciole, danzavano scivolando di fianco alla barca e scomparivano a poppa.

[Peter Høeg – La donna e la scimmia – Arnoldo Mondadori Editore, traduzione di Bruno Berni]

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