Scott Turow: differenze tra le versioni

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"Scusa?" chiese Pamela Towns, la giovane collega seduta in macchina accanto a lui. Ad Arthur era sfuggito un borbottio di angoscia quando si era trovato, ancora una volta, faccia a faccia con se stesso.
"Scusa?" chiese Pamela Towns, la giovane collega seduta in macchina accanto a lui. Ad Arthur era sfuggito un borbottio di angoscia quando si era trovato, ancora una volta, faccia a faccia con se stesso.


{{NDR|Scott Turow – ''Errori Reversibili'' – Arnoldo Mondadori Editore, traduzione a cura di Stefania Bertola}}
{{NDR|Scott Turow – ''Errori Reversibili'' – Arnoldo Mondadori Editore, traduzione di Stefania Bertola}}


===''Lesioni personali''===
===''Lesioni personali''===
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Il solito motivetto. In più di venti e rotti anni, le persone che si erano sedute in quella poltrona di pelle davanti alla mia scrivania avevano selezionato nel loro juke-box sempre gli stessi inesorabili pezzi. "Non sono stato io. È stato quell'altro. Perché se la prendono con me." Il ritornello che mi si offriva quel giorno, "Sono pentito", era il più gettonato. In compenso da me si aspettavano di sentire immancabilmente la medesima tiritera: "Forse posso tirartene fuori". E io la ripetevo, pur sapendo che non di rado dovevo rimangiarmela. Ma è un brutto affare essere l'unica via di uscita di qualcuno.
Il solito motivetto. In più di venti e rotti anni, le persone che si erano sedute in quella poltrona di pelle davanti alla mia scrivania avevano selezionato nel loro juke-box sempre gli stessi inesorabili pezzi. "Non sono stato io. È stato quell'altro. Perché se la prendono con me." Il ritornello che mi si offriva quel giorno, "Sono pentito", era il più gettonato. In compenso da me si aspettavano di sentire immancabilmente la medesima tiritera: "Forse posso tirartene fuori". E io la ripetevo, pur sapendo che non di rado dovevo rimangiarmela. Ma è un brutto affare essere l'unica via di uscita di qualcuno.


{{NDR|Scott Turow – ''Lesioni personali'' – Arnoldo Mondadori Editore, traduzione a cura di Tullio Dobner}}
{{NDR|Scott Turow – ''Lesioni personali'' – Arnoldo Mondadori Editore, traduzione di Tullio Dobner}}


[[Categoria:Scrittori statunitensi|Turow]]
[[Categoria:Scrittori statunitensi|Turow]]

Versione delle 19:46, 9 apr 2007

Scott Turow (1949 – vivente), scrittore statunitense.

  • Non c'è nessuno scopo preciso, se non vincere, e anche quello, alla lunga, non conta niente. Credi di poter trovare un senso se ti fermi a riflettere? Credi che Dio abbia fatto un universo ordinato? Ecco dov'è la ridicolaggine della legge. A noi piace far finta che renda la vita più ragionevole. Figuriamoci. (da Lesioni personali)
  • Per gli avvocati, il lavoro era fatto solo di parole: quelle che pronunciavano in tribunale, o scrivevano sui documenti, o leggevano nei rapporti di polizia. (da Errori Reversibili)

Incipit di alcune opere

Errori Reversibili

Il cliente, come la maggior parte dei clienti, diceva di essere innocente. Mancavano trentatré giorni alla sua esecuzione.
Arthur Raven, il suo avvocato, era ben deciso a non preoccuparsi. Dopotutto, rifletté, non era stata una sua decisione. Era stato scelto dalla Corte d'appello federale perché accertasse che, dopo dieci anni di controversie, non restasse alcun valido argomento legale per salvare la vita di Rommy Gandolph. Preoccuparsi non faceva parte del suo incarico.
Nonostante ciò, lui si preoccupava.
"Scusa?" chiese Pamela Towns, la giovane collega seduta in macchina accanto a lui. Ad Arthur era sfuggito un borbottio di angoscia quando si era trovato, ancora una volta, faccia a faccia con se stesso.

[Scott Turow – Errori Reversibili – Arnoldo Mondadori Editore, traduzione di Stefania Bertola]

Lesioni personali

Sapeva che era un imbroglio e che l'avrebbero pizzicato. Sapeva che sarebbe successo un giorno o l'altro.
Erano stati stupidi, anzi, ammise, spudoratamente avidi. Avrebbero dovuto fermarsi prima. Invece, ogni volta che affiorava il pensiero di smettere, si sorprendeva a congegnarne qualcuna di peggio. Ora sapeva di essere nei guai.
Il solito motivetto. In più di venti e rotti anni, le persone che si erano sedute in quella poltrona di pelle davanti alla mia scrivania avevano selezionato nel loro juke-box sempre gli stessi inesorabili pezzi. "Non sono stato io. È stato quell'altro. Perché se la prendono con me." Il ritornello che mi si offriva quel giorno, "Sono pentito", era il più gettonato. In compenso da me si aspettavano di sentire immancabilmente la medesima tiritera: "Forse posso tirartene fuori". E io la ripetevo, pur sapendo che non di rado dovevo rimangiarmela. Ma è un brutto affare essere l'unica via di uscita di qualcuno.

[Scott Turow – Lesioni personali – Arnoldo Mondadori Editore, traduzione di Tullio Dobner]