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*Ci sono molti modi di fare cultura, ovviamente, ma in ogni caso sono due gli atteggiamenti fondamentali con i quali gli uomini si pongono di fronte ad essa, l'uno è quello di coloro che operano sempre all'interno di essa e che formano perciò le loro idee trascorrendo da un testo all'altro nella continuità di un percorso prestabilito dalla tradizione di quei testi; l'altro è quello più raro, più rischioso ma anche più avvincente di coloro che fanno cultura perché di tempo in tempo si pongono al di fuori di essa, la ribaltano e rovesciandola alla fine producono paradossalmente ancora cultura, ma una cultura che è nuova e che perciò dissolve questo effetto di paradossalità.<ref>Dalla premessa a ''La frase infinita'' |
*Ci sono molti modi di fare cultura, ovviamente, ma in ogni caso sono due gli atteggiamenti fondamentali con i quali gli uomini si pongono di fronte ad essa, l'uno è quello di coloro che operano sempre all'interno di essa e che formano perciò le loro idee trascorrendo da un testo all'altro nella continuità di un percorso prestabilito dalla tradizione di quei testi; l'altro è quello più raro, più rischioso ma anche più avvincente di coloro che fanno cultura perché di tempo in tempo si pongono al di fuori di essa, la ribaltano e rovesciandola alla fine producono paradossalmente ancora cultura, ma una cultura che è nuova e che perciò dissolve questo effetto di paradossalità.<ref>Dalla premessa a ''La frase infinita''; in ''L'arte di esistere contro i fatti'', Lamantica, 2017.</ref> |
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*È un fatto che gli uomini hanno prodotto assai più cose di quanto siano propensi ad ammettere; ma ciò che essi hanno eretto nella forma di costruzioni concettuali elevate e sublimi, come se fossero separate dal caso e dal disordine, corrisponde ad un uso che essi hanno fatto della propria vita.<ref>Da ''Il sapere senza fondamenti'', p. IX.</ref> |
*È un fatto che gli uomini hanno prodotto assai più cose di quanto siano propensi ad ammettere; ma ciò che essi hanno eretto nella forma di costruzioni concettuali elevate e sublimi, come se fossero separate dal caso e dal disordine, corrisponde ad un uso che essi hanno fatto della propria vita.<ref>Da ''Il sapere senza fondamenti'', p. IX.</ref> |
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*Poiché non c'è un mondo da rispecchiare, e non esiste alcuna certezza da riflettere alla quale appellarsi, viene meno il compito della letteratura come descrizione, in quanto si potrebbe dire che nel caso di [[Thomas Bernhard|Bernhard]] non c'è un mondo da descrivere ma un'esistenza da criticare.<ref>Citato in Alice Gardoncini, ''[http://www.academia.edu/29102154/Una_sublime_irritazione._Thomas_Bernhard_e_il_problema_della_rappresentazione Una sublime irritazione. Thomas Bernhard e il problema della rappresentazione]'', ''Comparative Studies in Modernism'' n. 8, 2016, p. 143</ref> |
*Poiché non c'è un mondo da rispecchiare, e non esiste alcuna certezza da riflettere alla quale appellarsi, viene meno il compito della letteratura come descrizione, in quanto si potrebbe dire che nel caso di [[Thomas Bernhard|Bernhard]] non c'è un mondo da descrivere ma un'esistenza da criticare.<ref>Citato in Alice Gardoncini, ''[http://www.academia.edu/29102154/Una_sublime_irritazione._Thomas_Bernhard_e_il_problema_della_rappresentazione Una sublime irritazione. Thomas Bernhard e il problema della rappresentazione]'', ''Comparative Studies in Modernism'' n. 8, 2016, p. 143</ref> |
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*Aldo Gargani, ''Il sapere senza fondamenti. {{small|La condotta intellettuale come strutturazione dell'esperienza comune}}'', Einaudi, Torino, 1975 (Mimesis, Milano, 2009). |
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*Aldo Gargani, ''La frase infinita. {{small|Thomas Bernhard e la cultura austriaca}}'', Laterza, Roma-Bari, 1990. |
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Versione delle 18:31, 26 gen 2018
Aldo Giorgio Gargani (1933 – 2009), filosofo italiano.
Citazioni di Aldo Gargani
- Ci sono molti modi di fare cultura, ovviamente, ma in ogni caso sono due gli atteggiamenti fondamentali con i quali gli uomini si pongono di fronte ad essa, l'uno è quello di coloro che operano sempre all'interno di essa e che formano perciò le loro idee trascorrendo da un testo all'altro nella continuità di un percorso prestabilito dalla tradizione di quei testi; l'altro è quello più raro, più rischioso ma anche più avvincente di coloro che fanno cultura perché di tempo in tempo si pongono al di fuori di essa, la ribaltano e rovesciandola alla fine producono paradossalmente ancora cultura, ma una cultura che è nuova e che perciò dissolve questo effetto di paradossalità.[1]
- È un fatto che gli uomini hanno prodotto assai più cose di quanto siano propensi ad ammettere; ma ciò che essi hanno eretto nella forma di costruzioni concettuali elevate e sublimi, come se fossero separate dal caso e dal disordine, corrisponde ad un uso che essi hanno fatto della propria vita.[2]
- Poiché non c'è un mondo da rispecchiare, e non esiste alcuna certezza da riflettere alla quale appellarsi, viene meno il compito della letteratura come descrizione, in quanto si potrebbe dire che nel caso di Bernhard non c'è un mondo da descrivere ma un'esistenza da criticare.[3]
Note
- ↑ Dalla premessa a La frase infinita; in L'arte di esistere contro i fatti, Lamantica, 2017.
- ↑ Da Il sapere senza fondamenti, p. IX.
- ↑ Citato in Alice Gardoncini, Una sublime irritazione. Thomas Bernhard e il problema della rappresentazione, Comparative Studies in Modernism n. 8, 2016, p. 143
Bibliografia
- Aldo Gargani, Il sapere senza fondamenti. La condotta intellettuale come strutturazione dell'esperienza comune, Einaudi, Torino, 1975 (Mimesis, Milano, 2009).
- Aldo Gargani, La frase infinita. Thomas Bernhard e la cultura austriaca, Laterza, Roma-Bari, 1990.
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