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Franklin Delano Roosevelt

Franklin Delano Roosevelt (1882 – 1945), 32° presidente degli Stati Uniti.

Citazioni di Franklin Delano Roosevelt

  • Avevano cominciato a considerare il governo degli Usa come una mera appendice dei loro affari. Ora sappiamo che il governo esercitato dalla finanza organizzata è altrettanto pericoloso del governo della malavita organizzata. (al Madison Square Garden, 1936; citato in Marcello De Cecco, Roberta Carlini, Alla radice della crisi, il manifesto, 5 dicembre 2008)
  • [Ultime parole famose] È altamente improbabile che un aeroplano, o una flotta di essi, possa mai affondare una flotta della Marina [Militare] in assetto da battaglia.
It is highly unlikely that an airplane, or a fleet of them, could ever sink a fleet of Navy vessels under battle conditions. (New York, 1922[1])
  • La sconfitta della Germania significa la sconfitta del Giappone, probabilmente senza sparare un colpo o perdere una vita.
Defeat of Germany means defeat of Japan, probably without firing a shot or losing a life.[2]
  • Più che una fine della guerra, vogliamo una fine dei principi di tutte le guerre (messaggio radiofonico alla nazione per il Jefferson Day, 13 aprile 1945)
  • [A un giornalista che gli chiedeva quale fosse la sua filosofia politica] Sono un cristiano e un democratico – ecco tutto. (citato in Frances Perkins, The Roosevelt I Knew, Harper Colophon Books)
  • Quindi, prima di tutto, lasciatemi esprimere la mia ferma convinzione che l'unica cosa di cui dobbiamo avere paura è la paura stessa.
So, first of all, let me assert my firm belief that the only thing we have to fear is fear itself. (dal First Inaugural Address per il New Deal, 4 marzo 1933)
  • Nessuna impresa che dipenda, per il suo successo, dal pagare i suoi lavoratori meno di quanto serva loro per vivere ha diritto di sopravvivere in questo Paese.
No business which depends for existence on paying less than living wages to its workers has any right to continue in this country. (dal discorso sul National Industrial Recovery Act, 16 giugno 1933; citato in FdrLibrary.edu)
  • In questo 10 giugno, la mano che teneva il pugnale l'ha affondato nella schiena del suo vicino. (commentando la dichiarazione di guerra dell'Italia contro Gran Bretagna e Francia, Washington 10 giugno 1940; citato in storiaxxisecolo.it)
  • Fai quello che puoi con quello che hai nel posto in cui sei. (citato nel programma televisivo Che tempo che fa, RaiTre, 8 gennaio 2011 e in Luciana Littizzetto, I dolori del giovane Walter, Mondadori, 2010)
  • La prova del nostro progresso non è quella di accrescere la ricchezza di chi ha tanto, ma di dare abbastanza a chi ha troppo poco.
The test of our progress is not whether we add more to the abundance of those who have much; it is whether we provide enough for those who have too little.[3]
  • Se Joe Kennedy fosse al potere, ci darebbe una forma di governo fascista. Organizzerebbe un piccolo ma potente comitato presieduto da sé stesso con cui guidare il paese senza far troppo caso al Congresso.[4]
  • La Conferenza di Crimea è stata un momento di svolta nella nostra storia e perciò nella storia del mondo. Presto al Senato degli Stati Uniti e al popolo americano sarà presentata una grande decisione che determinerà il destino degli Stati Uniti, e del mondo, per generazioni a venire [...]. Venticinque anni fa i combattenti americani attesero che gli statisti del mondo completassero il lavoro per quella pace per cui essi avevano combattuto sofferto. Fallirono, mancammo entrambi gli obiettivi. Non possiamo sbagliare ancora e sperare che il mondo possa ancora sopravvivere. La Conferenza di Crimea [...] dovrebbe segnare la fine del sistema delle iniziative unilaterali, delle alleanze esclusive, delle sfere di influenza, della balance of power, e di tutti gli altri espedienti che per secoli sono stati provati e sempre hanno fatto fallimento. A tutti questi sistemi ci proponiamo di sostituire un'organizzazione universale alla quale possono aderire tutte le nazioni amanti della pace nel mondo.[5]

Citazioni su Franklin D. Roosevelt

  • A mio parere, nessuno, dal tempo di Franklin ha mai avuto lo stesso genere di rapporto simbiotico con le folle. Franklin talvolta incominciava una campagna elettorale stanco e apatico. Ma nel corso della campagna traeva forza e vitalità dall'uditorio e finiva meglio di quanto non avesse incominciato. Penso che per il senatore Kennedy sia lo stesso: la sua intelligenza e il suo coraggio suscitano nelle folle sentimenti che a loro volta lo sostengono e lo rendono più forte. (Eleanor Roosevelt)
  • In qualsiasi momento quest'uomo ci avesse lasciato, avremmo provato un senso di perdita irreparabile [...]. Possa egli avere un'influenza duratura sul cuore e sulla mente degli uomini! (Albert Einstein)
  • Nella storia non si è mai visto un popolo retto da un paralitico. Si sono avuti Re calvi, Re grossi, Re belli e magari stupidi, ma mai Re che per andare al gabinetto, al bagno o a tavola avessero bisogno d'essere retti da altri uomini. (Benito Mussolini)
  • Possedeva il carattere, l'energia e l'abilità dei dittatori, ma era dalla nostra parte. (Isaiah Berlin)
  • Quella sinistra figura. (Benito Mussolini)
  • Roosevelt [Franklin Delano] dimostrò che la Presidenza [degli Stati Uniti d'America] può essere un mestiere da esercitarsi vita natural durante. Truman ha dimostrato che chiunque può fare il Presidente. Eisenhower, che non v'è in realtà bisogno di un Presidente. Kennedy, che può essere pericoloso avere un Presidente...[6]

Note

  1. (EN) Citato in Christopher Cerf e Victor Navasky, The Experts Speak, New York, Villard, 1998, p. 267. ISBN 0-679-77806-3
  2. (EN) Citato in Winston Churchill, The Hinge of Fate, New York, Bantam Books, 1962, p. 386
  3. (EN) Dal discorso inaugurale del proprio secondo mandato, 20 gennaio 1937; riportato in Presidency.ucsb.edu.
  4. Citato in Edward Klein, La maledizione dei Kennedy, Milano, Mondadori, 2007, p. 132. ISBN 978-88-04-53311-5
  5. Citato in Ennio Di Nolfo, Storia delle relazioni internazionali. Dal 1918 ai giorni nostri, Editori Laterza, Roma, 2008, pag. 545. ISBN 978-88-420-8734-2
  6. Dall'apologo dei magnati americani dell'acciaio durante la controversia con il Presidente John Fitzgerald Kennedy; citato in Piero Buscaroli, Una nazione in coma, Argelato (BO), Minerva Edizioni, 2013, p. 162. ISBN 978-88-7381-494-8

Voci correlate

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