Luigi Barzini (1874-1947): differenze tra le versioni

Da Wikiquote, aforismi e citazioni in libertà.
Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
→‎Bibliografia: URSS l'impero del lavoro forzato
URSS l'impero del lavoro forzato: citazioni
Riga 16: Riga 16:
Chi può udire senza commozione profonda il grido che si leva da una nave carica d'emigranti, nel momento della partenza, quel grido al quale risponde la moltitudine assiepata sulle banchine, urlo disperato di mille voci rauche di pianto? Gridano addio! E par che gridino aiuto!...
Chi può udire senza commozione profonda il grido che si leva da una nave carica d'emigranti, nel momento della partenza, quel grido al quale risponde la moltitudine assiepata sulle banchine, urlo disperato di mille voci rauche di pianto? Gridano addio! E par che gridino aiuto!...


==[[Incipit]] di ''URSS l'impero del lavoro forzato''==
==''URSS l'impero del lavoro forzato''==
===[[Incipit]]===
La Russia bolscevica accoglie lo straniero con una correttezza formale e posata.<br>Arrivando ci si aspetta, non si sa perché, un apparato più severo e rivoluzionario, qualche cosa nella buona tradizione cinematografica, baionette in canna, comandi rauchi, volti feroci, un po' di confusione comunista. Invece no.<br>Le giovani guardie della «Ghepeù» di frontiera, che compaiono sul treno ancora in moto a ritirare i passaporti, vestono con una eleganza vecchio stile il caratteristico cappotto dei soldati russi, lo stesso del tempo zarista – quella specie di pittoresca tunica avana attillata al busto e ricadente gonfia a gonna dai fianchi fino a terra –, portano il berretto a piatto dei vecchi tempi, e, se il loro sguardo è insistente ed inquisitivo, la loro parola è deferente e breve.
La Russia bolscevica accoglie lo straniero con una correttezza formale e posata.<br>Arrivando ci si aspetta, non si sa perché, un apparato più severo e rivoluzionario, qualche cosa nella buona tradizione cinematografica, baionette in canna, comandi rauchi, volti feroci, un po' di confusione comunista. Invece no.<br>Le giovani guardie della «Ghepeù» di frontiera, che compaiono sul treno ancora in moto a ritirare i passaporti, vestono con una eleganza vecchio stile il caratteristico cappotto dei soldati russi, lo stesso del tempo zarista – quella specie di pittoresca tunica avana attillata al busto e ricadente gonfia a gonna dai fianchi fino a terra –, portano il berretto a piatto dei vecchi tempi, e, se il loro sguardo è insistente ed inquisitivo, la loro parola è deferente e breve.

===Citazioni===
*Perfino la parola Russia è scomparsa, condannata come reazionaria. Non si dice più che U.R.S.S.: una sigla che cancella i confini con l'intenzione di includere eventualmente il resto del mondo. (cap. 2, p. 16)


== Note ==
== Note ==

Versione delle 16:17, 24 apr 2018

Scipione Borghese (sinistra) con Luigi Barzini (destra) al loro arrivo a Berlino nel corso del raid Pechino-Parigi

Luigi Barzini senior (1874 – 1947), giornalista, scrittore e corrispondente di guerra italiano.

Citazioni di Luigi Barzini Senior

  • Così giovane e già così Barzini? Sì.[1]

Avventure di un paio di stivali

Incipit

Con la modica spesa di mezza rupia mi sono fatto trascinare in «rickshas», piccola vettura tirata da un indigeno, il quale corre continuamente in modo spaventoso. Secondo l'abitudine, la vettura si è regolarmente rovesciata, girando l'angolo d'un mercato, e io sono caduto fra le ceste di banane e arance.
Un nuvolo d'indigeni si è precipitato a raccogliermi e a ripormi sul seggiolino disertato, reclamando una mancia che mi sono guardato dal pagare.

Citazioni

  • [...] nell'«hackeries» – così si chiama quest'altra vettura – si ha la vicinanza poco profumata del guidatore. Preferisco cadere dieci volte dal più fracassato dei «rickshas».

L'Argentina vista come è

Da bordo del Venezuela, 12 ottobre.

Chi può udire senza commozione profonda il grido che si leva da una nave carica d'emigranti, nel momento della partenza, quel grido al quale risponde la moltitudine assiepata sulle banchine, urlo disperato di mille voci rauche di pianto? Gridano addio! E par che gridino aiuto!...

URSS l'impero del lavoro forzato

Incipit

La Russia bolscevica accoglie lo straniero con una correttezza formale e posata.
Arrivando ci si aspetta, non si sa perché, un apparato più severo e rivoluzionario, qualche cosa nella buona tradizione cinematografica, baionette in canna, comandi rauchi, volti feroci, un po' di confusione comunista. Invece no.
Le giovani guardie della «Ghepeù» di frontiera, che compaiono sul treno ancora in moto a ritirare i passaporti, vestono con una eleganza vecchio stile il caratteristico cappotto dei soldati russi, lo stesso del tempo zarista – quella specie di pittoresca tunica avana attillata al busto e ricadente gonfia a gonna dai fianchi fino a terra –, portano il berretto a piatto dei vecchi tempi, e, se il loro sguardo è insistente ed inquisitivo, la loro parola è deferente e breve.

Citazioni

  • Perfino la parola Russia è scomparsa, condannata come reazionaria. Non si dice più che U.R.S.S.: una sigla che cancella i confini con l'intenzione di includere eventualmente il resto del mondo. (cap. 2, p. 16)

Note

  1. Citato in Marzio Breda, L’Italia che si specchia in Barzini, Corriere.it, 31 marzo 2017

Bibliografia

  • Luigi Barzini, Avventure di un paio di stivali; citato in Dante Leonardi, Spighe d'oro, Remo Sandron Editore, 1924.
  • Luigi Barzini, L'Argentina vista come è, Corriere della Sera, 1902.
  • Luigi Barzini, URSS l'impero del lavoro forzato, Editore Ulrico Hoepli, Milano, 1935.

Altri progetti