Piero della Francesca: differenze tra le versioni

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Matteo Marangoni
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==Citazioni su Piero della Francesca==
==Citazioni su Piero della Francesca==
*Come ha ottenuto Pier della Francesca questa sorprendente unità, sì che architettura e figure paiono fatte della stessa materia e dello stesso spirito? Egli l'ha ottenuta – per quanto almeno è dato di penetrare il mistero dell'opera d'arte – coll'accostare la forma umana alla semplicità elementare delle forme architettoniche, spogliandola così di tutti gli episodi inutili e dannosi, e subordinando tutto all'elemento pittorico più irrazionale: il colore. ([[Matteo Marangoni]])
*È questa assenza di movimento, questa formidabile astrazione ideale, che disorienta e allontana le folle da Pier della Francesca; impotenti a penetrare il significato di un'arte in cui l'elemento narrativo è così subordinato all'elemento formale. ([[Matteo Marangoni]])
*È questa assenza di movimento, questa formidabile astrazione ideale, che disorienta e allontana le folle da Pier della Francesca; impotenti a penetrare il significato di un'arte in cui l'elemento narrativo è così subordinato all'elemento formale. ([[Matteo Marangoni]])
*Oggi la critica storica ha compreso la definizione che Fra' Luca Pacioli dette di Piero: «monarca della Pittura a' suoi dì», segnalando il grande influsso del pittore di Borgo su tutta l'arte italiana dell'Emilia e del Veneto, della Toscana meridionale, come dell'Umbria, delle Marche e delle Romagne, dalla corte degli Estensi alla bottega di Giambellino, dalla turrita Cortona alla reggia di Federico da Montefeltro, dal tempio malatestiano alla cittadella forlivese degli Sforza e al santuario di Loreto. E dai quei luoghi si estese la riforma pierfrancescana su Roma e Viterbo, su Napoli e Messina, dal palazzo vaticano alla cappella Mazzatosta, dagli anonimi affreschi di Monteoliveto in Napoli alla pittura rinnovatrice di Antonello. Ma il grande maestro ha lasciato indelebili profonde tracce dell'arte sua, non ricordi di vita. ([[Adolfo Venturi (storico dell'arte)|Adolfo Venturi]])
*Oggi la critica storica ha compreso la definizione che Fra' Luca Pacioli dette di Piero: «monarca della Pittura a' suoi dì», segnalando il grande influsso del pittore di Borgo su tutta l'arte italiana dell'Emilia e del Veneto, della Toscana meridionale, come dell'Umbria, delle Marche e delle Romagne, dalla corte degli Estensi alla bottega di Giambellino, dalla turrita Cortona alla reggia di Federico da Montefeltro, dal tempio malatestiano alla cittadella forlivese degli Sforza e al santuario di Loreto. E dai quei luoghi si estese la riforma pierfrancescana su Roma e Viterbo, su Napoli e Messina, dal palazzo vaticano alla cappella Mazzatosta, dagli anonimi affreschi di Monteoliveto in Napoli alla pittura rinnovatrice di Antonello. Ma il grande maestro ha lasciato indelebili profonde tracce dell'arte sua, non ricordi di vita. ([[Adolfo Venturi (storico dell'arte)|Adolfo Venturi]])

Versione delle 16:03, 11 lug 2018

Particolare della Resurrezione, con il presunto autoritratto di Piero

Piero di Benedetto de' Franceschi, noto comunemente come Piero della Francesca (1416/1417 circa – 1492), pittore e matematico italiano.

Citazioni su Piero della Francesca

  • Come ha ottenuto Pier della Francesca questa sorprendente unità, sì che architettura e figure paiono fatte della stessa materia e dello stesso spirito? Egli l'ha ottenuta – per quanto almeno è dato di penetrare il mistero dell'opera d'arte – coll'accostare la forma umana alla semplicità elementare delle forme architettoniche, spogliandola così di tutti gli episodi inutili e dannosi, e subordinando tutto all'elemento pittorico più irrazionale: il colore. (Matteo Marangoni)
  • È questa assenza di movimento, questa formidabile astrazione ideale, che disorienta e allontana le folle da Pier della Francesca; impotenti a penetrare il significato di un'arte in cui l'elemento narrativo è così subordinato all'elemento formale. (Matteo Marangoni)
  • Oggi la critica storica ha compreso la definizione che Fra' Luca Pacioli dette di Piero: «monarca della Pittura a' suoi dì», segnalando il grande influsso del pittore di Borgo su tutta l'arte italiana dell'Emilia e del Veneto, della Toscana meridionale, come dell'Umbria, delle Marche e delle Romagne, dalla corte degli Estensi alla bottega di Giambellino, dalla turrita Cortona alla reggia di Federico da Montefeltro, dal tempio malatestiano alla cittadella forlivese degli Sforza e al santuario di Loreto. E dai quei luoghi si estese la riforma pierfrancescana su Roma e Viterbo, su Napoli e Messina, dal palazzo vaticano alla cappella Mazzatosta, dagli anonimi affreschi di Monteoliveto in Napoli alla pittura rinnovatrice di Antonello. Ma il grande maestro ha lasciato indelebili profonde tracce dell'arte sua, non ricordi di vita. (Adolfo Venturi)

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