Giulio Cesare Capaccio: differenze tra le versioni

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'''Giulio Cesare Capaccio''' (1550 – 1634), teologo, storico e poeta italiano.
'''Giulio Cesare Capaccio''' (1550 – 1634), teologo, storico e poeta italiano.


==Citazioni di Giulio Cesare Capaccio==
*Buoni maestri furono i Greci nell'edificar città, eligendo i megliori lochi del mondo. Così vediamo [[Napoli]] in sito di tanta vaghezza e posto sotto così clemente cielo, che si fa per questo a qualsivoglia altra città superiore. Et ancor che alcuni han voluto dire che di sito la sopravvanzi Costantinopoli, e Lisboa, l'una per il trafico dei due mari, Propontide, et Marnero in quella felicissima regione della Tracia, l'altra per essere ella emporio di tutti i trafichi settentrionali, et occidentali in quella bellissima parte della Spagna, tutta volta l'una continuamente soggetta ai morbi contagiosi, o sia per il concorso dei barbari, o per il fiato di venti non così felici, l'altra non havendo altra perspettiva che l'horribilità dell'Oceano, all'uscir che si farà dalla foce del Tago, necessaria cosa è che cedano a Napoli, ove i venti meridionali d'austro, zefiri di ponente, e piacevolissima borea senza rigidezza de nevi dal settentrione discacciano ogni aura, che potesse portar simili mali, fronteggiata dal mare, che quasi in una leggiadrissima tazza si va terminando con tanta fertilità di pesci e di frutti marittimi, che se ne raccolgono in più copia ch'in tutti i seni di Europa; circonscritta da piacevolissime colline terminatrici della vista, e nelle quali in ogni tempo vi è la stagione di primavera; ornata di vaghissimi giardini; copiosa di frutti e d'acque le più pretiose che si possano imaginare, sempre ridente nell'amenità di tante riviere, che non la fanno invidiare alle delitiose Tempe di Tessaglia, che perciò gli antichi la chiamarono abitazione di Sirene, delle quali favolosamente una finsero Partenope. (Da ''Descrizione di Napoli ne'principii del secolo XVII, {{small|Edita a cura della Società di Storia Patria}}'', R. Stab. Tipografico del Cav. Francesco Giannini, Napoli, 1882, [https://archive.org/details/descrizionedina00unkngoog/page/n20 pp. 13-14])
*Questa è la ragion di [[Stato]], fratel mio, obedir alla [[Chiesa cattolica]]. (1634; citato in [[Gustavo Zagrebelsky]], ''Contro l'etica della verità'', Edizioni Laterza, Bari, 2008, p. 41)
*Questa è la ragion di [[Stato]], fratel mio, obedir alla [[Chiesa cattolica]]. (1634; citato in [[Gustavo Zagrebelsky]], ''Contro l'etica della verità'', Edizioni Laterza, Bari, 2008, p. 41)


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Versione delle 11:18, 6 nov 2018

Giulio Cesare Capaccio

Giulio Cesare Capaccio (1550 – 1634), teologo, storico e poeta italiano.

Citazioni di Giulio Cesare Capaccio

  • Buoni maestri furono i Greci nell'edificar città, eligendo i megliori lochi del mondo. Così vediamo Napoli in sito di tanta vaghezza e posto sotto così clemente cielo, che si fa per questo a qualsivoglia altra città superiore. Et ancor che alcuni han voluto dire che di sito la sopravvanzi Costantinopoli, e Lisboa, l'una per il trafico dei due mari, Propontide, et Marnero in quella felicissima regione della Tracia, l'altra per essere ella emporio di tutti i trafichi settentrionali, et occidentali in quella bellissima parte della Spagna, tutta volta l'una continuamente soggetta ai morbi contagiosi, o sia per il concorso dei barbari, o per il fiato di venti non così felici, l'altra non havendo altra perspettiva che l'horribilità dell'Oceano, all'uscir che si farà dalla foce del Tago, necessaria cosa è che cedano a Napoli, ove i venti meridionali d'austro, zefiri di ponente, e piacevolissima borea senza rigidezza de nevi dal settentrione discacciano ogni aura, che potesse portar simili mali, fronteggiata dal mare, che quasi in una leggiadrissima tazza si va terminando con tanta fertilità di pesci e di frutti marittimi, che se ne raccolgono in più copia ch'in tutti i seni di Europa; circonscritta da piacevolissime colline terminatrici della vista, e nelle quali in ogni tempo vi è la stagione di primavera; ornata di vaghissimi giardini; copiosa di frutti e d'acque le più pretiose che si possano imaginare, sempre ridente nell'amenità di tante riviere, che non la fanno invidiare alle delitiose Tempe di Tessaglia, che perciò gli antichi la chiamarono abitazione di Sirene, delle quali favolosamente una finsero Partenope. (Da Descrizione di Napoli ne'principii del secolo XVII, Edita a cura della Società di Storia Patria, R. Stab. Tipografico del Cav. Francesco Giannini, Napoli, 1882, pp. 13-14)
  • Questa è la ragion di Stato, fratel mio, obedir alla Chiesa cattolica. (1634; citato in Gustavo Zagrebelsky, Contro l'etica della verità, Edizioni Laterza, Bari, 2008, p. 41)

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