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'''Caitlin Moran''' (1975 – vivente), scrittrice e giornalista inglese.
'''Caitlin Moran''' (1975 – vivente), scrittrice e giornalista inglese.



Versione delle 20:08, 24 nov 2018

Caitlin Moran

Caitlin Moran (1975 – vivente), scrittrice e giornalista inglese.

Citazioni di Caitlin Moran

  • Io sono cresciuta in biblioteca in un periodo in cui le biblioteche fuori e dentro facevano schifo, ma contenevano milioni di libri. Oggi quelle che sopravvivono sono tutte dipinte di rosa, hanno i computer e i cuscini, ma solo 20 libri e sono tutti Cinquanta sfumature di grigio. Un libro buono può insegnarti tanto. Leggere è come ingerire un'altra vita. [1]
  • Come donna leggevo questi libri e dicevo: io sono diversa. Devo proprio essere strana. Ci ho messo un po' per capire che i libri con donne come me non erano ancora stati scritti. [1]
  • La realtà è che si nasce due volte. La prima quando ti partorisce tua madre, la seconda quando decidi tu cosa vuoi essere. E negli anni '90 Londra era il posto perfetto per rinascere.[1]
  • Non sono fatta per comandare. Sono fatta per avere idee. Spero che le mie idee vengano utilizzate. Non cambi il mondo dicendo questo è giusto e questo è sbagliato. Basta riuscire a rendere la cosa giusta molto, molto cool.[1]

Ci vogliono le palle per essere una donna

Incipit

Wolverhampton, 5 aprile 1988
Eccomi qui, il giorno del mio tredicesimo compleanno, a scappare a gambe levate dai Bulli del quartiere.
«Ragazzino!»
«Zingaro!»
«Scemo!»
Sto cercando di sfuggire a un gruppo di teppisti che mi dà la caccia nel parco giochi vicino a casa nostra, il tipico parco giochi inglese di fine anni Ottanta. Scordatevi le superfici di sicurezza, il design ergonomico dei giochi o le panchine di legno: qui ci sono solo cemento, cocci di bottiglie di birra ed erbacce.
Corro e so di essere completamente sola; riesco a sentire il respiro che quasi mi si blocca in gola. Mi è capitato di vedere scene simili nei documentari e so bene che cosa sta succedendo: il mio ruolo è quello della «debole antilope separata dal branco», mentre i Bulli sono «i leoni». So anche che di solito non finisce mai troppo bene per l'antilope e che ben presto avrò un nuovo ruolo, quello di «pranzo».

Citazioni

  • Per certi versi diventare una donna è un processo simile al diventare famosi. Si passa dall'essere benevolmente ignorate (condizione standard per molti bambini) al diventare adolescenti, e quindi oggetto di fascinazione per gli altri, costrette a subire un bombardamento di domande. (p. 9)
  • Ci sono ragazze che provano a fermare il corso della vita: adolescenti che cercano di guadagnare tempo regredendo aggressivamente al momento in cui avevano cinque anni e fingendo di essere «bambine» che vivono in un mondo tutto rosa. Sono quelle che riempiono il letto di peluche per chiarire a tutti che lì non c'è spazio per il sesso, quelle che parlano come delle bimbe piccole per evitare di dover rispondere a domande da adulte. A scuola vedevo alcune mie coetanee che sceglievano di non impegnarsi attivamente nella creazione del proprio destino, ma preferivano diventare delle principesse in attesa di essere «trovate» e sposate. (p. 10)
  • Ma la lotta contro se stesse presenta un problema intrinseco: anche quando si ha l'impressione di vincere, in realtà si perde. A un certo punto, sfregiate ed esauste, dobbiamo accettare che si deve diventare donne, e che si è donne, pena la morte. È questa la bruta verità dell'adolescenza: spesso è una lunga e crudele guerra di logoramento. Queste ragazze che si autoflagellano, con le braccia e le cosce intarsiate di tagli da rasoio, vogliono dimostrare a se stesse che vedono il loro corpo come un campo di battaglia. A chi non ha il fegato di usare un rasoio basterà un tatuaggio, o anche solo il colpo secco della pistola per forare le orecchie nei negozi di bigiotteria. Avrà marchiato il suo corpo per gridare al mondo che appartiene a se stessa, per ricordare il punto in cui trova: dentro se stessa. Da qualche parte dentro se stessa. (pp. 10-11)
  • La storia, infatti, offre esempi di donne che, a dispetto di ogni previsione, sono riuscite a essere tali, ma scendendo a compromessi o vivendo una vita infelice e irta di difficoltà che le ha portate alla rovina per colpa di una società sbagliata. Mostrare a una ragazza modelli di pioniere come Sylvia Plath, Dorothy Parker, Frida Kahlo, Cleopatra, Budicca, Giovanna d'Arco spesso significa indicarle donne che alla fine sono state costrette a soccombere. I trionfi più agognati rischiano di essere completamente rinnegati in un clima in cui gli altri li considerino minacciosi, sbagliati, ineleganti o (il peggio del peggio per un'adolescente) «da sfigate». Sono poche le ragazze disposte a scegliere di difendere ciò che è giusto, fino in fondo, sapendo che però rimarranno sole. (p. 11)
  • Ecco la cosa fantastica di una politica di tolleranza zero applicata alle «Stronzate Patriarcali»: nel XXI secolo non abbiamo bisogno di organizzare cortei contro le modelle taglia 36, una pornografia ridicola, i locali di lap dance e il Botox. Non dobbiamo andare sulle barricate o fare gli scioperi della fame, non dobbiamo gettarci sotto cavalli in corsa (come fece la suffragetta Emily Davison nel 1913). Dobbiamo guardare in faccia queste realtà per un minuto e iniziare a ridere a crepapelle; quando ridiamo siamo bellissime e alla gente piace vederci fare delle grasse risate. (p. 14)
  • L'immaginario sessuale dell'adolescenza è il più potente che ci sia e determinerà i vostri desideri per il resto della vita. L'immagine di un bacio su una pancia nuda a quell'età vale milioni di scene di fisting a trent'anni. (p. 36)
  • «Là!» indica mia madre. Tutto il divano si sporge per vedere. «Sì, sono DECISAMENTE peli! E anche le tue gambotte iniziano a metter su pelo... stai crescendo, stai diventando una signora
    Il modo in cui mia mamma dice queste cose mi fa pensare che diventare una signora sia la cosa peggiore che possa capitare a una ragazzina di tredici anni; in più sembra pure che la colpa sia mia. (p. 41)
  • Oggi credo siano soltanto quattro le cose che una donna adulta e moderna debba possedere: un paio di scarpe gialle (stranamente vanno con tutto), un amico che venga al posto di polizia a pagarti la cauzione alle quattro di mattina, la ricetta di una torta a prova di bomba e una vulva come Dio comanda. Una patatona pelosa, una bernarda barbuta che per la sua proprietaria, quando si mette comodamente seduta en deshabillé, sia come una scimmietta addomesticata in grembo che si possa mandare a borseggiare i vicini in caso di bisogno (un po' come quella dei Predatori dell'arca perduta). (p. 46)


Note

  1. a b c d Dall'intervista di Paola De Carolis, Lontano da mamma e papà mi sono inventata una vita, Io Donna, 20 giugno 2015.

Bibliografia

  • Caitlin Moran, Ci vogliono le palle per essere una donna, traduzione di Sara Chiappara, Sperling & Kupfer, 2012. ISBN 978-88-200-5195-2

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